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Autore: Paperetta    05/08/2013    3 recensioni
"Lo stava perdendo. Stava perdendo la persona che più di ogni altra gli era stata vicina in diciotto anni di esistenza, con cui aveva condiviso tutto e per la quale non avrebbe esitato a morire.
Stava perdendo la persona più importante della sua vita".

Storia partecipante al contest "242" indetto da Audrey_24th.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goten, Trunks | Coppie: Goten/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero diversi mesi. Era pieno inverno ormai e la neve aveva ricoperto il paesaggio circostante; non fosse stato per le sue abilità di combattente, Goten non sarebbe mai riuscito a ritrovare la propria casa in mezzo a quell'oceano bianco.

Era appena tornato da scuola e con suo profondo dispiacere avrebbe avuto vacanza per tre giorni. Era sempre stato un po' svogliato, ma in quel periodo qualunque scusa era buona per costringersi a tenere la mente impegnata e pensare ad altro; e con altro intendeva qualunque cosa che non fosse Trunks.

Non l'aveva più sentito da quella domenica di ottobre, neanche una telefonata o un messaggio sul cellulare. Fu fin troppo difficile per lui, era abituato a sentirlo almeno una volta alla settimana, a farsi un giro assieme in città o in qualche posto lontano da scoprire e non potergli nemmeno mandare un sms per quattro lunghi mesi si era rivelato uno strazio. Erano sempre stati inseparabili, amici per la pelle, come si dice tra ragazzini; avevano affrontato le sfide più difficili e folli ed avevano persino imparato ad unire i propri corpi in un unico essere.

Goten si era convinto che quelle strane sensazioni che aveva cominciato a provare quando stava accanto a Trunks fossero qualcosa di momentaneo, una normale conseguenza di quelle che gli adulti chiamavano crisi adolescenziali; pensava di aver dimenticato tutto e invece, senza che se ne accorgesse, era rimasto tutto lì, sopito nella sua mente, ridestandosi nel momento in cui erano di nuovo entrati l'uno nel corpo dell'altro. Ora, per colpa di quella maledetta fusione, Trunks aveva scoperto quello che pensava di lui.

Sì, ma anche lui prova lo stesso, si era detto. Anche Trunks provava le stesse cose e aveva scoperto i pensieri di Goten. Era sollevato e felice che non fosse un sentimento a senso unico, eppure si sentiva ugualmente uno schifo.

Perché è sbagliato. Non dovresti pensare queste cose di Trunks e nemmeno lui di te...se lo scoprisse qualcuno...

Lo stava perdendo. Stava perdendo la persona che più di ogni altra gli era stata vicina in diciotto anni di esistenza, con cui aveva condiviso tutto e per la quale non avrebbe esitato a morire.

Stava perdendo la persona più importante della sua vita.

 

Il pugno fu così forte da spedirlo dritto contro il muro, che si frantumò in un boato.

Trunks si rialzò a stento, tenendosi il braccio destro che gli doleva terribilmente.

Ti stai rammollendo, Trunks!” esclamò Vegeta, qualche metro più in là. “Non ti ho mai steso così in fretta come in questi giorni”.

Scusa...”

Lascia perdere le scuse e vedi di impegnarti! Non mi interessa se siamo in periodo di pace; un Saiyan deve essere sempre pronto a combattere”.

Trunks non rispose. Sapeva che controbattere non sarebbe servito a niente, se non a far infuriare suo padre, perciò decise di sopportare e continuare ad allenarsi finché non ne avesse avuto abbastanza.

Il fatto era che in quei giorni non gli andava proprio. Fino a poco più di una settimana prima era stata una valvola di sfogo; era stato lui stesso a cercare Vegeta e a chiedergli di sottoporlo a duro allenamento, così da smettere di pensare a Goten e concentrarsi esclusivamente su come schivare i calci di suo padre, ma da una decina di giorni aveva perso persino la voglia di alzarsi dal letto, perché quando scopri di provare una forte attrazione fisica e mentale ricambiata verso il tuo migliore amico, che è pure un ragazzo come te, e tu sei figlio di un uomo orgoglioso e severo e lui del suo peggiore rivale, essere invitati entrambi a una festa di compleanno non è di certo il modo migliore per dimenticare il tutto.

