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Autore: wordsaredeadlythings    09/08/2013    2 recensioni
A Gerard non interessa. Non più, ormai.
Lui butta le cicche per terra, ci salta sopra, le spegne con violenza. Si ferisce la pelle con i coltelli per provare un dolore diverso. Prende le regole e ci piscia sopra, ci sputa, le ribalta come piace a lui, ne crea di nuove. Chiude gli occhi e si rifugia in un posto in cui un noi esiste ed esisterà per sempre.

[...]
Si sveglia da solo, Frank. Ormai da un po’. Abbastanza tempo per far sparire l’odore di Gerard dalle lenzuola, dal cuscino. Ma quell’odore Frank non se lo scorda, non pensa che potrebbe. Scorre insieme alla stanchezza. Insieme a tutto.
Sempre Gerard, sempre lui.
Vaffanculo, Gerard. Fanculo, fanculo, Fanculo!

Perché se niente è per sempre, cosa rende l'amore l'eccezione?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I fatti riportati a seguire sono completamente immaginari. Scrivo per semplice diletto personale, e i personaggi di cui parlo sono realmente esistenti, e non mi appartengono non ancora.
 
 

 
I’m in love with a suicide

 
 
 
 
 
A Gerard non interessa. Non più, ormai.
Lui butta le cicche per terra, ci salta sopra, le spegne con violenza. Si ferisce la pelle con i coltelli per provare un dolore diverso. Prende le regole e ci piscia sopra, ci sputa, le ribalta come piace a lui, ne crea di nuove. Chiude gli occhi e si rifugia in un posto in cui un noi esiste ed esisterà per sempre.
Gerard ingoia quelle pillole, le osserva scintillare e poi giù, un sorso d’acqua ed ecco quella merda scivola nel suo organismo, infetta ogni cosa. E’ il nero che lo distrugge da dentro, un grosso tumore non ancora scoperto, un tumore maligno che mangia i suoi organi, li fa a pezzi ad uno ad uno.
Gerard si sveglia urlando, di notte.
Dice di aver visto l’orrore, ma quando gli chiedono cos’è, lui non risponde.
 
*
 
« Che cazzo fai? »
Gerard lo guarda.
Frank. Piccolo Frankie. Vorrebbe mandarlo a fare in culo, cacciarlo via: è un istinto primordiale che ha da sempre, fin da quando era bambino e ha visto il padre di Jenny morire in mezzo ad una strada, fatto fuori da una gang. Che infanzia di merda.
« Vuoi rispondermi? » ringhia, stringe le dita sulle sue spalle, lo costringe a guardarlo.
Gerard si tuffa in quei due occhi grandi, enormi, infiniti. Ci sono i prati negli occhi di Frank, un ruscello che gorgoglia lontano, una coperta a quadri rossi, dei panini. Ci sono labbra secche e screpolate che si toccano e si feriscono a vicenda. Ci sono laghi salati di lacrime che non verserà mai più, perché Frank ha smesso di piangere.
« Come vuoi, allora. Divertiti mentre ti ammazzi. » alza le mani al cielo, e Gerard è abbastanza cosciente da capire che quelle sono lacrime vere.  « Me ne lavo le mani, Way. »
Prende la giacca. Esce di casa, sbatte la porta.
Che uscita di scena teatrale.
Gerard sente l’effetto delle pillole sconvolgerlo come un pugno allo stomaco.
“Iniziamo a ballare.”
 
*
 
« Di cosa sa l’amore, Mikey? »
« Dipende. » prende un tiro, sputa il fumo lontano « Forse sa di hashish. »
L’hashish è buono. Leggero. Magari ti fa ridere un po’, ma niente trip con l’hashish, ed è questa la cosa peggiore: Gerard ha bisogno di partire, ma non se ne può andare. Ha delle catene ai polsi che graffiano la pelle,  gli tolgono il respiro. Gerard ha bisogno di chiudere con tutto quanto e di andare a cercare quel prato, a sdraiarsi sull’erba verde. Con Frank.
« Frank. » sussurra Gerard, mentre Mikey gli passa la canna con estrema disinvoltura.
« L’ho visto ieri. Era incazzato. E’ sempre incazzato, ultimamente. »
« Colpa mia » afferma Gerard. Prende un tiro.
Sì, l’hashish è buono. Sa di menta, di anni ’60, di fiori, di giovani speranze andate in fumo. Sa di generazioni morte e sepolte che non tornano più. Sa di prati.
 « Sono un cazzone, vero? »
Mikey riprende la canna in mano. Un tiro.
« Sì. Sì, lo sei. »
 
