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Autore: Nivees    09/08/2013    2 recensioni
[ Piccola Laven di tre capitoli in onore alla Laven Week! | E pure per il compleanno del Baka Usagi, obv ]
Lo aveva trovato, ma non aveva concluso proprio niente di quello che aveva programmato. In qualche modo, Lavi aveva sempre sentito che gli ultimi attacchi erano opera sempre della stessa persona, e non poté fare a meno di associare la figura ad Allen. Allen il traditore – come ormai veniva additato all'Ordine. E aveva deciso di vederlo, di poter dire di aver visto con il suo stesso occhio che era lui il colpevole, di poter portare delle prove a suo sfavore – o a suo favore, perché Lavi aveva sperato fino all'ultimo di sbagliare, una volta tanto.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Molti son gli animali, a cui s'ammaglia,
e più saranno ancora, infin che il veltro
verrà, che lo farà morir con doglia.»
 – Divina Commedia; Inferno. Canto I.
 
C'era qualcosa che non andava, in quello che vedeva.
Lungo la strada abbandonata – desolata – regnava solo il puro caos. Case distrutte e macerie regnavano in un luogo ormai dimenticato da Dio stesso, raso al suolo da un potere troppo grande per essere contrastato, troppo veloce per poter essere evitato. Dall'alto della sua posizione, Allen Walker osservava lo scempio che aveva davanti, appollaiato elegantemente sui più alti resti di un edificio, evitando di guardare con accuratezza i corpi riversi a terra e il sangue che macchiava le pareti. Non era ancora abituato a quello spettacolo, non era ancora abbastanza forte per poter sopportare. Rimase semplicemente con l'espressione impassibile di qualcuno che ormai aveva perso ogni speranza per un futuro migliore, gli occhi offuscati ancora dal fumo delle esplosioni da poco terminate. 
Ma c'era qualcosa che non andava, ed era inutile cercare di ignorare quel fastidioso brivido che aveva lungo la schiena: si sentiva osservato, anche se non riusciva a capire chi fosse, né da dove provenisse lo sguardo. Poco importava, al momento; Allen era lì solo in missione, il suo scopo era di distruggere tutto ciò che trovava davanti. Tutto e tutti, per poter ricreare poi lui stesso quell'umanità libera dai dispiaceri, dal dolore e dalla sofferenza. 
Quindi fu per questo che, senza alcun minimo indugio, scattò verso terra estraendo le sue armi migliori, pronto ad attaccare colui che aveva inevitabilmente attirato la sua attenzione.
Per poterlo spazzare via da quel mondo sudicio, e liberarlo così dal peccato originale.
 
«Amor, che a nullo amato amar perdona,
mi prese dei costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.»
 – Divina Commedia; Inferno. Canto V.
 
Sapeva di poterlo trovare lì.
I soccorsi ormai erano arrivati troppo tardi per poter salvare quella città ormai rasa al suolo. Non c'era nulla, né nessuno da portare al sicuro; il loro intervento sarebbe stato vano, stavolta. Bookman Jr., o anche comunemente detto Lavi, osservava con estrema rabbia la scioccante verità davanti a lui, che era costretto a registrare come un nuovo paragrafo di un libro di storia. I corpi riversi a terra, le mura imbrattate di sangue, il cielo coperto da quel fumo grigiastro che non accennava a sparire. Di appoggiò poco stabile su di una rovina, per non cadere rovinosamente a terra, poi si portò una mano tra i capelli, sperando che le scene e ciò che lo fronteggiava sparisse in fretta.
Lo aveva trovato, ma non aveva concluso proprio niente di quello che aveva programmato. In qualche modo, Lavi aveva sempre sentito che gli ultimi attacchi erano opera sempre della stessa persona, e non poté fare a meno di associare la figura ad Allen. Allen il traditore – come ormai veniva additato all'Ordine. E aveva deciso di vederlo, di poter dire di aver visto con il suo stesso occhio che era lui il colpevole, di poter portare delle prove a suo sfavore – o a suo favore, perché Lavi aveva sperato fino all'ultimo di sbagliare, una volta tanto.
Non era andata affatto come voleva. Aveva visto Allen guardarlo con sufficienza per poi attaccarlo e l'unica cosa che poté fare fu ghignare per nascondere qualsiasi paura e delusione e contrattaccare a sua volta.
Non ne uscì né vincitore né perdente; aveva visto Allen sgranare gli occhi, come se fosse riuscito finalmente a vedere dopo tanto tempo, poi sparì così come era apparso, con la coltre di fumo più densa fattasi nell'aria circostante.
 
«Ivi con segni e con parole ornate
Isifile ingannò, la giovinetta,
che prima l'altre avea tutte ingannate.»
 – Divina Commedia; Inferno. Canto XVIII.
 
