We don't get to choose who we love
You're the closest to heaven that
I'll ever be
and
I don't want to go home right now.
«Ser
Jaime?»
L’uomo
– il cavaliere, l’amante della regina, lo
Sterminatore
di Re – si volta, attirato dalla voce dalla sua compagna di
viaggio.
«Cosa
c’è?» Rimane con le labbra dischiuse,
pronte a
pronunciare il “donzella” di rito, ma poi si dice
che no, non lo farà. Le
persone hanno dei nomi, e lui ora è Jaime Lannister, per la
prima volta dopo
tanti anni. «Ti stai chiedendo quanto manchi ad Approdo del
Re?» chiede invece,
ostentando un’espressione rilassata.
Deve
riuscirci a malapena, perché Brienne di Tarth solleva un
sopracciglio. «Le due ragazze Stark mi verranno consegnate
subito?»
È
una domanda inutile, perché non può darle una
risposta. Cosa
potrebbe saperne lui? Forse le Stark neanche si trovano più
in città, forse suo
padre ha già messo le loro teste sulle picche. Ma Jaime
capisce, non serve che
Brienne dica altro: voleva chiedergli qualcosa di diverso o magari solo
riscuoterlo dal torpore e dal silenzio in cui era caduto da quando
avevano
lasciato Harrenhal.
È
evidente che non attende una risposta, perché lascia che la
mente del cavaliere vaghi indisturbata, che gli occhi si posino sui
graffi
esposti sul collo di lei; il sangue ha cominciato a raggrumarsi, ma
ciò non
rende meno vivido il ricordo di ciò che è
accaduto poco prima. Le ha salvato la
vita, trascinandola fuori dalla fossa dell’orso,
fronteggiando la creatura pur
sprovvisto di una mano. Aveva rischiato tutto per lei.
“Brienne,
la Vergine di Tarth. Brienne la Bella. Ma per me è
solo una donna più vicina agli dèi di quanto io
sia mai stato.”
«Ho
intenzione di mantenere la mia promessa» dice infine,
bagnandosi le labbra ormai secche.
Lo
agita il pensiero di rivedere Cersei, ora che è
così
vicino a riabbracciarla. Quante miglia mancano, quanti giorni di
cammino devono
ancora percorrere? Non ha più bisogno di tenersi lontano
dalla strada, può cavalcare
con una scorta: entro poco giungeranno ad Approdo del Re.
E
lui potrà rivedere lo sguardo innamorato di sua sorella.
Per
qualche assurda ragione, però, non è ancora
pronto a
terminare quel viaggio.
And all I can taste is this moment,
and
all I can breathe is your life,
'cause
sooner or later it's over.
I
just don't
want to miss you tonight.
«Cersei?»
Ora
capisce cosa lo spaventava. Lo capisce dallo sguardo di
sua sorella, dagli occhi verdi che si posano sul moncherino e non sul
suo
volto, non sulla consapevolezza di averlo ancora di fronte, vivo.
Qualcosa
nel petto va in pezzi, ma Jaime Lannister non
parlerebbe mai di un cuore infranto. Forse è solo una
costola incrinata che ha
sbattuto contro il petto – già,
dev’essere quello.
Cersei
è in piedi, ma non si muove, non lo raggiunge; è
Jaime, zoppicante, a doversi avvicinare. Muove incerto un passo, poi un
altro.
La sua mente corre a Brienne e al braccio a cui aggrapparsi, ma la mano
rimasta
tocca solo la pietra di una colonna. Quando finalmente la distanza tra
fratello
e sorella è ridotta, Cersei gli tocca la barba, mentre gli
occhi continuano a
vagare sul moncherino.
“Si
sta facendo coraggio? O vuole dimostrare di non aver
paura di questa mostruosità?”
«Sei
qui» sussurra, e finalmente Jaime ode la sua voce, nota
che trema. «La barba non ti dona.»
Jaime
sorride, apprezza il tentativo della sorella di rimandare
il discorso. Ma non gli basta.
Cerca
la sua bocca, la trova immediatamente, è fin troppo
abituato alla sua presenza; Cersei tenta di ritrarsi, probabilmente ha
paura
che qualcuno possa vederli, ma alla fine cede, gli cinge il collo con
le
braccia e affonda la mano in quei capelli pieni di fango e terra secca,
tra
quelle ciocche che di biondo hanno solo il ricordo.
