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Autore: Padme92    10/08/2013    3 recensioni
[Les Choristes]
Cécile è una ragazzina sognatrice e un po' indisciplinata che viene portata a Fond de l'Etang per lavorare nella cucina. Lì conoscerà Pierre Morhange, bambino introverso che possiede una voce da angelo. Tra i due nascerà un'amicizia profonda che li aiuterà a crescere e che, chissà, si trasformerà un giorno in amore ?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che Cécile entra a Fond de l'Etang, il luogo le appare triste e malinconico, come un giocattolo abbandonato che si riempie di polvere in cima all'armadio. Il colore predominante è il grigio: il cielo è un'unica immensa nuvola opaca, il cortile di pietra è vuoto e silenzioso; l'edificio si innalza solitario a sovrastarlo, le pareti incrostate di sporco. Cécile fa un respiro profondo e varca il portone di legno, sua zia al suo fianco che le tiene una mano sulla spalla. All'interno, vi è un odore diffuso di stantio. Zia Viviénne storce il naso, e si avvia su per le scale, verso l'ufficio del direttore. Cécile non la segue.

Io vi aspetto qui, zia.” sentenzia semplicemente.

Zia Viviénne non si volta neppure, e scompare dopo la prima rampa si scalini.

La giovane fanciulla si rallegra per essere stata lasciata sola e muove qualche passo in direzione del corridoio sul lato opposto della “sala”, se così si può chiamare. D'un tratto ode voci confuse provenire da dietro una delle porte in fondo al corridoio. Cécile vi si avvicina furtiva. Poi, sempre da dietro la porta, si leva chiara e sonora una bianca voce che la stupisce ed affascina al tempo stesso. E' una voce angelica, dolce e con un non-so-ché di malinconico. La piccola poggia piano un orecchio vicino alla serratura, per poter meglio ascoltare, poi, incuriosita, sbircia con un occhio attraverso il buchino sotto la maniglia. Non vi è chiave inserita, quindi riesce, con un po' di fatica, a individuare la fonte della voce. E' un ragazzo. Anzi, un ragazzino: non poteva avere più di tredici anni. Non lo vede bene: fa parte di un semicerchio di ragazzi, tutti concentrati e con lo sguardo rivolto verso l'insegnante. Alcuni lo nascondono un po' alla vista di Cécile, che scorge il viso del piccolo cantante solo per un istante.

Un rumore sordo di passi la mette in guardia, e la ragazzina si appresta in fretta a farsi indietro. Dopo un attimo avverte uno scampanellio agitato, e i rumori di passi si moltiplicano per venti o trenta. Prima di essere travolta dalla marmaglia di ragazzini che sgomitano per affrettarsi verso la mensa, Cécile si appiattisce contro una parete dall'aria sudicia. La maggior parte dei bambini neanche la nota. Tra le decine di volti che le passano davanti però, riesce a riconoscerne uno: il bambino che prima stava cantando. Lo vede passarle proprio accanto, la testa china e lo sguardo basso, e gettarle appena un'occhiata che la paralizza. Per la prima volta lo vede negli occhi: due occhi chiari, carichi di significato.

Quando il corridoio torna di nuovo libero, Cécile si affretta verso i piedi delle scale, dove trova sua zia in compagnia del direttore. Entrambi la guardano.

La fanciulla congiunge le mani dietro la schiena con aria docile, e attende che parlino.

Il direttore la scruta con aria critica, come non approvando i suoi capelli color caramello, poi si raschia la gola con un colpetto di tosse e annuncia:

Benvenuta a Fond de l'Etang, signorina Daeè.”

Cécile sembra spaesata, quando zia Viviénne interviene:

D'ora in poi aiuterai la cuoca in cucina e vivrai qui, Cécilie, mia cara. Io e il signor direttore ci siamo messi d'accordo: è quello che meglio può servire a una ragazzina indisciplinata come te. Verrai trattata esattamente come tutti gli altri, qui.”

Cécile prova ad aprire la bocca per ribattere, ma la zia la blocca fulminandola con un'occhiata.

Remissiva, la dodicenne abbassa il capo e non emette un suono.

La tua roba te la faccio portare da Gerard più tardi.” spiega zia Viviénne, dopodichè si congeda, lasciando la fanciulla in mano al direttore Rachin.

   
 
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