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Autore: Julia of Elaja    08/08/2013    2 recensioni
Nola Degrees è un'avvenente ragazza di ventuno anni: ha tanti sogni nella testa e anche tante paure, prima fra tutte la morte.
E quando una sera si ritrova a dieci metri da Cell, l'essere perfetto, teme davvero che sia giunto il suo momento.
Non sa però che lei è la chiave di tutto per Cell: il dottor Gelo, infatti, aveva previsto anche qualcos'altro, oltre al raggiungimento della forma perfetta, per il suo androide preferito...
"Ricorda, Cell: una soltanto. La riconoscerai tra mille. Una donna come quella non la si trova facilmente su questo pianeta!".
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cell, Dr. Gelo, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le stelle: mi sono sempre piaciute.
Da quando ero appena una bambina, a casa spesso mi sedevo sull’altalena a dondolo nel giardino e a naso in su le contemplavo, stupefatta da quell’infinità di puntini luminosi.
E anche ora le guardo; solo che non sono stesa sul prato di casa mia o seduta sulla mia vecchia altalena.
Non sono più una bambina: ma nonostante questo continuo a guardare le stelle.
É buffo pensare a come le sto guardando ora: stesa per terra, nell’erba alta, mentre cerco di non farmi vedere da quel mostro… com’è che lo chiamano?
Cell.
L’ho visto solo una volta, in televisione: quando ha annunciato il suo torneo e le sue intenzioni con gli abitanti del pianeta terra.
Mi vengono i brividi per un attimo: è ancora nei paraggi? Forse no, io almeno non sento alcun rumore.
Forse si è allontanato.
O forse… no.
Sto cercando di respirare piano piano, senza fare rumore; oh, Signore, spero solo che non mi trovi, è semplicemente orribile il pensiero di essere a pochi metri dalla morte! Mi sento così stupida, stesa a terra di pancia all’aria, sapendo che il nemico è vicino e potrebbe trovarmi così, indifesa, pronta ad essere uccisa.
Io non l’ho visto: mi hanno solo detto di stare giù e quando la sconosciuta che mi aveva fatto buttare a terra, che è ora affianco a me, si è alzata leggermente per vedere dov’era il mostro ha visto che era a circa dieci metri da noi, e ci dava le spalle. E mi ha sussurrato con il labiale: “É Cell!”.
Grandioso.
Doveva essere una tranquilla serata e invece eccomi qui.
A due passi dalla morte.
La sconosciuta affianco a me, nell’erba, ha un fremito: lei giace, a differenza mia, a pancia in giù, il volto sporco di terra e fango.
Dagli occhi le cadono lacrime copiose, quasi sembrano delle gemme che scendono in silenzio sulle sue guancie.
Le sorrido: un sorriso di chi non ha più la forza di reagire, di chi sa che da un momento all’altro se ne andrà all’altro mondo.
Non volevo finire così la mia vita.
Ho solo ventun’anni! Sognavo una bella vita; mi sarebbe piaciuto fare il medico, sposarmi, avere tre figli e vivere in una bella casetta di quelle in legno, magari sulla riva di un lago!
Ah, quanto ho potuto sognare…
E adesso invece la morte è arrivata a prendermi: sto solo aspettando che si volti e cammini per dieci metri.
Poi, addio mondo.
Nola se ne è andata, in un soffio.
Ah, non ve l’ho ancora detto? Il mio nome è  Nola.
Meglio che lo sappiate, così magari qualcuno potrà dire, quando vedrà quel mostro: “Ah, sì, quello è Cell, l’assassino di Nola!”.
Oh be’ a dire il vero ha ucciso migliaia di altre persone: solo che non molte hanno avuto il privilegio di poter raccontare i loro ultimi istanti di vita.
Vorrei piangere anche io, come la ragazza al mio fianco, ma me lo impedisco: quando inizio a piangere, singhiozzo e gemo, quindi Cell ci scoprirebbe in un batter d’occhio.
No, quelle lacrime dovranno marcire dentro: morire con me e dentro di me.
“Venite fuori, non mi va di giocare a nascondino!”.
Il mio stomaco ha appena effettuato una tripla capriola con avvitamento: dove sono i giudici!? Era almeno da dieci!
Ci ha chiamate: sa che siamo nascoste qui! Ma come diavolo ha fatto a scoprirci?