Jaime
non sa cosa accadrà al termine di quel bacio, ma la
costola incrinata torna a fargli male – se ne uniscono anche
altre, di costole.
Come avrà fatto a cavalcare in quelle condizioni?
Vuole
sposarla. I Targaryen si erano sposati tra fratelli per
generazioni, questa era la scusa che si raccontavano fin da bambini, su
questo
avevano basato il loro amore: non è sporco, non è
pericoloso, è solo amore.
Vuole
sposarla, ma sa che Cersei non accetterà.
C’è qualcosa
nel modo in cui i suoi fianchi tendono ad allontanarsi dal moncherino
che
spinge Jaime a riflettere. A pensare che potrà lavare i
capelli e tagliare la
barba, però la mano non ricrescerà; né
rinascerà lo Sterminatore di Re che
dentro di lui ha ceduto il posto a Jaime Lannister.
Ci
penserà domani, però. Ora vuole assaporare quel
momento,
respirare il profumo di Cersei, la sua vita, e quella notte
è ancora presto per
qualunque cosa accadrà.
And you can't fight the tears that
ain't coming
or
the moment of truth in your lies.
«Attaccheremo
da nord.»
Brienne
aggrotta la fronte, confusa. «Sei
certo, ser Jaime?»
«Sì,
Brienne.» Il cavaliere arrotola le carte
prima di consegnarle al comandante del suo esercito, la Vergine di
Tarth. «Mia
sorella non se lo aspetterà.»
Legge
ancora un po’ di incertezza sul volto
della donna, ma non ha idea di quali parole usare per convincerla che
sta
facendo sul serio. Che sta appoggiando la causa dei ribelli. Che Cersei
Lannister perderà la corona a causa dei suoi fratelli.
«Tyrion
ha raggiunto Daenerys Targaryen: hanno
intenzione di marciare su Westeros.»
«Lo
trovo avventato» ribatte Brienne,
srotolando di nuovo una delle mappe e indicando i punti strategici.
«I Tyrell e
i Frey sostengono il re, e così anche i Bolton. Sansa Stark
è prigioniera dei
Lannister, la più piccola risulta ancora
scomparsa…»
«È
un modo gentile per dire che gli Stark non
esistono più.»
«E
i Greyjoy» continua «non sono uomini di
parola.»
«Come
i Frey» riflette Jaime.
Era
stato in quel momento che aveva capito,
quando sua sorella gli aveva riferito soddisfatta del piano di Tywin
Lannister
per debellare l’esercito del Nord. Un omicidio durante un
matrimonio, quando
Robb e Catelyn Stark credevano di essere al sicuro. Jaime –
quello vero, non lo
Sterminatore di Re, ma il Jaime Lannister che giocava con Tyrion a
Castel
Granito – si era chiesto cosa fosse peggio, tradire i propri
ospiti o spingere
un bambino giù da una torre, e la risposta era stata una
sola: lui lo aveva
fatto per amore. Non per restare al potere, non per annientare un
pericoloso nemico.
Non erano atti giustificabili in alcun modo, ma Jaime era stato spinto
dall’istinto di sopravvivenza. Dall’amore per una
donna che rischiava di venire
infangata, imprigionata e uccisa, se il piccolo Stark avesse parlato.
Tywin
e Cersei erano soddisfatti, senza contare
l’euforia del giovane Joffrey. Così diverso da
lui, così lontano.
Jaime
aveva capito.
«Come
i Frey» ripete Brienne. «Abbiamo Dorne
dalla nostra parte e potremmo guadagnare i Tully, ma Stannis Baratheon
è
l’ostacolo maggiore.»
«Lui
vuole il trono per sé, non appoggerebbe la
Targaryen e io non ho intenzione di appoggiare lui» dichiara
Jaime con il tono
di chi non vuole sentire ragioni. Sa che Brienne non lo
contraddirà, non quando
crede ancora che sia stato Stannis a uccidere il suo re. Come Jaime ha
ucciso
il re, il padre di Daenerys Targaryen, ma lui sente che è
quella la cosa giusta
da fare: Tyrion gli ha garantito che la ragazza era diversa, era
perfino andato
a Essos a controllare di persona le voci che gli erano giunte.
«Basta, per oggi
abbiamo concluso. Voglio riposare.»
