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Autore: istrice_riservato    05/08/2013    5 recensioni
I fatti descritti in questa storia sono immaginari. Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale. I personaggi sono ispirati a persone realmente esistite.
“[...] Lo fissava -lui era così bello che meritava tutte le sue attenzioni- ed aveva la sensazione che il tempo fosse diventato statico ed immobile, che si fosse fermato, anche se quello, in realtà, continuava a scorrere ignaro di quel casuale incontro tra i rimasugli di due vecchi amanti. [...]”
[Zayn Malik/Liam Payne non esplicito; se non piace il genere potete anche evitare di leggere]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '«Right next to you, Liam». (Ziam Mayne)'
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Era seduto, come sempre ormai, al solito tavolino di legno accanto alla vetrata che dava sulla strada affollata, con davanti a sé la solita cioccolata calda che si faceva portare ogni volta e che, puntualmente, non assaggiavamai. Fissava il suo riflesso sul vetro, riflesso che non rendeva alcuna giustizia a quello che era stato appena un anno prima quando, come un bambino che vede il mondo per la prima volta in vita sua, aveva un ampio sorriso perennemente stampato in faccia. Sorriso che, ora, aveva lasciato il posto ad una magrezza eccessiva, evidenziata soprattutto dagli zigomi sporgenti, a delle pesanti e violacee occhiaie che avrebbero spaventato chiunque edalle guance incavate e scarne.

Si meravigliava di quanto fosse passato il tempo e di come lui, ancora, non avesse superato quell’abbandono -non che ci avesse realmente mai provato, chiaro-; si meravigliava di come la sua famiglia ed i suoi amici gli stessero ancora accanto dato che era sempre chiuso in se stesso ed apriva bocca per parlare solo se strettamente necessario; si meravigliava delle telefonate inaspettate in cui gli veniva chiesto se si sentiva meglio, quando ‘meglio’ non ci si sarebbe mai potuto sentire senza lui di nuovo al suo fianco; si meravigliava di quanto la loro casa sembrasse grande ai suoi occhi ed anche del coraggio che aveva avuto nel continuarea viverci, nonostante i ricordi  di una vita passata e lontana appostatidietroogni angolo. Ricordi che gli facevano visita di notte, quando si coricava in quel letto troppo grande per una persona sola -e forse troppo piccolo per due, visto che lui se n’era andato- che non rifaceva da chissà quanto tempo ormai.

Aveva sentito dire da amici in comune che, dopo averlo abbandonato, lui aveva fatto le valigie ed aveva preso il primo volo diretto in Irlanda. “Se n’è andato solo per sentirsi più lontano”, gli avevano raccontato tutti quanti, ma sapeva bene che non era per quello che lui aveva deciso finalmente di fare quel viaggio. Infatti, ricordava bene quando, nelle serate di pioggia, accoccolati l’uno all’altro sul divano, progettavano quel viaggio nei minimi particolari, ma, soprattutto, ricordava bene come la voglia di andare in quella terra così vicina e, allo stesso tempo, così lontana dalla loro si potesse leggere senza difficoltà alcuna dentro i suoi occhi.

Quando poi lui era tornato da quel viaggio, era successo che l’aveva incontrato per puro caso in una delle tante vie del centro. L’aveva fissato, incredulo, fino a quando non era stato lui ad avvicinarsie salutarlo, con un ampio sorriso sulle labbra. Gesto che, anche volendo con tutto il cuore, non era riuscito a ricambiare. Si era perso nei suoi occhi, come gli era capitato fin dalla prima volta che l’aveva visto e, al loro interno, aveva intravisto qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. Una nuova luce, che li faceva brillare ancora di più rispetto a quanto già facessero normalmente. Senza nemmeno sapere come, si era trattenuto dal chiedergli “Ti va di rimanere ancora? Ancora adesso come allora?” ed aveva cercato di fingere totale indifferenza, nonostante dentro si sentisse morire sempre un po’di più ogni istante che passava con lui così vicino.

Avrebbe voluto avvicinarglisi ancora, solo per sapere se lui si sarebbe lasciato andare ai vecchi ricordi; solo per provare a toccarlo ancora una volta, nonostante la paura di vederlo scomparire davanti ai suoi occhi in uno sbuffo di fumo grigio, come il cielo di quel giorno, gli attanagliava lo stomaco e lo mandava completamente in tilt; solo per sentirlo suo ancora una volta, per abbracciarlo, accarezzarlo, baciarlo, vezzeggiarlo. Ad essere sincero però, l’unica cosa che voleva davvero era che lui facesse ulteriori passi nella sua direzione, come ogni volta che litigavano e poi si ritrovavano a fare l’amore ovunque capitasse. Ed in quel momento, con lui, avrebbe volentieri fatto l’amore, anche in mezzo a quella via del centro, contro quel muro sudicio e nero di smog che si trovava alle sue spalle.

