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Autore: xingchan    10/08/2013    3 recensioni
"Avevano portato con loro sfrontatezza, rivalità, disperazione; ma non poteva negare che gli avevano anche regalato la dolce ed appagante sensazione di essere un eroe, un uomo che salva la vita agli altri senza pretendere nulla in cambio. In quei momenti in cui si occupava di loro, il medico legale burbero e sarcastico si era fatto miseramente da parte per fare spazio ad un dottore. Ancora rozzo e scontroso, certo, ma che aveva tirato fuori di sé la parte più bella di ogni uomo."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dr Knox, Lan Fan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Only Humans'
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Atonement





"Quando avete finito potete prepararvi un caffé."

Aveva detto quella frase con una cadenza di voce stanca, di chi ha davvero trattenuto una rabbia esplosiva e l'aveva faticosamente sostituita con la tipica rassegnazione di dover avere a che fare con un esercito di ragazzini testardi e avventati, oltre che quasi del tutto privi di una qualsivoglia forma di amor proprio.

Una che si era amputata il braccio da sola e che aveva praticamente rischiato la vita, ed aveva ancora la malsana intenzione di farlo; una bambina, tra l'altro ferita, che non perdeva occasione di attaccare la ragazza sopra citata per una strana questione nazionale; uno strano gatto che non aveva niente di paragonabile ad una creatura felina e quel ragazzo imprigionato in un'armatura, Alphonse, probabilmente il più calmo e razionale del gruppetto. Ma era anche quello che parcheggiava un moccioso dopo l'altro in casa sua e che inoltre sembrava letteralmente fregarsene di lui, del sottoscritto, che quasi non sapeva più nemmeno dove sedersi. Però, doveva ammettere che lui era anche quello che dava meno problemi di tutti e forse anche quello più maturo, insieme alla bestiolina bianca e nera.

Fatto stava che tutta quella confusione in casa lo irritava molto, non essendone abituato, e il suo lavoro eseguito in una macabra compagnia di soli cadaveri di certo non l'aveva aiutato per niente a relazionarsi meglio con le persone vive. Tanto che aveva già urlato contro quei marmocchi per ben cinque volte in un solo giorno, per svariati motivi.

Avevano portato con loro sfrontatezza, rivalità, disperazione; ma non poteva negare che gli avevano anche regalato la dolce ed appagante sensazione di essere un eroe, un uomo che salva la vita agli altri senza pretendere nulla in cambio. In quei momenti in cui si occupava di loro, il medico legale burbero e sarcastico si era fatto miseramente da parte per fare spazio ad un dottore. Ancora rozzo e scontroso, certo, ma che aveva tirato fuori di sé la parte più bella di ogni uomo.

Non aveva mai capito cosa si potesse provare a salvare la vita di qualcun altro, ed ora che ne aveva avuto la prova, si sentiva strano, completo, in pace con se stesso.

All'inizio si era parecchio arrabbiato del fatto di non poter dormire comodamente nel suo letto o sul suo altrettanto confortevole divano, ma infine si disse che non importava. Aveva interpretato quella banda di sciocchi combinaguai che Mustang e compagnia gli aveva lasciato come una strana forma di espiazione che Dio gli aveva offerto, e l'avrebbe accolta come una benedizione, come l'occasione più importante della sua esistenza, come una piccola, ma essenziale possibilità concessagli contro l'orrore della guerra delle terre del Sud.

Perché quella guerra, come tutti gli altri conflitti, non strappò soltanto la vita a migliaia di persone. C'era dell'altro che veniva lacerato, distrutto, frantumato: i rapporti umani, le relazioni che intercorrevano tra fratelli, fra padre e figlio, fra marito e moglie.

Ciò che ne derivava non erano altro che incrinature pressocché insanabili. Il caos aveva coinvolto nel proprio vortice di inquietudine anche gli animi della gente, e di conseguenza provocava divisioni delle quali era estremamente difficile ricucire la trama della riconciliazione.

E lui, un medico legale che lavorava sporco al fianco dell'esercito, non aveva la pur minima chance di giustificarsi di fronte alla sua famiglia, anzi. Aveva persino preteso comprensione, sapendo bene che aveva sbagliato, e che avrebbe potuto abbandonare quel suo "compito" e ritirarsi con loro. Era un senso di colpa che incombeva sulla sua testa e dal quale non sarebbe riuscito a liberarsi. Figurarsi tentare un modo per riprovare a relazionarsi con la sua consorte e con suo figlio. Prima di trovare un modo per riappacificarsi con loro, era necessario impiantare la serenità nel proprio cuore, e quest'ultima gli risultava quasi irraggiungibile.

Sapeva che in fondo, il motivo di quella sua separazione dalla coniuge era principalmente colpa sua. Poteva tentare di calmare gli animi all'interno della sua famiglia e non l'ha fatto, preferendo di gran lunga il suo orgoglio, divenuto spropositato.

