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Autore: hangover    08/08/2013    3 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zayn:
Quella mattina la classe sembrava vuota. Eppure, tutti i banchi erano pieni. Tutti, tranne uno: quello di Niall. E sembrava così strano che un’unica persona potesse fare la differenza. Io, Liam e Lou prendemmo posto in silenzio, con il capo basso, cercando di evitare gli sguardi di tutti i nostri compagni di corso. Le occhiatine curiose, le voci ridotte a sussurri che commentavano ciò che era accaduto, i passi lenti e strascicati degli altri ragazzi mi arrivavano dritti al cervello come colpi di pistola. Non me la sentivo di parlare con loro e nemmeno di raccontare per l’ennesima volta cosa fosse capitato al mio migliore amico. Era come se ogni volta che parlassi di lui rivivessi quei pochi istanti in cui sua madre mi aveva rintracciato per telefono e, tra le lacrime, mi aveva dato la tragica notizia.
“Zayn, sei tu?” aveva chiesto quella mattina la signora Horan, scandendo a fatica le parole. Quando ricevette una risposta affermativa, mi diede l’annuncio. Me lo disse come se fosse un’estranea, come se la persona che si trovava con un tubo ficcato nella gola per respirare non fosse suo figlio. E ringraziai il Cielo che al mio fianco, in quel preciso istante, ci fosse con me Liam. Fu lui che guardò la mia reazione, che mi vide cadere per terra, con il cellulare in mano. E fu sempre lui che mi aiutò a rialzarmi e a dirmi che Niall ce l’avrebbe fatta, perché lui era forte e dovevamo esserlo tutti noi.
Mi lasciai cadere stancamente su una sedia, in fondo alla classe. Mi guardai intorno, cercando Liam con lo sguardo. Anche lui non era messo bene: il suo viso era pallido e capii che nemmeno lui quella notte era riuscito a chiudere occhio. appena i nostri occhi si incontrarono, lui mi sorrise con fatica. Ricambiai e poi mi voltai a guardare la professoressa Meyer, di scienze. Era entrata in classe accompagnata dal rumore dei suoi tacchi che picchiettavano sul pavimento. Abbandonò distrattamente i suoi libri sulla cattedra, insieme ad un altro mucchio di scartoffie. Non si sedette immediatamente sulla sua sedia, ma assunse un’aria solenne, come di chi è sul punto di fare un discorso all’intera nazione.
“Sono venuta a sapere dell’incidente che ha fatto il vostro compagno Niall Horan” iniziò a dire la donna. La classe, appena sentì nominare il mio amico, rivolse lo sguardo verso me, Liam e Louis, in quanto sapevano che noi tre avevamo molti più rapporti con lui.
“Brutta faccenda, davvero. Purtroppo questi episodi ci insegnano che alcune cose non possono essere giustificate con la razionalità. Horan è stato vittima di un brutto scherzo del destino. La sola cosa che possiamo fare è sperare che tutto si risolva per il meglio.” Concluse la signora Meyer, mettendosi a sedere a facendo cenno di fare silenzio alla classe.
Già, il destino. Che brutto nome quello che diamo alle cose che non possiamo controllare. Se solo avessi avuto il potere di bloccare il tempo o di prevedere il futuro, sicuramente non avrei permesso che tutto ciò fosse accaduto. Mi fece sorridere per un momento il fatto che un’insegnante di scienze, così impostata e fedele al potere della ragione, avesse parlato di fatalità.
E, in effetti, a cosa si doveva quella tragedia se non alla fatalità?
 
