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Autore: MeikoBuzolic    08/08/2013    4 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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1.
Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì, cercai con lo sguardo la nonna, e la vidi, non era cambiata, sempre vestita con le sue gonne a tubo e le camicie color pastello, i suoi capelli colore del miele, e i suoi occhi verdi. Mi sorrise e le andai incontro «Caitlyn, Tesoro come sei fatta grande» esclamò sorridente, e mi abbracciò. Poi mi guardò attentamente «Che cosa hai combinato?» mi domando, fissandomi. Mi guardai, e la riguardai in modo interrogativo, lei precisò «I tuoi capelli? E quei blue jeans».
«Ah! Ora capisco» sorrisi «Sì, l’ho tagliati e l’ho tinti. Mentre per i jeans, mi piacciono così» spiegai.
Alzò un sopracciglio «Quindi vorresti dire che lì in Italia, si vestono tutti con i blue jeans strappati, e i capelli c’è li hanno tutti corti e rossi?» disse ironica.
Sbuffai «Nonna, lasciami fare, so che sotto sotto ami il mio look» sorrisi.
Lei rise «Si vede che sei mia nipote. Andiamo in auto» e mise il suo braccio tra le mie spalle.
Posai le mie cose in auto «Dov’è il resto della tua roba» disse la nonna, mettendosi la cintura di sicurezza.
«Le porterà il corriere fra qualche giorno» spiegai. Guardai l’orologio dell’auto, e misi l’ora del mio cellullare sette ore indietro.
Accesi la radio, appoggiai la testa nel vetro del finestrino, e fissavo il panorama, poi all’udire di quelle note che risuonavano alla radio, mi scese una lacrima «My heart will go on» sussurrai. Nella mia mente percorsero tutti i ricordi: quando i miei padri me la cantavano prima di addormentarmi, quando la suonavano al pianoforte per non farmi piangere. Quando li supplicavo di raccontarmi il giorno in cui mi adottarono: erano in ufficio, e il direttore dell’orfanotrofio per smozzare la tensione, accese la televisione, un canale musicale, e quando l’infermiera sbucò dalla porta con me in braccio, risuonarono le melodie di “My heart will go on”, e dissero che quando mi presero in braccio, guardavo la televisione e sorridevo – mi mancate papà – mi asciugai gli occhi – maledetto sia quell’uomo che vi ha ucciso, che possa bruciare all’inferno – pensai.
 
Arrivammo nel grande cancello, che si aprì automaticamente, e vidi la grande villa «Tesoro siamo arrivati» comunicò.
Guardai la grande villa, con occhi spalancati «Nonna non ricordavo che era così grande» dissi sorpresa.
Lei sorrise «Ho fatto anche impiantare una nuova piscina, con idromassaggio» disse eccitata.
Le sorrisi, e mi precipitai dentro, era tutto nello stile classico inglese, e le stanze erano tante e immense. La nonna entrò, con una cameriera che teneva le mie valigie «Tesoro, lei è Carla. Lei viene qua due o tre volte a settima e si prende cura della casa, visto che ormai le mie ossa non lo permettono» sorrise «La tua camera, lo trasferta, nell’ultima porta a destra nel piano superiore» m’informò.
Salì le scale di fretta, ed entrai nella camera, le mura erano di un color crema, il letto a due piazze di ferro battuto bianco, e i mobili erano di uno stile classico e dal colore chiaro, fronte a me c’era una grande portafinestra, dove affacciava nel giardino, dove si trovava la piscina, e il giardino dai cespugli di rose e gli alberi. Anche se la porta era aperta, bussarono, mi voltai ed era Carla «Signorina, dove posso posare le sue valigie?» domandò gentilmente.
«Lasciale pure lì, dopo le sistemerò io» le risposi «Non darmi del lei, chiamami Caitlyn» aggiunsi.
Carla annuì «Certo, ci vediamo a pranzo» e se ne andò.
Mi sedetti nella poltroncina del terrazzo, c’era anche una villa accanto alla nostra, vidi un ragazzo di sfuggita – grazie a Dio, non vivono solo vecchietti – pensai.
Sistemai le mie valige, e andai nel mio bagno, e mi feci un lavai nella vasca dalle zampe di leone. Uscì dalla vasca, diedi una leggera asciugata ai miei capelli corti rossi, e tolsi il trucco sbavato dai miei occhi verdi a causa del bagno.
Scesi le scale, e andai dalla nonna in giardino, che si stava prendendo cura delle sue rose «Ciao nonna» dissi.
«Tesoro, hai sistemato le tue cose?» domandò.
Annuì «Ho visto che nella villa accanto ci vivono delle persone» le dissi.
Lei s’irrigidì «Tesoro, devi farmi un favore: stare lontano da quelle persone» il suo tono era da comando.
«Ok» risposi semplicemente – perché? – mi chiesi.
 
Ci sedemmo nel grande tavolo, accanto la nonna mangiava posata: dalla schiena ben retta «Tesoro, su con la schiena» disse.
Sbuffai, e con sguardo noioso mi misi bene retta.
Mentre mangiavo la carne, la nonna improvvisamente mi domandò «Tesoro, ti succedono ancora quegli strani avvenimenti?».
Spalancai gli occhi, e la carne mi andrò di traverso, bevvi velocemente la coca «Ecco perché ti dico di fare piccoli morsi» ribadì.
Mi composi – la nonna non vuole mai parlare dei miei “avvenimenti”, perché me lo sta chiedendo – pensai dubbiosa «Beh! Ora riesco a controllarli» risi.
«Perché ridi?» chiese la nonna, un po’ turbata.
«No, non sono pazza. E che stavo pensando a quando ero piccola, a tutti i danni che combinavo a causa dei miei poteri» spiegai.
La nonna rise «Oh santo cielo! Ricordo ancora come fosse ieri: Era il giorno del ringraziamento, tu volevi i biscotti prima di cena, ed io non te li diedi. Mi guardasti con occhi furiosi, e il tacchino iniziò a fluttuare».
«Ricordo, che iniziasti a correre per casa urlando: “Il tacchino ha preso vita! Aiuto” mentre avevi il tacchino che ti “inseguiva”» risi «Tranquilla, non ti farò inseguire da nessun cibo» aggiunsi.
Guardai le candele sul tavolo, chiusi gli occhi e mi concentrai, li riaprì, la nonna era stupefatta «Ora li so controllare» le sorrisi, e lei fece altrettanto, le candele tutta la camera si accesero.

 
   
 
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