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Autore: __Francesca    09/08/2013    3 recensioni
Le mie converse battevano ritmicamente sul selciato del marciapiede. Non mi importava del freddo che sentivo, né della gente che urtavo. Volevo solo mettere più distanza possibile fra me e quel ragazzo che mi aveva, per quanto volessi negarlo, stregata, affascinata e sconvolta al contempo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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After him, everything has changed

 
La prima volta che lo vidi stavo camminando per un corridoio con delle sbarre ai lati. Ero andata a prendere mio fratello in carcere. Camminavo accanto a mia madre; ci somigliamo molto, però lei ha i capelli lisci e io una massa di ricci boccolosi. Le stringevo la mano per farle forza. Mio padre era davanti, accanto alla guardia carceraria.
Ci muovevamo al centro del corridoio, per evitare quelli che il nostro accompagnatore chiamava “soggetti pericolosi”. A me sembravano solo tanti ragazzi e omoni stipati in celle; certo, qualcuno metteva paura sul serio, ma altri sembravano innocui e spaventati.
Arrivammo alla cella di mio fratello; era occupata da lui e da un altro ragazzo, di cui non vedevo il viso, perché ci dava le spalle. Aveva una massa di capelli ricci in testa e sembrava abbastanza alto. Ma fu tutto ciò che vidi, perché poi la porta fu aperta e mi fiondai fra le braccia di mio fratello
 
<< Mi sei mancato, Nick >>
<< Mi sei mancata anche tu, Hayley >>
 
Disse stringendomi forte. Seppellii il viso nel suo petto
 
<< Uhm…sei più alto >>
 
Dissi guardandolo. Si passò una mano fra i capelli
 
<< Mamma >>
 
Lei si gettò al suo collo e papà abbracciò tutti
 
<< Sai, la casa era troppo vuota senza di te >>
 
Borbottò papà; voleva fare il duro, ma si vedeva che era contento anche lui di rivedere Nick…dopotutto, era lì da quasi un anno.
 
<< Possiamo andare >>
 
Chiese la guardia
 
<< Certo >>
 
Rispose papà
 
<< Allora ciao, Harry >>
 
Disse mio fratello al suo compagno di cella. Al suo nome, il ragazzo si voltò e fece un cenno con la mano. I nostri sguardi si incontrarono per un attimo, ma questo bastò a farmi vacillare il cuore. Mancai un battito e un brivido mi corse lungo la spina dorsale. Il tutto nel giro di mezzo secondo, ma a me parve un secolo. Spostò lo sguardo e noi ci avviammo lungo il corridoio a ritroso. Da brava codarda, feci scivolare i ricci su una spalla per nascondere il mio viso dallo sguardo di giada di quel ragazzo. Nick mi mise un braccio attorno alle spalle e ce ne andammo da quel posto. Ancora non sapevo quello che sarebbe successo, dopo quella giornata.
 
Più tardi, quella sera eravamo tutti seduti attorno al tavolo in sala da pranzo, cenando tutti insieme per la prima volta da un sacco di tempo
 
<< Dopo la sbobba del carcere, la tua cucina è ancora più buona, ma’ >>
 
Si complimentò Nick
 
<< Io cucino sempre bene >>
 
Replicò lei. Per un po’ si sentì solo il tintinnare delle posate
 
<< Io non ho ancora capito bene come ho fatto ad uscire, papà >>
 
Chiese Nick
 
<< Il proprietario della droga che davano per tua è stato preso mentre ne spacciava altra, così il giudice ha firmato il mandato per rilasciarti >>
<< Ah, avevo capito una cosa del genere, ma non ne ero sicuro >>
 
Riprendemmo a mangiare. Gli occhi del ragazzo –Harry- continuavano a tormentarmi, non facevo che vedermeli davanti quando battevo le palpebre. Volevo sapere qualcosa in più di soltanto il suo nome. Mi sentivo strana, pensando a lui. Mi sentivo in pericolo, ma, stranamente, la cosa mi affascinava di più. Non sono mai stata masochista, ma quel ragazzo dagli occhi verdi mi affascinava in una maniera strana; volevo sapere perché mi faceva quell’effetto. Un solo sguardo, uno solo, e mi aveva stregata. Non resistetti e sputai fuori la domanda che mi assillava
 
