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Autore: NCSP    08/08/2013    7 recensioni
«Non è fredda, sei tu che stai troppo al sole.» rise iniziando a indietreggiare mentre Steve si alzava con fare minaccioso scrollandosi l'acqua di dosso.
«Perché mi hai tirato una secchiata d'acqua?» ringhiò avvicinandosi.
«Sembrava avessi caldo...» si giustificò continuando ad arretrare.
«Te lo do io il caldo.» con un balzo fulmineo gli fu addosso e lo scaraventò nell'acqua bassa che lambiva la sabbia chiara.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Dai, Stebe, fallo per me.» supplicò esibendosi nella miglior versione dei suoi occhi da cucciolo a cui il biondo non riusciva mai a resistere.

«No Tony, non se ne parla nemmeno.» si tirò a sedere e incrociò le braccia come a sottolineare la propria opinione.

«Dai, sono otto mesi che stiamo insieme, non possiamo continuare a restarcene chiusi in casa.» si lamentò.

«Non mi sembrava che ti desse così fastidio.» accennò ai vestiti sparsi per terra che sembravano quasi formare un quadro di arte contemporanea.

«No, ma voglio uscire. Non siamo prigionieri in questa casa e nonostante mi piaccia stare qui con te non possiamo restare sempre intrappolati qui.»

«Non siamo intrappolati, siamo noi che vogliamo.»

«No, Steve,» lo interruppe «Non siamo noi a volerlo, sei tu.»

Rimase in silenzio a fissarsi le mani.

«Te lo ripeto, adoro stare qui con te, passare le giornate con te e risvegliarmi la mattina con te piacevolmente nudo al mio fianco, ma voglio anche andare un po' in giro. Abbiamo la possibilità di farlo, cazzo, facciamolo.»

Tacque.

«Non so come convincerti, ma lascia che te lo dica, mi sembra quasi che tu ti vergogni di me.»

«Non dirlo mai più.» scattò «Non è per quello, perché mai dovrei vergognarmi di stare con te? È solo che ho paura...» ammise facendosi piccolo piccolo e scatenando in Tony un irresistibile bisogno di stringerlo tra le proprie braccia, cosa che effettivamente fece.

«E di cosa?»

«Della gente fuori. Ho paura di cosa potrebbero dire, di cosa potrebbero fare sapendo di noi due, e non voglio vedere le nostre facce su ogni giornale scandalistico con qualche scritta idiota come commento.» confessò rannicchiandosi contro il corpo dell'altro per sottrarsi a tutto ciò che si agitava fuori dalla Tower in un turbinio di pettegolezzi sussurrati.

Gli baciò teneramente la fronte facendolo sdraiare accanto a sé «Non potevi parlarmene?»

Arrossì e fece cenno di no con il capo, nascondendo il viso contro il suo petto.

«Certo che sei strano. Capisco quello che stai dicendo, davvero, e non pensare che voglia forzarti, ma non possiamo passare la vita chiusi qui. Voglio far sapere al mondo che sei mio, non importa cosa diranno gli altri, ci siamo noi due e questo basta.»

«Non pensi che a me potrebbe dare fastidio essere inseguito dai media?» chiese rialzandosi.

«Sì, ma ammetti che così non possiamo andare avanti. Non puoi continuare a sgattaiolare via di qui, lo hanno già fatto troppe persone uscendo da casa mia e dalla mia vita, non farlo anche tu.» gli prese il viso tra le mani supplicandolo con lo sguardo, e quegli occhi color caffè, appassionati e tristi, lo convinsero.

A bene vedere non gli importava cosa avrebbero detto e pensato gli altri, come aveva detto Tony finché c'erano loro due insieme tutto andava bene, e quei giornalisti potevano anche gettarsi da un ponte per quanto gliene fregava in quel momento.

Lo coinvolse in un bacio dolce e appassionato, cancellando la sua espressione triste accarezzandogli le labbra.

«Va bene.» sospirò contro di lui.

«Va bene?»

