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Autore: e m m e    05/08/2013    4 recensioni
Un Cavaliere è votato al coraggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: emme

Fandom: Game of Thrones

Titolo: Il vecchio e il nuovo

Personaggi: Jaime, Brienne

Riassunto: Un Cavaliere è votato al coraggio.

Rating: G

Words: 1000 circa (W)

Generi: Introspettivo, Malinconico.

Avvisi: Suppongo che ci sia un riferimento alla scena della lotta contro l’orso descritta nei libri, piuttosto che quella vista nel telefilm.

Note: Una cosina piccina piccina su Jaime, perchè lo amo con tutto il mio cuore. E continuo a sperare che alla fine della storia Brienne diventi la non-più-vergine di Tarth. If you know what I mean…

Beta: Geilie, sempre pronta a supportare ogni mia infiltrazione in nuovi fandom.


NB: La storia è dedicata alle Muse. Perché è grazie a loro se mi sono inoltrata (e perduta) in questo fandom.

 

Il vecchio e il nuovo

 

 

Un Cavaliere è votato al coraggio.(1)

Jaime Lannister era sempre stato un uomo coraggioso.

Jaime Lannister di coraggio ne aveva da vendere, a dirla tutta. Il coraggio era cresciuto con lui, superando la paura di suo padre, il terrore che qualcuno potesse scoprire che cosa Cersei nascondeva nel suo ventre, il dolore delle sofferenze patite dal proprio fratello minore. Ogni singolo briciolo di panico in Jaime Lannister era stato tramutato in coraggio, il coraggio di un vero leone, in grado di sovrastare qualsiasi avversità.

Ma il coraggio di un vero Cavaliere era imputridito nel cuore di Jaime Lannister, marciva e si macerava, subordinato ad una sicurezza di sé, una certezza – molto vicina all’idiozia – nella propria spada che affondava le sue radici nella certezza del nome di suo padre. Un coraggio camuffato, soppresso, avvolto da una nuvola di autocompiacimento e autocommiserazione.

Era il coraggio di fare la cosa giusta e di nascondersi dietro il disprezzo degli altri, dietro ad un nome che non era possibile scrollarsi di dosso, un nome insanguinato che non era mai stato ripulito, era un Cavaliere ormai abituato al marciume che trascinava dietro di sé.

Il suo cuore conosce solo la virtù.

Il cuore di Jaime Lannister aveva conosciuto la virtù, ma molti anni erano passati e la virtù si era mescolata a così tante sconcezze che stava rischiando di sparire per sempre, dimenticata in un pozzo buio nel fondo della sua anima.

La virtù era stata una riscoperta, un nuovo tipo di virtù, forse, un tentativo malriuscito di riportare alla luce qualcosa di troppo a lungo nascosto e velato. Era stata Brienne, la vergine di Tarth a strappare quel velo dal suo cuore e ripulire con il sangue e il sudore quella virtù svanita nella putredine. Brienne di Tarth l’aveva visto riverso nel fango, quasi impossibile da riconoscere come il grande Sterminatore di Re, primogenito della casa Lannister, fratello della Regina e figlio del Primo Cavaliere del Re, Capitano delle Cappe Bianche e protettore giurato di Joffrey Baratheon.

Ma in quel fango, raggomitolato su se stesso, avvolto in una nuova cappa di dolore e vergogna, c’era solo Jaime che cercava di districarsi dai propri giuramenti e dai propri rimorsi. E Brienne l’aveva sollevato da quel fango con le sue grandi mani di cavaliere e i suoi grandi occhi di fanciulla e l’aveva guardato per quello che era.

La sua virtù era ricomparsa con gli occhi di Brienne sopra di lui.

La sua spada difende gli inermi.
La sua forza sostiene i deboli.

Gli inermi e i deboli sono i primi a morire e qualsiasi cosa un Cavaliere possa pensare di fare non riuscirà mai a salvarli, né con la sua spada, né con la sua forza.