<< Perché quel ragazzo…Harry, era dentro? >>
 
Chiesi, sperando di suonare disinvolta e innocente al punto giusto. Evidentemente fu così, perché Nick non diede segni strani mentre mi rispondeva
 
<< Non lo so. Non me l’ha detto. So solo che è li dentro da un annetto anche lui. Girava voce che
avesse picchiato a morte un tizio, e che fosse pericoloso >>
 
-Pericoloso-. Nella mia mente quella parola rimbombò e un campanellino d’allarme suonò in un angolino. Ovvio che era –pericoloso-, me ne ero accorta anche io. In fondo, non era adrenalina quella che mi era passata nelle vene? Certo. Era –pericoloso-. Questo sistemava tutto. Il resto della serata passò in fretta, e il mio pensiero non tornò più al ragazzo del carcere.
 
***
 
Un paio di mesi dopo, il ragazzo era completamente uscito dalla mia testa. Quale che fosse stata la strana alchimia che si era creata fra noi nel momento di quello sguardo, era evaporata col tempo. Ero in un locale con alcune mie amiche, per festeggiare il compleanno di Rebekah, la mia migliore amica. Era un locale molto affollato e per prendere da bere dovevi invocare qualche santo.
 
<< Bekah, io vado a prendere da bere >>
<< Niente alcolici forti, non li reggi >>
 
Le feci la linguaccia e mi alzai dal divanetto. Mentre mi facevo largo fra le schiene compresse le une sulle altre, sentii una mano toccarmi il fondoschiena e mi girai, furiosa
 
<< Ehy, tieni le mani al loro posto! >>
 
Davanti a me c’erano tre ragazza grandi e grossi, che sembravano anche decisamente ubriachi
 
<< Dai piccola, facci divertire >>
 
Disse il più basso
 
<< Stammi lontano >>
 
Gli intimai iniziando a indietreggiare. Mi ignorò e allungò una mano verso il mio seno
 
<< Stammi lontano!!! >>
 
Ripetei gridando. A forza di indietreggiare mi trovai con le spalle al muro, quando una voce roca parlò da dietro i ragazzoni
 
<< Non avete sentito? Statele lontani >>
 
Ringhiò minacciosa la voce. Il mio cuore si riempì di sollievo
 
<< Sta calmo amico, se vuoi ce la dividiamo >>
 
Disse uno
 
<< Non hai capito, allora. Vi ho detto di starle lontani! >>
 
Urlò scagliandosi in avanti. Il suo pungo colpì il naso di quello basso, da cui sgorgò un fiotto di sangue rosso cupo. Gli altri si allontanarono in fretta, mentre il loro amico soccombeva sotto i colpi di…..Harry!!! Era lui! avrei riconosciuto ovunque quei ricci scuri che gli danzavano sugli occhi chiari. Non accennava a fermarsi
 
<< Harry! Harry fermati! È svenuto! Così lo uccidi! >>
 
Mi lanciai in avanti e afferrai il suo pugno prima che calasse di nuovo sul ragazzo steso a terra. Mi ci appesi con tutto il mio peso, cosa scarsa viste le mie dimensioni. Harry si voltò e per la seconda volta il suo sguardo incontrò il mio. Ma stavolta era più duro, concentrato. –Pericoloso-, mi balenò in mente. Era davvero pericoloso. Era quello che il suo sguardo comunicava “sono pericoloso, stammi lontana”. Mollai il suo braccio e spostai lo sguardo altrove, sul ragazzo sul pavimento
 
<< Alzati >>
 
Disse rude Harry
 
<< E’ solo grazie a lei che non ti ho fatto male sul serio. Le devi la faccia, bastardo >>
 
Ringhiò. Il ragazzo si alzò e se ne andò, zoppicando leggermente. Lo osservai per un pezzo, prima di venire sbalzata bruscamente contro il muro
 