*
 
Frank è stanco. Solo stanco da morire.
Corre, corre e corre, anche se in realtà sta fermo. Si sveglia stanco, la mattina. Il caffè non basta per far sparire quella stanchezza schifosa: gli si è attaccata addosso, sulla pelle, gli scorre nelle vene come il sangue, o la droga. Silenziosa, imperturbabile. Si insidia nel cervello, nel cuore. Lo fa respirare male.
Magari deve andare da un dottore. E’ così cagionevole, il piccolo Frankie. Così indifeso, nudo davanti al nero del mondo, pronto ad essere mutilato dalle ingiustizie e dal marcio che c’è ovunque.
Frank andava protetto, ma nessuno si è preso l’impegno di farlo. E si sente sprofondare, giù, sempre più in basso. Scivolare nel nero. Guardava l’oblio e lasciava che lui guardasse dentro di sé, infettandolo, contagiandolo con il nulla.
Si sveglia da solo, Frank. Ormai da un po’. Abbastanza tempo per  far sparire l’odore di Gerard dalle lenzuola, dal cuscino. Ma quell’odore Frank non se lo scorda, non pensa che potrebbe. Scorre insieme alla stanchezza. Insieme a tutto.
Sempre Gerard, sempre lui.
Vaffanculo, Gerard. Fanculo, fanculo, Fanculo!
Chiude la mano a pugno, la schianta contro il muro.
Forse si è rotto un dito, ma non gli importa: prende a pugni il muro, Frank. Perché si sente solo, cagionevole, nudo. Si sente paranoico, suicida, si sente nero, si sente schifoso. Si sente un parassita.
Frank prende a pugni il muro, perché non ha altro da fare. Perché stare accanto a Gerard provoca solo dolore, sofferenza, tagli sulla pelle, droga nel corpo. Provoca l’orrore, il nero, l’oblio, il nulla.
Perché Frank si distruggerebbe insieme a lui, pur di non lasciarlo andare via dalla sua vita. Non ne può fare a meno. E’ un cancro, quell’amore è solo un fottuto, schifoso cancro maligno, che è rimasto acquattato nelle ombre polverose della sua vita fuori dagli schemi e che è sbucato fuori ora. Impossibile da curare, da cancellare. Impossibile da rimuovere. E per quanto possa provare ad andarsene, Frank sa che non può fare a meno di lui. Di Gerard. Di quel suicida tossicodipendente, caffeinomane maledetto.
Sarebbe bello se con una semplice operazione chirurgica potessero esportargli l’amore. Rimarrebbe solo una cicatrice, solo una fottuta cicatrice. Ma non si può fare.
Frank non sa come gestire tutto quanto, e prende a pugni il muro.
Perché l’idea che gli manchi così tanto da fargli venire voglia di buttarsi giù dal tetto del palazzo lo corrode.
 
*
 
“Pronto?”
« … »
“C’è nessuno? “
« …F-Frankie. »
“...Questo non è il tuo numero.”
« Sono… Mio dio, dove sono? »
“Gerard, calmati, okay? Dimmi esattamente cosa vedi intorno te. Cose reali, possibilmente.”
« Ci sono dei  gatti fatti di bolle di sapone qui… Ma i gatti sono così? »
“Gerard, resta con me, resta lucido. Dove cazzo sei?”
« …Cattedrale. C’è una cattedrale. E un cartello con una L. »
“Ho capito. Arrivo. Non muoverti di lì e non dare confidenza a nessuno.”
« Frankie? »
“Uh?”
« Sei la mia ferita preferita. »
Riattacca, senza aspettare risposte.
Si siede a terra; sente la ghiaia dritta nella carne, conficcarsi ovunque, tagliare ogni centimetro della sua pelle. Forse è il trip. Già, forse. Non gli importa granché.
Frank sta arrivando e va tutto fottutamente bene quando c’è il suo odore da far circolare nel sangue.
 