La ragazza alla mia sinistra ha sgranato gli occhi e spalancato la bocca: è atterrita, come me d’altronde.
Io invece ho iniziato a concentrarmi sui battiti del mio cuore, probabilmente, anzi certamente, gli ultimi che potrà fare.
Faccio un cenno con la testa alla ragazza, come a dire “Andiamo?”.
Ma lei scuote la testa, impercettibilmente, per non smuovere l’erba: non vuole muoversi.
A dire il vero io vorrei farlo, ma i muscoli non rispondono più al mio cervello.
Vorrei farla finita subito, e non aspettare così: l’attesa ammazza, ma Cell anche.
Allora decido di urlare: ma a quanto pare nemmeno la voce vuole uscire!
Grandioso. Davvero grandioso.
“Percepisco le vostre aure! Volete che venga a prendervi io?!” urla ancora quel folle.
Ok, Nola, sta’ calma.
Ci sarà una soluzione, no? Che gran bella situazione: o ci viene a prendere il mostro, o io vado da sola incontro alla morte… sempre se riuscissi a governare i miei muscoli, prima o poi.
Un guizzo attira il mio sguardo: la sconosciuta sta tremando da capo a piedi e sta strisciando via!
Vorrei seguirla, ma qualcosa mi dice che è meglio che non lo faccia.
Chiamalo istinto primordiale, chiamalo sesto senso, dopo qualche secondo di tempo la poverina viene avvolta da un’abbagliante luce gialla e di lei non rimane più nulla.
Sono già morta. Ok. Dannazione avrei dovuto scrivere un testamento, o qualcosa del genere: a chi andranno ora tutte le mie cose? Tutti i miei risparmi, i miei libri, i miei cd… il televisore che avevo comprato il mese scorso!!
Oh no. Sento dei passi. La cosa non mi piace per niente.
Ehi, e se puntassi sulla diplomazia? Ma certo! Io ho una bella parlantina: una volta ho convinto la maestra della mia innocenza quando in realtà tutta la classe mi aveva vista spalmare la marmellata sulla sua sedia!
Vedo un’ombra su di me: è il profilo di un uomo, mi sembra… allora forse il mostro è andato via!
“Cosa staresti facendo?”.
Oh no. Oh no, no, no! É lui!
Spalanco la bocca e, come per miracolo, la voce è ritornata, così riesco a rispondergli, come una stupida: “Guardo le stelle”.
In realtà sto osservando lui: è decisamente umano nei tratti, non me lo ricordavo così in televisione! Lui intanto ha alzato lo sguardo e sta fissando le stelle; “Belle, non è vero?” intervengo io.
E ora, il colpo di grazia: avanti, sono pronta, UCCIDIMI!
Ma…
No.
Oh no.
Non posso crederci, lo sta facendo davvero?
Sta ridendo mentre guarda il cielo.
É pazzo: completamente pazzo.
“Sai, non ho mai conosciuto una persona più folle di te!”.
Cosa, cosa, cosa? Ho capito bene? Lui dà della folle a me?!
“Eh?” mi limito a rispondere, continuando a fissarlo.
Ha un bel sorriso: denti bianchi, perfetti, che risaltano ancor di più sotto la luce delle stelle. Staccano bene con la sua carnagione grigio-olivastra.
“Mi hai sentito: tu sei pazza!” continua, ridendo e fissandomi intensamente.
“E perché? Cosa te lo fa pensare?”.
No, adesso è il colmo. Forse sono già morta? Può darsi, perché il mostro invece di farmi fuori si è seduto al mio fianco, dove stava quella poverina fino a qualche minuto fa.
“Vediamo… sai che sto per ucciderti e sono a due passi da te, e tu rimani stesa a terra, pancia all’aria, a contemplare le stelle?”.
La risposta mi esce in automatico: che diavolo mi sta succedendo?
É un bel modo di morire, no? Mentre si guardano le stelle”.
Lui sembra soppesare la mia risposta: mi fissa a lungo.
Ha degli occhi viola intenso molto magnetici: mi dà i brividi, e non credo siano di paura…
Intimorita da quello sguardo, inizio a studiare il resto del suo corpo: ha sembianze umane.
Insomma, due gambe, due braccia, una testa, torace, mani, piedi… tutto regolare!
Ma ha una sorta di corazza protettiva, verdastra, che lo ricopre dal petto in giù.
