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Autore: Milletrecento    14/02/2008    5 recensioni
Koki sta avendo un Capodanno fetido. Ed è in via di peggioramento repentino. Junno non ha autocontrollo, e il suo Capodanno non è migliore. ( KokixJunno. Più o meno. )
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Junnosuke, Koki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nata da una specie di sfida con una mia amica che detesta Junno (ciao Catlady XD) , potrebbe espandersi o restare così.



Koki Tanaka non era un ragazzo felice.

Era Capodanno, lui era stanco, affamato come un lupo e sudato come una bestia...e grazie alla fregola di Maru ora era anche più o meno in mutande nel corridoio dei camerini, con davanti un' attesa di due ore. E con la prospettiva di ritrovarsi schizzi di diocolosacosa su vestiti o effetti personali che gli sarebbero serviti per tornarsene a casa.

Senza contare che ogni cosa cospirava a ricordargli cosa non aveva.
CHI non aveva.
Con CHI non stava scopando LUI in uno spogliatoio, con chi non avrebbe visto il 2008.

Si avviò con passo pesante verso il camerino di Maru, determinato a vendicarsi ravanando tra la sua roba e usufruendo di ogni comodità appartenente al Passero Scopaiolo. E soprattutto sperando che le sue due ore di pace e vendetta fossero scevre da ogni presenza fastidiosa sul tipo "Junnosuke Taguchi, legittimo occupante dello spazio sunnominato".

Le sue speranze furono deluse anche in quello. Junno alzò gli occhi da un borsone rivolgendo al collega un sorriso adorante e un saluto con la mano, e fiondandosi verso di lui in un tempo irritantemente breve.

" Ehi...non sei ancora andato via,Koki ? "

"Evidentemente." sbuffò Koki e si stravaccò su un divanetto, prendendo cura nel centrare in pieno la giacca di Maru e sistemandosi comodo e spiegazzante.

"Pensavo che te ne fossi già andato...cosa ci fai ancora in mutande ? Oddio- non mi dire che Maru ha cacciato TE dal tuo camerino e ci si è imboscato con Ueda ! Beh...beati loro, no ? "

E PERSISTEVA, diobuono. Cercava di fare conversazione con il suo usuale fare appiccicoso, ostinandosi nella causa persa del rendersi gradevole con la sua risata irritante come le unghie sulla lavagna.

"Pensavi male." mugugnò Koki, più assorto nel recuperare dalla profondità dei cuscini del divanetto un sacchetto di noccioline

"Io ho finito...preferisci che vado ? "

Grazie a Dio o chi per esso...aveva capito. Koki grugnì una risposta dedicandosi alle noccioline. Stantie, ma più gradevoli di Taguchi.

"Sì, grazie."

E almeno quando se ne restava zitto la presenza di Junno era piuttosto facile da cancellare dalla mente.
Una nocciolina o due più tardi si rese conto, con irritazione gradatamente crescente, che a giudicare dal rumore di moccolo e di risucchi vari, il compagno di band si era preso anche un raffreddore con i fiocchi.
Splendido...ci mancava solo di farselo attaccare. Alzò un pollice indicando la porta senza nemmeno guardarlo.

"Fuori, tu e i tuoi germi."

Solo una volta alzata la testa Koki si accorse con un misto di imbarazzo e fastidio che Taguchi non stava smoccolando. O meglio, non lo stava facendo per il raffreddore a giudicare dalle lacrime che gli scendevano lungo le guance arrossate, dalle mascelle strette come se fosse sul punto di esplodere pur di trattenersi. Koki alzo un sopracciglio, palesemente in attesa di spiegazioni a quella scena da telenovela drammatica della domenica sera.

"Non vi...s-s-sto per niente si-simpatico, vero ? "

Contò mentalmente fino a dieci, poi fino a venti prima di rispondere. Nei KAT-TUN erano tutti come fratelli, e Junnosuke era quello adottato, insopportabile e mortalmente fastidioso, probabilmente generato da una qualche anomalia genetica inspiegabile. Mantenne la calma e si impose di tenere gli occhi abbassati sul sacchetto di noccioline e conservare un tono di voce tranquillo.

"No, Junno. Lo sai da anni che no. E piantala di frignare, per favore"

Lungi dall'ascoltare o dal salvare un brandello di dignità residua, la reazione di Junno fu quella di accasciarsi sul pavimento.
Ma che bello che bello, riflettè Koki. Stanco, in mutande, cacciato dal proprio camerino, sentimentalmente in crisi...e ora anche con Taguchi che si scioglieva in lacrime seduto sul pavimento del camerino, la faccia tra le mani e le spalle che tremavano senza ritegno.
Si alzò dal divano rapido, andando a chiudere a chiave la porta per poi accovacciarsi davanti al collega poggiandogli uan mano sulla spalla. Calmiamo il piagnucolante, spediamolo fuori e se Dio vuole il rivoltante episodio è cancellato.