“Rimani
con me, fammi compagnia, beviamo un po’
di vino e parliamo d’altro”: è quello
che vorrebbe dire, perché è stanco di
parlare di guerra, ma non vuole rimanere solo. Brienne era
un’ottima compagnia,
sa che la sua presenza è in grado di tranquillizzarlo.
Lei
rimane in silenzio, rigida nella sua
armatura. Piega leggermente il capo e si allontana; il braccio di Jaime
scatta
in avanti, in un disperato tentativo di fermarla, ma è la
mano sbagliata, tocca
il vuoto.
Brienne
però si ferma e resta comunque.
And I don't want the world to see me
'cause
I don't think that they'd understand.
Stringere
tra le braccia Brienne di Tarth doveva essere
strano, per chi ha cinto solo il corpo sinuoso di Cersei Lannister, per
questo
Jaime lo sta facendo.
Anche
accarezzare i suoi capelli corti e leggermente ispidi doveva
essere strano, così Jaime ha voluto provare.
E
le sue lentiggini? Era forse possibile toccarle? Jaime doveva
assicurarsene.
Come
doveva assicurarsi che sotto l’armatura ci fosse il
corpo di una donna.
Una
vocina gli dice che lo sapeva già, che un anno prima
l’aveva vista nuda in una vasca, a Harrenhal, ma Jaime la
mette a tacere con la
scusa che, in trecentosessantacinque giorni, un corpo sarebbe potuto
cambiare.
Il
corpo di Brienne è rimasto immutato, però. Ci
sono solo
delle cicatrici nuove, inferte da avversari che non hanno avuto il
tempo di
vantarsene. È la pelle di Jaime, tuttavia, quella
più solcata da segni rossi,
viola e neri: Brienne gli ha insegnato a combattere con la mano
sinistra e,
come lui le aveva chiesto, non è stata clemente.
Poco
importa, però, se dopo quei lividi vengono sommersi di
baci. Baci timidi e spaventati, baci imbarazzati, baci che fanno ridere
Jaime
sotto la barba – non l’ha tagliata, poi, gli
piaceva così. Brienne si sta
concedendo a lui per la terza volta e nessuno dei due sembra aver
compreso fino
in fondo ciò che sta succedendo; Jaime cerca di non darlo a
vedere e si finge
sicuro di sé, perché è divertente
vedere arrossire la donna – la sua
donna – e pensare che in quel campo
di battaglia sarà sempre lui a vincere.
Si
chiede, mentre costringe Brienne a sdraiarsi sotto di lui
e le bacia i grandi seni, se qualcuno del suo esercito sospetti di
loro. Quella
relazione sembra strana perfino a lui, abituato ai capelli morbidi di
Cersei e all’audacia
di Cersei e alle parole d’amore di Cersei. Brienne
è ingombrante, si sente
costantemente a disagio a farsi vedere senza vesti e non gli annebbia
la mente
con frasi belle e inconsistenti; Brienne lascia che lui la baci e si
morde le
labbra per non urlare, ma il suo sguardo rivela molto più di
tutte le parole
che potrebbe dire.
Il
mondo, gli aveva detto Cersei per anni, non doveva
scoprire di loro, perché non avrebbe capito.
Il
mondo, si dice Jaime ora, può anche scoprire di loro e, se
non capisce, andare a farsi fottere.
When everything's made to be broken
I
just want you to know who I am.
Il
Tempio di Baelor aveva sette torri, ma ora solo due sono
ancora in piedi.
Daenerys
Targaryen ha conquistato Approdo del Re e con esso i
Sette Regni, in sella all’imponente Drogon; gran parte della
città è in preda
alle fiamme – è stato necessario, era
l’unico modo per combattere gli Estranei
che avevano superato la Barriera – e Jaime non ha idea di
come farà la nuova
regina ad arginare i danni e salvare il suo popolo, però non
ha tempo per
fermarsi a pensare.
In
mezzo alle macerie e al popolo che grida aiuto, a lui
interessa solo raggiungere il Tempio di Baelor.
C’è
del sangue sulla sua armatura dorata, crede di averlo
anche sul volto, insieme a graffi e lividi; Brienne è stata
brava in quei due
anni, però, insegnandogli a combattere con la sinistra e a
difendersi quasi con
la stessa agilità di un tempo.
Chissà
dov’è Brienne in quel momento. Jaime
l’ha lasciata con
i Martell e Jorah Mormont, e tra loro solo Tyrion si è
accorto che si stava
allontanando: gli ha rivolto uno sguardo d’intesa,
preoccupato, ma non ha osato
fermarlo. Il mercenario è al suo fianco ed è una
spada valente, sa che lo
proteggerà, come sa che Brienne si proteggerà da
sola.