<< Che fai?? >>
 
Chiesi. Il corpo di Harry schiacciava il mio contro la parete, e le sue mani mi stringevano i polsi. Il suo naso sfiorò il mio collo e sentii il cuore battermi a mille nelle costole
 
<< Uhm. Hai un buon odore…Hayley >>
<< Co-conosci il mio nome? >>
 
Questo mi dava il panico
 
<< So molte cose di te, Hayley Gilbert. Molte cose >>
 
Ecco. Ora ero ufficialmente nel panico. Il mio cervello gridava “PERICOLO! PERICOLO!” ma non riuscivo a muovermi. Ero letteralmente imprigionata da Harry
 
<< E cosa pensi di farci? >>
<< Non so…….per ora non ti lascerò andare >>
 
Non mi piaceva la situazione che si era creata. Non mi piaceva per niente
 
<< Vattene Harry. Voglio andare a casa >>
<< Uhm….se vuoi ti ci accompagno >>
 
Disse beffardo, sempre strofinando il naso contro il mio collo
 
<< Sono seria, Harry. Voglio andarmene! >>
 
Mi agitai, ma non si mosse di un centimetro. Allora raccolsi tutto il coraggio di cui disponevo e gli tirai una ginocchiata fra le gambe. Lui si accasciò e io scattai verso l’uscita del locale.
 
Le mie converse battevano ritmicamente sul selciato del marciapiede. Non mi importava del freddo che sentivo, né della gente che urtavo. Volevo solo mettere più distanza possibile fra me e quel ragazzo che mi aveva, per quanto volessi negarlo, stregata, affascinata e sconvolta al contempo. Ad un certo punto, tre isolati e mezzo dopo, il fianco mi stava insultando in ogni lingua conosciuta, così mi fermai a riprendere fiato.
                                                                                                          
<< Wow >>
 
Avevo steso un ragazzo alto dieci centimetri più di me. Wow era la parola giusta. O almeno pensai così, finchè non sentii la sua voce
 
<< Hayley! Dove sei finita! Non ti volevo fare del male, Hayley! >>
 
Il panico mi vibrò nelle ossa. Presi un respiro profondo e ricominciai a correre
 
<< Eccoti! Ferma! Ehy! Aspettami!!! >>
 
Non mi fermai. Non ne avevo la minima intenzione. Ma ero stanca, e ogni suo passo valeva due dei miei. In breve mi raggiunse e mi prese il polso. Fui costretta a fermarmi per non cadere in avanti
 
<< Sei veloce eh? >>
 
Non risposi. Sapevo che se avessi aperto bocca la mia voce si sarebbe spezzata e sarei sembrata debole, cosa che volevo evitare assolutamente
 
<< Che fai? Non rispondi? Fammi sentire la tua bella voce >>
 
Ingoiai il groppo in gola e risposi
 
<< Harry, mollami. Voglio andare a casa >>
<< E io ti ci accompagno >>
<< Ci rinuncio. Tanto qualcosa mi dice che non mi lascerai andare finchè non mi accompagnerai vero? >>
 
Annuì
 
<< Sei sveglia, Hay>>
 
Lo incenerii
 
<< Non chiamarmi “Hay”. Mi da sui nervi. O mi chiami Hayley, o non chiamarmi affatto, intesi? >>
 
Mi fece un sorriso sghembo
 
<< Una piccola tigre eh? >>
 
Non risposi. Cercai di calmarmi e poi chiesi
 
<< Dov’è la macchina? >>
<< Davanti al locale, piccola >>
 
Mi incamminai in silenzio verso la sua auto, ma il freddo mi faceva tremare come una foglia. Una giacca mi si posò sulle spalle
 
<< Ma che…? >>
 
Mi voltai. Mi aveva posato il suo giaccone di pelle sulla schiena, e lui era rimasto in t-shirt. Cercai di non soffermarmi sui muscoli ben evidenti sotto il tessuto leggero.
Harry si strinse nelle spalle
 