«Ti chiedo solo di andare con un po' di calma, non facciamo qualcosa di eclatante, cerchiamo di...»

«Non preoccuparti.» lo interruppe con un bacio «Non voglio che tu sia a disagio per colpa mia, andremo con tutta la calma che vuoi.» disegnò il contorno delle sue labbra con una scia di teneri baci che fecero impazzire il biondo come sempre «Mi basta sapere che prima o poi tutti sapranno che sei mio, così da non dover spedire lontano le tue care ammiratrici a calci in culo.»

«Scemo.»

 

 

 

 

 

 

«È fredda!» urlò quando Tony gli tirò una secchiata d'acqua di mare.

Ora capiva perché aveva voluto a tutti i costi comprare quel set di giocattoli per bambini.

Aveva acconsentito a uscire con lui, e Tony aveva mantenuto la sua promessa di non rivelare tutto subito con un'uscita memorabile magari a Time Square sotto i flash dei paparazzi, facendolo salire discretamente sul suo jet privato senza dirgli nulla della destinazione.

Aveva imposto al pilota di non dire una parola, e durante il lungo volo Steve si era addormentato nella camera da letto, perché sì, nel jet privato di Tony Stark c'era una camera da letto con tanto di letto matrimoniale, dopo aver provato l'ebbrezza del sesso ad undici mila metri di altezza.

Tony lo aveva osservato dormire, stupito che quella creatura perfetta avesse scelto di stare con lui nonostante la sua valanga di difetti; certo, per lui era cambiato, aveva abbandonato i suoi modi di fare più volgari e si era dato alla monogamia, ma con qualcuno come Steve non era stato assolutamente un problema, il pensiero di portarsi a letto una qualche frivola modella che gli apriva le gambe come se quella fosse la cosa più stupida del mondo non lo attirava più, e l'unica persona a interessarlo era lui, con quegli innocenti occhi azzurro ghiaccio che a ogni sguardo sembravano promettergli un amore dolce e puro, ma ancora non capiva come poteva essere così fortunato.

Lo aveva amato fin dal primo istante anche se ci aveva messo un po' a dirglielo, forse per

la paura di non essere ricambiato in pieno, ma il "ti amo anche io" sussurrato a fior di labbra da uno Steve con le guance in fiamme lo avevano tranquillizzato e fatto sentire per la prima volta in vita sua completo; in pubblico poteva ostentare sicurezza, spacconeria e strafottenza, ma quando abbandonava i riflettori e se ne doveva tornare in una casa vuota privo di una qualunque compagnia la tristezza lo invadeva come un fiume in piena, facendolo attaccare a una bottiglia per dimenticare.

Da quando era arrivato Steve era cambiato tutto.

Lo aveva salvato dal vortice di autocommiserazione e dolore in cui era precipitato e lo aveva risollevato, trascinandolo e riuscendo a scatenare in qualche modo in lui la voglia di sentirsi degno di quella che era diventata la persona più importante della sua vita.

«Non è fredda, sei tu che stai troppo al sole.» rise iniziando a indietreggiare mentre Steve si alzava con fare minaccioso scrollandosi l'acqua di dosso.

«Perché mi hai tirato una secchiata d'acqua?» ringhiò avvicinandosi.

«Sembrava avessi caldo...» si giustificò continuando ad arretrare.

«Te lo do io il caldo.» con un balzo fulmineo gli fu addosso e lo scaraventò nell'acqua bassa che lambiva la sabbia chiara.

 

 

 

Rimasero sdraiati sulla sabbia bianca e morbida, abbracciati, ignorando il caldo del sole che scottava la loro pelle e l’urlo delle cicale sugli alberi vicino a loro; Steve giocava con i capelli fradici di Tony mentre questo dormicchiava contro di lui, la testa mollemente abbandonata contro il suo petto dopo che avevano giocato in mare come due bambini schizzandosi e provando reciprocamente ad affogarsi, anche se Cap non ci aveva messo tutto l’impegno visto che in tal caso avrebbe dovuto pensare al rimpatrio della salma del moro.