Mentre
entra nel tempio, la penultima torre cade. E mentre la
penultima torre cade, una donna solleva il capo dalle tre bare di
pietra
disposte, contro l’usanza religiosa che le voleva nelle
cripte, in fila al
centro dell’ingresso.
I
lunghi capelli biondi sono legati da un nastro verde in una
treccia che si avvolge su se stessa, sulla sommità del
cranio di Cersei
Lannister, bella e velenosa come sempre. Basterebbe un morso a uccidere
il più
valente dei cavalieri, ma Jaime ha bevuto il suo veleno così
tante volte, a
piccole dosi, che ormai ne è immune. Si avvicina disarmato,
poggiando la mano sui
sepolcri dei suoi nipoti – figli.
Joffrey
è morto per primo, poche settimane dopo il ritorno
del vero padre ad Approdo del Re; Jaime era già ripartito
con Brienne quando
era successo, così era stato accusato di avergli piantato
lui una spada nel
petto ed essere fuggito – l’accusa era arrivata
quando un corvo aveva portato
all’ora defunto Tywin Lannister la notizia che il suo figlio
prediletto stava
arruolando un esercito per sostenere il ritorno dei Targaryen.
A
lui è seguita Myrcella, uccisa a Dorne da un mercenario che
nessuno aveva voluto riconoscere come proprio emissario. Si dice che i
suoi
capelli biondi furono la sola parte che il sangue non
macchiò. Era bella,
Myrcella, e ora giace sotto una lastra di pietra.
Il
piccolo, grassottello Tommen è stato l’ultimo. Un
bambino
ucciso dal veleno destinato alla madre. Eppure lui non voleva le
verdure,
glielo aveva detto: qualunque bambino avrebbe preferito mangiare un
coscio di
pollo al suo posto, non importa se preso da un altro piatto quando la
proprietaria non era presente.
Ora
i tre figli di Jaime e Cersei riposano nel Tempio di
Baelor, con la loro madre costantemente presente a vegliarli. Cersei
è ancora
bella, ma profonde occhiaie scure solcano il suo viso. Sembra innocua
ora.
«Sei
qui» mormora, lo sguardo illuminato nel constatarlo.
Jaime
vede subito la sua follia.
Cersei
non vuole abbandonare i suoi figli nemmeno mentre il
fuoco divampa intorno alle loro tombe e non pare accorgersi delle urla
che
provengono dall’esterno, né del masso che pochi
secondi prima è caduto appena a
un metro di distanza da lei; in questo momento, Cersei assomiglia
più a Lysa
Arryn che alla sorella che Jaime baciava negli angoli remoti di Castel
Granito.
La
voleva cosciente, voleva trovare una regina pronta a difendere
la corona con le unghie, i denti e quel veleno che le scorreva nelle
vene;
d’altra parte, quando aveva saputo che sua sorella era nel
tempio e non seduta
sul Trono di Spade, Jaime aveva intuito che la donna che si sarebbe
trovato
davanti era diversa da quella che conosceva.
Le
si avvicina, le passa la mano sui capelli e lentamente,
ignorando a sua volta le fiamme, le sfila il nastro di velluto; la
treccia si
scoglie e la chioma bionda si libera, ma Jaime non è
soddisfatto. Tende il nastro
verde, lo usa per cingere il collo di Cersei.
L’espressione
di sua sorella è sorpresa, improvvisamente pare
riacquistare la ragione ed è questo che sprona Jaime a
stringere con forza, a
osservare le unghie della donna affondare nel proprio collo nel
tentativo di
liberarsi del nastro, la bocca dischiusa in un urlo silenzioso, gli
occhi
spalancati. Il volto perde colore, lo perdono perfino quelle occhiaie
scure
mentre le ginocchia sbattono contro il pavimento.
Cersei
emette un gemito.
Jaime
rimane a guardare i suoi occhi privi di vita, prima di
lasciar andare il nastro. Ha una sola mano, ma gli è bastata.
Il
fuoco divampa, avvolge il cadavere di Cersei e lui può
pensare solo a Brienne, a ciò che era fatto per non durare,
a tutte le volte in
cui le aveva chiesto di non chiamarlo “Sterminatore di
Re”.