<< Fa freddo. Infilala >>
 
Non protestai. Infilai le mani nelle maniche e le arrotolai per far uscire le dita; senza farmi notare, ne annusai il colletto. Sapeva di dopobarba e di……vaniglia. Sì, era proprio vaniglia. Era l’odore più strano che avessi mai sentito su un ragazzo.
Notai il suo sguardo che mi correva lungo il corpo. Non so bene perché, ma mi fece venire voglia di arrossire
 
<< Ti sta bene >>
 
E per la prima volta non avvertii alcuna nota ironica nella sua voce. Infilai nervosamente una mano nei miei ricci e presi a giocare con un boccolo. Camminavamo vicini, il mio gomito sfiorava il suo braccio; non lo guardai mai negli occhi, perché temevo ciò che avrei potuto trovarci. Quando passammo davanti al locale, vidi le mie amiche guardarmi dall’uscita. Rebekah mimò con le labbra
 
<< Dove cavolo vai? >>.
 
Mi strinsi nelle spalle e indicai Harry. Il suo sguardo non mi piaceva, e per nulla al mondo avrei fatto avvicinare Bekah a lui. Oh no. Lui non l’avrebbe mai toccata. Lei era troppo testarda. Avrebbe finito per tirare fuori il suo lato –pericoloso-. Serrai gli occhi al pensiero.
Harry si fermò a fianco di una macchina sportiva nera. Aprì la portiera dal lato del passeggero e mi fece salire. Mi allaccia la cintura e quando salì anche lui mi finsi profondamente attratta dalle mie unghie.
 
<< Dove abiti? >>
 
Rabbrividii al pensiero di fargli sapere dove abitavo, ma glielo dissi lo stesso. Mentre andavamo, cercavo disperatamente un posto dove posare lo sguardo, che mi cadde sul tachimetro
 
<< Harry! Rallenta!!!! Così finiremo per spappolarci! >>
<< Perché? So guidare benissimo Hayley >>
<< Harry, rallenta o fammi scendere! >>
 
Sbuffò, ma il contachilometri si avvinò un po’ alla lineetta dei 100. Feci una breve preghiera per arrivare a casa intera.
Arrivati sotto casa mia, fermò la macchina e sbloccò le portiere. Scesi e lo salutai con la mano. Sentii la macchina ripartire solo quando la porta si chiuse dietro di me.
 
Non volevo credere a ciò che era successo. Non potevo pensare di affrontare gli sguardi indagatori della mia famiglia. Dovevo stare sola. Salii le scale in punta di piedi e mi chiusi dentro la mia stanza. Lanciai le scarpe in un angolo e mi buttai sul letto. Raccolsi i ricci in una treccia disordinata e lottai con i jeans per sfilarli senza alzarmi. Vinta la mia battaglia, mi ficcai sotto le coperte e mi addormentai subito, con gli occhi di Harry davanti al viso.
 
Mi bacia. Mi abbraccia. Mi fa sua.
 
Mi svegliai di soprassalto, coperta di sudore. Cazzo. Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Cazzo,cazzo,cazzo!!!! Non potevo permettergli di sconvolgermi in quel modo.
Cercai di riaddormentarmi, ma la treccia mi puntava sulla nuca, così la sciolsi.
 
 
<< Hai una faccia >>
 
Disse Rebekah la mattina dopo, mentre ci infilavamo le divise del bar dove lavoravamo tutte le mattine, cinque giorni la settimana
 
<< Anche tu avresti questa faccia se non avessi chiuso occhio tutta notte >>
 
Replicai
 
<< Oh, a causa del tuo accompagnatore…che ora è seduto ad unodei miei tavoli??? >>
 
Mi voltai di scatto alle sue parole. Harry era seduto ad un tavolo vicino alla vetrata. Uno dei suoi. Lei fece per muoversi, ma la bloccai prendendole il polso
 
<< Ehy! Dove pensi di andare? >>
<< A servire un cliente >>
<< Tu non vai da nessuna parte se questo implica avvicinarti ad Harry, Rebekah! >>
 
Il panico mi attanagliò lo stomaco al pensiero di quei due vicini. Era come avvicinare una scintilla allo stoppino di una bomba.
 