L’aveva detto a Brienne e lei lo aveva guardato con rabbia mista a dolore. Come una donna potesse lanciare quello sguardo pieno di orgoglio ferito e disprezzo non celato, Jaime non era ancora riuscito a capirlo, e così si era limitato a guardala con un mezzo sorriso di scherno sulle labbra e una leggera sensazione di disagio che dilagava in fondo al suo stomaco

«Puoi sempre provarci» aveva risposto lei, distogliendo lo sguardo dal suo volto.

Il volto di Jaime si era piegato in una smorfia involontaria. «Senza una mano» aveva puntualizzato.

«Hai ancora la tua spada e hai ancora la tua forza».

Le sue parole dicono solo la verità.

Jaime Lannister ricordava bene l’ultima volta in cui le sue parole avevano detto la verità.

Laggiù nella fossa, vicino al cadavere di un orso, quando avrebbe potuto dire qualsiasi cosa gli fosse passata per la mente, crudele, vendicativa, gratuita e inutile, aveva scelto di dire la verità a quegli occhi azzurri che fino ad allora a lui avevano parlato sempre e soltanto con onestà.
Aveva detto: «Ti ho sognato.» Ed era quella la verità.

La sua vita era costellata di inganni e menzogne, menzogne al reame, menzogne al re, menzogne al popolo, menzogne a se stesso, menzogne al proprio padre e al proprio fratello, menzogne alla giovane donna di grande bruttezza e di enorme coraggio che lo aveva portato, pezzo dopo pezzo, a ritrovare quella parte di sé che credeva di aver perduto per sempre.

Aveva scelto di dire la verità a Brienne, aveva scelto di continuare a dirle sempre la verità. Vicino al cadavere di quell’orso, Brienne di Tarth divenne la seconda donna della sua vita a cui giurò di non mentire mai più.

La sua ira abbatte i malvagi.

Era così tanto tempo che Jaime era pervaso dall’ira che quasi non ricordava il tempo in cui non lo era stato. Era pieno di rancore verso il mondo, verso gli uomini e le donne, verso il suo Re e la sua Regina, verso suo padre e suo fratello, verso Eddard Stark e il suo onore pieno di boria, verso quel nome che risuonava al suo passaggio: Sterminatore di Re, Sterminatore di Re.

Aveva ucciso malvagi, aveva lottato contro malvagi, aveva servito e onorato malvagi, aveva giurato di proteggere malvagi. E in tutto quel tempo non era passato un solo attimo della sua vita senza che un’ira violenta avesse avuto la meglio su di lui. Odio, dolore, morte e sofferenza. Indifferenza e cordoglio, vendetta e obbedienza. Ma la rabbia era superiore a tutto, lo cullava nelle sue notti solitarie, nei giorni senza fine in cui credeva ancora di sentire le dita della mano destra agitarsi in un guanto invisibile.

E com’era possibile che tutta quell’ira servisse per abbattere i malvagi?

«Non è possibile» aveva detto Brienne. «È il senso di giustizia che abbatte i malvagi».

«No» aveva risposto Jaime: «Se vuoi abbattere qualcuno hai bisogno di coraggio e di forza, e di una spada, certo. Hai bisogno della virtù e della verità, ma soprattutto hai bisogno di essere arrabbiato.»

«Hai bisogno di un Cavaliere» aveva detto Brienne.
«Io non sono un Cavaliere.»

Lei lo aveva guardato, a lungo e con qualcosa di simile al rispetto che si dipingeva sul suo volto lentigginoso. «No, Ser Jeime» aveva concordato.
E lui non ci aveva creduto.


 

(1) Tutte le frasi in corsivo sono tratte dal film “Dragonheart” di qualche anno fa. Si tratta di una parte del giuramento dei cavalieri della tavola rotonda. Mi sembrava adatto a Jaime, tutto qui.




Note finali:

Jaime Lannister sarà la mia morte. *balla la conga*
Sinceramente? Spero di aver azzeccato almeno un minimo il suo carattere, perché quando amo in modo così viscerale un personaggio tendo a mettergli in testa pensieri che evidentemente non penserebbe mai.

Sappiatemi dire.

  
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