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Autore: LalezionedellaWoolf    08/08/2013    2 recensioni
C'era solo una ragazza con la quale, si era promesso, non avrebbe mai avuto niente a che fare.
Amalia Sperelli era completamente sbagliata per i suoi canoni. Non che fosse brutta, non lo era affatto, ma aveva quella voce, o forse era il suo modo di parlare, di impostare le frasi, che rovinava ogni pensiero gradevole che sorgeva nella mente di Andrea quando la vedeva.
Impostare le frasi, pensò, era proprio una di quelle cose che avrebbe detto lei.
Lei, che era tutta impostata.
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci saranno sicuramente 20mila errori/orrori, perché non ho proprio il tempo di mettermi a ricontrollarlo! Quindi fatemi sapere se trovate qualcosa, non mi offendo! 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Capitolo 15

 

Eva Argento si era esageratamente appassionata alla storia d'amore che stava scrivendo, e giunta alla settantesima pagina, aveva deciso che era giunto il momento di inserire un qualche tipo di rivelazione, una svolta! Aveva pensato, sollevando in aria la penna. Ma poiché le vicende narrate non erano proprio originali, e si ispiravano, in un certo qual senso, ad avvenimenti reali che lei stessa aveva avuto l'opportunità di osservare dall'esterno, Eva si era risoluta del fatto che la svolta era prima necessaria proprio in quegli eventi di cui si trovava testimone. Non poteva certo tradire la realtà dei fatti, si era detta. Non poteva certo inventare un finale, così, tanto per fare la romantica. No, perché affinché potesse dirsi soddisfatta, la sua opera grandiosa avrebbe dovuto avere il vero per soggetto, l'utile per scopo, l'interessante per mezzo. Ma lei non aveva certo intenzione di mettersi a fare ricerche sui lanzichenecchi e l'Italia del 600, come quel povero pazzo di Manzoni. E perché avrebbe dovuto farlo, quando l'interessante le dormiva accanto, in posizione fetale, avvolto nelle coperte fin sopra la testa? , si era detta Eva, sfogliando con orgoglio le pagine già scritte, la loro era una storia perfetta. Be', sulla carta, almeno.

Ma per quella svolta tanto necessaria alla riuscita della sua storia, ci voleva davvero un aiuto dall'alto. O un aiuto. Un aiuto e basta. E avendo testato l'irremovibilità dell'amica quando le aveva ripetuto per la ventiduesima volta che “no, Eva, finiscila, non mi siederò accanto a Lindon!” durante la lezione di filosofia, o quando aveva chiarito che davvero, non le interessava un fico secco delle ragazze con cui faceva il cretino in corridoio, Eva aveva deciso di rivolgersi al sesso debole – ad Andrea Lindon – che per quello che aveva capito lei - per quello che aveva visto osservandogli i pantaloni e l'espressione disperata in volto – dei due, era quello che si sarebbe aperto più facilmente, e che più facilmente avrebbe accettato i suoi consigli. Perché ne aveva disperatamente bisogno. Perché se solo fosse stato più gentile con lei, se solo si fosse deciso a dirle qualcosa di carino, ne era sicura, Amalia si sarebbe sciolta come il cioccolato sul fornello, e il suo mondo, in cui Andrea Lindon era una persona pessima e pericolosa, un mentecatto da evitare, le sarebbe crollato miseramente addosso. Determinata ad inserire la similitudine del cioccolato sul fornello nel suo racconto, Eva se l'appuntò su un taccuino scuro, e, afferrata la borsa, decise che sarebbe uscita per vedere Teo un po' prima del solito, e che sarebbe passata dalla sua stanza, e che lo avrebbe incontrato lì, e che nel frattempo avrebbe scambiato due parole con Andrea Lindon.

 

 

 

 

 

 

 

Andrea Lindon si stava deliziando con la lettura, alle sei di quel venerdì pomeriggio. Non che amasse trascorrere le sue giornate in quel modo – un modo da secchioni, avrebbe detto. No, in genere si dedicava a tutt'altro tipo di passatempo, ma negli ultimi mesi una serie di sfortunati eventi e di situazioni assurde, lo avevano convinto del fatto che sarebbe stato meglio, per la sua salute mentale, evitare il genere umano quanto più possibile. La prima tra i membri dell'umanità da cancellare dalla sua vita in rovina, era senz'altro Amalia Sperelli, la quale, per qualche ridicola ragione, gli stava sempre tra i piedi, impedendogli di concentrarsi, di distrarsi in alcun modo, di bunbureggiare*, di dedicarsi allo stantuffamento di qualche ragazza dalla capigliatura decente – non come la sua, quei ricci arruffati che ondeggiavano sulle sue spalle dritte. Quelle belle spalle.