<< Non fare la ragazza possessiva, Hayley >>
<< Possessiva un corno. Mi preoccupo per te. Harry è pericoloso, Bekah. E non voglio vederti neanche a trenta chilometri da lui, intese? >>
 
Un’ombra passò sul viso della mia migliore amica
 
<< Che intendi per –pericoloso- ? >>
<< Intendo che era in carcere con mio fratello, Bek >>
 
Lei sbiancò
 
<< Ma sei matta? Sai che era in carcere e tu ti sei fatta accompagnare da lui? Ora ci parlo io!!! Ti deve lasciare in pace! >>
 
Le presi un braccio
 
<< No! Tu stai qui! Ecco perché non voglio che tu gli ti avvicini. Perché lo faresti arrabbiare e non potrei proteggerti più >>
<< Ma così sei tu quella che rischia >>
 
Ci guardammo negli occhi
 
<< Io so come badare a me, Bekah. Non ti devi preoccupare. Ora vado da lui. Facciamo cambio tavolo >>
 
Con riluttanza, mi diede il suo libretto delle ordinazioni. Mi riaggiustai la coda e mi diressi verso di lui
 
<< Ciao, piccola. Che coincidenza >>
 
Disse ammiccando. Una gocciolina di sudore freddo mi passò lungo la schiena
 
<< Che ti posso portare? >>
 
Replicai col tono piatto delle cameriere
 
<< Cos’è tutta questa freddezza, Hay?>>
 
Mi trattenni dallo sbattergli il libretto sulla testa
 
<< Finiscitela. O mi dici che vuoi, o ti alzi e te ne vai >>
<< Uhm….credo che prenderò te >>
 
Disse guardandomi, e a me venne il dubbio che fosse serio
 
<< Harry, o fai il serio o ti faccio uscire >>
<< Usciamo. Io e te. Stasera. >>
 
Prima che il mio cervello potesse registrare la domanda, io mi ritrovai ad avere accettato
 
<< Ci divertiremo. Ti passo a prendere alle otto >>
 
Si alzò e se ne andò. Io rimasi lì, impietrita. Che cavolo avevo fatto?
La mia coscienza si materializzò sotto le sembianze della mia bionda migliore amica
 
<< Hayley? Hayley stai bene? >>
 
Annuii, incapace di parlare. Non mi credette
 
<< Che ti ha fatto? Gli spacco la faccia! Come ha osato to…. >>
 
Un moto di affetto per Rebekah mi sopraffece e la interruppi abbracciandola
 
<< Ehy! Ma che… >>
<< Grazie Bekah. Ma non dovrai spaccargli la faccia. Mi ha chiesto di uscire >>
 
Sentii un respiro strozzato uscirle dalla bocca
 
<< Tu…tu non hai accettato, vero? >>
 
Non risposi e lei prese il mio silenzio per un affermazione
 
<< C-che hai fatto? Sei matta! Quello ti fa a fettine. È pericoloso, Hayley, lo hai detto tu! >>
 
Lo sapevo. Certo che lo sapevo. Ma che ci potevo fare? Mi attraeva come una calamita. Attirava una parte di me, la parte che era stata assopita per anni, la mia parte…pericolosa. Una risatina mi arrivò sulle labbra: io non ero pericolosa, ero la dolce e intelligente Hayley Gilbert. Non ero cambiata.
 
<< Lo so, Bekah, lo so. Però ho accettato lo stesso, perché ho paura di lui. Non so che potrebbe fare se non dovessi assecondarlo. >>
<>
 
Mi guardava e nei suoi occhi lessi una vera preoccupazione
 
<< Ehy, non ti devi preoccupare ok? Io starò bene, non mi accadrà nulla. >>
 
Mi osservò, scettica
 
<< Sul serio. E se ti fa stare meglio, appena tornerò dall’appuntamento ti chiamerò ok? >>
 
