Teatro e Musical > Les Misérables
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Autore: saitou catcher    07/08/2013    8 recensioni
Valjean le lasciò il braccio per prendere le mani di lei tra le sue, immensamente più grandi e calde.
-Hai freddo, Fantine?- le chiese. Il tu gli era venuto spontaneo, senza che nemmeno lui sapesse come.
-Forse- rispose Fantine. -Nell'anima.
La canzone è tratta dal musical "The Phantom Of The Opera".
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Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hope, Fight, Dream, Love'
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Come with me,

where chains will never bind you

All your grief

at last, at last

behind you...

 

Le palpebre di Jean Valjean fremettero, ma gli occhi non si aprirono. Il corpo stanco e abbandonato si mosse debolmente nella poltrona, mentre una lacrima scivolava lungo la guancia.

-Fantine- sussurrò. Il nome tanto a lungo taciuto gli era infine sfuggito dalle labbra, scivolato via con il suo ultimo respiro, mentre la voce di lei si spegneva lentamente nell'aria.

Erano tanti anni che non sentiva la sua voce. Oh, sì, l'aveva sognata, ma non era che una debole eco dei suoi ricordi, a rammentargli che ci sono sogni che non possono essere. Eppure, adesso l'aveva sentita, come se lei fosse lì, accanto a lui, come se non l'avesse mai lasciato.

E nell'agonia degli ultimi minuti, la mente di Valjean ritornò a quella notte in cui aveva udito davvero la sua voce,quando le parole che si erano detti non erano state solo un sogno.

 

-Beh, direi che è tutto a posto, Monsieur Madeleine. Nulla di grave, proprio come voi avevate sostenuto.

Jean Valjean sorrise e si alzò lentamente dalla sedia, stiracchiandosi alla debole luce della candela poggiata sulla scrivania del dottore. Questi-un uomo magro, sulla sessantina, con grandi baffi grigi- lo fissava con particolare attenzione attraverso le lenti rotonde.

-Visto?- disse Valjean, ironico. -Nulla di grave, Non c'era nessun motivo per trascinarmi qui dal vostro studio, solo perché ho avuto un piccolo mancamento.

Il medico inarcò un sopracciglio. -Eravate letteralmente crollato sulla vostra scrivania, Monsieur Madeleine. Non lo chiamerei piccolo mancamento. Lavorate decisamente troppo, per un uomo della vostra età. Forse dovreste evitare di andare in giro a sollevare carretti.

Si scambiarono un piccolo sorriso, irrigidito dalla tensione in Valjean.

-Ma vi ho già trattenuto troppo- sospirò il medico, alzandosi. -È mezzanotte passata, dovreste dormire. Buonanotte, signor sindaco.

-Buonanotte, dottore.

Si strinsero la mano e Valjean si avviò verso la porta. Arrivatovi, posò la mano sulla maniglia, quindi esitò. Rimase per un istante immobile, poi si voltò lentamente.

-Dottore...-esitò. -Lei come sta?

Il medico nascose un sorriso. Pur senza dirlo, sapeva perfettamente di chi si stesse parlando.

-Non bene, purtroppo. La febbre è peggiorata, e ha delirato tutta la notte. Quella tosse che ha mi preoccupa.

I due uomini rimasero un istante in silenzio.

-Oggi non siete andati a trovarla- commentò il dottore, senza riuscire a nascondere del tutto la disapprovazione.

-Lo so- rispose Valjean, con una lieve nota d'irritazione nella voce.

-Ci è rimasta male. Vi ha aspettato per tutto il giorno. So che siete un uomo impegnato, ma credo che dovreste cercare di non mancare a quell'appuntamento. Fantine ci tiene e nelle sue condizioni credo sia meglio non negarle nulla.

A queste parole, Valjean s'irrigidì. -Beh, buonanotte, allora- mormorò, prima di aprire la porta ed uscire.

