Un bambino dai corti capelli castani coperti da un ridicolo berretto di lana rosso, avanzava con passo veloce, lungo il marciapiede, la cartella fin troppo grande e pesante per lui, lo sguardo basso a terra, facendosi spazio tra gruppetti di ragazzini che attendevano il suono della campanella, parlottando e scherzando tra loro, vicino ai bus della scuola parcheggiati ai lati delle scale, sulle panchine o all’ingresso. Alzò lo sguardo una sola volta, per scrutare il parcheggio attorno a sé, alla ricerca di qualcosa o meglio, qualcuno. Lo sguardo crucciato si aprì in un sorriso, quando individuò finalmente la persona che cercava, intenta a legare una vecchia bicicletta fin troppo grande per lui ad un palo. Gli corse incontro, evitando con un veloce scarto di travolgere una signora anziana che stava portando il nipotino a scuola. Finalmente, e con il fiatone, raggiunse l’amico, ancora intento a trafficare con il lucchetto.

- Scott! -

Il ragazzino, si scostò una ciuffo di capelli corvini dagli occhi, sorridendo di rimando, per poi tornare a concentrarsi sulla catena.
- Non capisco perché mia mamma vuole che la leghi. Nessuno vorrebbe mai portarsi via un catorcio simile - brontolò, per poi emettere un lungo e sonoro sbuffo.
Il bambino con il cappello rosso alzò gli occhi al cielo, e ripeté muovendo la bocca, in silenzio, le stesse parole di Scott, contemporaneamente a lui. Evidentemente non era cosa nuova ritrovarlo a maledire un vecchio lucchetto per le bici.

- Lascia stare, ci provo io - disse infine, scuotendo la testa ed inginocchiandosi a terra, afferrando il mazzo di chiavi dalle mani del compagno e la catena.

- Tanto è impossibile, dav… -

Clack!

Scott McCall si zittì all’ istante, stupito, osservando l’amico rialzarsi con un sorriso a dir poco soddisfatto impresso sul viso.
- Stiles, sei un genio - gli disse, dandogli una pacca sulla spalla.

- Oh, questa sa di vecchiume, dimmi qualcosa che non so - si vantò, incamminandosi a fianco dell’amico verso l’entrata della scuola, Scott, dal canto suo, cercò di ignorare il suo commento, sebbene fosse leggermente divertito.

- Perché stiamo andando a scuola? La campanella suona tra dieci minuti! - protestò, fermandosi a pochi metri dalla scalinata che li avrebbe condotti all’ingresso dell’edificio.

- Perché?! Oggi è San Valentino, testone. Voglio che il mio sia il primo biglietto che Lydia troverà quando arriverà a scuola - disse, picchiettandosi con una mano la tasca laterale della giacca dove, evidentemente, si trovava la lettera.

- Non potresti semplicemente darlo a lei, quando arriverà? Così sarai veramente certo di essere stato il primo  gli fece notare McCall, inarcando le sopracciglia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Scott, Scott, Scott, devo sempre spiegarti tutto?  - domandò, retorico, con il tono di chi la sa lunga, soprattutto in materie di lucchetti ed amore.


/ Angolo Autrice.

Innanzitutto, vorrei scusarmi per questa breve, brevissima storiella su Stiles e Scott. Avrebbe dovuto essere più lunga, con più personaggi ma alla fine non mi convinceva molto quindi ho deciso di lasciarla com'è e sperare che sia comunque di vostro gradimento!

Heather