 
“Lee, aspetta” bloccai il mio ragazzo per un polso. Mi aveva riaccompagnato a casa ed era sceso per potermi salutare meglio. Ma mentre era sul punto di andare via, sentii la necessità di dirgli qualcosa.
“Dimmi” sorrise lui, con quello sguardo che aveva il potere di farmi sciogliere.
“Sai, quello che è accaduto a Niall mi ha fatto capire molte cose” iniziai a dire, prendendolo per una mano.
“Tipo?” domandò Liam, alzando un sopracciglio.
“Tipo che se dovesse succedere a me una cosa simile, voglio che tu sappia quanto io abbia tenuto a noi e, soprattutto, a te” confessai senza prendere fiato. Mi dissi che non avevo bisogno d’aria per parlare con quel meraviglioso ragazzo sorridente di fronte a me. No, era il mio cuore a parlare, non la mia bocca.
Liam mi abbracciò forte, mettendo la testa nell’incavo tra la mia mascella e la spalla.
“Oh, Zay. Non ti succederà nulla del genere” fece lui baciandomi piano il collo.
“Come puoi dirlo?” chiesi io frizionandogli i corti capelli castani.
“Perché io sarò sempre con te. E farò in modo che non ti accada nulla del genere.” Affermò lui, con tanta semplicità da sembrare quasi una risposta infantile.
Ma io dovevo dirglielo. Non potevo tenermi dentro quel peso enorme.
Se poi non avessi avuto tempo?
Se avessi cambiato idea?
E se lui non fosse ancora pronto per ciò che stavo per confessargli?
Tutto ciò che era capitato a Niall mi aveva profondamente scosso e mi resi conto che noi siamo solo dei burattini nelle mani del destino. Ci vediamo, ci parliamo, magari ci amiamo o ci odiamo, ma noi possiamo solamente contribuire alla sua immensa opera. Si vive una sola volta. E se solo avessi avuto l’occasione di rinascere e di ripercorrere la mia vita, io avrei scelto infinite volte Liam Payne come mio compagno di viaggio.
“Lee, devo dirti una cosa” iniziai guardandomi nervosamente le nocche delle mani. Da quando stavo con lui, sembrava come se tutto il coraggio e la sfacciataggine mi avessero abbandonato. Avevo paura, una paura indescrivibile. Tremavo.
“Cosa?” domandò lui, con un’espressione a metà tra il preoccupato ed il curioso. Non nascose, però, il suo solito sorrisetto ingenuo.
Non potevo tenermelo dentro ancora per molto.
Dovevo dirglielo, ed in fretta.
La gola mi si seccò, divenne come una specie di deserto. Il cuore iniziò a balzarmi fin sopra il cervello: sentivo i battiti pulsarmi velocemente nelle tempie. Un’unica goccia di sudore mi imperlò la fronte. Le mani a stento tenevano fermo il mio pacchetto di sigarette.
Maledizione.
Maledizione a me, che sembravo aver perso ogni modo per comunicare.
Maledizione a lui e ad i suoi occhi.
Maledizione all’amore.
“Ecco, io..” balbettai, in evidente difficoltà, prima di ripiombare nel silenzio più teso. Poi, lui mi abbracciò, come se volesse incoraggiarmi ad andare avanti.
Risposi all’abbraccio e mi convinsi che quello era il solo modo che avevo per poterglielo dire. Sussurrarglielo piano, accarezzare il suo collo con il mio respiro, senza vedere i suoi occhi.
“Ti amo, Liam”
Ormai era andata. Così, tutto rapidissimo e senza giri di parole. Non mi importava cosa avesse detto, se mi avesse riso in faccia o se semplicemente fosse rimasto in silenzio.
In realtà, rise, euforico, inondandomi i timpani della prima risata da quando Nialler era finito in un lettino di ospedale.
“Non è giusto, però” commentò con semplicità. Mio Dio, aveva la forza di sorprendermi anche quando temevo di essere sull’orlo di uno svenimento.
“Cosa?” feci io, senza smettere di inalare il suo profumo delicato.
“Che sia sempre tu a dirmi le cose per primo. Quando ci siamo messi insieme, ricordi? Sei stato tu a voler iniziare il discorso. Adesso dici di amarmi tu per primo. Sembra che io non provi nulla per te” commentò Liam, alternando un bacio sul collo ad ogni frase.
“Ed è così? Tu non provi nulla?” lo provocai, anche se in cuor mio avevo un minimo di terrore che la mia supposizione fosse reale.
Mi guardò negli occhi: due toni di marrone che si scontravano, creando l’armonia perfetta.
“Anche io ti amo” affermò. Non potevo esserne più felice. Lo baciai, incurante di tutto, del mondo, di chi poteva vederci.
Il mondo era nostro. Mio e di Liam, la persona che amavo.
 
