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Autore: Nanek    06/08/2013    4 recensioni
Sei il mio pensiero fisso ogni giorno, la confusione della città, le urla delle mie fan, i miei mille impegni non sono in grado di sopprimere la tua immagine nei miei pensieri, speravo potesse farlo questo posto: mi sbagliavo; questo posto vuole solo ricordarmi te.
Mi manchi.
Ma credo che questa non sia una novità.
Il tempo passa, ma io sono fermo nel nostro passato, rubo al tempo solo gli attimi di noi che abbiamo trascorso insieme, non voglio altro dal tempo.
Ho imparato a rassegnarmi, a convincermi che non andrò mai avanti, che non ci sarà niente oltre a quello che ho costruito con te: non c’è futuro per me, non c’è spazio per altre novità, non c’è spazio per niente, se non per i nostri ricordi.
Una volta, mi è pure capitato di svegliarmi di soprassalto: avevo sentito la tua voce.
Ricordo di aver sentito, quella notte, le tue labbra sfiorarmi l’orecchio, la tua voce che mi chiamava, mi diceva che mi amavi, mi diceva di non dimenticarti, di non ridurmi in quelle condizioni, di pensare a te, piuttosto di distruggermi.
E io, ho ascoltato la tua voce.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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            Attimi


           
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            Sono attimi da fermare quando vuoi

            Per rubare al tempo attimi..

            .. di Noi


 

Una cosa che amo di casa mia è questo posto.


Ci venivo spesso, da bambino, era il luogo perfetto per giocare con gli altri: il prato verde, così grande, così infinito, pieno di posti perfetti dove nascondersi o dove creare basi segrete, un piccolo torrente nelle vicinanze per bere e riprendersi dalle numerose corse che toglievano il fiato.
Un posto tipicamente irlandese direi, verde, ossigeno a gogo, il sole che timidamente si fa vedere, scaldando le pelli di chi sta sotto di lui, per poi sparire, anche se per pochi istanti, dietro una nuvola passeggera, bianca, che sembra panna montata, e che copre pure l’azzurro del nostro cielo.
Crescendo, ci sono venuto sempre di rado per giocare, e questo posto è diventato il mio rifugio, il mio nascondiglio, il mio luogo per isolarmi dalla burrascosa vita di tutti i giorni, per rinfrescarmi, per liberare il mio animo dal grigiore della città, come se questo posto fosse davvero quello che mi serve per levarmi quel peso.
Ci venivo ogni fine settimana, era il mio paradiso.
Arrivavo a piedi, dopo aver lasciato la bici a casa di mia madre, giungevo fino a qui, e mi distendevo per terra, a contatto con il terreno mi sentivo a mio agio: le gambe scoperte dal ginocchio in giù, sentivano l’erba e qualche rametto che le pizzicavano appena; l’odore di aria pura mi invadeva e mi riempiva, gli occhi chiusi, l’ombra della quercia come riparo, e solo qualche raggio di sole tornava a farsi vivo, attraverso i rami, ma senza infastidirmi troppo; intorno a me, la quiete, un silenzio imperfetto, sporcato appena dal ronzio di qualche insetto, dai miei sospiri, dal canto di qualche animale, dal soffiare del vento.
Passavo ore disteso in quel posto, e non mi annoiavo mai, i miei pensieri avevano libero sfogo e niente mi appagava di più: ero in pace con me stesso.
Apro un occhio, fisso i rami di questa vecchia quercia, e sorrido.

Sono contento di essere tornato qui.

Il tour mondiale mi ha tenuto lontano da questa quiete per troppo tempo, stavo soffocando, avevo bisogno di tornare qui, avevo bisogno di questo posto, avevo bisogno di respirare.
Sono disteso al mio solito posto, le mani dietro la nuca, corpo a contatto con i fili d’erba, circondato da tutte quelle cose che caratterizzano il mio paradiso, mi sento a casa, mi sento rilassato.
Inspiro a fondo, stiracchiandomi appena.
Sono felice di essere nuovamente qui.
Rilasso i muscoli, e continuo a fissare le foglie verdi, mosse appena da una leggera brezza.
Inspiro a pieni polmoni, e sento l’aria di casa che mi avvolge, facendomi battere il cuore più velocemente.