"Cristo, Taguchi, non cambia niente se mi piangi davanti. Falla finita."

E in un momento, la sua situazione era diventata se possibile ancora peggiore. Junno gli si era letteralmente gettato addosso, le braccia strette attorno al collo e la faccia premuta contro la spalla, inondandolo di lacrime e di moccio. Da come stava singhiozzando, non sembrava intenzionato a fermare in tempi brevi quell' escalation isterica di cui riusciva a percepire solo brevi frammenti ululati tra i singhiozzi e gli sbavazzi. Qualcosa sul genere "Non ti piaccio" e "Nessuno mi vuole bene".

Koki trattenne l' impulso di strappargli le braccine dalle articolazioni per evitare scandali e si costrinse ad alzare una mano e a poggiargliela sulla spalla in una pacca consolatoria sbuffando. Ma che cazzo, perchè a LUI questi pipponi ? Perchè non a Ueda mezz' ora prima...perchè ?

"Merda. Beh, degli amici oltre a noi li hai, no ? Non fai schifo al mondo. A me sì, ma non sono indicativo. Ora piantala di sbavarmi sulla spalla e facciamo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta."

"Non mi importa degli altri. Voglio solo piacere a te..." mormorò Junno, staccandosi quel tanto che bastava per guardarlo in faccia.

Era come avere davanti l' ultimo cucciolo residuo in un negozio di animali, quello brutto e con la tigna. Certe persone non sono proprio attraenti quando piangono, e le lacrime avevano peggiorato la già catastrofica situazione estetica di Taguchi, donandogli un colorito a chiazze e un naso gocciolante moccolo. Un paio di occhi lucidi lo fissavano speranzosi, e le labbra tremule del compagno di band stavano facendo il valente tentativo di stirarsi in un sorriso.

Cazzo.

Ripetiamo:stanco, in mutande, cacciato dal proprio camerino, sentimentalmente in crisi...e aggiungiamo, con quel coso che aveva avuto la buona idea di innamorarsi di lui e ora lo guardava aspettandosi chissà cosa. Koki prese fiato preparandosi a troncare con metaforiche cesoie ogni speranza, giusto per non vederselo appiccicato al culo per tutti i tempi a venire.

"Taguchi. Io NON-"

Prima che la frase fosse stata completata venne troncata dalle labbra di Junno, premute su quelle del compagno di band con tutta la dignità e la coordinazione di chi si butti da una casa in fiamme. Koki considerò brevemente, in un solo istante, la possibilità di spingerlo via e pestarlo a sangue per rallegrarsi la serata....ipotesi allettante- Dio se lo era.

Quello che fece in effetti fu assecondare le labbra schiuse del compagno, lasciando le la lingua di lui si introducesse oltre le proprie in una carezza umida.
Carezza, oddio.
Era piuttosto una specie di carica all'assalto, disperata e umidiccia e con una tecnica risibile- baciare un labrador doveva esere così in effetti.
Ricambiò il bacio per qualche secondo, con tutto il coinvolgimento mentale di chi aspetti in coda alle poste, fronteggiando quel patetico assalto. E quel suono che sentiva dovevano essere gli ultimi frammenti della dignità di Taguchi che scendevano giù per il cesso con un suono delizioso.
Era...ammettiamolo, gli faceva schifo, quello sì. Era una persona irritante e un ragazzo orrido a dir poco. E baciava malissimo.
Era JUNNO, ma faceva troppa pena per ammazzarlo del tutto proprio a Capodanno.

Koki staccò le labbra da quelle di lui ancora dischiuse e alzò una mano a carezzare il volto di Junno, il pollice su una guancia, le dita riunite sull'altra.
E poi strinse con l' intenzione liberatoria di far male, fino a sentire il sodo dei denti oltre i muscoli delle guance.

"Vantatene. Raccontalo. E io giuro su Dio che ti faccio saltare i denti uno ad uno, Taguchi. Capito ? " sibilò, con una luce serissima negli occhi e un sorriso a tagliola.

Junno annuì per come poteva, mugugnando qualcosa prima che Koki gli lasciasse andare la faccia con uno spintone, rialzandosi e puntando la porta dritto filato.

Dio, che cazzo di sera.

Aveva bisogno di un drink. E di uno spazzolino da denti, urgentemente.

  
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