Due giorni dopo sarebbe stato trascinato a forza a casa di Gohan per il compleanno di Pan e sapeva con assoluta certezza che anche Goten sarebbe stato nelle sue stesse condizioni; costretto a vederlo, combattuto tra il desiderio di volare via a tutta velocità e il bisogno fisico di appoggiare la testa sulla sua spalla e lasciarsi abbracciare.

Era quello il suo sogno ricorrente negli ultimi giorni. Si trovavano in un luogo sperduto tra le montagne e gli alberi, in piedi sotto la pioggia, e Trunks appoggiava la testa china sulla spalla di Goten, che piano piano lo stringeva e gli diceva che sarebbe andato tutto bene.

Era solo un sogno, infatti. Un'illusione. Non sarebbe andato bene proprio niente, anzi il rischio era di allontanarsi sempre di più ed essere scoperti da qualcuno – Vegeta era il primo dell'elenco di chi non avrebbe mai dovuto sapere niente.

Sarei costretto a non vederlo più... Non potrei sopportarlo!

Tuttavia, si era rassegnato a incontrarlo. Non poteva accampare scuse, ma soprattutto non avrebbe fatto un torto del genere alla piccola Pan per un proprio capriccio, perciò avrebbe sopportato e finto di ridere e scherzare con il suo vecchio amico d'infanzia, finché quello strazio non sarebbe finito.

E intanto continuava a sognarlo...

 

Improvvisamente il tempo parve accelerare. I due giorni trascorsero così veloci che Trunks si chiese se sua madre non avesse inventato una macchina del tempo anche in quell'epoca.

Stanco per le scarse ore di sonno, rassegnato, preoccupato e anche molto, molto felice all'idea di rivedere Goten dopo quattro mesi, si diresse con un certo anticipo verso casa Son.

Se doveva passare la serata sotto il suo stesso tetto lo avrebbe affrontato prima, da solo e lontano dal mare di invitati e curiosi che si sarebbero riversati in quella zona. Non gli aveva inviato nemmeno un messaggio; temeva che sarebbe scappato e non si sarebbe fatto trovare fino all'arrivo degli altri, quando non avrebbero più avuto un attimo di privacy, perciò preferì la vecchia tattica della visita a sorpresa.

Arrivò verso le sette e mezza, quando il sole stava tramontando e l'aria si faceva ancora più fredda. Atterrò davanti a casa sua e cercò di avvicinarsi più lentamente che poté. Dopo qualche secondo di indecisione bussò alla porta.

Chi è?” chiese Chichi dall'altra parte.

Sono Trunks. Goten è in casa?”

La donna aprì la porta e lo accolse con un bel sorriso materno.

Oh, ciao Trunks! Bulma e Vegeta non sono con te?”

No, loro arrivano all'ora giusta” disse, ridacchiando nervoso e portandosi una mano dietro la testa in segno di imbarazzo. “Scusa se sono in anticipo, ma volevo vedere Goten prima. È in casa?”

Chichi scosse la testa.

No mi dispiace. È uscito un'oretta fa ma non so dove sia andato, mi ha solo detto che sarebbe tornato in tempo per la festa”.

Che abbia imparato a prevedere il futuro?, pensò Trunks. Ringraziò Chichi e si levò in aria, concentrandosi nel tentativo di percepire l'aura di Goten. Fortunatamente non l'aveva azzerata del tutto; pensò che, se la sua intenzione fosse stata non farsi trovare da lui, si sarebbe reso completamente irrintracciabile e per questo forse voleva proprio che lo trovasse.

E infatti, quando qualche minuto dopo lo raggiunse vicino ad alcune grotte, pareva quasi che lo stesse aspettando.

Lo sapevo che saresti venuto prima” disse subito, senza voltarsi.

E io sapevo che lo avresti previsto”.

Entrambi sorrisero debolmente.

Mi sa che ci conosciamo fin troppo bene noi...” fece Goten e Trunks non riuscì a capire se in quelle parole vi fosse più affetto o senso di colpa.