Avrebbe dovuto spiegargli che, da quando lui l’aveva abbandonato, aveva smesso di vivere, limitandosi a sopravvivere, cercando di non sprofondare nella malinconia e nella tristezza estrema. Avrebbe voluto riavvolgere il nastro e tornare indietro nel tempo per cercare di rimediare a tutti quegli infiniti e stupidi sbagli che commetteva ogni singolo giorno della sua vita, quegli sbagli che avevano portato lui ad andarsene altrove, lontano, lasciandolo solo e con la consapevolezza di non avere più nulla tra le mani se non la prospettiva di una vita monotona, senza più nessun colore a ravvivarla di tanto in tanto. Fondamentalmente però, non c’era bisogno di tutto quello che avrebbe voluto perché sarebbe bastato semplicemente lasciarsi andare, cadere sulle ginocchia davanti a lui e piangere tutto quelle lacrime annidate dietro i suoi occhi da tempo, per fargli vedere, senza parole, quanto ci stesse male a non averlo più al proprio fianco.

Lo fissava -lui era così bello che meritava tutte le sue attenzioni- ed aveva la sensazione che il tempo fosse diventato statico ed immobile, che si fosse fermato, anche se quello, in realtà, continuava a scorrere ignaro di quel casuale incontro tra i rimasugli di due vecchi amanti. Gli mentiva, in un certo senso, guardandolo così perché l’unica cosa che davvero avrebbe voluto fare era sentire le braccia di lui avvolgerlo in una stretta così forte da portargli via il respiro.

Una macchina del tempo, forse, gli sarebbe potuta tornare utile. Ci sarebbe salito di corsa, senza ripensamento alcuno, e sarebbe tornato indietro a quando lui lo stringeva a sé, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. Lo avrebbe sicuramente guardato in un altro modo, un modo per fargli comprendere sul serio quanto lo amasse, un modo per fagli comprendere che lui non avrebbe mai dovuto abbandonarlo perchésenza di lui, altrimenti, si sarebberidotto a meno di niente. Invece, in quel momento, tutto quello che poteva fare era cercare una ragione -come se ce ne fosse stata almeno una valida, poi- per dimenticare tutto quello che erano stati, tutto quello che insieme avevano costruito, tutta quella strada che insieme avevano percorso, mano nella mano. Ed avrebbe tanto voluto andare altrove, lontano, per cercare di ritrovare tutto.







 


N d A
Bene, dopo questa badilata di angst puro, direi che qualche cretinata nelle mie note potrei anche dirla, non trovate? Peccato solo che, a questo giro, io non abbia davvero nulla da dire ç____ç vi lascerò quindi, solo qualche semplice commento su questa OS, sperando di non dimenticarmi nulla.
 

  • L’ho scritta ieri sera perché avevo tremendamente bisogno di angst e di soffrire (Ogni tanto ho qualche comportamento un po’ masochista, lo so.);
  • Come spero qualcuno abbia notato, ricalca il testo di “Avessi un altro modo” di Marco Mengoni, nonché il mio cantante preferito da quattro anni a questa parte, che ultimamente ho messo un po’ da parte a causa di cinque cretini *fischietta* ma che continuo ad amare con tutta me stessa, soprattutto quando tira fuori canzoni strappalacrime come questa;
  • All’interno dell’OS non c’è alcun riferimento alle due persone di cui parlo, tanto che avrei potuto collocarla anche all’interno della sezione originali, ma non l’ho fatto perché, mentre scrivevo, tutto quello che vedevo davanti a me erano gli Ziam e postare la storia in un’altra sezione che non fosse questa, mi sembrava quasi un torto verso di loro;
  • Chi dei due è seduto al tavolo? Chi dei due ha abbandonato l’altro? Non ho voluto inserire alcun riferimento a chi ha fatto cosa, lasciando ai lettori libera immaginazione.
     

Per concludere, spero sia piaciuta e che non abbiate chiuso dopo le prime righe, dato l’andazzo alquanto deprimente, triste e malinconico.
Grazie di cuore, per il resto, come sempre. ♥

   
 
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