Un sorrisino le illuminò il volto
 
<< Uhm. Così va meglio >>
 
Il resto della giornata passò in fretta, troppo in fretta per i miei gusti.
Ero a casa mia, in camera, davanti all’armadio. Ai miei avevo detto che uscivo con un ragazzo che avevo conosciuto alla caffetteria. A Nik sarebbe preso un colpo se avesse saputo la verità.
Fissavo disperata il mio armadio. Probabilmente sembrerò superficiale, ma non sapevo che mettermi. Non era un appuntamento fra amiche, ma neanche con un possibile fidanzato. Non pensavo esistesse un manuale di bon ton : cosa indossare al primo appuntamento con il tuo semi-stalker.
Sospirai e presi i miei jeans migliori, a cui abbinai una maglia larga blu notte. Misi un filo di trucco e rinunciai in partenza a ordinarmi i capelli.
Scesi le scale e misi le converse bianche, poi mi buttai sul divano. Avevo fatto in tempo a riscaldarmi il posticino quando Harry suonò alla porta
 
<< Vado io! >>
 
Dissi sfrecciando verso la porta
 
<< Non ci presenti il tuo cavaliere? >>
 
Chiese maliziosa mamma
 
<< Sarà per un’altra volta >>
 
Aprii la porta con il fiatone
 
<< Tutta questa fretta per vedermi piccola? >>
 
Mi chiese, con il suo sorrisino ironico stampato in faccia, tipo marchio di fabbrica. Mi chiusi la porta alle spalle prima di rispondergli
 
<< Taci. Muoviamoci, che prima iniziamo prima finiamo la serata >>
<>
 
Disse sfiorandomi il viso. Finsi di non sentire la scarica che mi percorse fino all’osso e risposi
 
<< Ti faccio desiderare un calcio nel sedere. >>
 
Sbottai salendo in auto. Si sedette accanto a me e mi lanciò un’occhiata, per poi fare una smorfia
 
<< Speravo mettessi un vestito >>
 
Roteai gli occhi
 
<< Così avrei fatto un favore alle tue mani >>
 
Ridacchiò
 
<< Fidati, le mie mani sono contente anche così >>
 
Disse alludendo ai miei jeans skinny. Mi maledissi per averli messi
 
<< Le tue mani faranno meglio a restare al loro posto, o non fermerò Nik se deciderà di spaccarti la faccia >>
 
Accostò davanti ad un ristorante italiano. Spense il motore e si sporse verso di me
 
<< Credi che tuo fratello riuscirebbe a farmi qualcosa? >>
 
Mi feci piccola piccola. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie. Mi soffermai a guardarle, ne memorizzai ogni dettaglio, dal colore alla forma a cuore. Prese il mio disagio per una conseguenza alle sue parole
 
<< Tranquilla. Non ti farò del male…per ora >>
 
Il suo tono non era esattamente minaccioso, ma ci si avvicinava molto.
Si allontanò di scatto, scese e fece il giro del cofano e mi venne ad aprire.
 
<< E’ inutile che ti comporti da gentiluomo. Non crederei a questa farsa neanche se ti vedessi salvare una vecchietta che sta per venire investita >>
 
Sorrise beffardo e mi trascinò dentro al locale.
 
<< Due a nome Styles >>
 
Disse al maitre, che annuì ossequioso e ci portò al tavolo.
 
<< Desiderate i menù, signori? >>
<< Sì, grazie >>
 
Risposi con un sorriso gentile.
Era un bel tavolo, vicino alla finestra che dava sulla strada illuminata dai lampioni.
E, ad essere sincera, neanche il mio accompagnatore era niente male.
Ok, no, la dovevo finire con questi pensieri.
 
 
 
Avevamo appena finito di cenare, quando mi arrivò un messaggio
 
“ - Come sta andando? Non ti ha ancora uccisa? –Bekah - “
 
Sorrisi e le risposi.
 
“ - No, sono ancora viva. Dovessi morire ti farei sapere. –Hayley - “
 
<< Con chi parli? >>
 
La sua voce era terribilmente…sexy. No, basta, avevo detto che la dovevo finire.
 