«Jaime…
Il mio nome è
Jaime…»
L’ultima
torre cade.
I just want you to know who I am.
Ci
sono centinaia di bare dove un tempo sorgeva
il Tempio di Baelor; altre sono state costruite fuori dalle mura, altre
ancora
fra i resti delle abitazioni. Lord, cavalieri e popolani sono stati
seppelliti
tutti allo stesso modo, su volere di Daenerys Targaryen, prima del suo
nome,
Nata dalla Tempesta, regina degli Andali e dei Primi Uomini, e altri
appellativi che i suoi sudditi, al momento, non hanno intenzione di
ascoltare.
Vogliono pregare i propri dèi, antichi o nuovi – a
volte entrambi, perché ne
hanno bisogno.
Alcuni,
però, hanno insistito affinché i loro
coraggiosi amici abbiano una sepoltura più adeguata, e la
nuova regina li ha
accontentati. La prima fila del Cimitero di Baelor è
costituita da Bronn,
Daario Naharis, ser Barristan Selmy e nomi che Brienne non conosce. Li
ha però
onorati tutti, con fiori e preghiere, e ora è giunto
all’estrema destra della
fila e i suoi occhi, anche se non vorrebbe, si fanno umidi.
Indossa
la sua armatura, ma la spada che tiene
nel fodero non gli appartiene. Si sente nuda, pur in
quell’armatura, si sente
come quando era vestita di un abito rosa che stonava con il suo corpo
massiccio;
trema leggermente, anche se la primavera è giunta.
Ci
sono mille preghiere per quella tomba di
pietra, Brienne non ha ancora finito di recitarle quando il sole
tramonta
perché a essere mescola ringraziamenti, urla, ricordi, tutto
nella sua testa.
La bocca è arida, non potrebbe parlare nemmeno se volesse.
Infine,
dopo che anche i familiari più affranti
hanno lasciato le tombe dei loro caduti, Brienne estrae la spada e
perfora la
pietra. È acciaio di Valyria, può resistere a
tutto.
Recita
un giuramento, le palpebre abbassate, e
le labbra si muovono senza emettere suono; giura una volta, cento,
mille e poi
giura ancora. Esaurite le preghiere, i ringraziamenti e le promesse, la
Donna
di Tarth finalmente parla.
«Addio,
ser Jaime.»
Il
nome è inciso nella pietra: non Sterminatore
di Re, non cavaliere della Guardia Reale.
Jaime
Lannister.
Brienne
ha un solo motivo per non accasciarsi al
suolo, deve vivere per raccontare la sua storia. Per spiegare al mondo
chi era davvero Jaime Lannister.
Ieri sera mi sembrava più carina, meh. Vorrei riguardarla ancora, ma credo di dover aspettare un altro momento di sconvolgimento emotivo come ieri - e sinceramente non voglio augurarmelo presto, per cui l'ho corretta nella mia tranquillità di oggi e va bene così.
La storia si basa sulla canzone Iris (Goo Goo Dolls) e sulla citazione di Paracelso: "Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto." Doveva essere una Jaime/Brienne, ma Jaime è parte di Cersei, mi è difficile scrivere di lui senza nominarla o farla apparire. E farlo continuare a vivere senza di lei. È molto amaro come finale, mi dispiace (e aggiungerei che ho sofferto un sacco nello scriverlo)!
Sono partita dalla fine della terza stagione e ho cercato di non basarmi sui libri; ho comunque "peccato" un po' per quanto riguarda la profezia fatta a Cersei nei libri. Ma può apparire come un "caso", ecco. Spero. A ogni modo, è così che immagino finiranno i libri (o perlomeno che in questo modo morirà Cersei, strangolata da Jaime tra le fiamme). Non ho voluto sofferarmi troppo su ciò che succede nel mezzo della storia, sulle motivazioni che hanno spinto Tyrion a cercare Daenerys o i Martell ad appoggiare la causa dei Targaryen come Jaime: se lo avessi fatto, credo avrei finito per scrivere una long, e devo dire che questa storia di quasi 3000 parole doveva nascere come una drabble!
Ultimo, ma non ultimo: so che la citazione che ho messo come titolo è stra-utilizzata, però la amo. Ed è perfetta per loro tre.
Spero vi sia piaciuta e spero soprattutto di aver caratterizzato bene i personaggi.
Ora torno a piangere per Jaime.
Grazie!
Medusa, a Lannister