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Autore: midori77    17/02/2008    0 recensioni
"Mi aveva detto qualcosa…Proprio quella notte… Si, se solo riuscissi a ricordare le sue parole sento che riuscirei a capire meglio tutto quello che sta accadendo..."

Piccola oneshot post HBP sul rapporto tra il mio adorato Severus e una sua ipotetica innamorata. In stile un pò Yoshimoto, con varie citazioni sparse. :) Buona lettura
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa Fic é stata scritta prima di DH quindi alcune cose non quadrano bene. Ho sempre pensato che Severus fosse, per così dire, innocente. E finalmente DH lo ha dimostrato :D Purtroppo tutta quella storia di Lily non mi garba affatto, quindi facciamo finta che non sia esistita. ;)


**** …And the guns, they shot above our head
And we kissed, as though nothing could fall…


Per Dio, erano passati solo tre mesi.
A me pareva un'eternità.
Tutti noi avevamo portato avanti le nostre vite come se stessimo camminando dentro un fluido vischioso che rendeva anche il più piccolo movimento faticoso e lento.
Eppure non riesco a ricordare nemmeno un momento trascorso in silenzio o a riposo… incontri ufficiali, serate passate a intercettare informazioni, lettere e poi ancora grandi consigli decisionali e assemblee.
In verità…l'Ordine della Fenice era nel panico più totale.

Non mi ricordo di quando mi informarono dell'accaduto, forse lo shock aveva scacciato quel ricordo nel buio della mia mente; ma la sucessiva riunione dell'Ordine, quella si…
Per allora avevo recuperato tutto il mio sangue freddo.
Entrai nella sala facendo tichettare i tacchi, scuotendo i capelli umidi per la pioggia.
Tutti mi guardavano, ma io ero pronta. Potevo proteggermi da qualsiasi sguardo malevolo.
Fu una riunione molto noiosa e assai lacrimevole. Più che un incontro per riorganizzarsi fu quasi un secondo funerale: ognuno declamava quanto nella propria vita avesse significato la presenza di un'uomo come Dumbledore e quanto la sua morte costava all'Ordine… Sinceramente, a me questi encomi ai morti fanno davvero venire il voltastomaco!
La parte interessante venne invece qualche ora dopo, quando Moody chiese di parlarmi in privato.

- Ah…vieni entra…siedi pure Alice, scusa il disordine ma non ho avuto il tempo di mettere in ordine le vecchie cose di Albus…-
Proprio non riuscii a commuovermi a sentire quella voce spezzata.
- Ecco…- proseguì l'ex auror sedendosi sulla vecchia sedia di Dumbledore -…ci sono un paio di cose di cui vorrei parlarti…- sapevo già dove voleva andare a parare, ed ero pronta a rispondergli -…ma prima di tutto vorrei chiederti di prendere tu il posto di informatore primario che, come credo saprai, era occupato fino a qualche settimana fa da…Snape-
Silenzio.
L'aveva fatto apposta bastardo…
- Lo so, è molto da chiederti, ma io credo che tu ce la possa fare…-
Non lo ascoltavo già più…

Snape.
Avevo sentito nominare il suo nome sottovoce talmente tante volte in quei giorni che l'avevo quasi dissociato dalla persona che identificava.
Ma solo ora, sentendolo pronunciato così, ad alta voce, senza disdegno ne tristezza, mi colpì profondamente.
La figura sottile di un mago che cammina nella neve di Diagon Alley cominciò a apparire dal fondo della mia mente.
In quelle settimane mi ero impedita così duramente di pensare a lui che quasi mi veniva difficile ricordarmi la forma dei suoi occhi o delle sue mani, ma ora, come le onde prodotte da un piccolo sasso lanciato nell'acqua, venivo invasa da immagini e suoni che mi ricordavano di lui…

Mi aveva detto qualcosa…Proprio quella notte…
Non ricordo…Ma sento che era qualcosa di molto importante, quasi di cruciale …
Si, se solo riuscissi a ricordare le sue parole sento che riuscirei a capire meglio tutto quello che sta accadendo…

