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Autore: Eleris    05/08/2013    1 recensioni
È una storia di circa 4 anni fa, che avrei voglia di continuare a scrivere dandole un seguito... Spero vi piaccia e che continuerete a seguirla..
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Horace Lumacorno | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Hermione fece finta di dimenticare quell’episodio. Non se la sentiva minimamente di rievocare quei momenti ogni volta che lo guardava in faccia. E lui sembrava aver fatto altrettanto. Che fosse vero o meno, lei era sempre più convinta che fosse stato uno scherzo di cattivo gusto nei suoi confronti, una ripicca per il fatto che fosse stato dalla parte sbagliata durante la guerra, o una rivincita di qualcuno che era stato vittima delle sue angherie . E quindi più ci pensava, più le possibilità si restringevano a poche diverse alternative: Imperius, Amortentia, o … Amortentia e in seguito un Oblivion.

I primi giorni non era stato facile evitarlo, tra lezioni in comune e impegni da capiscuola per decidere le decorazioni per Natale: ma ci era riuscita. Quel Natale, non ci sarebbe stata una festa, come negli anni felici ad Hogwarts. Troppe persone erano morte, e tante altre avevano perso qualcuno. Non era tempo di festeggiare.

*****

Draco camminava come se niente fosse successo, facendo come se quella sera non fosse mai esistita per nessuno dei due. Era tutto un piano però : voleva farle dimenticare quella storia, per provare ad avvicinarsi a lei in maniera diversa . Dentro però, moriva. Non la vedeva più così spesso: lei faceva di tutto per non trovarsi nello stesso corridoio in cui si trovava lui, se poteva evitarlo. Il periodo di Natale, soprattutto, era stato come giocare a nascondino: se aveva bisogno di dirgli qualcosa sulle decorazioni natalizie, mandava la Abbott. “Tanto, lo sanno tutti che non corre buon sangue tra noi” pensava Draco, ed era sicuro che la Mezzosangue pensasse la stessa cosa. E la cosa lo logorava: non vederla nemmeno, era un supplizio ancora più grande che non poterla toccare.

Ma i giorni passavano, e passarono anche le vacanze natalizie, che Hermione passò con i suoi genitori. Ron ed Harry andarono alla Tana, per stare con i Weasley al completo, e la ragazza li raggiunse i primi giorni di Gennaio, prima del ritorno ad Hogwarts. L’assenza di Fred si sentiva ancor di più, sotto quell’aria festiva. George non se ne usciva più con le solite battute, come quando c’era il fratello: era cambiato, era cresciuto.  Percy, invece, pomposo come sempre, ma con la coda tra le gambe, aveva portato la sua fidanzata dai tempi di Hogwarts per farla conoscere ai suoi genitori: Penelope era una ragazza dai capelli biondi e ricci, dal naso piccolo e leggermente a punta e un’aria pomposa come il fidanzato. La signora Weasley non doveva pensarla diversamente da Hermione,  visto il sorriso comprensivo che le lanciò il mattino prima della partenza per Hogwarts a pranzo.  

*****

Draco aveva passato le feste ad Hogwarts, come pochi altri: non se la sentiva di ritornare dai suoi genitori. A dirla tutta, non se la sentiva proprio di ritornare al maniero dei Malfoy. Odiava quel posto, ed ogni passo gli ricordava gli orrori vissuti lì dentro. Aveva passato il mese di Agosto in giro tra i vari possedimenti della sua famiglia. L’Irlanda gli era piaciuta tantissimo, e nel momento stesso in cui mise piede nella villa vicino la cittadina di Grangebellew , decise che sarebbe andato a vivere stabilmente lì, dopo aver concluso gli studi. Era una piccola villetta con un recinto di mattoni, dipinta di bianco e grigio: era semplice e confortevole, e gli dava quell’idea di casa che non aveva mai avuto prima. Durante quel mese, Draco ebbe modo di pensare e concluse che la scelta migliore sarebbe stata tornare a Hogwarts, piuttosto che completare gli studi a Durmstrang: dopo tutto quel che era successo, aveva le sue remore a tornare nella scuola che l’aveva visto crescere, tradire, disprezzare. Ma poi si disse che così -  forse -  avrebbe rivisto la mezzosangue. Nonostante amasse profondamente la sua villetta irlandese, preferì non tornarci nelle vacanze di Natale, declinando anche l’invito dei suoi genitori a raggiungerli a Malfoy Manor: sperava che la Granger sarebbe rimasta a passare il suo ultimo Natale a Hogwarts. Ma già dai primi giorni si rese conto che così non era stato. Per Draco le vacanze passarono lentamente, tra Zabini che lo sfidava a scacchi magici e i suoi voli furtivi nei cieli di Hogwarts con la vecchia compagna di volo, la Nimbus DuemilaUno.


