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Autore: atonement    06/08/2013    3 recensioni
E poi, giusto perché ormai era una regola, arrivò. Quel dettaglio che Darren, sciocco e innamorato, aveva momentaneamente dimenticato.
«Lo chiamerò Brian!»
Eccola lì, la fregatura.

E se fosse stato Darren a regalare Brian a Chris?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Little Brian


Disclaimer: I personaggi realmente esistenti non mi appartengono, non li conosco e non conosco nessuno ad essi correlato.
Non detengo diritti sulla loro immagine, che non intendo ledere, e tutto ciò che scrivo non è a scopo di lucro.
I fatti narrati sono solo frutto della mia fantasia.









Darren stava per fare una cazzata.

No, non una di quelle del tipo “va beh, si può sempre rimediare, in fondo è una sciocchezza”. No. Ciò che stava per fare era un’emerita, gigantesca, abnorme cazzata – e, come aggravante, ne era perfettamente consapevole.

Il problema alla base era, ovviamente, l’amore. Amore che Darren avrebbe definito “elfo dalla pelle chiarissima e dagli occhi cerulei”. O “signor Problema”.

Signor Problema che, per l’appunto, aveva desideri fondamentalmente semplici. Una cena a lume di candela, una gita al lunapark, un enorme pupazzo di Nemo… eppure – e, davvero, Darren avrebbe disperatamente voluto capire perché –, quando era Chris a fare certe richieste, queste diventavano improvvisamente impossibili da soddisfare, o strane, o imbarazzanti.

Il pupazzo di Nemo? Beh, “chi non lo vorrebbe?”, si era detto Darren. Dopotutto, Chris amava la Disney e Nemo era davvero un pesciolino adorabile – per quanto la preferita del moro restasse indubbiamente Dory.

Dunque, fin lì nulla di male. Ma Darren, dall’alto del suo metro e settantacinque scarso, avrebbe dovuto imparare che, quando si trattava di Chris Colfer, ogni cosa sarebbe potuta diventare, da un momento all’altro, il male. Perché ovviamente il suo ragazzo non si era limitato a saltare e urlare e strepitare – reazioni a cui Darren era abituato, e che bene o male sapeva come trattare. No.

Dopo un primo momento di esaltazione di fronte all’enorme faccia di Nemo e alla sua incredibile morbidezza, Chris aveva piazzato quello che per il moro era un ingombrante coso di pezza tra le sue braccia, e lo aveva guardato con gli occhi spalancati.

E Darren sapeva benissimo che, quando faceva così, c’era decisamente da preoccuparsi. Stava giusto pensando a come scappare, o nascondersi, o uccidersi, quando Chris aveva avanzato la richiesta.

«Dar, amore, mi reciti qualche battuta del film con la vocina di Nemo?»

E il moretto, dal basso del suo metro e settantacinque scarso, poteva forse dissentire, di fronte a quei due occhioni quasi lucidi che lo guardavano, lo imploravano di fare una cosa tanto imbarazzante?

Ovviamente no. Giusto per ricordare ancora una volta al suo povero ego quanto lui fosse senza spina dorsale di fronte a quella… specie di elfo alto qualcosa come un metro e ottanta stupidi centimetri.

Dunque, Darren stava per fare una cazzata. Perché, se quella volta Chris aveva praticamente sbavato di fronte ad una vetrina in cui spiccava un immenso pesce di pezza, stavolta la faccenda era molto più seria.

Il controtenore, mentre pranzavano insieme qualche giorno prima, aveva buttato lì, come se niente fosse, che quella mattina lo aveva fermato una fan che teneva in braccio un gatto piccolissimo e così carino che glielo avrebbe volentieri rubato per portarselo nel loro appartamento.

Comunque, era finita lì. In effetti, era proprio questo il punto: Chris non era affatto il tipo da chiedere regali, non se lo sarebbe mai nemmeno sognato.