Sento un profumo.

Un profumo dolciastro mi fa sobbalzare, apro tutti e due gli occhi e mi alzo di scatto.
Mi guardo intorno, ma non c’è nessuno in questo posto.
Torno a distendermi dandomi dello sciocco, come posso davvero pensare che tu sia qui?
Sorrido amaro a questo pensiero, e mi ripeto mentalmente che tu ora sei lontana, non sei qui, e da molto tempo.
Inspiro di nuovo, e quel profumo avvolge i miei polmoni: vaniglia.
Come se il vento fosse passato in Italia, vicino a te, dove vivi ora, e mi avesse portato di nuovo il tuo profumo vicino, per potermelo far sentire ancora, per farmelo ricordare, come se non volesse farmelo scordare.
Ti ringrazio, vento, necessitavo di un po’ di malinconia in questo momento.
Deglutisco, e devo dire che.. oggi non credevo che avrei pensato a te.
Sei il mio pensiero fisso ogni giorno, la confusione della città, le urla delle mie fan, i miei mille impegni non sono in grado di sopprimere la tua immagine nei miei pensieri, speravo potesse farlo questo posto: mi sbagliavo; questo posto vuole solo ricordarmi te.
Appoggio una mano a terra, l’erba mi solletica il palmo, sospiro di nuovo, chiudo gli occhi.

Mi manchi.

Ma credo che questa non sia una novità.

Lo ripeto a me stesso ogni notte, prima di perdermi nel sonno: c’è chi prima di dormire prega, chi conta le pecore, chi ripensa all’intera giornata.. poi ci sono io, che penso a te, e mi ripeto che mi manchi, facendo scivolare una lacrima sulla guancia.
Chiudo gli occhi, e l’immagine di te prende vita..

Vedo come il vento si diverte a giocare con i tuoi capelli.
La tua mano, cerca di tenerli in ordine, quei capelli castani, chiari, mossi, che non ti danno mai pace, e che ti diverti a torturare, incatenandoli a una coda, o a una treccia.
Amavo slacciarti quelli che tu definivi “elastici”, perché per me, erano solo catene: amavo i tuoi capelli sciolti, amavo toccarli, passarci le dita, sentirli a contatto con il mio viso quando ti divertivi a metterti sopra di me, cercando di schiacciarmi; amavo abbracciarti, e sentire come quei capelli ti cadevano sulla schiena: eri una pazza a legarli, te lo ripetevo sempre.

-Ma fa caldo! Ho bisogno di una coda!-mi rimproveravi, quando in giornate particolarmente calde, mi ostinavo a slegarti la coda, ridendo, ritrovandomi i tuoi occhi contro i miei: mi sentivo fulminato, incenerito sul posto.

Quegli occhi blu sapevano come spaventarmi.