Gennaio.

Il tempo passava lentamente in quei giorni, soprattutto per coloro che aspettavano con ansia una nuova alba, sperando che sarebbe stata migliore della precedente.  Sperando di aver potuto mai dimenticare.

Era un freddo pomeriggio di Gennaio, e il cielo era completamente coperto. Hermione aveva sempre adorato andare a leggere sulle rive del lago nero, e quel pomeriggio era ben felice di avere la possibilità di leggere con calma. Appoggiata al tronco di un albero nodoso, e con le ginocchia intrecciate,  continuava a leggere il libro di Silente. C’erano solo cinque storie, come il libro di fiabe di Beda il Bardo. Stava leggendo la quarta storia: parlava delle origini di Hogwarts.  Il racconto era controverso, pieno di allegorie, di  termini arcaici e scritta a ghirigori. Era strano – si disse – che ogni parola che cominciava un nuovo rigo, fosse scritta in maiuscolo. Parlava della vera storia che aveva portato Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro alla rottura completa. “Diciamo che è un libro che non molti potrebbero essere in grado di leggere, e potrebbe essere frainteso”, le aveva detto Silente. Ma cosa significava? Provò a leggere le prime lettere di ogni rigo, ma non c’erano spazi, e non le veniva facile comprendere il significato di quel messaggio. Così prese un foglio di carta dalla sua borsa, e scrisse le lettere, cercando di dar loro un senso. Mise gli spazi, e le punteggiature, e quello che ne uscì la lasciò basita: era un testo nel testo.

“E il serpente si avvinghiò al leone

risalì la sua zampa e con le sue spire  si annodò al collo

sul punto di contaminarlo con le velenose zanne

Ma con uno scatto il leone appoggiò le sue fauci e

stappò la testa al serpente ancora avvinghiato al suo corpo.

Il felino non era stato così veloce da schivare le zanne avvelenate del rettile,

 e morì anch’esso, col serpente straziato stretto a sé.”

Non sapeva a cosa si riferisse quella parte di storia. Certamente il serpente e il leone potevano riferirsi a Grifondoro e Serpeverde: ma a che proposito? Hermione era decisa a scoprirlo.  Come la prima volta, era sicura che Silente non le avesse fatto finire quel libro per le mani per caso.

*****

La notte era lenta a passare specialmente per le persone che come Hermione, avevano tante cose da pensare, riflettere, ricordare, e … dimenticare. Quella sera era salita tardi nel suo dormitorio. Era stata con Harry, Ron e Ginny , di fronte al camino della Sala Comune, a parlare e scherzare un po’.

A parte loro tre, solo Neville era tornato a Hogwarts. Ginny, che ormai frequentava l’ultimo anno con loro, aveva avuto il permesso di dividere il dormitorio con Hermione piuttosto che con le sue compagne dell’anno precedente: infatti,  la sera del primo di Settembre, avevano trovato una porta in più sull’ala della torre in cui si trovava il dormitorio delle ragazze, con un solo letto all’interno. Così, il mattino successivo, dopo aver parlato con la McGrannitt, fu permesso a Ginny di dormire con la ragazza. Anche nel dormitorio maschile era apparsa un’altra camera: all’interno c’erano tre letti: per Harry, Ron e Neville.  

Ma quella notte, la ragazza si era svegliata di soprassalto, dopo un incubo che le fece sudare freddo: il serpente, avvinghiato al leone, le fece rivivere la scena letta il pomeriggio stesso su quel libro. Il sogno era stato se possibile, molto più vivido e pieno di particolari di come lo aveva immaginato quel pomeriggio. Si rigirò nel letto per un tempo indefinito, ma poi si alzò: non riusciva mai a prender sonno facilmente in quella torre.