Andrea Lindon si stropicciò gli occhi con aria seccata. Che poi, pensò, sfogliando la pagina 146, il fatto che il suo migliore amico dovesse stare in compagnia della migliore amica della sua peggior nemica sei giorni su sette, e che dovessero pranzare insieme, e che dovessero sbaciucchiarsi in sua presenza, e che dovessero coinvolgerlo nelle loro presumibilmente divertentissime uscite, e che dovessero invitare anche quel goblin, la proletaria, lasciandoli da soli a chiacchierare di cose inutili come il tempo, no, non aiutava di certo. Perché sarebbe stato sicuramente molto più semplice se fossero rimasti solo in due, lui e Teo, come ai vecchi tempi. Facilissimo sarebbe stato dimenticare l'effetto che lei gli faceva solo camminandogli accanto, o davanti, o dietro, o nelle vicinanze. Se non avessero avuto più amici o conoscenti in comune. Se non avessero avuto più niente da spartire – che per quanto lo riguardava, non ce l'avevano mai avuto.

La tragicomica soluzione a tutti i suoi problemi la lesse alla pagina 147, in grassetto: omicidio. L'illuminazione lo colpì come un fulmine: sarebbe stato possibile eliminare qualsiasi filo, o traccia, che li collegasse in qualsiasi modo. Uccidere tutti coloro che conoscevano entrambi, che li avevano visti insieme, che...che... Andrea Lindon si sentì una nullità nel momento in cui comprese, come folgorato da una profonda delusione, che anche volendo, non poteva certo mettersi ad ammazzare tutta la scuola, e le loro famiglie. Non tanto per un sentimento di compassione nei confronti di quelle che sarebbero state vittime innocenti, ma davvero, si era detto, così sarebbero rimasti solo in due, loro due, e che sarebbe successo? La sua vita non sarebbe forse peggiorata? Non si sarebbero moltiplicate le possibilità di vederla, stare con lei? Sorrise. Poi fece una smorfia. Poi sorrise di nuovo. I suoi stessi pensieri lo disgustavano. E tuttavia continuò a sorridere, distratto solo da un improvviso ed ininterrotto bussare alla porta di legno scuro.

Eva Argento comparve sulla soglia, regalandogli un sorriso a trentadue denti.

Che vuoi? - Andrea assottigliò gli occhi con fare sospettoso – non ti racconterò la storia della diarrea”

Oh, - una breve risata – questo è davvero un peccato.”

Eva posò il piede sulla soglia, costringendolo a farsi da parte.

Non sono qui per questo, comunque” fece tranquilla, poggiando la borsa sul pavimento.

Io e Teo ci dovevamo vedere, farà un po' tardi – girovagò per la stanza, e prese infine in ostaggio il libro di Andrea, rimasto abbandonato sulla superficie del letto – ma quando l'ho saputo ero già uscita, e non avendo niente da fare... Delitto e castigo, eh?”

Sì.”

Ti piace?”

Sì, certo”

Sai che è il libro preferito di Amalia – un'occhiata insinuante – lei dice sempre che non ne ha uno preferito, ma dovresti vedere come le si illuminano gli occhi quando lo sfoglia.”

Interessante” Andrea stese la mano destra verso di lei, come a dire che sì, grazie, potrei riaverlo ora?

Eva lo accontentò, lasciandoglielo scivolare sul palmo della mano, sedendoglisi sul letto.

E lo sfoglia, sai, quando pensa che nessuno la veda, - continuò, osservandosi le unghie – ogni volta che passa davanti allo scaffale, lo guarda e pensa ecco il mio libro preferito!, lo prende, lo apre con la faccia di una che vorrebbe mangiarlo, e poi lo rimette a posto.”

E udendo il sussurro di Andrea, quell'indistinto “Sì, lo so”, Eva si sentì presa da un'insolita vivacità, e, incoraggiata a proseguire, lo fissò bene in volto, in modo da essere certa di non perdersi nemmeno una delle sue reazioni, e disse, con voce alta e chiara: “Vuoi dire che è per questo che ti sei messo a leggerlo?”

Andrea perse un battito, divenne improvvisamente pallido, e la guardò con orrore, borbottando un “Che accidenti vuoi, Argento?”

Tentò di calmare il suo panico ingiustificato, perché, era chiaro, lei voleva solo provocarlo, vedere che le avrebbe risposto, prenderlo in giro!

Stavo semplicemente pensando – Eva trattenne a stento un sorriso furbo – Non pensi che sia strano che... Insomma, con tutte le ragazze che hai avuto, che sei abituato ad avere e-”

Arriva al punto”

Non ti pare strano che Violetta Baccelli e le sue amiche stupide se la prendano proprio con Amalia, forse l'unica ragazza con cui non hai mai avuto – e certo non avrainiente a che fare?” Quella domanda ebbe di sicuro l'effetto desiderato, lo stesso effetto che Eva aveva immaginato dieci, dodici volte, salendo le scale per andare ad infastidire Andrea Lindon.

