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Autore: Timcampi    08/08/2013    2 recensioni
Salì le scale fino alla porta della camera da letto della bambina, facendo gemere lievemente ogni scalino sotto i suoi passi leggeri.
Sul'uscio, fissato con un po' di nastro adesivo, vi era un foglio da disegno. Sopra, scomposte linee tracciate da pastelli a cera recitavano:
“MARY'S ROOM
FEEL FREE TO COME IN!”
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib, Mary
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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["memory: RE-LOAD" è la mia prima fanfiction su Ib.
La dedico alla meravigliosa ragazza che mi ha aperto le porte a questo e a mille altri mondi meravigliosi.
Questa è per te, sweetie.]


m
me
mem
memo
memory:

 

RE-LOAD

 

 

 

 

«Garry?»

Un mugolio sommesso.

«Garry?»

L'uomo aprì gli occhi, prima il sinistro e poi il destro, esibendosi in uno sbadiglio tanto plateale da regalare a sua moglie una veduta panoramica del proprio cavo orale.

«Mi sono addormentato di nuovo sul divano» si giustificò, mettendosi a sedere e massaggiandosi energicamente il collo formicolante.

Sentiva la bocca impastata e la pelle coperta da una lieve patina di sudore. Aveva avuto un incubo, un altro.

Ma, come sempre, scelse di non dar troppo peso a quelle piccole crepe che il suo subconscio apriva sul passato.

Tra le dita, stringeva una piccola chiave dorata; sul piccolo tavolino circolare, là accanto, vi era una scatola nera e lucente dotata d'una piccola serratura dello stesso colore.

Era aperta.

Dentro di essa ruotavano, sulla dolce melodia d'un carillon, tre piccole sagome nere, senza testa, ognuna vestita d'un colore diverso.

Un oggetto tanto di pessimo gusto quanto l'orribile scultura alla quale era ispirato, dicevano i più.

Un pregiato gadget in edizione limitata, venduto in occasione dell'anniversario della morte del grande Guertena, ribattevano gli appassionati dell'artista.

Un regalo di Garry, diceva Ib.

E questo bastava.

L'uomo chiuse dolcemente il coperchio, abbandonandosi a un profondo sospiro.

«Si è fatto molto tardi» osservò, guardando stupito l'orologio che ticchettava sopra il caminetto acceso. «Io credo che andrò a dormire. Vieni con me, Ib?» le sorrise, facendo scivolare una mano tra i suoi capelli e schioccando un piccolo bacio sopra la fronte della donna, semicoperta da un'ordinata zazzera castana.

Ib annuì. «Ti raggiungerò tra un istante. Voglio solo controllare che Mary si sia addormentata»

«D'accordo» sussurrò Garry, posandole un altro piccolo bacio sulla punta del naso all'insù, e un altro ancora, più lungo, sulle labbra. «Fa' attenzione» aggiunse, quasi d'istinto, per poi sparire oltre la soglia prima che la donna avesse il tempo necessario per ribattere.

Salì le scale fino alla porta della camera da letto della bambina, facendo gemere lievemente ogni scalino sotto i suoi passi leggeri.

Sul'uscio, fissato con un po' di nastro adesivo, vi era un foglio da disegno. Sopra, scomposte linee tracciate da pastelli a cera recitavano:

 

MARY'S ROOM

FEEL FREE TO COME IN!”

 

Ib girò lentamente il pomello, facendo attenzione a non far troppo rumore, ed entrò.

La poca luce che filtrava dalla tromba delle scale illuminava la stanza variopinta e disordinata di una bambina di nove anni dall'animo vivace, con abiti e giocattoli sparsi in ogni angolo.

Su una parete, la piccola Mary aveva trovato collocazione a tutti i suoi disegni. I soggetti erano vari: bambole, bambini, luoghi visti e immaginati, ma soprattutto mamma e papà.

Mosse qualche passo verso il giaciglio dove, sotto uno spesso strato di coltri, riposava la sua figlioletta.

Mary era una bambina dalle fattezze aggraziate ed eleganti, con una cascata di capelli dorati che non amava pettinare e un forte amore per il disegno.

Il nome che Ib e Garry le avevano imposto non era casuale: nonostante fossero ormai trascorsi molti anni dall'avventura che li aveva uniti, nessuno dei due riusciva ancora a capacitarsi di come, a una bambina tanto sola e tanto disperata (poco importava che avesse cercato di far loro del male, e ancor meno che non fosse mai stata reale), fosse spettato un destino tanto crudele, mentre loro, del tutto estranei a quel mondo, erano usciti vincitori dalla battaglia che aveva fatto intrecciare le loro vite, premiando la loro tenacia con la più dolce delle ricompense.

In fondo, benchè sapessero che non vi fosse per lei alcuna possibilità di salvezza, dimenticarla sarebbe parso loro come coprirsi le orecchie di fronte a un disperato grido d'aiuto.

E poi, forse a causa di quel che chiamano “destino”, la loro vita s'era arricchita della presenza di quella splendida bambina dai curiosi occhi azzurri e dal volto ridente.

Qualcosa catturò lo sguardo di Ib.

Lei e Garry non avevano mai avuto il coraggio di parlarne, ma entrambi sapevano che anche l'altro doveva pensarlo: con il passare degli anni, la somiglianza tra la bambina di Guertena e la loro Mary era cresciuta insieme a quest'ultima, e nascondere la loro sottile ma insidiosa inquietudine diventava via via sempre più difficile.

Si avvicinò con pacata cautela al disegno, lasciato sulla scrivania sopra un mucchio di altri, tra bastoncini di cera semiconsunti, e lo scrutò con attenzione.

Vi era quello che aveva tutta l'aria di essere una sorta di gioco dell'oca dal percorso quadrato, sul quale fiorivano tulipani, svolazzavano farfalle, brillava un grande sole e quello che sembrava un'immenso spicchio di luna era in realtà un lago azzurrissimo, mentre un vistoso edificio rosa troneggiava nel mezzo.

Ib lasciò cadere il foglio sulla scrivania, incredula.

In un angolo del colorato scenario, in basso a destra, vi erano due piccole sagome, che due scritte identificavano come “MOM” e “DAD” .

Sopra di esse, però, vi era un'altra insegna, gialla e squillante:

MARY'S SKETCHBOOK

FEEL FREE TO COME IN!”

   
 
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