 
 
 
Harry:
Quel pomeriggio non avevo mai odiato tanto gli ospedali in tutta la mia vita. Io e Louis eravamo in quella dannata stanza che puzzava di alcol da tanto, troppo tempo. Di fronte a noi, Niall Horan era immobile, come morto, con diversi tubicini conficcati nella gola e nel naso. Accanto a lui, c’era una signora, sicuramente la madre, che gli accarezzava febbrilmente la mano.
A dire il vero, lo faceva da almeno diverse ore, tanto che sembrava un gesto meccanico, come se la donna avesse l’obbligo di farlo. Sulla sedia accanto alla mia, invece, Louis aveva lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava che i suoi respiri andassero a ritmo con la macchinetta che scandiva i battiti cardiaci lenti di Niall. Tenevo la mano sul suo ginocchio, per fargli sentire che io ero lì, che c’ero per lui.
Mi voltai ad osservare ancora Niall e mi sentii male, inadeguato.
Quanto è ingiusta la vita. Prima io gli ho fregato il ragazzo, poi gli si era accollato Andy e adesso questo. Era capitato tutto in un brevissimo lasso di tempo; tra capo e collo aveva avuto tutte le ingiustizie possibili. Sapevo cosa lui pensasse di me e cosa avesse detto a Louis sul mio conto. Ma in quel momento era come se tutto si fosse annullato, come se tutto appartenesse ad un’altra dimensione. Provavo pena e dolore, un atroce dolore che saliva fino sopra la testa. E ciò che più mi faceva male era quel senso di impotenza, di non poter fare nulla se non pregare che tutto andasse per il meglio.
Oh, povero Niall Horan, l’irlandese gay che amava il casino e scoparsi gli sconosciuti. Chi lo avrebbe detto che sarebbe stato proprio uno sconosciuto a ridurlo in quel modo?
All’improvviso, sentii il mio telefono vibrare. Mi sembrava scortese rispondere in quel contesto di silenzio e raccoglimento, così: “Lou, esco un attimo a rispondere” sussurrai, prima di alzarmi e lasciare il mio ragazzo con un bacio sulla tempia. Lui annuì, segno che aveva capito.
Mi precipitai dalla stanza, andando a finire in uno di quei corridoi che sapevano di igiene dell’ospedale.
“Pronto?” risposi al cellulare con voce bassa e mesta.
“Harry, ma dove cazzo sei finito? Hai dimenticato che mi hai fatto comprare dell’erba per oggi pomeriggio? Dimmi dove..” esclamò Andy dall’altro capo, ignaro dell’accaduto.
Lo interruppi: “Sono in ospedale”.
“A fare cosa?” chiese facendo un profondo respiro.
“Niall. Niall Horan ha fatto un incidente e non è messo bene”
Silenzio. Non disse nulla per una manciata di secondi.
“Ah” articolò, non sapendo cos’altro aggiungere.
“Sarebbe bene se venissi a fargli visita” gli proposi, osservando distrattamente delle infermiere che girovagano con una barella vuota per tutto lo spazio del corridoio.
“Sei da solo?” domandò il mio amico, secco ed inespressivo.
“No, con me c’è Louis. Siamo all’ospedale di Kensington. Vieni” lo liquidai subito, senza aspettare una risposta. Era un suo dovere accertarsi di come stesse Niall, doveva per forza raggiungermi.
 