*
 
Il sole è opera del diavolo, l’ha sempre pensato.
Si sveglia con un alito che sa di morte, gli occhi gonfi. Un mal di testa allucinante. E’ come se gli avessero tagliato tutti i muscoli del corpo, mentre dormiva, e ora non riesce a muoversi. O forse non vuole? Non lo sa. Sa solo che si trova nel letto di Frank,  e c’è il suo odore ovunque.
Magari è morto. Magari quello è il paradiso. Ma Gerard sa che non andrà mai in paradiso: a Dio non piacciono i froci drogati che amano il punk.
Lo vede entrare. Si appoggia ad uno stipite, e lo osserva.
« Intendi dirmi qualcosa, stavolta? »
Gerard lo guarda. Rimane zitto.
Frank sospira.
« La sai una cosa, Gerard? La vuoi proprio sapere? » Frank stringe i pugni, prende un respiro. « Io non ti capisco. Non ti capisco! Continui a dire che non te ne frega un cazzo e poi ogni singola volta che ne hai bisogno corri da me, e io come un coglione ti ho sempre accolto. Ma non ce la faccio più. Non sono la tua bambola di pezza, non puoi usarmi solo quando cazzo serve a te. E quando provo a voltare pagina, ecco che ritorni tu, in questa mia vita di merda, a pretendere di essere amato, ma la sai qual è la novità? Tu non puoi pretendere amore quando dai solo odio, e tutto solo perché sei spaventato da quelle tre fottutissime parole. »
Gerard lo guarda. Il terrore si fa lentamente strada nel suo cuore, scivola viscido e appiccicoso nella sua mente, nella sua anima, si attacca al tessuto del cuore, circola nelle vene come la droga,  e vede quel suo terrore riflesso nelle iridi chiare e furiose di Frank.
« Q-Quali tre parole? »
« Lo sai benissimo, non fare il coglione. » ringhia Frank. « Oh, ma che cazzo parlo a fare con te? Tanto lo so che non otterrò niente di più che odio. E non me ne frega niente. Solo, lasciami andare. »
Si guardano. Attimi infiniti, si dilatano nello spazio e nel tempo, sembrano davvero durare per sempre.
« No. Non ti lascio andare. » affermò, e prese un grande respiro « Dicono che quando stai male torni a casa. Io quando sto male torno da te, Frank. Tu… Tu sei… sei la mia casa. Il mio porto sicuro. E ho una paura fottuta, perché ho paura che tu possa davvero rendermi felice e che tutto possa davvero andare bene, e dio solo sa se non faccio mai niente che possa rendermi felice, perché la felicità è una troia e se ne va in un secondo, e lascia solo vuoto. E io non voglio che dove ci sei tu ora ci sia del vuoto. Perché tu sei ovunque, sulla mia pelle, nei miei occhi, sei nella mia cazzo di testa, e non te ne vai. Tu non te ne puoi andare. Perché anche se uscissi da qui, tu rimarresti ancora dentro di me. Anche se non ci vedessimo più. Per te posso anche combattere contro la paura, posso farlo. Voglio solo che tu sappia che io sono una bomba ad orologeria, e che prima o poi ti ferirò. Dovevi sapere tutto questo, Frankie. E ora, sei libero di andartene. »
Frank lo guarda. Spiazzato.
Poi si avvicina e, semplicemente, si sdraia e allaccia le mani intorno al petto di Gerard. Le loro gambe si intrecciano, mentre piangono in silenzio, insieme, per una volta. Frank accarezza i capelli di Gerard, lui tocca la sua pelle, di tanto in tanto, ripassa il contorno dei suoi tatuaggi, silenzioso. Ha le dita fredde, ma è un freddo piacevole.
« Posso scegliere, dunque? »
Gerard annuisce. Non riesce a parlare.
« Quindi, se volessi, potrei restare. »
Si guardano, dritto negli occhi.
« Anche per sempre, se volessi. » mormora Gerard.
« Il per sempre è una favola per idioti. »
« Lo so, ma l’amore è per sempre. »
« Se niente è per sempre, cosa rende l’amore l’eccezione? »
« Tu e io, Frankie. Tu e io lo rendiamo un’eccezione. »
Sorridono.




Questa Frerard è ispirata al testo di "Where are my fucking pills?" dei Death Spells.
Quel testo è... wow.
Mi mancavano davvero Frank e Gerard, da morire. Così come mi mancava il fandom. E' da qualcosa come quattro o cinque mesi che non posto nulla su questa sezione di EFP, e mi mancava.
La dedico a Charlie. Perché non me ne vado neanche sotto tortura, e ormai lo sa. Ma è sempre meglio ripeterle, certe cose: le persone dimenticano in fretta.
Ringrazio inoltre tutte le persone che mi stanno sempre accanto giorno per giorno e che riescono sempre a tirarmi un po' su di morale. Grazie, davvero.
E niente, credo che sia giunto il momento di scomparire!
Spero di potermi far viva molto presto, ma dipende dall'ispirazione, y'know.
Un bacione grande grande,
_Cris
   
 
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