Storie di fantasmi.

<< A chi tocca ora? >>, domandò Morgan, guardandosi intorno.

Gli risposero immediatamente quattro << Io no >>, mentre gli amici sembravano tentare di nascondersi sotto ai mantelli scuri.

<< Allora visto che ho iniziato io, tocca a me scegliere >>, Gil squadrò gli altri studenti, si fermò a riflettere, poi indico Stephen. << Prodigio, perchè non ci racconti tu una storia su Salimarr? >>

<< Perchè quella che per te è una storia dell'orrore, non è altro che il mezzo di qualche buffone per divertirsi alle spalle dei creduloni come te >>, rispose secco Eldrige, senza riuscire però a spegnere il sorriso di Morgan.

Sentendosi osservato, Stephen si arrese e per un attimo sembrò frugare nella sua incredibilmente perfetta memoria per trovare una storia sufficientemente spaventosa da togliere quel ghigno dal volto dell'amico.

<< Non ci credo che sto per farlo >>, disse con aria rassegnata e una smorfia disgustata sul volto.

Quella che sto per raccontarvi è una leggenda che tutti conoscono a Messeny.

Esiste, in una delle strade più povere della città, una casa disabitata da tempi antichissimi, probabilmente da prima della fondazione dello Studium.

Centinaia di lavori di ristrutturazione sono stati avviati, ma nessun uomo ha mai messo piede nell'edificio, nè qualcuno ha scelto di abitarvi. La gente era disposta a dormire agli anfoli delle strade o sotto un ponte, piuttosto che nella casa maledetta.

Si dice che ogni mese, più precisamente il tredicsesimo giorno del mese, non appena cala il tramonta, da una delle finestre della casa, guardando verso l'interno, si possano vedere due occhi gialli che scrutano i passanti con sguardo truce.

Cercando la mattina dopo o le notti successive, nella casa non si trova nessun sengo di vita, nemmeno un'impronta sullo spesso strato di polvere, niente che indichi la presenza di qualcuno.

Ogni tredicesimo giorno del mese si verifica lo stesso fenomeno.

Accadde un giorno che un bambino, giocando con gli amici, fece finire la palla all'interno della casa infestata.

"Lascia perdere", gli dissero gli altri "Oggi è il 13, se entri ti succederà qualcosa di brutto", ma il bambino non li ascoltò. Prese coraggio ed entrò dalla porta, che non era chiusa a chiave.

Gli amici si sedettero ad aspettarlo, alcuni spaventati, altri pregando che andasse tutto bene.

Passarono le ore, giunse il tramonto e del bambino nessuna traccia. I suoi compagni di gioco tornarono a casa, raccontarono ai genitori l'accaduto e si nascosero nei loro letti, piangendo terrorizzati.

Gli adulti corsero a cercare il piccolo, sfidando la paura e la superstizione, ma, quando arrivarono, scoprirono con orrore che nemmeno un'impronta segnalava che qualcuno fosse entrato nella casa.

Da quel giorno, le paia di occhi che compaiono alla finestra di tredicesimo giorno di ogni mese sono due. Lo sguardo feroce di un adulto e, più in basso, quello spaurito di un bambino osservano i passanti nel buio della notte.

<< Ovviamente dev'esserci una spiegazione scientifica, a patto che questa non sia la solita storiella inventata di sana pianta >>, concluse Stephen, con il solito tono capace di rimanere impassibile anche raccontando una storia di fantasmi.

<< Sarà come vuoi, Prodigio, ma la tua storiella mi ha quasi fatto venire voglia di non uscire più di notte. Complimenti, non me l'aspettavo proprio da te >>, commentò Gilbert.

<< Come pensi di fare, Gil? Hai intenzione di diventare l'unico eroe mascherato che agisce in pieno giorno? Vuoi fondare la Fratellanza dei Cinque Soli? >>, Bryce non trattenne una risata vivace e spontanea, alla quale gli altri si unirono con allegria.

<< Genio, hai mai raccontato la tua storia a tuo fratello? >>, Gilbert fece finta di non aver sentito il commento e cambiò discorso.

<< Oh sì >>, rispose Stephen compiaciuto << Quella capra non ha dormito per mesi, non dimenticherò mai la sua faccia >>.

Gareth Eldrige non assomigliava minimamente al fratello, nè per intelligenza nè per coraggio. In compenso era un buon amico e un ragazzo sincero, pensò Axel, che non potè però evitare di ridere.

<< Non mi aspettavo di sentire una storia del genere da te, Steve >>, osservò ad alta voce il biondo principe, parlando per la prima volta.

<< Almeno ora sappiamo che sei umano anche tu >>, aggiunse Ross << Cominciavo a temere che l'unico motivo per cui ascoltavi storie dell'orrore fosse uscire con una delle tue soluzioni geniali >>.

Eldrige si passò una mano tra i capelli, poi se la mise sugli occhi per mimare un gesto di profondo rammarico.

<< In effetti doveva essere così. Temo che quando tornerò a casa dovrò lavarmi la bocca col sapone >>.

<< Ora tocca a me, mi sono ricordato una storia che mi ha raccontato Nanà quando ero piccolo >>, dichiarò Ross.

N.d.A.

Buongiorno a tutti, miei compagni di dipendenza

Scusate per il colossale ritardo, ma sono giustificata da una vacanza a Londra in cui sono impazzita ogni volta che vedevo la fermata della metro di BlackFriars o il ponte di BlackFriars.

Questa è la storia di Stephen (poverino, è ancora qui che si chiede come abbia potuto fare una cosa del genere) e devo dire che scriverla mi ha fatto venire i brividi, spero che vi faccia lo stesso effetto (sono crudele, lo so).

Ringrazio le due persone che hanno recensito il primo capitolo e aspetto le vostre opinioni su questo.

Ci vediamo presto (spero) con la storia di Ross, per cui ho già un'idea niente male.

A presto