Avanzò nel corridoio senza quasi badare a dove si dirigeva, la mente persa in tutt'altri pensieri. No, quella mattina non era andato a trovare Fantine. Si era reso conto, per la prima volta, di quanto quella breve ora gli fosse necessaria. Nel momento in cui entrava nella sua stanza, e vedeva gli occhi di lei illuminarsi, tutti i problemi della giornata sembravano scomparire e contavano soltanto lei e i suoi occhi luminosi, e la sua mano tesa verso di lui.

Sì, si era reso conto di quanto ci tenesse, e questo l'aveva spaventato. Automaticamente, la sua mente era andata a quella notte in cui l'aveva incontrata, quella sera in cui il suo mondo era stato sconvolto e si era reso conto di amarla. Questa consapevolezza l'aveva spaventato. Aveva seppellito quel sentimento nella parte più segreta della sua mente, convinto che se avesse dato libero sfogo a ciò che provava, allora ciò che faceva per Fantine sarebbe stato dettato dall'egoismo e non dal sincero desiderio di aiutarla come prossimo.

Ma era così difficile dimenticarsi che l'amava, quando lei chiedeva di lui e nel momento in cui lo vedeva si illuminava in viso come una bambina il giorno di Natale. Così difficile ignorare il desiderio di stringerla tra le braccia e consolarla, quando lei, con gli occhi ormai senza più lacrime raccontava delle notti passate al porto, al freddo tra le braccia di uomini sconosciuti, sognando di giocare con Cosette, per poi svegliarsi e scoprirsi sola.

Perso in questi pensieri, Valjean si fermò improvvisamente e si accorse di essere in piedi davanti alla porta di Fantine. Le gambe l'avevano portato lì istintivamente, quasi che il suo corpo avesse urgenza di riempire il vuoto che l'assenza di lei aveva lasciato.

Per alcuni istante rimase immobile, cercando di convincersi che ormai lei dormiva, che era inutile disturbarla, che il giorno dopo ci sarebbe stato sicuramente tempo di andarla a trovare...

Poi li sentì. Singhiozzi lievi, ma strazianti, e la voce di lei che intonava una ninnananna...

 

Come to me

Cosette, the light is fading...

Don't you see

the evening star appearing?*

Hurry, dear, another day is dying

Don't you hear

the winter wind is crying?

There's a darkness

which comes without a warning

But I will sing you lullabies

and wake you in the morning...

 

Valjean rimase lì, come inchiodato, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, ascoltando la voce di lei morire in un pianto sommesso, e d'un tratto non ce la fece più. Aprì piano la porta ed entrò, avendo cura di non far rumore.

Fantine era seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera, gli occhi fissi su qualcosa che solo lei poteva vedere. Non si voltò quando entrò Valjean, non si mosse. Restò immobile, con la mano tesa davanti a sè, come per chiamare la sua bambina.

-Non riuscite a dormire?-chiese Valjean gentilmente.

Fantine trasalì e si volse verso di lui. La mano che aveva alzata ricadde mollemente sul lenzuolo e un singhiozzo le scosse il petto. Riuscì appena a fare segno di no con la testa, mentre gli ultimi singhiozzi le morivano tra le labbra.

-Volevo...- Valjean si morse le labbra senza sapere che dire. -Avete bisogno di qualcosa?

Fantine scosse la testa.

-Allora io me ne vado- sussurrò lui, senza però accennare a farlo. La sua mano si posò sulla maniglia con estrema lentezza.

-No- riuscì a dire lei. -Restate.

Valjean lasciò la maniglia e avanzò lentamente fino al letto di lei, sedendosi sul bordo in modo da non starle troppo vicino. Allungò la mano, poi la lasciò cadere.

-Avete fatto un brutto sogno?

Fantine annuì... e poi scosse la testa. -No... non era un brutto sogno. C'era Cosette, ed era tanto bella... indossava lo stesso vestitino che aveva l'ultima volta che l'ho vista... anche se probabilmente non le sta più, è grande ormai... Correva... e io per chiamarla usavo la stessa ninnananna che le cantavo sempre...

La sua voce si spezzò mentre le mani chiuse a pugno si abbattevano con violenza sulle lenzuola. -E invece lei non c'è, ed è grande ormai, ha imparato a camminare e io non l'ho vista! Sono passati tanti anni, così tanti, lei non si ricorda di me, ed io non la vedrò mai più...

