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Autore: cup of tea    08/08/2013    3 recensioni
OS Klaine dal sapore estivo.
Ingredienti: un Kurt che odia la spiaggia, un Blaine cospiratorio, un cappellino rosa e una giornata al mare con i loro bellissimi bambini. Miscelare bene e poi gustare, da soli o in compagnia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CONGIURA DEL CAPPELLINO ROSA

 

“Blaine, hai preso tutto?” chiese Kurt, al volante dell’auto, pronto a partire.

“Direi di sì. Vai con l’elenco!” Blaine chiuse la portiera dal lato del passeggero e si preparò alla ‘commissione di controllo’ di suo marito, come accadeva ogni volta che partivano per una gita.

“Teli mare?”

“Roger.”

“Ciabatte?”

“Roger.”

“Per tutti e quattro?”

“Uhm… Elizabeth, controlla che tuo fratello abbia su i sandaletti per andare sulla sabbia.”

“Roger, papà!” rispose entusiasta la bimba, contenta di essere stata coinvolta nell’organizzazione.

“Ok, ehm… pranzo al sacco?” Riprese Kurt.

“Ho appena messo nel bagagliaio il cestino con tutte le tue prelibatezze.” Blaine gli stampò un bacio sulla guancia, ma lui non si fece distrarre.

“Ombrellone e kit di sopravvivenza con crema solare, cappellini, costumi di ricambio, braccioli e ciambella?”

“Roger!” risposero gli altri tre in coro. Il piccolo Devon Jr aveva solo tre anni ed evidentemente non poteva sapere, in alcun modo, cosa significasse quell’espressione, ma proprio per questo fece ridere tutti.

“Bene, se avete tutti quanti addosso un costume e le cinture di sicurezza solo allacciate, direi che possiamo partire.” Annunciò Kurt.

“Evviva!” Gridò Elizabeth con la sua vocina acuta. “Viva! Viva!” Le fece eco suo fratello.

Kurt girò la chiave nel quadro e accese l’autoradio, sintonizzata sulla stazione che trasmetteva solo classici di Broadway, come ogni volta che era lui a guidare.

“Nooooo, papiiiiiiino!” Si lamentarono i tre passeggeri, all’unisono.

“Shh! Questa è cultura! Se fate i bravi, al ritorno vi metto i classici di Katy Perry. Ma solo perché Papino vi vuole bene.”

***

Se c’era qualcosa che Kurt Anderson-Hummel odiava, quella era senz’altro l’esposizione ai raggi UV. La sua pelle candida si arrossava istantaneamente e, oltre alle scottature, temeva che anche i suoi capelli potessero perdere lucentezza.

Blaine però aveva insistito tanto, la settimana precedente. A New York il sole estivo aveva cominciato  a picchiare fin dai primi di giugno e sia lui che i bambini fremevano per fare una gita da qualche parte per fuggire dall’afa. La montagna era era da evitare, perché creava problemi a Elizabeth. Gli sbalzi di pressione le facevano uscire sempre sangue dal naso. Per quanto riguarda le città d’arte che piacevano tanto sia a lui che a Blaine, dovevano aspettare di essere da soli o che i bambini fossero abbastanza grandi per apprezzarne le bellezze e non si annoiassero.

Così Kurt dovette cedere quando, una domenica pomeriggio all’ombra di un albero di Central Park, Lizzie lo implorò di portarli tutti al mare. Gli occhioni dolci e scuri di sua figlia, così simili a quelli di Blaine, lo facevano sempre crollare.

Quello e l’idea di poter ammirare il suo bellissimo marito in costume da bagno.

Perciò, eccoli lì, la settimana dopo,  sulla spiaggia di Great Kills Park, sulla Staten Island.

Dopo aver spalmato di crema la sua prole e Blaine, a cui il mare liberava l’indole infantile e che si faceva accudire come se avesse dieci anni, si imburrò a sua volta di protezione +50. Si adagiò poi sull’asciugamano sotto l’ombrellone, protetto anche da una vecchia t-shirt di suo marito e un costume da bagno lungo fino al ginocchio.

Guardò suo marito attraverso le lenti scure degli occhiali infilare i braccioli a Lizzie e prendere in braccio Devon, tenendo come un giocoliere nella mano libera la ciambella pronta per il piccolo.

“Sei sicuro di non voler venire con noi?” Gli chiese Blaine.

“No, no… andate pure…” Rispose, fingendo noncuranza. “Io resterò qui a leggere Vogue, lontano dal sole e dal sale che secca la pelle. “

“Dai, papino! E’ divertente!” fu assalito al collo dalle braccina di Elizabeth che per poco non lo soffocò con i braccioli.

“Sì, dai! Vieni, papino!” la seguì a ruota Blaine, che condì le sue moine con tanto di occhi da cucciolo.

“Andate, andate… papino farà in modo che al vostro ritorno troviate tanta buona frutta fresca ad aspettarvi.” Rispose, resistendo al doppio attacco. Mandò un bacio volante a tutti e tre e li guardò avventurarsi sulla sabbia bollente, verso il bagnasciuga.