 
 
 
Louis:
Osservavo la signora Horan da un po’ e non mi era mai sembrata tanto esausta. Era ancora nella medesima posizione forse da ore, senza muoversi. Decisi di alazarmi e di andare a vedere se quella povera donna avesse avuto bisogno di qualcosa: a quanto avevo capito, non toccava cibo da quando Niall era ricoverato. Mi avvicinai a lei, facendo il meno rumore possibile, convinto che il mio amico avesse potuto disturbarsi. Le posai una mano sulla spalla, come se volessi risvegliarla dal sonno mentale in cui era caduta.
“Signora Horan, forse è meglio che vada a riposare. Altrimenti dovremo ricoverare anche lei” dissi, cercando di sdrammatizzare quella situazione fin troppo tremenda. Lei alzò gli occhi azzurri, molto simili a quelli del figlio, e per un attimo ebbi paura. Indietreggiai di qualche millimetro, perché vidi che quelle iridi avevano assunto un’espressione a dir poco fuori dal normale. Sembrava che non brillassero più, che al posto della trasparenza comune di un occhio fosse stata messa una patina che fungeva da filtro per tutte le emozioni. Non si capiva bene se ciò che stesse provando la signora Horan fosse dolore, tristezza o rammarico: nulla, i suoi occhi non lasciavano trasparire esattamente nulla. però, ciò che disse dopo mi fece confondere ancora di più: “Secondo te, se non fosse stato gay, sarebbe successo tutto questo?”.
A quel punto, iniziai a credere che quella donna fosse del tutto impazzita a causa del dolore e della mancanza di cibo nel suo stomaco.
“Be’, queste cose succedono indipendentemente dall’orientamento sessuale, signora” risposi accennando un sorriso sghembo.
Che la madre di Niall sapesse che suo figlio fosse gay era evidente da molto tempo. Ma non riuscivo a cogliere il nesso tra la quasi morte del mio amico ed il fatto che a lui piacessero i ragazzi.
“Invece si, Louis. Immagina se Niall quella sera avesse accompagnato una ragazza a casa” iniziò a dire la signora, senza staccare gli occhi dal figlio.
Deglutii. Quella donna mi stava seriamente mettendo paura con quelle assurdità.
“Si?” la incitai a continuare. Magari se avesse finito il concetto, forse tutto quanto avrebbe avuto più senso.
“Forse avrebbero fatto comunque un incidente. Ma sicuramente la colpa sarebbe stata del mio Niall e basta. Io non sarei stata così male pensando che tutto quanto è successo a causa di uno sconosciuto. Mi capisci, vero?”
No, in realtà facevo una fatica enorme per cercare di star dietro a quel discorso che non aveva né capo né coda. Mi schiarii la voce e le tesi la mano, così che la signora Horan potesse alzarsi e seguirmi fuori dalla stanza. Notai che esitò, stringendo forte il lenzuolo che copriva il figlio.
“Signora, Niall non resterà solo. Harry verrà qui e..” tentai di dissuaderla, cercando in tutti i modi di farle abbandonare quella camera.
“E’ il tuo ragazzo, no? Quel ricciolino, Harry. E’ il tuo ragazzo?” chiese lei, andando completamente fuori discorso per la seconda volta. Quando parlò, sembrò che la voce avesse assunto una tonalità acuta, al limite di un urlo isterico.
“No, signora. Siamo solo amici” mentii sentendo le guancie imporporarsi per l’imbarazzo.
“Tranquillo, ragazzo. Non lo dirò mica a tua madre” commentò lei, burbera.
“No, è la verità. Harry è un caro amico, tutto qui”
Poi, la feci mettere in piedi sperando avesse evitato qualche domanda imbarazzante per qualche minuto, e feci in modo che si poggiasse sul mio braccio. Ci avviammo piano, con passi strascicati e lenti, verso una piccola caffetteria dove i medici e gli inservienti erano soliti pranzare. Per strada incontrai Harry e gli chiesi di andare a sostituirmi nel controllare che Niall stesse bene. Bè, a dire il vero il suo compito si riduceva allo stare seduto con lo sguardo fisso su un corpo immobile; ma qualcuno doveva pure farlo. Lui annuì, con un occhiolino ed un ghigno, prima di sparire nel corridoio ancora con il cellulare in mano.