Quegli occhi blu sapevano farmi tremare le gambe.
Amo quegli occhi blu, e darei qualunque cosa pur di vederli: voglio specchiarmi in quelle iridi, voglio passare ore a fissarle, mentre tu parli, parli, come tuo solito, di cose che capisci solo te.
Sento le guance avvampare, sento che stanno arrossendo.
Sto pensando a quegli occhi che mi fissano, mi guardano furbi, e sento il calore delle tue labbra appoggiarsi alla mia guancia.
Le tue labbra, così perfette, che tu definivi “a cuore”, che mi sfioravano le guance, che mi facevano tremare, che al solo ricordo, mi fanno ancora arrossire; quelle labbra che un giorno, proprio qui, sotto questa quercia, si sono unite alle mie, in una nottata d’estate, e che da quella notte, mi hanno baciato un milione di volte, per quasi due anni.
Quelle labbra erano meravigliose, e amavo quando le coprivi con il rossetto, ti rendevano così bella, mi facevi sorridere, ero imbarazzato dalla bellezza del tuo viso, così dolce, così perfetto ai miei occhi; amavo guardarti dormire, perché mi piaceva tracciare il contorno di quelle labbra con il dito, mi piaceva toccarle, sentirle sotto i miei polpastrelli.
Mi piaceva quello che nascondevano quelle labbra, mi piaceva il sorriso a cui davano vita: il tuo sorriso così spontaneo, il tuo sorriso così solare, che metteva tutti di buon umore, un sorriso che non facevi mai mancare a nessuno, come se tutti dovessero essere contagiati da esso, perché il tuo sorriso era la felicità di ognuno, perché il tuo sorriso era la mia felicità, era la cosa più speciale che avessi per me stesso.


Amavo renderti felice, amavo stare con te, poterti stringere e farti sentire quello che provavo per te; non mi stancavo mai di dimostrarti quanto amore avevo per te, amore che non finiva mai, amore sempre nuovo, sempre unico: il tuo sorriso mi assicurava che stavo dando davvero il meglio di me.
Amavo tenerti la mano, sentire quelle dita lunghe e affusolate intrecciate alle mie, amavo accarezzarle in ogni occasione, quelle mani così morbide, che a volte mi prendevano il viso, e mi avvicinavano a te, quelle mani che mi hanno accarezzato un milione di volte, e che ora, mi mancano da morire.
Sento un nodo stretto in gola al ricordo di ogni cosa che ti appartiene, e sento che faccio fatica a deglutire, la gola secca, il cuore che rimbomba nel mio petto, sento i miei occhi chiusi inumidirsi appena, per poi far scivolare la solita lacrima, che solca la mia guancia ogni volta che penso a te.
Non riesco a scordarmi niente di te, ogni attimo passato insieme è come se fosse indelebile nella mia mente, come se quegli attimi fossero fatti per non andarsene mai, come se fossero fatti per tormentarmi, per assillarmi, facendomi sentire solo, facendomi sentire come sto adesso.
Sto male, e vorrei tanto potertelo dire, ma non lo faccio, mi limito a ripeterlo a me stesso.

Il tempo passa, ma io sono fermo nel nostro passato, rubo al tempo solo gli attimi di noi che abbiamo trascorso insieme, non voglio altro dal tempo.

Ho imparato a rassegnarmi, a convincermi che non andrò mai avanti, che non ci sarà niente oltre a quello che ho costruito con te: non c’è futuro per me, non c’è spazio per altre novità, non c’è spazio per niente, se non per i nostri ricordi.
Passo i miei giorni a ripetermi che mi manchi, passo i miei giorni a pensarti, passo il mio tempo qui, nel mio rifugio, a ripensare a quegli attimi, come se fossero la mia unica ragione di vita, come se non esistesse altro se non te.

-Lei si è trasferita!-

- Avete deciso insieme di lasciarvi!-

-Le storie a distanza non durano!-

-Va avanti Niall, sei patetico!-

Questo è quello che mi ripetono tutti, come un nastro registrato, come se fossi uno scemo al quale bisogna ripetere sempre le stesse cose.

Scemi sono loro, perché sembrano non capire quello che provo.
Come potrebbero capirmi? Nessuno mi conosce così bene, evidentemente, nessuno di loro ha mai provato quello che ho provato io.
Non sanno come ci si sente, non sanno che vuol dire lasciare la persona che si ama, nessuno di loro può permettersi di dire a me quello che devo o non devo fare.

Io ti amo.

Ti amo, e non so cosa fare; mi sento perso, come se davanti a me non ci fosse una strada da prendere con sicurezza, perché tutto quello che mi viene proposto, non fa che rattristarmi, e farmi tornare indietro, indietro al nostro passato.