Ci eravamo incontrati a Diagon Alley come facevamo spesso.
Due Burrobirre, una fetta di torta per me, per lui quasi mai nulla.
Ricordo che continuavo a parlare di me e del lavoro e di Violetta…Non mi accorgevo di quanto lui fosse invece pensoso…sarà stata colpa della Burrobirra….o forse era lui che non voleva spegnere le mia allegria con i suoi pensieri…
Avevamo camminato fino al suo appartamento a Soho che non mi ricordavo mai se era al 6 o al 7 piano. "Ahahah! Hey ci sono i temi di quelli di Hufflepuff…Posso aiutarti a correggerli…Ahahah!!"
Solo più tardi, tra le coperte blu del suo letto, quando ebbi finito le cose da dire, o forse quando l'effetto della Burrobirra fu scemato, mi accorsi della sua inquietudine...
- Hey… che c'è… sei pensoso…-
Fu allora che mi disse quel qualcosa di importante…. Ma io proprio non riesco a ricordarmelo….
Cerco di visualizzare ancora meglio la scena…La luna illumina il tavolo e il camino sulla destra, le chiavi della sua stanza sono per terra, la mia schiena sfiora appena il muro freddo, le sue labbra si muovono per parlare…
Mmmm no no… non riesco proprio a sentirele, le sue parole….

- Alice… allora…credi di poterlo fare?-
- Ahh… ecco io…- Moody mi fissava con il suo occhio sano, con l'altro controllava il contenuto di una scatola di biscotti – Si. Sarò io il vostro informatore…-
Alice…ti stai cacciando in un grosso grosso guaio…

Violetta era al sicuro in Germania, mio marito era già bello che morto, non avevo nessuno per cui preoccuparmi, eppure ora avrei affidato volentiere il mio ruolo di spia a chiunque altro…
Mi sembrava di essermi incanalata in un fosso già scavato di cui io avrei potuto solamente seguire il corso.

Uscii dall'ufficio di Moody ( ex ufficio di Dumbledore) due ore dopo esserci entrata.

Per il resto del tempo che passai li, Moody cercò di farmi parlare su dove si trovasse ora Snape, ma ero preparata a quel tipo di interrogatorio, e seppi bene che risposte dargli.
Non sapevo davvero dove si trovasse, e glielo dissi, ma elisi naturalmente dal mio racconto altri particolari come l'esistenza dell'appartamento a Soho o il falso nome con il quale amministrava i suoi soldi… Non crecavo di proteggerlo, ma non sarei stata io a incastrarlo e gettarlo in mano a una mandria di Gryffondor…Almeno per ora questo non era nelle mie intenzioni.

Nel corridoio buio di casa Black trovai la professoressa McGonagoll.
La sua figura austera e triste fu l'unica che riuscì a colpirmi.
Non aveva negli occhi quella compassionevole pietà che avevo trovato in ogniuno degli altri maghi alla riunione, lei era veramente l'espressione del dolore.
- Ah, Alice…hai parlato con Alastor?…-
- Si professoressa… mi ha appena chiesto di diventare la spia per l'Ordine.-
- Ah… gia…- pausa – e tu che gli hai risposto Alice?-
- Di si professoressa…voglio fare al meglio la mia parte…-
- Mmmm…capisco…ma è fondamentare che tu capisca quanto è importante che sia tu…-
Mi guardò. Aveva gli occhi trasparenti e dolci. Niente palpebre gonfie di grasso pianto, niente labbra tremanti di viscida commozione.
Non seppi come risponderle.
- Vedi Alice…fino all'ultimo istante Dumbledore ebbe fiducia in Severus- mi parlò come si parla ai bambini per spiegargli la morte di un nonno, e allo stesso tempo era seria e concentrata, come se quello che mi stava dicendo provenisse dal più profondo del suo animo, come se mi stesse confidando la conclusione a cui era arrivata dopo notti di riflessione; e io non potei che ascoltarla incantata – Io non ho la pretesa di affermare che lo comprendessi fino in fondo in questa sua incondizionata fiducia; anzi ti dirò che negli ultimi tempi insomma…era come se me lo sentissi nel cuore che qualcosa sarebbe accaduto e che sarebbe accaduto a causa di Severus….Eppure non riesco ancora a colpevolizzarlo totalmente. Mi dico che se Albus aveva una tale fiducia in lui, be forse la fine di tutta questa storia non è ancora definitivamente svelata…
Ed è qui che entri in gioco tu.-
-…-
-Severus credeva in te Alice, e non solo credeva in te, ma…ecco si insomma… lui era innamorato di te! Oh si mia cara è così!! E la cosa migliore è che Albus aveva fiducia in entrambi! Capisci perché è importante che sia tu a proseguire il lavoro dove è stato lasciato? -