E Darren, mentre fissava la vetrina del negozio di animali di fronte a sé, si rese conto con uno spasmo di orrore che era lui, lui, Darren Everett Criss, ad essere il problema. Perché Chris, effettivamente, non gli aveva mai fatto particolari richieste riguardo a particolari regali. Semplicemente, ogni tanto guardava con un certo interesse qualcosa, o diceva casualmente, spesso sovrappensiero, che gli sarebbe piaciuto fare o avere questo o quello. E Darren, pur di soddisfare ogni piccolo o grande desiderio del suo Chris, non si lasciava sfuggire nemmeno una parola, nemmeno una virgola di tutto ciò che diceva – sì, era talmente attento e cotto e innamorato che percepiva anche le virgole nei suoi discorsi chilometrici (perché, davvero, quel ragazzo parlava veramente tanto).

Così, Darren si picchiò mentalmente ancora una volta e, dopo aver raddrizzato la schiena solo per sentire che aveva effettivamente una spina dorsale, mise piede nel negozio.

«Mi sono fottuto da solo.»
 

-

 

Era tutto pronto. Darren, sotto consiglio della commessa, aveva comprato un’apposita scatola con tanto di fiocco – molto alla “Lilli e il Vagabondo” – in cui avrebbe messo per pochi minuti il piccolo gattino tigrato che aveva scelto, appena prima che arrivasse Chris.

Aprì la gabbietta del micio, prendendolo in braccio con delicatezza e osservandolo per qualche istante.

Sebbene fosse davvero tenero e carino, Darren non voleva coccolarlo troppo. Era per Chris, solo per lui, e il ragazzo voleva evitare che si affezionasse prima a lui che al controtenore. Il che non sarebbe stato difficile, visto che probabilmente Chris ci avrebbe dormito, mangiato, fatto il bagno e Dio solo sa cos’altro.

Oh, come sarebbe stato imbarazzante.

Posò delicatamente il gattino nella scatola appositamente imbottita e vi poggiò sopra il coperchio, senza chiuderla del tutto. Chris gli aveva appena inviato un messaggio, sarebbe arrivato a momenti.

«Stai buono piccolo, mi raccomando» sussurrò Darren al micio, più per allentare la tensione che per altro.

La verità è che adorava riempire Chris di regali, e ogni volta aspettava con trepidazione di vedere come avrebbe reagito. Darren era sicuro di non aver mai visto nessuno così entusiasta anche di fronte ai regali più semplici. Chris era sempre così felice e sorpreso, e in un modo così incredibilmente adorabile e sincero, che il moro era fermamente convinto che non esistesse niente di più bello che renderlo felice semplicemente così, sorprendendolo.

E Darren era anche abbastanza sicuro che non fossero i regali in sé a rendere Chris felice, quanto la consapevolezza che il moro ascoltasse tutto ciò che diceva, ogni singolo, sciocco desiderio.

Quando sentì la chiave girare nella serratura, Darren si fece da parte e spense tutte le luci tranne quelle che illuminavano l’ingresso, nascondendosi nell’ombra del salone. Da lì, sarebbe comunque riuscito a vedere la faccia di Chris e tutte le espressioni che avrebbe fatto.

«Dar, sono arriva – » Chris, appena entrato, si bloccò nel momento in cui vide una grossa scatola proprio di fronte a sé.

Chiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno un po’ confuso, prima che un sorriso involontario nascesse sulle sue labbra. Aveva capito.

Si inginocchiò di fronte alla scatola, certo che si trattasse dell’ennesima, meravigliosa sorpresa di Darren, e aggrottò leggermente le sopracciglia quando si rese conto che il coperchio non era stato ben fissato.

Fremeva talmente tanto dalla voglia di sapere che altro aveva combinato il suo ragazzo che aveva quasi paura di rompere la magia, ma la curiosità vinceva su tutto.

Alzò il coperchio, un po’ confuso, lo spostò di lato, guardò dentro la scatola e… e fece innamorare Darren, di nuovo. L’espressione sul suo viso era un po’ sorpresa, un po’ commossa, un po’ felice, un po’ semplicemente Chris.

Darren avrebbe voluto ridere di fronte ai suoi stupidi pensieri sdolcinati, ma preferì fare qualche passo avanti, in modo da entrare nel campo visivo del suo ragazzo.

«Ti piace?»