Ho provato a dimenticarti, ho provato a buttarmi su qualcosa di diverso, ho bevuto fino a ubriacarmi di brutto, ho viaggiato in tutto il mondo, ho visto ragazze di tutti i tipi, mi sono pure lasciato trasportare dai miei amici di band: io che odiavo la discoteca, mi sono lasciato convincere diverse volte, e sono andato a riempirmi la testa di note musicali a tutto volume, mi sono riempito l’animo del rimbombo della musica, mi sono fatto accecare dalle luci colorate di quei locali.

Tutto tempo sprecato.

Da ubriaco, mi è capitato di vedere il tuo viso, che mi guardava sconcertato, con gli occhi spalancati, la bocca semi aperta dallo stupore, mi sono vergognato da morire, nonostante fosse solo l’effetto dell’alcool ad avermi fatto vedere la tua immagine.
Una volta, mi è pure capitato di svegliarmi di soprassalto: avevo sentito la tua voce.
Ricordo di aver sentito, quella notte, le tue labbra sfiorarmi l’orecchio, la tua voce che mi chiamava, mi diceva che mi amavi, mi diceva di non dimenticarti, di non ridurmi in quelle condizioni, di pensare a te, piuttosto di distruggermi.

E io, ho ascoltato la tua voce.

Ho dato ascolto a quelle parole, che sono conscio di aver solo sognato, ma che mi hanno dato la forza di smettere di provare a cancellarti dalla mia vita: tu sei e sarai sempre parte di me.

Mi porto entrambe le mani sugli occhi, che tengo ancora chiusi, le sento bagnarsi: sto piangendo, non riesco a trattenermi.
Sento il petto singhiozzare quasi violentemente, sento le labbra che si piegano verso il basso, piango e spero di riuscire a sfogarmi un po’, ma so bene che non sarà così.
Sento il vento, mi passa sotto il naso, e mi fa sentire ancora quel profumo di vaniglia, quel profumo che mi ricorda te.
Tengo gli occhi chiusi, perché grazie a questo profumo, la tua immagine è più nitida nella mia mente, perché so che ora, potrò stare in compagnia della mia illusione, che mi consolerà un po’, che mi farà credere di averti qui vicino.
Sento la tua voce, di nuovo, sento le tue labbra che mi sfiorano l’orecchio.

-Non piangere-mi dice –Io sono qui- ma al sentire quelle parole, non faccio che peggiorare.

Sento le tue dita sul mio viso, le sento sulle mie guance, poi la tua bocca si appoggia alle mie labbra: sento la morbidezza della tua bocca, il suo calore, questa visione è ancora più realistica, credo che.. sto impazzendo.

-Apri gli occhi Niall, sono qui-mi sussurri, e le tue mani allontanano le mie dai miei occhi, ma io non ti ascolto, continuo a tenerli chiusi.

Sento le tue dita asciugarmi le guance, sento le tue labbra baciarmi le lacrime, mi inciti ancora a guardarti, ma non lo farò.

In questo attimo sembri davvero qui con me..

-No!- ti rispondo –se apro gli occhi tu sparirai, sparisci sempre quando apro gli occhi, è come se i miei occhi ti distruggessero, non voglio aprirli- dico con voce roca, sopraffatta dal pianto.


Sento il tuo corpo distendersi sul mio, ti sento mentre mi avvolgi in un abbraccio, è quello che fai sempre, in ogni mia visione.
Soffro al pensiero che tu non sia qui, soffro al pensiero che questo profumo che sento non è veramente il tuo, soffro sapendo che quelle labbra che mi hanno baciato non sono le tue, o che le dita che mi hanno preso il viso, siano solo frutto della mia mente.
Porto le mani dietro la tua schiena, ricambio il tuo abbraccio, e per la prima volta, riesco a sentire i tuoi capelli: nelle mie visioni non riesco mai a toccarli, nelle mie visioni non faccio mai in tempo a passarli tra le mie dita, e la cosa, non fa che rattristarmi ancora di più.