Ora cammino per le strade di Liverpool –che è molto triste il sabato sera- con le buste della spesa tra le mani e a quella domanda io non ho ancora risposto chairamente.
In compenso molte altre domande mi hanno affollato la mente. La più importante fra tutte: perché nessuno a pensato che i DeathEaters avrebbero potuto non fidarsi di me dai racconti che Severus stesso avrebbe potuto fare? Eppure pare che si fidino…Narcissa continua ad invitarmi alle sue cene di famiglie come hai vecchi tempi e oramai conosco a memoria la genealogia di tutte le famiglie purosangue e tutti i loro vari intrighi parentali e Draco, il ragazzo cresciuto troppo velocemente, si sta innamorando di me.
A volte, quando sto li seduta in quell'enorme salone in marmo verde mi dimentico che quelle persone hanno ucciso e sparso sangue per una causa alla quale mi dovrei opporre….ed è allora che mi sento terribilemte in colpa, e mi sento un briciolo più vicina a ricordarmi le parole di quella notte e a cogliere la risposta alla domanda della McGonagoll.

Fino ad ora però nessun segno dell'esistenza di Snape. Mai incontrato, ne sentito nominare.
E mai incontrato neanche il Signore Oscuro.

Entro in casa. La mia bellissima casa sul mare che mi ha rimediato Molly Weasley qualche mese fa.
La gatta mi viene incontro portando in bocca una piccola busta gialla.

**
La gente beveva, chiaccherava e rideva, poi subito si zittiva, poi piano ricominciava a sussurrare…il tutto scandito dal passaggio del Signore Oscuro attraverso la stanza.
Dal balcone dal quale controllava l'andamento della festa, Narcissa osservava affascinata questo spettacolo. Si sarebbe potuto scrivere un libro, pensava: Sociologia di una riunione di DeathEaters. Si formavano principalmente due grandi gruppi: uno di DeathEaters e l'altro delle mogli dei DeathEaters. Poi c'era un piccolo gruppo di nostalgici che giaceva ubriaco nella penombra, e infine un piccolo ma compatto drappello di fedelissimi che si stringevano attorno alla figura alta e magra del Signore Oscuro. Tra loro c'era sua sorella Bellatrix e suo figlio Draco.

Draco faceva del suo meglio per diventare simile a suo padre a velocità esponenziale… Non perché lo avesse scelto, ma solo perché sapeva che era l'unica cosa da fare. Suo padre era prigioniero ad Azkaban, lui era diventato l'uomo di casa e questo era quanto. Punto. Doveva afferrarsi meglio che poteva e andare avanti…
E poi c'era sua madre, che cercava di proteggere al meglio. Per lui era quasi come se fosse una statua di porcellana da mettere sottochiave…proprio come aveva fatto suo padre.
La cercò tra la folla e la trovò appoggiata al balcone che guardava oltre la porta a vetri. Seguì il suo sguardo e gli parve di intravedere una sagoma muoversi sull'erba.
Il cuore gli salì in gola.
Narcissa aveva fissato quel piccolo movimento senza in realtà vederlo, incantata nei propri pensieri. Poi, piano piano, si era accorta che c'era davvero qualcosa che si muoveva sul prato e non era ne una volpe, ne un serpente ne nient'altro del genere…Poi aveva visto suo figlio svincolarsi dal piccolo gruppo degli "affectionados" e andare lui stesso verso la porta…aveva in viso lo sguardo di quando, da bambino, la nonna lo veniva a trovare, e di quando, anni più tardi, si andava ad incontrare con la sua fidanzata.

- Alice! Credevo che non saresti più venuta!!! Allora alla fine hai ricevuto il mio messaggio!!-
- Alice…ma che piacere… Draco mi aveva accennato che ti aveva invitato…-
- Davvero Narcissa, sono mortificata per il mio ritardo inaccettabile ma…-
- Oh! Ma non fa nulla! L'importante è che tu sia arrivata!!! Non è così Madre?-
Alice Smiths stava li sulla soglia, avvolta in un vestito nero dallo spacco vertiginoso, scarpette rosse laccate, orecchini in madreperla. Volto prefettamente truccato e la sua solita espressione di scherno. A Narcissa Alice piaceva. Aveva sentito le voci sul suo presunto ruolo di spia, ma preferiva darle fiducia. Non sapeva bene perché, ma era come se l'intuito le dicesse che era lei l'elemento chaive dell'intera vicenda, e che spettava a lei "collegarla" nel luogo e nel momento giusti. Quindi continuava a invitarla alle sue feste, chiacchierava con lei come quando erano ragazzine e cercava di presentarla a quante più persone possibili.
- Si…Certo…-