S'interruppe. La mano di Valjean le serrava il braccio.

-Cosette sarà presto qui-le sussurrò lui con forza. - Ve l'ho promesso.

Fantine alzò lentamente la testa e lo guardò negli occhi.

-Oggi non siete venuto- disse con voce inespressiva.

Valjean le lasciò il braccio per prendere le mani di lei tra le sue, immensamente più grandi e calde.

-Hai freddo, Fantine?- le chiese. Il tu gli era venuto spontaneo, senza che nemmeno lui sapesse come.

-Forse- rispose Fantine. -Nell'anima.

-Lo so-rispose lui.

E Valjean lo sapeva veramente come ci si sentiva, quando l'odio e la disperazione stendono una patina di ghiaccio sulle tue emozioni, e dentro di te non c'è più niente, solo il vuoto, e la tua anima è lì, da qualche parte, ma tu non la senti, fino al giorno in cui ti convinci di non averla.

Fantine distolse lo sguardo da lui e, con gli occhi fissi su qualcosa che solo lei poteva vedere prese a parlare con voce sommessa e spezzata, quasi parlando tra sè:

 

There was a time

when men were kind,

when their voices were soft

and their words inviting;

there was a time

when love was blind

and the world was a song

and the song was exciting...

There was a time...

then it all went wrong.

 

Ma Valjean aveva già incominciato a scuotere la testa, quasi volesse negare le parole di lei, e improvvisamente levò una mano e le pose le dita sulle labbra per farla tacere.

Fantine s'interruppe ed alzò gli occhi, sorpresa.

E stavolta fu Valjean a parlare, la voce bassa e dolce, gli occhi fissi in quelli di lei:

 

No more talk

of darkness;

forget these

wide-eyed fears.

I'm here,

nothing can harm you,

my words will

warm and calm you.

 

Valjean tolse la mano dalle labbra di lei e le accarezzò la guancia, seguendo i solchi che le lacrime vi avevano disegnato, tracciando con le dita i contorni di quei lineamenti che ormai conosceva più dei propri. Sotto la la sua mano Fantine era immobile, il respiro trattenuto,gli occhi che non si staccavano da lui.

 

Let me be

your freedom,

let daylight

dry your tears.

I'm here,

with you, beside you,

to guard you

and to guide you...

 

Fantine prese un lungo respiro, gli occhi carichi di lacrime e abbassò lo sguardo,ignorando la mano di Valjean che gentilmente cercava di alzarle il viso.

Le labbra della donna si mossero,ma non ne uscì alcun suono. Allora Fantine prese un altro respiro e rispose con voce rotta dai singhiozzi, mormorando parole che forse aveva già pronunciato per qualcun altro, parole in cui voleva disperatamente credere di nuovo:

 

Say you love me,

every waking moment,

turn my head

with talk of summertime...

Say you need me

with you,

now and always...

 

Negli occhi che si alzarono su quelli di Valjean c'era una disperata preghiera, la stessa che in quel momento fu pronunciata con voce implorante dalle sue labbra esangui:

 

Promise me that all

you say is true-

that's all I ask

of you...

 

Valjean sorrise e scosse la testa, interrompendola dolcemente, gli occhi pieni di una gioia che Fantine non aveva mai visto prima.

 

Let me be

your shelter

let me be

your light.

You're safe:

no-one will find you-

your fears are

far behind you...

 

A quelle parole, Fantine si rabbuiò e di nuovo il suo sguardo si fece lontano,la sua voce assente, carica di stanchezza:

 

All I want

is freedom,

a world with

more night...

 

È quello che voglio anch'io, pensò Valjean, e forse insieme a te potrò averlo, forse tu puoi darmi l'unica libertà che conta veramente, e un mondo come quello che tu immagini è possibile anche per noi, Fantine, ed io posso dartelo, se solo tu dici quelle parole che confermeranno che non solo più solo...