E Andrea, si sentiva, infatti, oltremodo infastidito, e dal pallore di pochi secondi prima, il suo volto era ora divenuto paonazzo, perché, accidenti, che diavolo voleva dire che lui, Andrea, un ragazzo così pieno di qualità e di virtù... Che diamine significava che non avrebbe mai avuto niente a che fare con lei? Che lui non era abbastanza, che non era alla sua altezza? Che lei non sarebbe mai stata attratta da lui, in nessuna situazione, in nessun modo? Le parole di Eva, pronunciate come se si trattasse di qualcosa di così ovvio, di così normale, che solo uno stupido come lui avrebbe potuto pensare il contrario, lo fecero sprofondare in un profondo senso di tristezza, e rabbia, sì, rabbia. Rabbia. Rabbia.

Eva lo osservava piena di aspettative, come se pensasse che sarebbe esploso, e avrebbe confessato tutti i suoi stupidi sentimenti, i suoi stupidi pensieri pieni di affetto e romanticismo celato, perché aveva un cuore d'oro lui, sotto tutti quegli atteggiamenti da bullo. Probabilmente pensava che avrebbe cantato il cielo e il mare, e si sarebbe messo ad elogiare quei maledetti capelli arruffati, che, ne era sicuro, nascondevano uno o due immigrati e le loro case di legno. Andrea si portò una mano alla bocca, chiuse gli occhi, li aprì, la guardò, sospirò. Ma prima che potesse risponderle in alcun modo, la porta della stanza si aprì rumorosamente, e un Teo coi capelli bagnati, la divisa fradicia e l'aria di uno che non voleva storie, comparve di fronte a loro.

Oh accidenti Teo! - scattò Eva alzandosi in piedi – Vattene, ero quasi riuscita a farlo confessare!”

Andrea sentì il rossore delle guance salirgli alle orecchie e alla fronte, e le lanciò un'occhiata piena di odio, pensando che, avesse trovato il modo di uccidere tutta la scuola e le loro famiglie per liberarsi di quella situazione così assurda, Eva Argento sarebbe stata sicuramente il primo cadavere ad essere sepolto.

Che accidenti dici!” sbottò, afferrando un cuscino, col grottesco intento, forse, di soffocarla.

Lindon, per favore, - cominciò Eva, le mani sui fianchi e l'espressione incredibilmente seria – è talmente ovvio! Insomma se n'è accorta anche Violetta Baccelli!”

Teo si sfilò le scarpe zuppe e la giacca fradicia - prove del profondo affetto che provava per Eva, la quale gli aveva espressamente chiesto, anzi ordinato, di starsene fuori almeno fino alle 6 e mezzo, e lui le aveva obbedito, cercando un riparo dall'acquazzone che stava infuriando, e fallendo miseramente.

Be' – si lasciò sfuggire, coprendosi con dei vestiti asciutti – non ci vuole granché per accorgersene”

Privato di ogni arma, Andrea Lindon si infilò con disperazione le mani tra i capelli, e prese a tirare, come se sperasse di riuscire a sollevarsi da terra.

Tutto questo non ha senso! - più forte – nessun senso! Una stramaledetta bugia!”

Be' mi dispiace – cominciò Teo, uno sguardo pieno di pena nei confronti dell'amico – ma basta davvero starti accanto cinque minuti per-”

Lindon, avanti, datti una calmata, diventerai pelato”

Alla tranquilla constatazione di Eva, Andrea, terrorizzato all'idea di perdere i suoi bei capelli biondo cenere, lasciò immediatamente la presa, e lasciandosi cadere sul materasso, si coprì il volto con le mani, borbottando qualcosa come “voi non sapete cosa sto passando” e “vi ammazzerò tutti”. Ma Teo non si lasciò spaventare dalle sue minacce prive – certamente - di fondamenta, e sedendoglisi accanto gli poggiò una mano sulla spalla, lanciando uno sguardo di rimprovero ad Eva e berciando un “Guarda che gli hai fatto!”

Be', scusa, non pensavo che fossimo già a questi livelli”

Andrea riemerse, scoprendo il viso di nuovo pallido, solo per guardarla in cagnesco un'ultima volta – un'ultima volta prima della sua morte violenta, s'intende. E incontrando lo sguardo divertito di lei, la rabbia dentro di lui incrementò a dismisura, e dovette tenersi le mani sulle guance per non cominciare a digrignare i denti.

Peggiorerai.” Fece lei, il tono tenero e lo sguardo incoraggiante.

Ma noi ti aiuteremo – continuò, carezzandogli dolcemente la spalla – prima, però, devi ammetterlo, Lindon, tu sei proprio cotto.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*bunbureggiare, da The importance of being Earnest, Oscar Wilde.

  
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