Non aveva bene idea di dove si trovassero, la spiegazione laconica di Tony era stata “un posto lontano dove nessuno ci troverà”. La realtà era che lo aveva portato in una minuscola isoletta della Grecia, sperduta in mezzo alle onde del mare color zaffiro, abbandonata da tutti a parte da un gruppo sparuto di capre selvatiche che in quel momento brucava placidamente tra i cespugli secchi della collinetta che si trovava a qualche decina di metri da loro. Per quanto ne importava a Steve avrebbero potuto anche trovarsi su un altro pianeta.

«Steeebe.» lo chiamò con voce strascicata.

«No, non ci torniamo in acqua adesso, non ho voglia di dimostrarti di nuovo con quanta facilità potrei affogarti.»

«Pensavo di andare all’ombra prima che tu stasera venga scambiato per un’aragosta e cotto in una pentola di acqua bollente con le braccia legate da una fascetta, ma se vuoi torniamo in mare.»

Rise «Non dirmi che hai portato un ombrellone.»

«No, è una cosa squallida. Là c’è un albero.» si alzò aiutandolo a scrollarsi la sabbia di dosso con un paio di carezze piuttosto lascive che fecero socchiudere gli del biondo.

Corsero sulla sabbia bollente fino a raggiungere l’ombra e si lasciarono cadere per terra avvinghiati, mentre Steve cercava di allontanarlo.

«Non penso che le capre si scandalizzeranno.» sussurrò al suo orecchio mordicchiandone il lobo.

«Se ci vedesse qualcuno…»

«Quest’isola non è abitata da oltre duecento anni, se ci vedesse qualcuno suppongo che prenderebbe un infarto e tirerebbe le cuoia sul momento, quindi non dobbiamo preoccuparci.» spiegò scendendo con una mano lungo i suoi addominali fino ad incontrare il bordo del costume.

«Tony…»

«Cosa?» mormorò iniziando a lasciare una scia di baci lungo la sua clavicola.

«Ti amo.»

 

 

 

Non c’era niente che adorasse di più di starsene solo con Steve, e anche se aveva insistito tanto perché potessero far sapere della loro relazione al resto del mondo in quel momento non ne vedeva la necessità.

Gli bastava averlo lì, appoggiato al suo petto con gli occhi chiusi, quei magnifici occhi dello stesso colore dell’acqua sulla costa, trasparenti, sinceri e dolci, un’espressione rilassata a decorare il viso perfetto e una mano stretta alla sua.

Non avrebbe voluto svegliarlo e incrinare la patina tenera che gli scendeva sul volto ogni volta che si addormentava così, stanco e tra le sue braccia, ma a breve il sole gli avrebbe scottato una gamba e lui non aveva alcuna voglia di riportarlo a casa per una gita in ospedale nel reparto grandi ustionati.

Lo scosse delicatamente per una spalla.

«Mmh…»

«Sei mezzo al sole e io non ho i tuoi muscoli, non riesco a portarti all’ombra, quindi striscia un po’ più in qua.»

Sbuffò ma si ritrasse all’ombra «Hai considerato il fatto che questa è un’isola deserta e che moriremo di fame a meno che non ci mettiamo ad allevare capre?»

«Guarda là.» indicò un albero a pochi metri di distanza, sotto cui si trovava la versione in stile Stark di un pranzo al sacco su un asciugamano colorato, ovvero qualche chilo di panini farciti con gli ingredienti più impensati e una bottiglia di vino bianco ghiacciato.

«E questo da dove viene?»

«Magia.» rispose enigmatico facendolo voltare per baciarlo.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Eccomi qui come promesso con un’altra shot demenziale che non potevo non pubblicare perché… beh, perché sono cattiva.

Devo ringraziare tutte quelle che mi seguono di solito e che mi sostengono, siete adorabili <3

Ora fatemi sapere che ne pensate, sono curiosa. Come al solito non mi offendo se mi insultate xD

Baci e a presto.

  
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