Quasi avesse sentito il suo pensiero, Fantine si voltò verso di lui e gli prese la mano, stringendola come se non volesse mai più lasciarla, e la sua voce era più forte, mentre affondava gli occhi in quelli di lui e sussurrava:

 

And you,

always beside me,

to hold me

and to hide me...

 

Non aveva bisogno di sentire altro.

Valjean la circondò con le braccia e con estrema facilità la fece scendere dal letto. Nel momento in cui i suoi piedi toccarono il pavimento, Fantine si aggrappò alle spalle di lui per non cadere, ma il braccio dell'uomo era saldo intorno alla sua vita, mentre la mano aperta le accarezzava delicatamente la schiena.

Fantine alzò lentamente la testa, Valjean abbassò la sua: e fu guardandola negli occhi che lui pronunciò per la prima volta quelle parole che non aveva mai detto a nessuno, ma che erano sempre state lì, scritte in fondo al suo cuore, quasi in attesa di trovare la persona giusta a cui essere pronunciate:

 

Then say you'll share with

me one

love, one lifetime...

let me lead you

from your solitude...

Say you need me

with you

here, beside you...

Anywhere you go

let me go too-

Fantine,

that's all I ask

of you...

 

Fantine fece due passi indietro, ma non lasciò il rifugio delle sue braccia, non distolse gli occhi da lui. Gli posò la mano sul petto e Valjean la vide vibrare ai colpi impazziti del suo cuore. Fantine sorrise- era la prima volta che la vedeva sorridere- e rispose con una voce che non era più spezzata dal pianto.

 

Say you'll share with

me one

love, one lifetime...

say the word

and I will follow you...

 

Valjean l'avrebbe detta mille volte, quella parola, se questo serviva a renderle gli occhi così luminosi, a farla sorridere in quel modo che la faceva diventare ancora più bella, a far sì che il suo viso non sembrasse più così affilato, e spaurito.

Le loro voci diventarono una sola, così come le loro mani intrecciate sul cuore di lui, come i loro sguardi che sembravano non volersi più lasciare:

 

Share each day with

me, each

night, each morning...

 

Say you love me...

 

Implorò Fantine, con gli occhi fissi al suo viso.

 

You know I do...

 

Confermò teneramente Valjean.

I loro visi erano più vicini, ora, le loro voci più fievoli...

 

Love me-

that's all I ask

of you...

 

Valjean non aveva pensato di baciare Fantine, ma ora lo stava facendo, e non era per niente difficile. Anzi,era perfettamente naturale, come se fosse giusto che loro fossero lì, insieme, che le labbra morbide di lei ricambiassero il suo bacio. Era così che doveva essere.

Nel momento in cui se ne rese conto, la felicità lo travolse, più intensa di qualunque cosa avesse mai provato. Ridendo mentre ancora la baciava, Valjean la sollevò e la fece rotare, e la sua felicità aumentò nel sentire lei che gli si aggrappava alle spalle e rideva.

Si separarono, con gli occhi scintillanti e cantarono di nuovo, con le voci che esplodevano dalla gioia:

 

Anywhere you go

let me go too...

Love me-

that's all I ask

of you...

 

Rimasero per qualche istante in silenzio, abbracciati, mentre Valjean deponeva una serie di piccoli baci sulla tempia e sulla fronte di Fantine. Poi, chinatosi, le fece passare un braccio sotto le ginocchia e la sollevò, riportandola al letto. Dopo averla posta sul materasso, la coprì con le lenzuola. Si piegò a baciarle una guancia, quindi, con un'ultima carezza, fece per andarsene.

-No-la mano di Fantine sbucò da sotto le coperte e lo trattenne. -Restat... resta. Per favore.

Valjean abbassò gli occhi e la osservò con tutta la dolcezza del mondo. Quindi si sedette sul bordo del letto e le prese la mano, tenendogliela finché non sentì il suo respiro farsi regolare, sentendo dentro di sè che da quel momento in poi tutto sarebbe stato diverso.

 

E poi, lei era morta.