Chris alzò di scatto la testa, poi la riabbassò sul gatto, poi la rialzò e infine prese il gattino tra le braccia – o meglio, tra le mani – e cominciò a fare versi inteneriti che fecero ridere di cuore l’altro ragazzo.

Non ci volle molto perché Darren si trovasse Chris completamente spiaccicato addosso – con il gatto opportunamente tenuto di lato da un braccio del controtenore – mentre le sue orecchie venivano riempite da “grazie” e “ti amo” che lo fecero solo ridere più forte.

Lo strinse forte a sé e gli baciò le labbra, mentre l’altro continuava a far passare lo sguardo da lui al gatto, dal gatto a lui.

E poi, giusto perché ormai era una regola, arrivò. Quel dettaglio che Darren, sciocco e innamorato, aveva momentaneamente dimenticato.

«Lo chiamerò Brian!»

Eccola lì, la fregatura.

Il moro ci aveva messo qualche secondo a realizzare che stava parlando del gatto, e giusto la metà del tempo a capire il motivo di quel nome. No, non poteva fargli quello.

«Non pensarci nemmeno!» sbottò, arrossendo suo malgrado.

Non l’avrebbe mai permesso, aveva pur sempre il suo orgoglio di uomo da difendere! E il fatto che lui stesso si considerasse senza spina dorsale era un fattore del tutto trascurabile.

Chris non avrebbe mai, mai dato ad un gatto che lui gli aveva regalato il nome del personaggio che – come lo stesso Chris aveva ammesso – era praticamente il suo sogno erotico. Sogno erotico con cui, tra l’altro, Darren aveva ancora una certa rivalità. E al diavolo il fatto che si trattasse solo del protagonista di un telefilm.

«Non chiamerai un povero, innocente gattino come… come un puttaniere omosessuale qualunque!»

Chris lo guardò divertito e inarcò un sopracciglio, sorridendo ironico e scuotendo la testa.

«Amore, Brian Kinney non è un omosessuale qualunque. Lui è l’omosessuale. E questo gattino ha i suoi stessi occhioni! Guarda!»

Darren si trovò una palla di pelo praticamente spiaccicata in faccia e strizzò gli occhi, temendo che il gatto lo azzannasse o, peggio, lo graffiasse con i suoi piccoli artigli. Ma la povera bestiola non fece niente di tutto ciò e lui aprì gli occhi, trovandosi a fissare quelli del gattino di fronte a lui.

Spostò lo sguardo su Chris, pensando che solo lui poteva essere tanto idiota da dare a un gatto il nome di un puttaniere come Brian Kinney perché i due avevano gli stessi occhioni – occhioni? Occhioni?! Quale persona sana di mente avrebbe notato gli occhioni in Brian Kinney? – e scosse la testa, più divertito che esasperato.

«Mm» borbottò, comunque poco convinto. «E allora i miei occhioni?»

Chris rise intenerito e poggiò a terra Brian, avvicinandosi maggiormente al suo ragazzo. Il gattino si aggrappò subito alla sua gamba destra, mentre Chris avvolgeva le braccia attorno al collo del moro e gli baciava la punta del naso, guardandolo negli occhi.

«Non essere sciocco, Darren. Nessuno ha i tuoi occhi. Nessuno.»

E Darren si innamorò di lui. Ancora una volta.
















Note finali - Okay, la verità è che è da quando ho saputo che Chris ha un gatto di nome Brian che voglio scrivere questa cosa, perché non ho potuto non pensare subito al mitico Brian Kinney. Che, per chi non lo conoscesse (orrore c.c) è questo ragazzotto qui. Bruttino, vero?
Comunque, ho messo AU tra le note perché nella storia Darren e Chris stanno ufficialmente insieme e convivono, ecco tutto. Che poi io manco shippo i CrissColfer, quindi non so perché ho scritto 'sta cosa °-° E non so che altro dire perché è partito tutto dalla mia convinzione (?) che Chris abbia dato quel nome al suo gatto in riferimento a Brian Kinney, ma poi è diventata una one shot un po' scema su quanto Darren sia dolcioso e, per l'appunto, scemo. Perciò, grazie mille a chiunque sia riuscito ad arrivare alla fine di questo delirio XD


  
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