*****

Camminare per i corridoi bui e freddi a notte fonda gli era sempre piaciuto. Già dal primo anno, Harry Potter non era stato l’unico allievo della scuola ad avere un mantello dell’invisibilità: Draco Malfoy, scorrazzava nelle cucine con il suo mantello da dopo le vacanze di Natale del suo primo anno nella scuola, quando suo padre gli aveva regalato un mantello dell’invisibilità. Col passare degli anni, il mantello ne aveva viste così tante da strapparsi e perdere la sua funzione, ma Draco era ormai in grado di utilizzare gli incantesimi di disillusione per camminare a zonzo di notte. Quella sera, come sempre, si fermò alla finestra che illuminava l’arazzo di Barnaba il Babbeo. Era da lì che due anni prima, guardava il paesaggio notturno di Hogwarts cercando una soluzione ai suoi problemi. Dall’inizio dell’anno però, cominciò a godere della vista che quella finestra offriva: si scorgeva interamente il lago nero, illuminato flebilmente dalla luna piena di quella sera. Faceva freddo, e la luna dava l’impressione di risucchiare tutto il poco calore della notte.

*****

Hermione non aveva mai amato infrangere le regole, anzi, credeva fermamente che fossero alla base di qualsiasi società civilmente organizzata. Ma quella sera, l’insonnia, e la voglia di dormire in un posto tranquillo, la spinsero ad alzarsi dal letto senza far rumore, e a metter un plaid a scacchi rossi sulle spalle prima di dirigersi verso la Stanza delle Necessità. Ovviamente tutti sapevano che era andata distrutta durante la battaglia di Hogwarts, ma i professori erano stati in grado di arginare i danni: quando qualcuno chiamava la stanza delle necessità, di solito non venivano soddisfatte le solite richieste, ma spesso veniva offerto ai visitatori più di ciò che chiedevano, e in maniera diversa da come era impostato il proprio pensiero. Nonostante tutto, Hermione non aveva mai avuto problemi grazie alla sua capacità di focalizzare l’attenzione solo su ciò che effettivamente le serviva, e infatti, il “piccolo problema” della Stanza, con lei appariva drasticamente ridotto.

Appena uscita dall’apertura del quadro della Signora Grassa, puntò la bacchetta su di sé per lanciare un incantesimo di disillusione, prima di avviarsi verso l’ala opposta del settimo piano.

Arrivò di fronte al solito, ridicolo arazzo, e camminò tre volte avanti e indietro, chiedendo ciò che desiderava, finchè non vide apparire una piccola porta intagliata. Aprì la maniglia ed entrò.

*****

Quando Draco, immerso nelle sue riflessioni, vide quel pezzo di stoffa rosso muoversi da solo, pensò subito che fosse Pix. Lui, era invisibile, e quindi non avrebbe potuto vederlo. Si premurò comunque di esser il più silenzioso possibile. Ma quando vide quel pezzo di stoffa muoversi intorno alla Stanza delle Necessità per tre volte, capì che non poteva essere Pix,  e la sua voglia di scoprire chi fosse lo fece avvicinare. Si infilò all’interno mentre la porta stava per essere richiusa. Era una stanza confortevole,  piccola e dai colori caldi, con un divano di fronte a un camino al cui interno scoppiettava allegramente il fuoco, e con puff e poltrone ai lati del divano. Si spostò di lato, sentendo qualcuno muoversi. Dopo un attimo vide qualcuno che non si sarebbe mai aspettato: la mezzosangue, in vestaglia rosa, ciabatte e un plaid rosso sulle spalle: aveva gli occhi arrossati e i capelli scarmigliati. Aveva una faccia così stanca da far quasi pena: era bella, la mezzosangue, anche in quel modo. Si stese sul divano, e si poggiò il plaid sulle spalle. Dal tavolino basso accanto alla spalliera apparvero due tazze di cioccolata calda con un debole “pop”. Draco cominciò a preoccuparsi che lei si sarebbe accorta che c’era qualcun altro nella stanza, ma lei non ci fece caso, prese una delle due tazze e sorseggiò la cioccolata fino all’ultimo sorso. Poggiò nuovamente il bicchiere, si girò su un fianco, e chiuse gli occhi. Alla luce calda del fuoco, il Serpeverde, vide brillare una lacrima che scendeva dai suoi occhi,  fino a bagnare la fodera rosso porpora del divano.

Non seppe precisamente quanto fosse passato dal momento in cui la mezzosangue si addormentò, al momento in cui lui si sedette – ancora invisibile – su una delle poltrone di fronte a lei; ma a un certo punto non poté fare a meno di alzarsi, inginocchiarsi di fronte al suo viso e poggiare le sue labbra su quelle della ragazza: a lungo, senza pressioni di sorta, semplicemente per sentirla lì, accanto a lui.