Era proprio la sua impenetrabilità che lo attirava. Voleva sciogliere quella cortina di gelida cortesia e stringere tra le braccia la sua vera anima. Voleva che si consegnasse a lui senza riserve. E poi era davvero…bellissima.
Per ora però, si limitava a portarla in giro tra i presenti facendole da Cicerone. Le raccontava gli aneddoti più scandalosi di ogniuna delle persone che incontravano e lei rideva. E ogni sua risata era come bere a grandi sorsi acqua purissima.
Poi sentì una forza esterna che gli avvolgeva la mente e non oppose resistenza.
- Vieni…Ora ti faccio conoscere le persone veramente importanti…- Lei titubava…Forse aveva capito a chi si riferiva – Non temere…Fidati di me.-

Alice era pronta.
Ma non lo era in realtà…se ne autoconvinceva soltanto. Lei il Signore Oscuro lo aveva solo sentito nominare. Lo aveva certo immaginato tante volte, e tante altre lo aveva sognato, ma ora lo stava davvero per incontrare.
Ebbe paura.
Sei bambine nel bosco
Mangiano mistilli con un orso…

Quando era nervosa si ripeteva sempre questa cantilena.

Lord Voldemort stava in piedi davanti ad una finestra circondato dai soliti fedelissimi, Bellatrix prima di tutti. Sembravano tanti cani in attesa che il loro padrone gli concedesse anche un misero scarto dello scarto.
- Maestro…-
- Si Draco…- la sua voce…Accidenti, se l'era immaginata molto più spiritata…invece sembrava quasi la voce di un uomo normale…- Sei andato in giro per tutta la sala a mettere in mostra la tua "conoscenza" senza prima portarla dal tuo Maestro…-
- Io…-
- Devo forse ricordarti che hai ancora molto da dimostrare al tuo padrone. O credi forse di poterti ritenere soddisfatto della la tua ultima impresa di quest'estate?- per tutto il tempo Lui non si era voltato e continuava a osservare la notte fuori. – Devo ricordarti ancora che il tuo essere vivo ora dipende solo dalla pietà mia e dell'uomo che ti ha aiutato?-
Ci fu una lunga pausa.
- Mio Signore…io vi imploro di perdonare ancora una volta il comportamento di mio foglio…Lascite che vi presenti io Alice Smiths…-
Alla fine si voltò ad osservare meglio la donna che gli stava davanti. Era bella certo…ma non era solo questo che lo aveva incuriosito…Tra la plebaglia insignificante di quella stanza lei lo aveva attirato in modo singolare.
- Alice. Ricordo ancora il modo in cui Matthias parlava di voi, come le immagini del vostro volto si susseguissero nella sua mente…nell'agonia. Commovente-

Le parole non le venivano in gola…"Mio marito non voleva altro che servirVi, se fosse vissuto per vedere il vostro ritorno sarebbe il vostro più fedele…" Sarebbe stato così facile…

Mmm…la ragazza era esitante…
Le scrutò la mente…
C'era molta paura nei suoi pensieri, però…
Mmm si, stava chiudendo la sua mente. Avrebbe potuto forzarla certo, ma all'improvviso Voldemort ebbe una strana sensazione, come se quel qualcosa che stava cercando di nascondere brillasse.

Strega e mago si guardavano in silenzio. Cercavano e frugavano nelle loro menti. Nessuno dei presenti avrebbe potuto intendere che cosa in realtà ognuno dei due aveva trovato.
Cosa aveva visto il Signore Oscuri nei pensieri di lei?
E lei cosa nascondeva? Oppure cosa cercava di dirgli?
- Mio Signore…- all'improvviso Bellatrix, con le sue lunghe e liscie braccia si allungò a toccare il mantello del mago - …è molto tempo che Snape non partecipa alle nostre riunioni…-
L'uomo mollò la presa sui pensieri di lei.
Lui le aveva dato fiducia.
- Se vuoi sapere dove si trova, mia cara Bellatrix… accontentati di sapere che è proprio nel luogo dove gli è stato ordinato di restare…-

