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Autore: Trick    09/08/2013    5 recensioni
«La mia famiglia ha tradito la corona. Un Lannister paga sempre i propri debiti».
«Joffrey non è un Lannister».
Sansa non era mai stata una ragazza stupida. Ingenua e vanitosa, sì, ma mai stupida. E il suo sorriso affettato nascondeva una malignità che Tyrion non aveva mai visto sul suo viso innocente, che non avrebbe mai desiderato vedere.
«Voi lo siete».

Ambientata durante la 03x10, "Mhysa".
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa brevissima storia è ambientata nella 03x10. È l'unica scena fra Tyrion e Sansa, in pratica. Ho francamente il timore di essere andata OOC con Sansa, perché quella disgraziata non mi sta mai sui binari giusti e mi fa sempre di testa sua.
Il tordo beffeggiatore, lo ricordo per chi non ha la fissa per Petyr Baelish come la sottoscritta e giustamente non se lo ricorda, è il simbolo del sopracitato Littlefinger.
Ora, e questo mi sa che è importante, questa fan fiction è assolutamente tratta dal telefilm, ma io ho anche letto i libri, quindi c'è il rischio che qualche elemento mi sia involontariamente sfuggito. Nel caso, vi sarei grata di farmelo notare. (:


*
Il Nord non dimentica


Si fermò sull'uscio e si voltò per guardare il pallido profilo della giovane moglie.
«Sansa» ripeté lentamente. «Io non--».
«Non mi importa. La guerra è finita e re Joffrey ha vinto» fu la gelida risposta della ragazza. Girò il viso rigato di lacrime verso di lui e piegò le labbra in una fredda smorfia tirata. «La mia famiglia ha tradito la corona. Un Lannister paga sempre i propri debiti».
«Joffrey non è un Lannister».
Sansa non era mai stata una ragazza stupida. Ingenua e vanitosa, sì, ma mai stupida. E il suo sorriso affettato nascondeva una malignità che Tyrion non aveva mai visto sul suo viso innocente, che non avrebbe mai desiderato vedere.
«Voi lo siete».
Dovette usare tutte le proprie forze per non sfuggire davanti al suo sguardo accusatore. Dacché la conosceva, Sansa Stark aveva sempre misurato ogni lacrima versata. Piangeva con la stessa rigida educazione con cui si muoveva fra i corridoi della Fortezza Rossa, silenziosa e assente come le statue di pietra che un tempo avevano ornato le tombe dei suoi antenati.
Non erano i soli occhi di Sansa. Erano gli occhi dell'intero Nord, era il pianto feroce di un intero popolo tradito e fatto a pezzi da suo padre.
"Il Nord non lo dimenticherà" aveva avvisato suo padre, ma lord Tywin aveva sogghignato alla luce danzante delle candele con profonda soddisfazione. E Sansa, la candida Lady Sansa costretta a sposarlo, stava gridando senza emettere alcun suono.
Tyrion sapeva che non avrebbe mai dimenticato il suo sguardo.
«Non è il vostro perdono che sono venuto a cercare, Sansa. Non ho alcun diritto di pretendere da voi tale privilegio. Ciò che è accaduto è--».
«Lord Tyrion» lo interruppe fiacca lei, volgendo ancora lo sguardo al di là della finestra. «Vi ho detto che non mi importa».
«A me importa, Sansa. Ho visto il disgusto e la rabbia sul volto di chiunque io abbia incontrato». "L'ho visto sul volto del mio stesso padre", pensò. «Ma vederli impressi sul vostro mi sta uccidendo».
Sansa sollevò una pallida mano e si asciugò delicata la guancia umida.
«Sul vostro collo c'è una testa ben salda, mentre su quello di mio fratello Robb ora ondeggia la testa del suo meta-lupo. A me sembrate ancora piuttosto vivo, lord Tyrion».
Tyrion chiuse gli occhi e si massaggiò provato le tempie. Si domandò cosa mai avesse sperato di poter risanare quando era tornato indietro e aveva deciso di non ignorare il dolore di Sansa. Scrutò la linea morbida della sua schiena attraverso le dita, osservò la durezza del suo volto fissare immobile la linea dell'oceano all'orizzonte.
«Robb non avrebbe alzato un solo dito durante il matrimonio di Joffrey e Margaery» riprese con tono più vago e distante lei. «Robb sarebbe stato un sovrano migliore».
«Chiunque potrebbe essere un sovrano migliore di Joffrey».
«Non voi. Voi sareste peggio di chiunque altro».
Per Tyrion fu come rivivere il dolore della battaglia delle Acque Nere, il volto squarciato, la testa rotta e dolorante e il fango nel viso, fra i denti, nel naso mozzato... tutto il dolore di un'intera battaglia rinchiuso in una sola frase. "Oh, Lady Sansa... solo uno stolto dimenticherebbe che siete una fanciulla del Nord". Suo malgrado, Tyrion si ritrovò ad arricciare le labbra in un sorriso amaro.
«Io mi fidavo di voi».
Tyrion scoppiò a ridere.