Non seppe nemmeno dopo quanto tempo lei socchiuse le labbra per baciarlo per davvero. Non resistette, dovette per forza rispondere.

E non seppe nemmeno dopo quanto tempo vide la Granger muovere le mani, e lui, preoccupato che si fosse svegliata,  si staccò. Seppe solo che lei si svegliò per davvero, qualche secondo dopo, di soprassalto. Si mise la mano sulle labbra, come a saggiare se ciò che aveva vissuto fosse stato solo un sogno. Dopo qualche secondo, si girò nuovamente su un fianco, e richiuse gli occhi. L’ultima cosa che sentì prima di riaddormentarsi  fu uno spiffero di aria fredda.

 

 

*****

Qualche ora più tardi , la ragazza camminava freneticamente verso l’altra ala del castello, dove si trovava l’entrata del ritratto della Signora Grassa. Salì le scale senza fare rumore trovando una Ginny ancora immersa tra le braccia di Morfeo.

La mattinata non fu delle migliori, nei sotterranei a preparare una pozione Dimenticante che non ne voleva sapere di diventare del verde acceso descritto nel manuale di Pozioni. Per di più, sentiva su di sé gli occhi del Serpeverde che aveva sognato quella stessa notte, e non riusciva proprio a non sentirsi a disagio.

 

 

Ma fu durante il pomeriggio inoltrato, prima di andare a cena, che Hermione si sentì sprofondare : stava camminando per il corridoio che portava alla biblioteca, decisa a passare da Madama Pince a portare un libro che aveva preso in prestito e finito secoli prima, quando sentì una voce chiamarla.

-          Hey Granger! –

Col solito passo baldanzoso Malfoy si avvicinava, con l’aria di chi aveva scoperto che quel giorno stesso era Pasqua: non osava immaginare cosa gli passasse per la testa, e per la verità, non voleva nemmeno saperlo.

-          Malfoy, cosa vuoi? Non ho tempo,  mi devo sbrig … Hey, allontanati! – Esclamò vedendolo avvicinarsi a pochi centimetri dal suo viso, e sfoderando la bacchetta.

Ma lui per tutta risposta tornò ad avvicinarsi, prendendole il braccio che stringeva la bacchetta e abbassandolo. Si avvicinò all’orecchio della ragazza sibilandole :

-          Non mi sembrava che questa notte ti dispiacesse la mia vicinanza, quando mi hai proposto di passare la notte con te … -

A quelle parole Hermione fece un balzo:

-          T … Tu.. Io cosa..? – balbettò diventando di un rosso da far invidia a Ron.

-          Hai capito Granger, non fare la finta tonta. Parlo di stanotte … - e si avvicinò al suo collo . - …nella stanza delle Necessità … - sussurrò sfiorandole il collo con le labbra, e poggiando le sue mani sui fianchi della ragazza, rigida come un asticello.

-          Sm -smettila di dire fesserie, Malfoy. – e prese quella goccia di coraggio che le rimaneva per dire una bugia. Una bugia che non sapeva dove avrebbe potuto portarla, ma che le avrebbe dato il tempo di capire cosa mai avesse combinato ….e dimenticato.  – Ero nel mio dormitorio, stanotte. Esattamente dove sarei dovuta essere.  – Pronunciò quelle parole con voce tremante ma guardandolo negli occhi.

Lui, per contro, le strinse ancora più fermamente i fianchi, e con voce di colpo aspra e fredda, contrastante con la sensualità di un secondo prima, disse :

-          Smettila di dire cazzate Granger. Non ci casca nessuno, e soprattutto … Non Io. –

Con quelle parole, la lasciò di colpo, si girò e a passo veloce e si allontanò. Quando ormai la ragazza era sicura che lui avrebbe svoltato l’angolo, si girò, e con voce sprezzante le disse :

-          Sicura che in realtà  il cappello parlante non ti avesse smistata a Serpeverde? – e con quelle parole, buttate lì come se fosse stato un insulto, girò l’angolo.

*****

La risata spontanea che venne fuori sul viso del biondo, appena svoltato l’angolo, lo accompagnò fino alla sua sala comune, scatenando la curiosità di Zabini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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