Non capitava spesso di fare una cosa diversa come una giornata in spiaggia, e a Kurt dispiaceva di non condividere quei momenti con la sua famiglia, ma il sole era davvero il suo nemico naturale e la sua paura non era un capriccio.
Vide da lontano Lizzie tuffarsi senza timore tra le onde, sotto gli occhi vigili di Blaine, che intanto adagiava Devon nel gonfiabile. Erano bellissimi, tutti e tre. Si sentì fiero della sua famiglia e si odiò un po’ per non essere lì con loro.
Sorrise, e fece per prendere il cestino da pic-nic per tagliare la frutta come aveva promesso, ma l’occhio gli cadde sul cappellino rosa della bambina, rimasto nello zaino anziché sulla sua testa.

Il panico lo assalì quando si sentì risuonare nelle orecchie le parole minacciose del pediatra, che intimava a lui e a Blaine di ricordarsi di farlo indossare a Elizabeth ogniqualvolta ci fosse stata la possibilità per la bimba di stare sotto il sole, così da scongiurare il manifestarsi di ulteriori epistassi.

Lasciò perdere la frutta e la propria ansia da scottatura e si fiondò sul bagnasciuga, con il cappellino in mano. Sapeva che probabilmente stava esagerando con la preoccupazione, dal momento che Lizzie aveva già i capelli bagnati, ma quando si trattava della sua piccola, Kurt diventava protettivo all’esasperazione. Si chiese cosa sarebbe successo quando Lizzie fosse diventata abbastanza grande da avere un ragazzo. Probabilmente avrebbe messo in fuga il malcapitato senza troppe cerimonie.

Con i piedi ormai a mollo, accarezzati dalle onde che ritmicamente si infrangevano e si ritiravano sulla sabbia, chiamò la bambina.

“Lizzie, tesoro! Abbiamo dimenticato il cappellino!”

“No, papino! Non lo voglio! Sto giocando!” gli rispose lei, con la petulanza di tutti i bambini.

Blaine la incoraggiò a dar retta a suo padre, mentre teneva la ciambella in cui Devon si stava divertendo a fare piccoli schizzi d’acqua con le manine.

Improvvisamente, Kurt vide balenare negli occhi di Lizzie una scintilla di furbizia. “Se vuoi che lo metta…” disse lei, sorniona, “…entra in acqua. Portamelo tu!”

Se non fossero stati in mezzo a così tanta gente e se Blaine non lo avesse investito con il più ammaliante dei sorrisi, probabilmente l’avrebbe rimproverata per aver usato quel tono.

“Non… Io…” farfugliò, ma non trovò nessuna scusa plausibile da fornire. Sbuffò e si fece coraggio, tenendo addosso la maglietta di Blaine – un po’ per proteggersi dal sole, ma in gran parte per ripicca. Si tuffò tra le onde.

“Evviva!!” gridò Lizzie. A Kurt si aprì il cuore e dimenticò qualsiasi rimprovero.

Con movimenti aggraziati ed esperti, raggiunse la sua famiglia, lasciandoli tutti e tre a bocca aperta, Blaine prima di tutti. “Da quando ho sposato un delfino?!” gli chiese, con gli occhi spalancati alla ‘chisseituechenehaifattodimiomarito’.

“Mio padre mi ha obbligato a fare nuoto, quando ero alle elementari. Io volevo fare nuoto sincronizzato, ma all’epoca non era ancora pronto ad assecondare i desideri bizzarri di suo figlio.” Rispose Kurt infilando il cappellino in testa a Lizzie. Lei si aggrappò a lui, felice di avere entrambi i suoi papà lì con lei. “Visto, papà?! La tua idea ha funzionato!” Esultò, guardando Blaine.

“Oh, BLAINE!” Si scandalizzò Kurt, una volta capito di essere vittima di una congiura in casa sua.

“Adesso che so quanto siete affini tu e l’acqua, non avrai più scampo…” disse Blaine, avvicinandosi a lui.

“Se mi scotto, guarda che darò la colpa a te.”

“E io sarò felice di cospargerti di doposole.” Rispose, per poi sussurrargli in un orecchio: ”Cosa che farò anche stasera, ma il doposole non sarà l’unica cosa che userò.”

Kurt arrossì, sicuramente non per colpa del sole. Spruzzò dell’acqua in faccia a suo marito con un gesto veloce di un braccio, mancando Devon per miracolo.

“Ehi, attento, papino!” Scherzò Blaine, e il risultato fu una allegra battaglia di spruzzi in famiglia, con Devon come arbitro dal giudizio insindacabile.

***

Più tardi, quella sera, Kurt dovette ammettere che la congiura era stata la cosa migliore che avrebbero potuto architettare per lui. Grazie alla loro furbizia, aveva vissuto momenti memorabili
.
Proprio come quello che stava vivendo ora, unto, tra le braccia di suo marito.

 
 


 
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La tavola di cup of tea

Ehilà!

Oggi qui piove, quindi per me niente spiaggia, ma almeno ho trovato la forza di rimettermi al pc. Le idee per nuove fic non mi mancavano, però anche solo al pensiero di scriverle e quindi di morire di caldo per la tastiera (diventa sempre incandescente!) mi passava la poesia… Perciò, ringraziamo (oppure no, vedete voi! ;) ) i cumolo nembi che aleggiano sopra la mia testa,  che mi hanno permesso di pubblicare.

Ditemi cosa pensate di questa cavolatina,  ci tengo!

Cup of tea

Ah, ho una pagina autore su fb, la potete trovare 
QUI  .
   
 
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