-Apri gli occhi Niall, mi manca il colore dei tuoi occhi, mi sei mancato così tanto- continua la tua voce, e io continuo a dire di no, scuotendo la testa.

-Se li apro tu sparisci, sei solo una visione, lo sei sempre- sussurro.

-Ma cosa stai dicendo? Sei scemo?- la tua voce ha un tono diverso dal solito, sembri quasi scioccata.

-Niall? Apri gli occhi!- mi scuoti le spalle.
-Ho detto di no!- continuo quasi piagnucolando.
-Una visione, ma dico, hai bevuto qualcosa? Apri gli occhi! Giuro, ti tiro un pizzicotto se non lo fai-
-Fallo, non sentirò nulla- ti sfido, e la tua mano va dritta al mio fianco.

Sono certo che non sentirò nulla, tu non sei davvero qui, tu sei lontana, e chissà che stai facendo…

-Ahia!!- esclamo: una fitta tremenda al fianco, due dita me l’hanno pizzicato, apro gli occhi senza accorgermene.

-Oh sia lodato il cielo! Hai aperto gli occhi-

Sono paralizzato.

-Ciao a te scemo!- continui tu.

Sbatto le ciglia più volte, incredulo.

I tuoi occhi blu, sono davvero davanti ai miei.
Il tuo sorriso è davvero davanti a me.
Le tue mani mi hanno davvero accarezzato.
La tua bocca mi ha davvero baciato.
I tuoi capelli, li ho sentiti davvero tra le mie dita.

Tu sei davvero qui con me.

-Non parli più?- domandi, e non ti lascio il tempo di dire altro.

Ti avvolgo a me, faccio combaciare i nostri petti, porto una mano sulla tua schiena, e una passa tra i tuoi capelli; ti faccio avvicinare ancora di più a me, perché voglio sentire di nuovo la tua bocca sulla mia, voglio che si uniscano di nuovo, per davvero, voglio perdere il fiato perché ti bacio da troppo tempo.

Le tue mani mi tengono il viso, sento le tue labbra, che avvolgono le mie, le sento mentre si aprono in un sorriso, stai sorridendo in questo bacio, e non mi sembra vero.
Sei qui veramente.
Sei tornata.
Non me lo sto immaginando, tu sei tra le mie braccia, e mi stai baciando.
Questo attimo di noi, una cosa che ritenevo impossibile, siamo davvero insieme, di nuovo.
È un miracolo questo..

Il miracolo è che tu sia qui per me.


            Il tuo viso che si appoggia sopra il mio

            è normale che ci sia nei giorni miei

            ma se non ci fosse io quali giorni avrei?

           

            Fino a che ci sei

            i miei occhi su di te

            che si perdono dove inizia il tuo abbandono

            sono attimi non certezze penso che

            il miracolo è che tu sia qui per me

           

            E fino a che ci sei i miei occhi su di te

            che ti cercano nel lasciarti andare piano

            sono attimi da fermare quando vuoi

            per rubare al tempo attimi di noi 


           

           

             


Note di Nanek
Ormai non so più che scusa inventarmi per giustificare l'ennesima OS su Niall Horan,
Caro Niall, indirizzo a te queste due righe: perché mi ossessioni? perché non posso pensare a un prato verde che mi viene in mente un'ipotetica OS su di te? tell me why caro mio.. perché non so più che fare con te!!
Bene, dopo questo mini schizzo, passiamo a essere seri: ennesima os su Niall care lettrici! siete contente?
Beh, spero vi piaccia, ho pure il banner fatto bene, spero vi piaccia pure quello :D
Questa OS si intitola come una canzone di Nek, "Attimi" e ho riportato alcune frasi all'inizio e alla fine :)) mi piace tanto <3
che dire ancora, grazie Tomma per aver approvato questa os <3
ma grazie anche a tutte voi che state leggendo, spero di trovare qualche commentino ;))
Grazie dell'attenzione :))
Nanek


 

  
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