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Autore: bic    07/08/2013    2 recensioni
Valar Morghulis.
Due parole che le avevano aperto la strada verso un mondo nuovo, diverso da tutto ciò che fino ad allora aveva conosciuto...
Dove la porterà il viaggio che colei che un tempo era Arya Stark sta compiendo?
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Gendry Waters, Jon Snow, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fine di un lungo viaggio
 
Valar Morghulis.

Due parole che le avevano aperto la strada verso un mondo nuovo, diverso da tutto ciò che fino ad allora aveva conosciuto.
Erano le due parole che le aveva insegnato Jaqen H'ghar, le prime due parole che aveva imparato della lingua dell’antica Valyria.
Tutti devono morire.

Per anni aveva continuato a ripetere i nomi dell’odio, Dunsen, Polliver, Raff Dolcecuore, Messer Sottile e il Mastino. Ser Gregor, ser Amory, ser Ilyn, ser Meryn, re Joffrey, regina Cersei poi nei suoi pellegrinaggi aveva scoperto di doverne ripetere sempre di meno: Polliver e ser Armory erano stati uccisi da Jaqen H'ghar, poi anche il mastino era morto, Jeoffry era morto e dopo di loro molti altri, quasi tutti gli altri, non conosceva la sorte della regina Cersei e forse in realtà non le importava più molto.

Lei aveva avuto molti nomi, era stata persone diverse: Arya Stark, figlia di Ned Stark Lord di Grande inverno e Primo cavaliere del re, poi era stata Arry l’orfano amico di Gendry e Frittella, la coppiera di Tywin Lannister, la Mylady di Gendry... Chissà dov’erano Gendry e Frittella ora.
Aveva avuto altri nomi ed era stata qualcun altro da quando aveva lasciato Approdo del re.

Aveva tentato di tornare a casa, ma aveva scoperto che Grande Inverno era stato distrutto da Theon. Lo stesso Theon che suo padre aveva cresciuto come uno dei suoi figli, Theon che aveva ucciso e bruciato due bambini per confermare il suo potere.

Aveva pensato di raggiungere la Barriera dove suo fratello l’avrebbe accolta a braccia aperte, ma sapeva che i Guardiani della Notte non volevano donne alla Barriera e avrebbe rischiato di raggiungerla per esserne scacciata da lì a pochi anni: non sarebbe rimasta una bambina per sempre, purtroppo.

Così aveva raggiunto le città libere e da lì aveva scoperto la favolosa storia di una giovane donna, una regina che aveva molti nomi, proprio come lei: era nata dalla tempesta, era Khaleesi dei dothraki, era madre dei draghi.

Aveva deciso di unirsi a quella donna così forte, così impavida e ora la nave su cui viaggiava stava facendo rotta verso la baia degli schiavi. Su quella nave era un mozzo, il suo nome era Jon, il nome del suo fratello preferito, quel fratello che la capiva meglio di chiunque, l’unico in grado di leggere nel suo cuore l’ansia di combattere per la propria libertà, per non vivere sotto il giogo di un padre, di un fratello, di un marito. L’unico che le avesse donato uno strumento per permetterle di conquistarsi quella libertà: Ago.

I fuochi del porto illuminavano la notte scura e senza luna. Sarebbe scesa dalla nave appena attraccato, poi avrebbe trovato il modo di farsi ricevere dalla regina. Ormai faticava a farsi passare per un ragazzo, in quei tre anni era cresciuta parecchio e ora stava cominciando ad assumere forme decisamente più femminili, benché non fosse neanche lontanamente bella o aggraziata quanto Sansa.
La nave fu condotta in porto. La ragazza uscì silenziosamente, per lei era diventato molto facile sparire alla vista degli altri, era come un fantasma.
Si avviò verso il palazzo più imponente e maestoso della città, si accoccolò in un angolo e “scomparve”.

Le luci dell’alba la colsero impreparata: sembrava che nelle terre oltre il mare la luce fosse più forte e i colori più vividi. Aveva sentito voci secondo le quali la regina accoglieva personalmente i postulanti ogni giorno nel grande palazzo sui cui gradini aveva trascorso la notte.

Attese che le porte del palazzo si aprissero e si appostò dietro una colonna: era intenzionata ad osservare la situazione prima di lanciarsi a capofitto in qualcosa di sconosciuto. In più di un’occasione si era slavata la vita appena in tempo per non aver valutato attentamente ciò che stava per fare.

La regina apparve come una visione: i capelli argentei e la tunica chiara contrastavano con il colore scuro della carnagione abbronzata e i suoi occhi azzurri spiccavano come zaffiri. Si chiese se una donna di tale bellezza fosse reale o fosse solo un sogno. Sbatté più volte le palpebre e si rese ben presto conto che colei che aveva davanti poteva avere all’incirca l’età di suo fratello Robert. Ascoltò con attenzione i giudizi che dava nelle dispute e i consigli che forniva ai postulanti. la ragazzina non comprendeva ogni singola parola, ma capiva il senso generale delle richieste e delle risposte della regina.

La donna le sembrava oltre che molto bella anche molto saggia, così si fece avanti.
- E tu fanciulla, chi sei? – Domandò la regina con tono accondiscendente nella lingua delle città libere.
- Ho avuto molti  nomi maestà. L’ultimo, mentre ero su una nave proveniente da Braavos è stato Jon il mozzo. – la ragazzina aveva parlato nel dialetto di Braavos, ma non aveva ancora perso l’accento, così la regina continuò  nella lingua dei sette regni:- Interessante, qui abbiamo un mozzo che è una ragazza, che proviene da Braavos, ma è nata ad occidente. E dimmi fanciulla, dove sei nata esattamente?

La ragazzina puntò lo sguardo dritto in quello della regina, fino a quel momento aveva tenuto gli occhi bassi in segno di sottomissione, ma ora doveva dimostrare a colei che aveva di fronte di non essere una codarda e di volersi unire alla sua causa.
- Sono nata all’ombra della Barriera: l’inverno sta arrivando era il motto della nostra casata.
La regina sussultò: quel motto era degli Stark, sostenitori dell’usurpatore, cosa ci faceva lì quella ragazzina?
- Sei quindi una Stark?
- Come ti ho detto mia regina sono stata molte cose e sì, un tempo sono stata anche una Stark.
- Sei stata? Vuoi forse farmi credere che ora non lo sei più?
- No, maestà, una parte di me sarà sempre una Stark, e sarò sempre legata a Grande Inverno, ma la mia vita mi ha condotta in altre lande e non so se tornerò mai a quella che un tempo chiamavo casa, Grande Inverno è stata usurpata da un uomo cresciuto da mio padre come se fosse un figlio. E io, ora non ho più una casa, non sono qui per chiederti di restituirmi ciò che il destino mi ha tolto, ma per chiederti di tenermi al tuo fianco. Ho intenzione di riconquistare ciò che per generazioni è appartenuto alla mia famiglia e per farlo voglio aiutarti a conquistare ciò che è tuo di diritto. Tu più di chiunque altro dovresti comprendere la sincerità delle mie parole.

La ragazzina chiuse la bocca e, per la prima volta dopo tanto tempo, sentì scorrere sulle guance gocce che lasciavano solchi bianchi sul viso sporco. Erano salate quelle lacrime, avevano il sapore del mare che aveva attraversato.
  
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