Se si fosse trovata all'interno di un fumetto giapponese, le sarebbe spuntato un bel paio di antenne sulla testa.
Ora era li, doveva cogliere quell'occasione…sapere quanto più poteva e come meglio poteva… non doveva farsi prendere dal panico…non doveva…

**
Tutto accadde molto alla svelta. Non mi resi neanche bene conto di cosa stavo facendo o decidendo. Era come se stessi guardando una donna simile a me, ma che non aveva niente a che fare con il mio vero io…non aveva i miei stessi pensieri, non rispondeva agli ordini fisiologici che le davo…

La donna dai capelli scuri ascoltò paralizzata i discorsi che venivano fatti, poi qualcuno mormorò "Spinner's End" .
La donna dai capelli scuri ad un tratto svenne.
In realtà non svenne sul serio… fece solo finta…e finse di rimanere svenuta finchè non sentì l'aria fresca della notte sulle braccia…
Ma che idea geniale pensai! Fingere uno svenimento per essere portata via!!
La donna bionda che la osservava aveva un'aria sospettosa…il ragazzo preoccupata… "Hey sei sicura di star bene…" "Si scusate… mi devo essere sentita male…sarà stato…ecco…il gelato…ora è melgio che vada…" "Mmmm…si…credo sia meglio…" la donna bionda era davvero molto insospettita, ma la lasciò andare…
Apparì in un desolato quartiere industriale fiancheggiato da un fiume.
Corse sull'asfalto arido, corse tra le costruzioni in mattoni. Corse fino a sotto una piccola finestra illuminata, in uno stretto vicolo cieco.
Dalla finestra usciva della musica. Re maggiore, Sol, Do e nuovamente Re.
La donna sta piangendo. Piange e non se ne rende conto. Il mascara le è tutto colato ai lati degli occhi…poverina, penso, ci metterà un sacco di tempo a toglierlo a casa…Penso a casa mia e alla lozione struccante che sta per finire…
Poi la distanza tra noi comincia a assottigliarsi.
Lei sta per bussare alla porta.
Ma sono io che sto per bussare!!… Chi aprirà troverà me e non lei…e io, io non so nemmeno perché l'ho seguita fin qui… Non bussare!!! Vorrei dirle! Ma perché no dopo tutto? E' questo che vuole no? Pensa una terza me E non è quello che vuoi anche tu? Non bussare!! Non…

**
Ascoltavo un vecchio disco di Hits e leggevo un libro di poesie.
Il disco me lo aveva regalato tanto tempo fa un amico e conteneva praticamente tutti i pezzi passati alla radio tra il '75 e l'82. Una vera enciclopedia di un'era diciamo.
Il libro invece lo avevo comprato io in un piccolo negozio di libri usati e raccolgieva poesie di tutte le epoche e di tutti gli autori senza un criterio particolare, seguendo semplicemente l'ordine alfabetico. Come il disco quindi, una piccola enciclopedia da cui trarre citazioni.
Prima di me era appartenuto a Eleonora Van Rest (o Van Rust, non si capiva bene dalla firma), una donna molto amante di poesie sulla natura e totalmente disinteressata alle poesie politiche a giudicare dalla distribuzione dei suoi appunti a bordo pagina.
La stanza era immersa nella luce calda delle candele. Fuori si intravedevano un manipolo di stelle.
Quando la canzone finì, ci fu un attimo di silenzio, come se l'intera casa stesse in attesa, poi cominciarono a sorgere gli accordi del Duca.
Io voltavo pagina al mio libro e cominciavo a leggere Baudelaire.
Alla fine della pagina Eleonora Van Rest, o Rust, aveva sottolineato con forza alcuni versi…Era strano per lei, visto che non era una grande appassionata delle poesie d'amore.
Tu ignori dove vado, io dove sei partita
Naturalmente, appena lessi le prime parole, sapevo già dove quei versi mi avrebbero portato, ma preferivo gustarmi l'amaro piacere di sentire i ricordi e le immagini crescere dentro la mia mente e schiudersi lentamente come un fiore al mattino.
So che t'avrei amata, e so che tu lo sai!