<< Con Rebekah, la mia migliore amica >>
<< Quella con l’espressione omicida? >>
<< Non aveva l’espressione omicida, Harry >>
 
Sbuffò.
 
<< Resta il fatto che ho l’impressione di non piacerle>>
 
Ma va? Non piaceva neanche a me.
No, non era proprio così.
 
<< Non è che non le piaci, Harry. Si preoccupa per me >>
 
Incrociò lo sguardo con il mio, e all’improvviso un’ombra di tristezza gli passò sul viso.
 
<< E perché si preoccupa per te? >>
 
Assunsi un’espressione colpevole.
 
<< Capito. Le hai detto del carcere>>
 
Sembrava sinceramente dispiaciuto.
 
<< Senti, mi dispiace. Non avevo idea che mi avresti invitato ad uscire. >>
<< Cosa c’entra? >>
<< Il tavolo dove ti sei seduto oggi è uno di quelli di Bekah. Abbiamo fatto a cambio perché non volevo ti si avvicinasse. Lei mi ha chiesto perché e io le ho detto tutto >>
 
Restò in silenzio per un po’, poi chiese
 
<< Perché non volevi mi si avvicinasse? >>
 
Mentre lo diceva, si sporse sul tavolo fino ad arrivare col viso a pochi centimetri dal mio.
 
<< Perché…perché so che sei pericoloso, Harry >>
 
Si ritrasse.
<< Hai ragione >>
<< Perché eri dentro? >>
<< Perché ho picchiato mio padre >>
 
Sussultai, sconvolta.
 
<< C-cosa? >>
 
Dissi con un filo di voce.
 
<< Ho picchiato quel lurido bastardo fino a che era impossibile riconoscerlo. >>
Gli tremavano le mani. Allungai la mia, ne presi una e la strinsi forte.
 
<>
<< Perché ha violentato mia sorella, ecco perché >>
 
Lo guardai e sotto il mio sguardo lo vidi crollare. Le lacrime presero a scorrergli lungo il viso, che coprì con le mani.
 
<< Ma lei non l’ha detto a nessuno. L’ho scoperto da me, e l’ho vendicata. Fai bene ad avere paura di me, Hayley. Sono pericoloso >>
 
Scossi la testa.
 
<< No, Harry. Tu volevi  tenere la tua famiglia al sicuro, posso capirlo. Lo capisco.
Mi sono sbagliata a giudicarti. Perdonami >>
 
Mi alzai e lo abbracciai, incurante degli sguardi di tutta la sala, camerieri compresi.
Sollevò il viso.
 
<< Vuoi…vuoi venire a casa mia? >>
 
Annuii. Ci alzammo, pagammo e ritornammo alla sua macchina.
Guidò in silenzio, perso nei suoi pensieri e io nei miei.
Ora sapevo che non era –pericoloso-.
Aveva tentato solo di proteggere la sua famiglia.
Un po’ come me. Avevo tentato disperatamente di proteggere Nick, quando avevo trovato le bustine nel suo zaino, ma ero troppo piccola, troppo impotente, per riuscire nel mio intento.
Probabilmente c’era questo all’origine della nostra alchimia.
Per questo sapevo di potermi fidare di lui.
 
Si fermò davanti ad una villetta e mi fece cenno di scendere. Niente farse da lord, stavolta.
Giù le maschere, signori e signore.
 
Aprì la porta e mi prese la mano. Mi condusse su per una rampa di scale fino alla sua camera.
Una volta dentro, si chiuse la porta alle spalle.
 
Era una bella stanza, tendendo conto del fatto che era di un ragazzo.
C’era un grande letto proprio al centro, e una scrivania coperta di foto nell’angolo. Una chitarra, appesa ad un chiodo.
Dovunque era palpabile il senso di solitudine.
 
Harry si era seduto sul letto, con la testa fra le mani; mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui.
Si voltò.
 