Nel momento in cui se n'era reso conto, era stato come se il mondo intorno a lui esplodesse, distruggendosi con lo spaventoso rumore che devono fare i sogni quando s'infrangono. Ma non aveva avuto tempo di pensarci, allora. Troppe cose c'erano da fare, sfuggire a Javert, recuperare Cosette, mantenere la promessa fatta a Fantine, eppoi ancora fuggire. In quei momenti, il dolore era stato allontonato, soffocato dall'istinto di sopravvivere.

Ma quando si erano rifugiati al Petit-Picpus, con Cosette finalmente al sicuro e Javert sviato,allora il dolore era tornato, lancinante, devastante, più di qualsiasi altra cosa, svegliandolo nel cuore della notte, mentre di lui eccheggiava ancora quello spaventoso rumore di sogni infranti e il suo cuore lanciava grida mute.

Perché?, era questo che il suo cuore gridava. Perché è dovuta morire? Ora sono di nuovo solo, solo dopo che avevo trovato una persona da amare, solo dopo aver trovato qualcuno con cui condividere la vita. Era questo ciò che volevo veramente, in fondo. Non mi sembra di aver chiesto troppo.

Col tempo, i ricordi si erano sbiaditi, il dolore si era attenuato. E adesso che era lì, aspettando di morire, i ricordi tornavano in tutta la loro dolcezza, riempendogli gli occhi di lacrime.

-Papà!Papà! Stai bene? Perché te ne sei andato?

Il suono di una voce dolce accanto a lui gli fece riaprire gli occhi. Cosette era inginocchiata ai suoi piedi, sul viso un' espressione angosciata, mentre gli stringeva il braccio.

Cosette, il suo amore, la sua bambina. Cosette, che aveva gli occhi azzurri come quelli di Fantine. Nel vederla, Valjean sorrise con dolcezza, il dolore in lui che si attenuava. Ora che lei era lì, lui poteva andarsene in pace, sapendo di lasciarla con qualcuno che l'avrebbe amata e protetta.

Chiuse gli occhi, mentre sentiva la vita spegnersi in lui. Adesso era pronto. Libero di volare via, verso la pace...

Ma non da solo.

 

Say you'll share with

me one

love, one lifetime...

Lead me, save me

from my solitude...

Say you want me

with you,

here beside you...

Anywhere you go

let me go too-

Fantine,

that's all I ask of you...

 

Aprì gli occhi e, attraverso il velo delle lacrime, la vide: Fantine, più bella di come la ricordava, felice come non era mai stata. Fu come se, in quel momento venissero cancellati tutti gli anni di sofferenze che li avevano divisi. Il cuore di Valjean ebbe un ultimo, stanco, palpito.

-Fantine-sussurrò col poco di voce che gli rimaneva.

Lei sorrise, e tese la mano verso di lui.

 

Take my hand,

I'll lead you

to salvation...

Take my love,

for love is

everlasting...

 

E Valjean la prese e andò con lei, perché era giusto così, perché arrivati a quel punto, non c'era più nulla, ormai, che lui desiderasse.

Si voltò e guardò per un'ultima volta la sua Cosette. Piangeva. E Valjean, stupito, si chiese perché piangesse, quando lui si sentiva così felice.

-È ora di andare-gli disse Fantine, accanto a lui.

Valjean si voltò, e per la prima volta realizzò veramente di essere lì con lei.

-Siamo morti, Fantine?- le chiese.

Lei gli sorrise.

-Siamo insieme-rispose.

Ed era la sola risposta di cui Valjean avesse bisogno.

 

E finalmente ce l'abbiamo fatta!

Mi chiedo perché, ogni volta che comincio una one-shot, ci metto gli anni a terminarla.

Ma bando alle ciance e partiamo coi ringraziamenti:

-a mia sorella Catcher, che mi fa pressione perché continui le mie storie e semplicemente perché è lei.

-a I love penguin, perché mi stalkera peggio di Catcher, mi fa pubblicità ed è un amica meravigliosa.

-a tutti coloro che leggeranno, e a tutti quelli che recensiranno. Mi raccomando, spietati!

 

 

 

 

  
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