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Autore: CrimsonFox    07/08/2013    0 recensioni
1989.
Miami.
Loschi giri continuano nelle strade della città del vizio, così come continuano a muoversi gli uomini che la controllano.
Un solo uomo, smosso da strani ed incerti fatti, decide di ribellarsi a tutto questo con la stessa arma che l'ha tagliato: la mafia.
ATTENZIONE: Storia parallela e intrecciata a Miami Mafia di Wei. È importante seguire i capitoli di entrambi gli scrittori per capire in tutto e per tutto la storia.
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il tempo proseguiva il suo corso, ed era quasi giunta l'estate.
Questo caldo lancinante mi tartassava talmente tanto da impedirmi di uscire all'aperto durante il pomeriggio, quando il sole picchiava più forte la terra.
Decisi di stare in casa per l'ennesima volta, ad annoiarmi e ad aspettare che arrivasse la sera per tornare a mettere apposto il locale.
Era il 10 maggio, o giù di lì, ed ero seduto sulla mia poltrona di pelle quasi a pezzi a pensare a come avrei potuto passare quelle piccole ore che mi separavano dal posto in cui avevo scommesso, il Miami Mafia.
Accesi la televisione, magari davano qualche programma divertente sulle reti satelittari.
«Notizia flash: assassinato un noto imprenditore inglese, le indagini continuano».
«Parlano sempre e solo di queste stronzate» - pensavo in quel momento - «cazzi suoi se è morto, dirlo in pubblico non porta a nulla.»
Leggermente alterato, spensi la tv ed andai nel balcone a fumare una sigaretta.
Ogni volta che sentivo parlare di un assassinio mi veniva in mente il vecchio Garry, e mi chiedevo cosa fosse scattato in me quella notte di 4 anni fa.
«Non ci sono storie, non è stata colpa mia».
Ormai me lo ripetevo fra me e me almeno tre volte all'anno, senza alcun esito sulla mia psiche, ancora turbata dagli avvenimenti di quei tempi.
Anche se non era l'ora, presi le chiavi della mia auto e guidai fino al Miami Mafia; sarebbe stato meglio portarsi avanti col lavoro, piuttosto che perdere tempo con tutti i miei castelli mentali.
Continuai ad andare avanti e indietro per ore, fra scatoloni da svuotare e rotture simili, quando verso sera sentii dei passi provenire dal vialetto che conduceva al mio locale.
Mi voltai e vidi una figura femminile, alta un metro e 65 o poco più, indossante dei vestiti molto simili ai miei ma naturalmente ridisegnati su un modello da donna.
Lo sguardo trasudava sicurezza, cosa che potevo aspettarmi e non, visto che quello in cui ero era tecnicamente un locale, ma alle spalle di esso si celava un'organizzazione malavitosa.
Prima che potessi farlo io, esordì lei, con fare quasi eloquente, chiedendomi se avessimo aperto da poco.
Insomma, i soliti convenevoli del cazzo di cui non mi può interessare nulla.
Risposi di sì, spiegandole che ora la clientela era assente, ma che in compenso il futuro era abbastanza roseo e si contava di avere clienti in un tempo massimo di un mese.
Mi chiese poi come avremmo utilizzato le stanze non dedite al locale.
«E io che cazzo ne so? Ho aperto da due giorni, non son mica un professionista», pensai.
Cercando comunque di mantenere dei toni tranquilli, più che altro per la pubblicità che avrei potuto ricavarne in futuro, in un ipotetico caso, risposi che sarebbero state dedite a dei magazzini in cui conservare alcolici e quant'altro.
Intervenne nuovamente lei, sorridendo, chiedendomi se sapessi cosa fosse il RED.
Ci pensai un attimo e mi si flashò senza un motivo preciso il volto di Garry in testa.
Nel mentre rispose Seb, un compagno di vecchia data, che era entrato poco prima di me per aiutarmi a mettere a posto il tutto, dicendo di conoscerlo e coinvolgendo anche me, dato che il vecchio morto me ne parlò un paio di volte molto tempo fa.
«Ecco perché mi è balzato alla testa il suo viso», pensai ancora.
Continuò comunque lei, dicendomi in parole povere che si trattava di uno dei bordelli più grandi di Miami, di cui lei era proprietaria, e che una collaborazione sarebbe stata una cosa vantaggiosa per ambedue; al che feci un cenno di testa per annuire.
Dopodiché le solite monotone presentazioni, gli ennesimi convenevoli da quattro soldi e un buon sigaro all'aria aperta.
Parlammo di affari, di percentuali, e di cose di cui non capivo assolutamente nulla perché alle lezioni di economia del liceo non ero mai stato attento.
Però, inspiegabilmente, mi fidavo.
Era come aver di fronte a sé un amico d'infanzia, uno a cui affideresti la vita se fosse necessario.
Non mi era mai successo prima, ma ero felice di aver trovato qualcuno su cui sentivo di poter contare, anche se forse era solamente una mia impressione e non una vera e propria realtà.
Rimanemmo lì un altro paio d'ore a parlare di quest'idea e di Garry, anche se non mi piaceva parlarne troppo perché non ero ancora riuscito a mettermi l'anima in pace e ricordare il tutto mi infastidiva.
Dopodiché lei andò a dormire, io continuai a pulire il locale pensando al futuro prossimo che ormai mi attendeva.
Un misto fra legalità e illegalità, era forse questa la ricetta del successo?
Continuai a mettere apposto il Miami Mafia e a pensare a come poter assicurarmi un posto nella vetta della città, poi tornai a casa anch'io.
Mi sdraiai nel mio letto, erano ormai le 5 del mattino.
Speravo di addormentarmi il prima possibile per svegliarmi presto l'indomani, ma d'un tratto, senza motivi precisi, sentii il sangue partire dalle piante dei piedi ed arrivare fino al cervello.
Un'orribile sensazione iniziò a pervadermi all'improvviso, sentivo la testa letteralmente friggere e il tutto ribollire nelle vene.
Iniziai a sentire fischi nelle orecchie, mentre tutti i rumori esterni, come traffico, persone o simili, quasi isolati, come se fossi all'interno di una bolla d'aria dalla quale non potevo uscire.
Poi, per un solo secondo, un flash sul soffitto.
Macchia di sangue, ancora fresco, una sola frase sul soffitto, «LEI È QUELLA GIUSTA».
Chiusi di colpo gli occhi, inquietato dalla visione e chiedendomi cosa diavolo stesse accadendo, poi il sangue si calmo e riprese il suo flusso in tutto il corpo.
Mi sentii cadere verso il basso: una brezza fredda pervase il mio corpo da capo a fondo e mi lasciò lì, nel mio appartamento, in piena notte.
Più mi domandavo cosa succedesse in momenti del genere, più non trovavo risposte.
Decisi allora di rinunciare, e a sperare che la frase vista per un attimo sul soffitto fosse veritiera.
Mi addormentai, cullato dal dolce suono del vento che frusciava in tutta la stanza.
  
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