<< Perché ti sei aperto con me, Harry? >>
<< Perché ho capito subito, dopo quello sguardo, che tu eri quella giusta. Quella che mi avrebbe aiutato, che non mi avrebbe abbandonato >>
 
Lo baciai. Senza pensarci due volte, le mie labbra incontrarono le sue. Sentii il suo respiro fresco, poi fui spinta sul letto dal suo corpo, sdraiato sopra di me
Gli accarezzai la schiena e la nuca, senza mai lasciare il bacio. Con un gesto, scalciai via le scarpe. Le sue mani corsero alla zip dei miei jeans, e io lo lasciai fare, mentre gli sfilavo la maglietta.
Passai lo sguardo sui suoi muscoli scolpiti.
Eravamo entrambi seminudi, nel suo letto, in una casa vuota.
Non ero stupida, sapevo fare due più due, e sapevo anche quale sarebbe stato il passo successivo.
Ma non mi importava. Perché anche io, come lui, avevo capito in uno sguardo che era quello giusto, e che non mi avrebbe abbandonata.
 
***
 
Harry era andato a farsi la doccia, e mi aveva lasciata da sola in camera sua.
Era presto, neanche le undici, non avevo intenzione di andarmene per il momento.
 
Mi alzai e presi la chitarra.
Conoscevo solo gli accordi base, risultato di un corso fatto qualche secolo prima ma che non aveva fruttato nulla.
Tornai sul letto e provai a ricavarne qualche suono degno di questo nome, con scarsi risultati.
 
Davo le spalle alla porta, quindi non mi accorsi della presenza di Harry fino a che un paio di mani si posarono sulle mie.
 
<< Sai suonare? >>
 
Mi voltai, arrossendo.
 
<< No >>
 
Sorrise.
 
<< Io sì. Vuoi sentire una cosa che ho scritto io? Non l’ha mai ascoltata nessuno >>
<< Certo >>
 
Gli passai la chitarra e attaccò.
 
<< All I knew this morning when I woke
Is I know something now, know something now I didn't before
And all I've seen since 18 hours ago is green eyes and freckles and your smile in the back of my mind making me feel right
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you know you know you
 
Cause all I know is we said hello
And your eyes look like coming home
All I know is a simple ain’t it?
Everything has changed
All I know is we held the door
You'll be mine and i'll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
 
And all my walls stood tall painted blue
But i'll take them down, take them down and open up the door for you
And all I feel in my stomach is butterflies the beautiful kind
Making up for lost time, taking flight, making me feel right
 
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you know you know you
 
Cause all I know is we said hello
And your eyes look like coming home
All I know is a simple ain’t it?
Everything has changed
All I know is we held the door
You'll be mine and i'll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
 
Come back and tell me why
I'm feeling like i've missed you all this time
And meet me there tonight
And let me know that it's not all in my mind
 
I just want to know you better know you better know you better now
I just want to know you know you know you
 
Cause all I know is we said hello
And your eyes look like coming home
All I know is a simple ain’t it?
Everything has changed
All I know is we held the door
You'll be mine and i'll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
 
All I know is we said hello
So dust off your highest hopes
All I know is pouring rain
And everything has changed
All I know is a newfound brightness
All my days, i'll know your face
All I know since yesterday is everything has changed >>
 
Parlava di noi. Lo avevo capito.
Era la canzone più dolce, più magica che avessi mai sentito.
Rappresentava tutto quello che sentivo in quel momento.
E aveva ragione.
Dopo di lui, tutto era cambiato.
 

 

The end

 
Ora, ragazze, se state leggendo questo significa che avete letto anche tutto quello scritto sopra, quindi grazie, grazie per averla letta.
È la prima OS che scrivo, quindi non odiatemi se non è perfetta, io ce l’ho messa tutta.
Mi sono impegnata a far funzionare una trama che per me era completamente nuova, visto che non avevo mai scritto di bad-boy.
L’idea era nata sotto forma di Fan Fiction, poi ho capito che era più adatta ad una One Shot, essendo più breve ed intensa.
Detto questo, spero vi sia piaciuta! Quindi, recensite, recensite e recensite (anche per criticare, perché così posso migliorare i miei punti deboli)
Baci,
                                                                                                                            -Fra.

 
 
  
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