Più di qualunque altra persona, mi aveva fatto male abbandonare lei.
Avevo cercato di prepararla e di comunicare con lei come meglio potevo.
Avevo sperato fino all'ultimo che lei capisse, che riuscisse a vedere oltre il corpo freddo di Dumbledore.
Poi erano passate le settimane e i mesi…

Quando l'avevo vista l'ultima volta?
Credo che sia stato quel giorno del temporale. Dumbledore era morto da 32 ore.
A Londra piove sempre d'estate, ma quel giorno fu davvero una tempesta da novembre inoltrato: pioveva e grandinava, il cielo era coperto e c'era un buio pazzesco.
Stavo lasciando Londra in tutta fretta e non ebbi molto tempo per preoccuparmene fino a che non spiccai il volo dal mio terrazzo di Soho ritrovandomi in mezzo alla temporale.
Il vento e la pioggia erano talmente forti che fui contretto a volare basso, con il rischio che qualche babbano mi vedesse (non accade alla fine, anche perché erano tutti rintanati in casa).
Seguivo le strade senza pensarci. Ero troppo occupato a riflettere sui miei affari e a sperare di raggiungere intero il Kent. Fu solo quando passai davanti alla sua finestra di Griummland Place che mi accorsi che quella era effettivamente la "sua" finestra.
E lei era li, seduta a gambe incrociate sul letto, che leggeva qualcosa. Con una mano si reggeva il viso, con l'altra si arricciava i capelli su un dito.
Passai senza fermarmi.

Si, fu davvero quella l'ultima volta che la vidi.

E intanto, David cantava. La sua voce rimbombava dentro la mia testa. Era limpida e buia allo stesso tempo.
Potevo quasi vederlo, mentre le fiamme delle candele vibravano.
Canta davanti a una fiumana di gente che lo ama solo per il suo essere li, a dare voce ai loro sogni e ai loro ricordi. Non importa se canta vecchie canzoni con timbro diverso da allora: lui è il Duca trasformista venuto dallo spazio, può fare ciò che vuole. A loro basta vederlo lì, a saltellare sulle logore All Star nere, con il ciuffo di capelli schiarito sulla fronte che canta “ I, I wish you could swimm…”
Eppure mi sembra di vedere un rivolo di mascara scuro scivolargli lungo la guancia, e quasi la voce gli si incrina nel tenere l’acuto. E’ stanco, vorrebbe fermarsi e togliersi la maschera di lustrini dal viso. Forse tentare un falso suicidio e uscire compianto e acclamato dalla scena.
Ma non potrà farlo non è così?

E così stavo io stavo li. Sprofondavo ogni momento di più nella poltrona, ascoltavo l'alieno cantare, leggevo e rileggevo "A una passante" e pensavo al profumo dei capelli di Alice e alle sue mani bianche.
Continuavo così come chiuso in un loop del mio cervello aspettando non si sa cosa.
…And we kissed, as though nothing could fall.

Bussarono alla porta.

Improvvisamente, con quel suono, fui come sconnesso da quella rete di collegamenti.
Ora la canzone era solo una canzone, e la poesia solo una poesia…niente profeti, niente visioni.
Chiusi il libro e scesi di sotto.
Tra il quinto e il sesto gradino poi, mentre mi domandavo chi potesse essere, mi balenò in mente l'immagine di lei.
Naturalmente sapevo che non poteva essereli, per una moltitudine di ragioni, ma una parte della mia mente non voleva arrendersi all'evidenza.
E se fosse stata davvero lei? Cosa avrei potuto fare? L'avrei abbracciata? O forse l'avrei allontanta per paura?

Aprii la porta.

Fuori non c'era nessuno. Solo il vento che faceva rotolare i fogli di giornale.
Stupido imbecille…
Di sopra David aveva smesso di cantare, ora Ray Charles diceva che era ora di andare.
Mi misi il mantello e uscii a passeggiare sul fiume.

**
Ora sono a casa, sdraiata sul mio letto, che guardo i frammenti di specchio per terra.
Ho imparato una cosa almeno, mai smaterializzarsi mentre ci si muove, soprattutto se il luogo dove ci si rimaterializza e piccolo e stretto. Pena la rottura di uno specchio antico e prezioso…
7 anni di sfortuna….Accidenti.
Il rumore che ho fatto ha svegliato la nipote di Molly - mi affita la casa- che si è precipitata a vedere quello che era successo.
Si è spaventata quando mi ha visto e così ho capito che dovevo avere la faccia tutta tagliata dal vetro.
Ho risposto confusamente alle sue domande. Il cervello che mi diceva di non allarmarla, e la mia voce che pronunciava parole sconnesse.
Poi alla fine riuscii ad articolare – Non ho voglia di parlare…Lasciami sola…-
Non chiese altro.
Mi ha aiutato a mettermi a letto e mi ha fatto promettere di stare bene fino all'indomani mattina.
- Tranquilla non è niente… sono solo stanca…-
I frammenti di specchio mi riflettono la mia immagine spezzata e ripetuta.
E non riesco a pensare a niente. La mia mente è come chiusa in una bolla.
Poi alla fine mi addormento e sogno.
Sogno di bussare continuamente a tante porte diverse ma di essere presa dal panico subito dopo, tanto da scappare dissolvendomi nell'aria.
Sogno anche di camminare per un tempo lunghissimo soltanto per osservare da lontano una finestra che brilla.
Poi nel sogno vado a sedermi vicino ad un fiume.