Salutammo l’uomo di mezza età impegnato ad armeggiare tra i tavoli con un taccuino per le ordinazioni. Dopo, io e la signora prendemmo posto al bancone, che sembrava un po’ quelli che si vedono nei film americani, quelli dove si siedono i camionisti a fare colazione e a parlare con la cameriera vecchia e burbera.
Quando si posò sullo sgabello, la donna si lasciò sfuggire un verso simile ad un gemito di dolore e prese un menù poco distante da lei. Osservai che sfogliò quelle pagine malridotte con sguardo perso ed assente, come se stesse semplicemente guardando l’inchiostro sotto i suoi occhi senza realmente leggerlo. Alzò la testa, di scatto, e prese a guardarsi intorno, circospetta.
“Be’, per essere in un ospedale questo posto non è male, no?” chiese puntandomi gli occhi inespressivi addosso.
“Si, è carino” la assecondai con un sorriso.
“Oh, al mio piccolo Niall sarebbe piaciuto. A lui piaceva ovunque ci sia del cibo” disse lei, senza smettere di rivolgere lo sguardo prima verso di me e poi attorno a sé. Quella donna mi stava facendo sempre più paura. Parlava del figlio come se ormai fosse morto, come se non ci fosse più nulla da fare.
“Appena si rimetterà lo porteremo a mangiare qui, signora” feci io, sforzandomi di sorridere anche se tutto ciò mi sembrava una scena estratta direttamente da un’opera del teatro dell’assurdo.
“Se mai accadrà” affermò con amarezza, puntando lo sguardo così simile a quello di Niall verso il pavimento.
“Certo che accadrà. A breve sarà fuori di li” la consolai, cercando di farlo anche con me stesso.
Lei, allora, sogghignò, storcendo il labbro in un’espressione che racchiudeva alla perfezione tutta la sua amarezza e rammarico.
“Invidio voi ragazzi giovani, sai? Siete sempre così pieni di speranza che a volte mi domando come ci riusciate”.
“La mia non è una speranza, signora. È una certezza. Sono convinto che Niall si riprenderà e ne uscirà più forte di prima”. La rassicurai con queste parole, le stesse che avrei usato per consolare me stesso.
“Mio Dio, Louis! Hai sentito cosa ha detto il medico? Se tutto andrà bene, mio figlio avrà delle lesioni permanenti alla corteccia cerebrale. Probabilmente non potrà più camminare o chissà quale altra terribile disgrazia..”. la signora Horan si interruppe con un verso simile ad un  colpo di tosse. Aveva soppresso quelle parole per un lasso di tempo che le sembrava un’eternità, e solo il fatto di averle espresse con un altro le faceva male, e si vedeva.
“Oh, i medici dicono tante di quelle cose. Sono sempre pronti a darti per spacciato e poi magari il mese dopo stai di nuovo bene e scoppi di vitalità!” la rimbeccai io.
A quel punto non seppi più se stessi cercando di rassicurare più lei o me stesso. Continuavo a ripetermi quanto Niall fosse forte, quanto si sbagliassero i medici, quanto sua madre si stesse preoccupando. Ma, in realtà, non sapevo fino a dove potevo arrivare con quei pensieri forse troppo ottimisti.
Lei scosse il capo, con un ghigno. Poi aggiunse: “Sei un bravo ragazzo. Adesso però ordiniamo, altrimenti cadrò svenuta per terra”
Io annuii, guardandola come se fosse un caso clinico da studiare e da comprendere.
Bè, a giudicare da ciò che andava blaterando non poteva essere considerata altrimenti.
 
 
 
 
 
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Eccomi resuscitata :D
Perdonatemi il ritardo (bè, dire ritardo è un eufemismo xD) ma ho avuto molti pensieri per la testolina.
Allora, cosa mi dite della vostra vita e di questo tremendo capitolo?
Io, ad esempio, mi sono divertita molto a scrivere la parte in cui la mamma di NIall sclera in preda al delirio, lol.
Non lo so, ditemelo voi <3
Alla prossima (che prometto sarà molto presto)
Ah, se avete voglia di seguirmi su quel bel social network chiamato Twitter: @suspenderslarry
Risponderò a qualsiasi cosa mi chiederete J
xxxxx
  
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