Rise e si lasciò scivolare contro la parete, con il volto affondato nelle mani e le ginocchia tremanti. Emise una lunga risata priva di allegria senza nemmeno sapere per chi o cosa stesse ridendo. Risuonò nella stanza come ghiaia stretta fra i denti, e al pensiero di poter essere un sovrano peggiore di Joffrey, Tyrion rise con più decisione quando capì di essere perfettamente d'accordo con la propria moglie.
Rise fino a quanto la sua risata non divenne più simile al latrato di un cane morente. Scosse il capo con una smorfia sghemba e scrollò distrutto le spalle.
«Immagino che questo abbia più importanza di tutto il resto, non è vero?» le disse tristemente.
Sansa si voltò con un improvviso moto feroce, scattò in piedi e lo fissò nauseata, con le labbra strette mentre tratteneva le lacrime e gli occhi gonfi di pianto e carichi di furia.
«Non importa più della morte di mia madre e di mio fratello» sibilò con durezza. «Non importa più della morte di mio padre, né della morte di mia sorella né della morte dei miei fratelli. Non importa più del fatto che Grande Inverno non esiste più». Parlando, aveva ricominciato a piangere, ma a Tyrion non sfuggì il tenace orgoglio con cui lo sovrastava, i piccoli pugni chiusi, le spalle rigide. «Non offendetemi: voi non siete mai stato così importante».
Tyrion annuì e socchiuse le palpebre. Fu sul punto di gridarle che ciò che era accaduto alle Torri Gemelle non era colpa sua. Lui non avrebbe mai permesso un simile oltraggio, una simile viltà. Lui era un Lannister, era un uomo d'onore che ripagava i propri debiti, ed era il figlio mai desiderato dell'uomo che aveva ordinato di sterminare l'intera famiglia di Sansa Stark. Senza Robb Stark, Tyrion sarebbe diventato il nuovo signore del Nord – e Sansa, la sua moglie spezzata, doveva saperlo per forza.
«Dovreste andare, ora» disse la ragazza. «Ho sentito due serve attraversare il corridoio parlando di un ricco banchetto voluto dal vostro re». Le sue labbra si piegarono in un fiacco sorriso nostalgico. «Nelle ballate che ascoltavo a Grande Inverno i vincitori delle battaglie banchettavano sempre».
«Non parlate in questo modo fuori da queste stanze, mia lady» le consigliò lui mentre si avviava nuovamente alla porta. «La vostra salute mi è davvero cara: dimostrarvi incapace di misurare le parole potrebbe metterla in pericolo. In molti sono morti per aver chiamato Joffrey il re di qualcun altro».
Quando si fu trascinato la grossa porta alle spalle, Sansa si sentì libera di gettare fuori tutta la sofferenza che aveva trattenuto fino a quel momento. Soffocò il pianto nel palmo della mano sinistra e si aggrappò alla tenda con la destra con tale forza che le unghie parvero conficcarsi nella carne. Piegò il capo in avanti, con i lunghi capelli ramati a coprire il viso pallido e stremato, e le lacrime le scivolavano fra le dita maghe e cadevano sul davanzale.
La sua mente si aggrappò beffarda al ricordo del volto di sua madre, di suo padre, di Arya e di ognuno dei suoi fratelli, e ogni ricordo che riaffiorava nella sua testa la faceva tremare un po' più del precedente. Ricordò i pennacchi di Grande Inverno, le vallate del Nord, il vento fra i capelli, il tepore delle mura calda e il conforto del riposo fra le pelli d'orso, l'odore di sua madre, la voce di suo padre, e tutto ciò che un tempo era stata la sua vita. Ricordò anche i ridicoli baffi di Rodrik Cassell, la gentilezza di Maestro Luwin, le risate con Jeyne e le storie della vecchia Nan, saldamente legate a ogni ricordo della sua infanzia.
"Quando un uomo del Nord scende in guerra" aveva raccontato una volta, "l'inverno scende in guerra insieme a lui. E potrà marciare per miglia e miglia, superare valli, pianure e città straniere e sconosciute, ma l'inverno cavalcherà sempre al suo fianco per impedirgli di dimenticare da dov'è partito e dove dovrà tornare. L'inverno non dimentica mai. E non dimentica nemmeno il Nord".
Sansa asciugò il volto nel lungo vestito di seta, scostò un ciuffo dalla fronte e si risollevò davanti alla finestra.
Fu allora che guardò in direzione del porto e lo vide.
Lo stendardo era pallido e minuscolo nella foschia, eppure la ragazza fu in grado di riconoscere l'esile profilo tracciato sulla stoffa bianca. Forse fu solo un caso, forse fu solo il destino, ma fra tutte le navi ormeggiate al porto i suoi occhi umidi si posarono proprio sulla più modesta e invisibile fra tutte.
Le sue labbra si aprirono in un timido sorriso fiducioso: sulla cima del pennone sventolava un argenteo tordo beffeggiatore.


   
 
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