«Allora? Come mai sei tornato così presto?».
Allen alzò gli occhi verso il suo interlucutore. Tyki Mikk avanzava tranquillamente per la stanza immersa nel buio, seguito dalla piccola Road che gli donava un sorriso sornione somigliante più ad un ghigno malizioso. Si limitò ad un semplice sospiro quasi impercettibile, guardando poi fuori dalla finestra ed esclamando: «Ho finito prima del previsto».
Non aggiunse altro, e benché la risposta avesse dovuto soddisfacerli, non sentì i loro passi allontanarsi. Allen era ancora così poco abituato a quell'ambiente e a tutta quella situazione in generale; nonostante adesso fosse un Noah – non un Noah qualsiasi, lui era diventato potente quanto lo era il Conte, o forse anche di più – non passava giorno in cui smetteva di pensare alla sua vecchia vita da Esorcista, dalle persone che gli erano accanto e da ciò che lui stesso era. Guardò di sottecchi i due Noah, poco curante di quello che stavano facendo, e non riuscì a non mettere a confronto le due schiere di nemici. 
E nella sua mano, nascosta sotto le braccia a conserte, un pezzo di stoffa sanguinante venne stretto con più insistenza di quanto aveva fatto fino a quel momento, quando vide la figura di Lavi principalmente nei suoi pensieri, e sentendosi in colpa per non avere avuto la forza di liberarlo.
 
«Ma se presso al mattin del ver si sogna,
tu sentirai di qua da piccol tempo
di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna.»
– Divina Commedia; Inferno. Canto XXVI.
 
Aprì gli occhi molte ore dopo averli chiusi.
L'ultime cose che ricordava era la scomparsa di Allen, se stesso che si era appoggiato al muro, stanco e affaticato sia fisicamente che mentalmente, e un leggero mal di testa prima di serrare le palpebre, concedendosi un po' di agognato risposo.
Era su di un letto; guardandosi le braccia, poté notare di essere bendato, quindi le ferite leggere che si era procurato andando da solo sconsideratamente in un campo di battaglia erano state curate da qualcuno. E lo capì ben presto, limitandosi solo a guardarsi intorno senza nemmeno studiare l'ambiente circostante.
«Lavi? Sei sveglio? Stai bene?».
Alzò lo sguardo verso Lenalee seduta accanto al suo capezzale, che lo guardava con un'espressione divisa tra il preoccupato e il sollevato. Dietro di lei, Yuu restava in piedi di fronte alla finestra, apparentemente poco interessato. Lavi annuì, sorridendo alla ragazza per poterla rassicurare, concedendosi solo il lusso di lamentarsi un po' per il dolore alla testa.
«Baka Usagi, che fine ha fatto la tua fascia?».
Preso alla sprovvista, Lavi si toccò i capelli fiammanti, non trovando alcun ostacolo che li tendeva quasi magicamente verso l'alto. E senza quasi rendersene conto, ricordo quello che aveva sognato giusto fino a pochi minuti prima: Allen che gli strappava la bandana dalla testa e poi spariva attraverso una luce strana, probabilmente un gate.
Credeva fosse solo un sogno. Poteva essere ancora considerato tale?
«L'ho solo persa in battaglia, Yuu-chan».



Okay, ci sarebbero tantissime cose da dire su queste flash/pocopiùchedrabble. Molto nonsense, nonché stupide, ma mi piacciono a modo loro. (?)
Penso che comunque la base si sia capita: Allen è il nuovo Conte del Millennio, i suoi "seguaci" sono Road e Tyki e bla bla. Questa è una trama già trita e ritrita, LO SO, ma non era questo che mi premeva descrivere. Bene o male, queste qui erano solo da preannuncio diciamo a ciò che accadrò nelle prossime quattro flash - che verranno domani eh, in onore al compleanno di Lavi chemimancatantomadovecazzoè - quindi non allarmatevi se non vi torna qualche cosa, è tutto voluto. E poi perché questa è la LAVEN WEEK! Quindi, io dovevo scrivere qualcosa, non potevo starmene con le mani in mano. 
Comunque, alcune chiarificazioni su perché ho aggiunto alcune citazioni da Dante (che saranno pure nelle altre eh! Quindi aspettatevele!): la prima, è un riferimento alla "profezia del veltro" che quando avrebbero cacciato la "lupa", l'Italia sarebbe stata liberata. Qui Allen vuole liberare il mondo MA OKAY.
Nella seconda, il riferimento è a quello che dice Francesca: intende che chi è amato non può non amare a sua volta. Riferimento al perché Allen si è fermato nell'attaccare Lavi - Lavi lo ama e lui non può non amarlo quindi non gli fa del male. Spiegazione spiccia, ma voi avete capito tutto, veeeero? Terza, riferimento all'imbrogliare seducendo. Capirete nelle prossime puntate! Questa era criptica, lo so. Nella quarta, c'è il riferimento che chi fa sogni la mattina presto, sono sogni premonitori e/o avvenimenti di per certo già accaduti. Questa era facile, sì.
Ecco, finito con le spiegazioni (inutili perché ho spiegato male ma tant'è), vi ringrazio per aver letto questa sciocchezzuola veramente stupida e me ne vado. Tanto domani sarò di nuovo qui per il secondo episodio, yep! E se lasciaste una piccola recensione, mi rendereste felice :3 Salut! Niv

  
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