Nell’insieme sembra una libellula gigantesca. O forse una cavalletta. Ma quel bel faccino compensa tutto il resto.
“Dovrei ucciderti” dice ad un tratto, con tono serio “Ma non penso che lo farò”.
Che cosa?
Vediamo, Nola, che sorta di miracolo ti sta capitando? L’oroscopo aveva pronosticato una giornata tranquilla e abbastanza noiosa: non aveva detto nulla riguardo mostri che hanno intenzione di risparmiarti!
“E perché?”. Ma certo, sono proprio un’idiota: invece di ringraziare e scappare via, mi metto anche a chiedere perché mi voglia risparmiare! Ora me la merito proprio una bella morte!
Lui si limita a ridere: “Sei davvero sfacciata!”.
Io sfacciata? No, sono idiota! Il che è diverso!
“Me lo dicono in molti” rispondo invece, guardando insistentemente i miei piedi.
Perché non la facciamo finita e mi uccide? Il cuore sta martellando nel petto, tra poco penso esploderà.
“Dove vai?!” urlo quasi: Cell si è alzato in piedi e sta continuando a guardare le stelle.
Si gira e mi guarda: “A te cosa importa?”.
Abbasso lo sguardo: sono un’emerita imbecille. Mi ci vorrebbe un premio per l’idiozia!
Ma Cell riprende a ridere: questo qui è davvero matto!
“Vuoi venire con me, non è vero? Avanti, tu sei una tipa sfacciata, dillo se è così!”.
Mi alzo in piedi anche io (un momento: allora anche i muscoli hanno ripreso a funzionare!) e lo fronteggio: è di poco più alto di me, ma io mi sento un’asticella in confronto alla sua mole.
I miei occhi stanno scrutando i suoi: ci stiamo fissando intensamente e di nuovo mi sento soggiogata da quello sguardo.
“Sì” gli rispondo, l’espressione dura e la mascella contratta.
Lui si limita a sorridere e mi porge la mano: “Non mi hai detto come ti chiami”
“Non lo hai chiesto”.
Ancora una volta, ride: “Qual è il tuo nome?”.
“Nola”.
Annuisce, e continua a guardarmi con un sorriso tirato sulle labbra. Sembra compiaciuto.
“Potresti tornarmi utile, Nola” commenta “Ecco perché non voglio ucciderti”.
Tornargli utile? Come? Ho capito bene?
Io, Nola Degrees, potrei tornare utile a Cell, il cosiddetto “essere perfetto”?
“Illuminami” risposi, studiandolo da capo a piedi ancora una volta.
“Non è il momento. Dimmi solo se accetti o no”.
Accettare significa sopravvivenza. Diniegare, invece, credo proprio che sia un biglietto di sola andata sul treno verso l’Aldilà. Che faccio?
Sono tentata di dirgli “Ammazzami, tu mi fai una paura tremenda!” ma, a dire la verità, più passano i minuti più lui mi fa meno paura… è più un timore reverenziale, se capite cosa intendo.
“Accetto” sono le mie parole.
“Ne sono felice” ghigna lui, prendendomi per mano e portandomi via, in volo, lasciando che io mi avvinghi a lui quando saliamo di quota.
Bene, signori e signore: ecco qui come iniziò questa assurda storia con l’essere perfetto.
Perché richiedeva il mio aiuto?
Lo avrei scoperto dopo non molto tempo…

 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
 
Ciao sono sempre io, l’autrice di EFP che è fissata con Cell! :3
Sono tornata alla carica con una nuova mini long che mi frullava nella testa da un po’: a dire il vero ho concluso ieri sera la lettura di un libro fantastico che mi ha ispirata così tanto che mi sono detta “Ok, è arrivato il momento di mettere un po’ i libri da parte la sera e invece di studiare dedicarmi alla stesura di una nuova storia!”. E poi c’era Cell in televisione: c’è la sua saga in onda questi giorni! Come potevo rinunciare a scrivere un’altra long su di lui?
L’altra volta si parlava di Brianne, ora si parla di Nola: spero che questo capitolo vi abbia incuriositi, cercherò di aggiornare con regolarità, studio ed esami permettendo!
PS: Il nome Nola l’ho preso da quel libro fantastico che ho letto, era la protagonista della storia… volevo fare onore a quel grande capolavoro usando quel nome, che mi piace tanto!
Al prossimo capitolo amici!
Julia of Elaja
   
 
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