Il fiume scorre, il fiume "fluisce".
Il fiume cambia ed è sempre se stesso.
E tutto quello che entra nel fiume ne diventa parte.
Vorrei che il fiume sciacquasse via tutta la sporcizia che si è accumulata nel mio animo in questi mesi.
Poi il fiume mi culla e mi rassicura. E infine la sento, la voce del fiume.
Ecco. Il fiume è il luogo del contatto.

Sull'altra riva appare una figura. Si avvicina piano, poi passeggia un poco avanti e indietro, alla fine si ferma e mi guarda.
Sei tu finalmente.
La prima cosa che penso è "che vergonga, ho dovuto sognare di sedermi accanto a un fiume per accettare di incontrarti"
Poi molti altri pensieri mi salgono alla mente "Sei uno stronzo!! Come hai potuto fare quello che hai fatto" "La canzone che ascoltavi stanotte era Heroes? Lo sai quanto mi piace…" "Alla fine hai aperto la porta?"
Ma tu non rispondi. Non mi puoi rispondere. Perché sei dall'altra parte del fiume.
Puoi almeno sentirmi?
Lo sai, oggi, proprio stanotte, ho conosciuto Lord Voldemort. Avevi ragione tu…Io credevo che ce l'avrei fatta benissimo, ma quando gli sono arrivata davanti mi sono bloccata e non ho saputo che fare. Lo sentivo entrare nella mia mente, ho cercato di sigillarla come meglio potevo, ma il suo potere era troppo forte e la mia paura troppo grande…le uniche cose che riuscivo a ricordarmi erano i nostri bisticci.
Ahahah
Ah, come vorrei poterti punzecchiare ancora….
Ma lo capisci perché sono dovuta scappare vero? Capisci perché non ti ho potuto seguire??
Io non posso ancora attraversare il fiume.
Però…voglio che tu sappia bene una cosa…solo adesso nel sogno l'ho capita, con l'aiuto del fiume.
Io ti credo.
A quello che stai cercando di dirmi dall'altro lato del fiume, io ci credo.

In quel momento mi svegliai.

- Hey… che c'è… sei pensoso…-
- Alice…ho bisogno che tu mi prometta un cosa.-
- Dimmi…-
- Promettimi che non ti farai mai trasportare dagli eventi…Promettimi che anche se dovesse accadere qualcosa di assurdo, che ti lasci completamente spiazzata, non ti accontenterai dell'opinione degli altri…-
- Che stai dicendo…-
- No ascoltami…è importante che tu capisca questo: a volte la realtà ci sembra assurda e non riusciamo a capire come le cose possano essere diverse. La maggiorparte della gente si schiera da una parte soltanto e pronuncia ordiantamente il prorio verdetto…Promettimi che non diventerai una queste persone…-

Hey you…
Things aren't what they seem
Makes no sense at all…
Things aren't what they seem.

Si Severus…te lo prometto…
Scusami se non ho capito prima quello che volevi dirmi…Scusami se per un po’ di tempo ho distolto lo sguardo e seguito la folla....Mi c'è voluta una corsa nella notte e un sogno visionario…
Ora so anche quello che voleva dirmi Minerva… Devo seguire il fosso già scavato, proprio quello che mi fa paura. Devo fare come il fiume.
E forse ad un certo punto, potrò parlarti e toccarti davvero.

Mi levai a sedere sul letto.
Fuori dalla finestra cominciava a sorgere il sole.


*** Lo so, molte cose non sono chiarissime...Ma mi interessava analizzare la situazione post HBP dove tutti prendono Sevvie per cattivo. povero :( Chissà, magari scriverò altre fic con Alice protagonista. :D così si capirà meglio la sua storia
  
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