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Autore: Sarren    06/08/2013    3 recensioni
Piccola fiaba che ha come protagonisti un uccello dai poteri miracolosi, il suo uovo e una bambina che non perde la speranza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uovo e la bambina

 

 


C’era una volta un uccello dai poteri miracolosi. Ovunque andasse portava la vita e l’abbondanza: là dove non c’era altro che deserto faceva sbocciare fiori variopinti e verdi piante, là dove regnava la miseria donava ricchezza e benessere.

L’uccello vagava per il mondo senza una meta precisa. Tuttavia un giorno si stabilì in una città.

Era una città come tante altre, né ricca né povera, né piccola né grande. Nessuno sa perché decise di fermarsi proprio là.

In pochi anni, grazie all’influsso dell’uccello, la città divenne ricca e prospera, crescendo oltre i suoi confini e accogliendo tutte le persone che, spinte dalla sua fama, vi giungevano.

Poi, l’uccello svanì.

Qualcuno disse che era morto, altri che se n’era andato. Qualunque fosse la verità, in poco tempo la città decadde e fu abbandonata dai suoi abitanti.

Solo una bambina rimase, convinta che l’uccello sarebbe tornato.

Un giorno, girando per la città, trovò un uovo. Capì che apparteneva a quel meraviglioso uccello.

La bambina accudì l’uovo aspettando il momento in cui si sarebbe schiuso.

 

Gli anni passarono, la bambina divenne una ragazza, poi una donna e infine una vecchia. L’uovo non si era ancora schiuso, ma lei non perdeva la speranza. Solo in punto di morte, pensando a tutti gli anni trascorsi invano, fu presa dalla disperazione e una lacrima le solcò la guancia, cadendo sull’uovo.

Fu allora che il miracolo si compì: l’uovo si schiuse e da esso uscì l’uccello che aveva visto anni prima. Egli dischiuse le ali e subito i campi incolti si riempirono di splendidi frutti e fiori variopinti.

La vecchia, guardando quel paesaggio appartenente alla sua infanzia, insieme così familiare e lontano, spirò il suo ultimo respiro, sorridendo come quando era bambina.

L’uccello, figlio di vita e morte, nato da speranza e disperazione, tornò ancora una volta a illuminare la città e il mondo.

 


Dalla cieca convinzione non nasce nulla. Solo la speranza che resiste nonostante i dubbi e accanto alle incertezze può far germogliare nuovi frutti.

 

 

Note dell'autore

Di solito, quando scrivo una fiaba, evito di concluderla con quella che normalmente si chiama "la morale", perché penso che ogni lettore debba interpretarla a modo suo, senza essere condizionato dalla visione dell'autore. In questa invece ho preferito inserire il mio pensiero, ma voglio sottolineare che si tratta solo della la mia personale visione della storia; ognuno può interpretarla come vuole, anche in maniera diversa da quanto io ho scritto. Del resto, il bello dei racconti è proprio questo.

  
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