Tra i due ragazzi calò uno di quei silenzi imbarazzanti ed interminabili che per legge di natura piombano tra chi deve affrontare un discorso difficile e non sa da dove iniziare.

Trunks osservava la figura del suo amico seduto su una roccia, la schiena dritta e lo sguardo rivolto verso un punto imprecisato della boscaglia, in una posa seria e per certi versi più adulta rispetto al suo solito. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non gli veniva in mente nulla di sensato e la cosa lo urtava particolarmente.

Per sua fortuna, fu Goten a cominciare. Anche se la domanda che gli fece lo mise più in difficoltà di quel silenzio stressante.

E ora cosa facciamo, Trunks? Dobbiamo smettere di vederci, far finta che non sia successo niente?”

Respirò a fondo. Come faceva a rispondergli se lui stesso avrebbe voluto chiedergli la medesima cosa?

Non lo so... non so più niente da quattro mesi a questa parte”.

Quindi non escludi che dovremmo fare così?” chiese Goten. Perché accidenti non si girava a guardarlo?

Penso che il nostro cervello dovrebbe suggerirci di fare così, sì” rispose. Ora fu Goten a trarre respiri profondi.

E a te andrebbe bene?”

Ho detto che dovrebbe suggerircelo il cervello, ma lo sai che sono sempre stato piuttosto impulsivo”.

Goten si voltò. Aveva un'espressione mista di stupore e sollievo. Probabilmente temeva che volesse allontanarlo, Trunks lo capì appena lo guardò negli occhi.

Non voglio che smettiamo di vederci, Goten”.

Nemmeno io” rispose. “E allora perché è così difficile, accidenti? Da un giorno all'altro non riesco neanche a guardarti in faccia!”

Trunks si avvicinò. Goten si irrigidì nella sua posizione, come se avesse paura di farsi male. Erano a un metro di distanza, troppo poco perché i loro cuori non cominciassero a battere, se possibile, ancora più forte.

È difficile perché è sbagliato... è sbagliato per tutti gli altri... te lo immagini se lo scoprisse qualcuno? Mio padre ti ammazzerebbe – non è una figura retorica: ti ucciderebbe, letteralmente”.

Grazie ma questo non mi aiuta, sai?” protestò Goten. Non riusciva nemmeno ad essere ironico, cosa che già gli veniva difficile anche in situazioni meno angoscianti.

Non aiuta nemmeno me: il primo che finirebbe all'altro mondo sarei io...”

Siamo già morti una volta, in effetti: non è stato poi così male alla fine, no?”

Sorrisero tutti e due.

Saresti disposto a rischiare, Trunks?” chiese. Nelle sue parole scorse quasi una supplica, come se volesse sentire solo una risposta. E non sapendo quali parole scegliere, trovò un modo molto più efficace.

E tu saresti disposto?” chiese, e lo baciò.

Fu talmente rapido che Goten non poté scostarsi; si limitò a sgranare gli occhi, preso alla sprovvista, e poi a chiuderli. Lo trascinò giù dalla roccia e si appoggiò contro di lui, baciandolo con più vigore, stringendolo forte. Goten lo abbracciò a sua volta, si lasciò trasportare da un impeto così intenso che quando si fermarono, e le loro labbra si separarono, ancora umide, gli mancava il respiro.

Trunks, io...”

Se è questo che ti perderesti, saresti disposto a rischiare?”

Si guardarono negli occhi, che in quel momento parevano come una potente calamita.

Sì” rispose.

Trunks sorrise ancora.

E allora rischiamo”.


***
NOTE - Chiedo venia per aver postato il secondo capitolo dopo un po' di tempo: tra un esame e l'altro mi son dimenticata! =(
Comunque, così finisce la storia! Che si è classificata in posizioni intorno alla metà/fine della classifica, ma andrà meglio la prossima volta :P
So che la parte finale è un po' affrettata, ma avevo trovato il contest il giorno della chiusura delle consegne, per cui ho dovuto scriverla in qualche ora: comprendetemi!xD

A presto, spero, con qualche nuova fic, anche se non ho idea del fandom su cui scriverò xD E grazie per le recensioni ;D

  
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