22:30. Torreggiani entrò nella macchina
con la sua squadra. Orlandi teneva vicino Tommaso La Rosa, in modo da
controllarlo. Arrivarono vicino la benzina alle 22:50. Nessuna macchina in
vista. Per quella strada non ne passava nessuna. Dopo un po’ iniziò a piovere a
dirotto. Sembrava non finire mai, ma durò solo 5 minuti. Alle 22:55 arrivò la
macchina che teneva in ostaggio la famiglia di Torreggiani. Uscirono dalla
macchina 2 uomini: quello che era alla guida e quello che stava vicino.
Uscirono anche Torreggiani e Bernardi. I quattro non si spostavano dalla loro
macchina. Si guadavano minacciosi da lontano. Tutto intorno dominava
l’oscurità. La poca luce proveniva dai lampioni vicini, dalle luci a neon della
benzina o anche dalla luna piena, tonda e perfetta come sempre. Quel momento
poteva anche essere rinchiuso in un quadro. Uomini pronti a combattere,
illuminati dalla luce della luna intorno al buio totale. Quella luna sembrava
un riflettore con lo scopo di puntare la sua luce verso la cosa più importante
che ha davanti, come a illuminare i protagonisti di quella scena. Ad un tratto,
uno dei due uomini fece segno con la testa all’altro di far uscire dalla
macchina la moglie e il figlio di Torreggiani. I due uscirono dalla macchina e
Torreggiani li vide.
Torreggiani – Daniela!!
–
Daniela – Stefano!!
–
// - Dov’è il nostro capo?? –
Torreggiani – Nella macchina!! –
// - Fallo uscire!!
–
Tommaso La Rosa uscì dalla macchina con
Orlandi e la Orsani.
Rimase vicino a loro, ancora in manette.
// - Bene!! Ora
possiamo avviare lo scambio… Voi lascerete andare il nostro capo e noi ti
daremo la tua famiglia… -
Torreggiani – Ok, va bene… -
Tommaso La Rosa iniziò a camminare verso
loro, mentre la moglie e il figlio di Torreggiani iniziò a camminare verso di
lui. Piano e in silenzio. L’uomo passò poi vicino alla donna con il figlio.
Ognuno si stava avvicinando alla loro parte. Quando mancava solo qualche metro,
Daniela sorrise a suo marito, convinta di essere finalmente salva. Ma prima di
poter avvicinarsi a lui, l’uomo, dall’altra parte, tirò dalla sua giacca una
pistola e un secondo dopo, era pronto a puntarla verso Torreggiani. Egli se ne
accorse, e con un passo svelto gettò a terra la moglie e il figlio, mentre uno
sparo vibrò nell’aria. Un altro sparo. Questa volta di Orlandi. Un altro di
Bernardi. E un altro ancora del nemico. Sangue per la strada. Molto sangue.
Torreggiani aprì gli occhi e vide quei uomini a terra morti. Abbassò la testa e
i suoi occhi videro la sua mano piena di sangue. Non sentiva nessun dolore,
quindi il sangue non poteva essere il suo. Vide poi Daniela ma lei non aveva
nessuna ferita, ma solo anche lei sangue. Lo shock più grande fu invece quello
di vedere suo figlio. Il sangue veniva da lui. La pallottola l’aveva colpito
proprio alla testa. Inutile chiedersi se era ancora vivo. La marea di sangue
già parlava chiaro. Quell’autostrada era diventata luogo di forti grida,
lamenti, pianti. Ma tutto ciò non poteva certo restituire la vita al piccolo
Nicola.
Dopo la morte del loro piccolo figlio,
Torreggiani e sua moglie si riunirono e presero la decisione di donare tutti
gli organi del loro piccolo, perché desideravano almeno che una parte di egli
vivesse in altre persone, salvandole come lui aveva salvato i suoi genitori.
Ora una piccola anima si dissolveva nell’aria, felice di aver salvato i suoi
genitori e di poter salvare tutti coloro a cui serviva un organo. E con questa
situazione, Torreggiani capì ciò che Tommaso La Rosa intendeva sulla scelta da fare. La scelta
era: vivere o morire. In tutti e due i casi, lo si fa per amore degli altri, e
questo ce lo dimostra Nicola.