Ecco perché non riusciva a sopportare quelle due isteriche che sembravano sul punto di scannarsi da un momento all'altro. Lui stesso aveva portato su di sé il peso del disaccordo, come adesso. E aveva imparato che litigare non porta a niente di buono, se non un odio che potrebbe crescere di anno in anno. Era più o meno plausibile che un uomo che aveva superato la mezza età avesse collezionato una serie interminabile di errori, ma non era assolutamente accettabile che dei ragazzi piccoli come loro cominciassero a caricarsi quel macigno insopportabile, qualunque fosse la ragione. Prima o poi, avrebbero accusato il colpo del pentimento, e non bastava un motivo valido per attenuarlo o per cancellarlo.

Spettava al responsabile pagare il prezzo dei propri peccati. E Knox aveva il serio timore che non sarebbe mai riuscito a sanare quel debito.

Almeno, fino a qualche solitaria sera prima. Adesso, sembrava che davanti a sé si fosse presentata una porta luminosa che attendeva di essere aperta solo e soltanto da lui. Ma una cosa simile suonava quasi come una beffa alle sue orecchie. Lui era l'ultima persona sulla faccia della Terra ad essere in grado di rapportarsi con gli altri senza quei modi bruschi che lo caratterizzavano tanto. In più, era così poco adatto per il ruolo di bravo dottorino che gli sembrava quasi surreale essersi dedicato a persone ancora in vita.

Forse, dopo di loro, non avrebbe mai più ricevuto richieste di cure, e con questa consapevolezza nel cuore, voleva godersi appieno quella situazione unica, che quasi lo faceva sentire fuori luogo.  

Era una sensazione, la sua, tanto paradossale quanto magnifica. E la cosa più assurda era che lui ne era segretamente felice.

Se avesse dovuto descrivere ciò che provava con una parola ben definita, avrebbe senza ombra di dubbio considerato il termine rinascita, o forse sarebbe stato più appropriato dire rinnovamento. Come se i suoi sentimenti si fossero risvegliati da un torpore destinato a perdurare in eterno.

Quella mattina stessa, la ragazzina con l'animaletto si erano dileguati, non senza ringraziarlo. Fu piacevolmente inaspettato, quel "Grazie" detto con sincerità e completa gratitudine. Quella ragazzina straniera lo aveva scosso come nient'altro era riuscito a fare nell'arco di quei lunghi anni passati in solitudine, tanto che si era sentito tremendamente a disagio ed aveva lasciato di fretta e furia la stanza, con il timore di arrossire, o peggio ancora, di mettersi a piangere davanti a tutti.

I due fratelli Elric se n'erano andati prima di lei, e dopo aver saputo che la bambina orientale se l'era svignata, porbabilmente si erano messi sulle sue tracce. Solo la ragazzina di nome Lan Fan era ancora convalescente.

Infine, erano rimasti in casa solo loro due. Medico e paziente. L'uno intento a rimanere accanto all'altro. Gli avevano assicurato che presto qualche suo familiare sarebbe venuto a prenderla, però.

Knox aveva da poco finito un romanzo giallo; era così simile alla sua vita che ci s'immedesimava benissimo.

Si alzò da quella sedia malridotta su cui aveva trascorso buona parte del suo tempo in quei due giorni sorvegliandola, affinché non facesse qualche sciocchezza. Era sul punto di lasciare la stanza, quando si fermò, voltandosi. La giovane si era addormentata fra le lacrime la terza volta consecutiva, sfinita. A conti fatti però, doveva dire che era molto forte, nonostante sembrasse gracile come un rametto. Si era ripresa in poco tempo, anche se non abbastanza da reggersi in piedi, ovviamente, e non era ancora in grado di lasciare la sua postazione da sola senza che le girasse convulsamente il capo. Ci aveva provato altre volte di nascosto, molto probabilmente per ritornare al fianco di quel ragazzo Xingese che era con loro in quella catapecchia abbandonata nella foresta, ma fortunatamente lui l'aveva beccata e rispedita a letto con una furia cieca, rifilandole sotto il naso la minestra che aveva preparato con fatica e sparendo oltre lo stipite della porta, sbattendola per evidenziare la sua esasperazione.

Il motivo di tutta quella veemenza era molto semplice. Knox ci teneva davvero molto a rimetterla in sesto. Per tutte le ragioni di prima, ma anche perché si era preso cura di quella pazza autolesionista come una figlia, e vederla che si prendeva una ricaduta per la febbre era l'ultima cosa che desiderava.

Però, tutto quel tempo in casa lo sfiaccava parecchio. Avrebbe sfidato chiunque a non sentirsi stretto dopo una manciata giorni passati chiuso in casa. Inoltre, dopo averle offerto i suoi vestiti di ricambio, aveva notato che le stavano esageratamente grandi. Così, prese l'occasione di uscire a prendersi una boccata d'aria, tranquillizzato anche dal fatto che Lan Fan si era addormentata come un sasso.

***

Al suo ritorno la ragazza era già sveglia e, ancora piuttosto debole, si era messa a rovistare in un cassetto forse in cerca di qualche indumento adatto per andarsene, senza nemmeno curarsi di coprirsi per non prendere freddo. Aveva sentito la porta di casa aprirsi e richiudersi, e lei, invece di far finta di niente e di rimettersi a letto, racimolò altri vestiti ancora più in fretta di prima. Purtroppo, la sua debolezza, assommata alla scarsa capacità di movimento causata dalla presenza di un solo braccio, la tradì facendola sorprendere un'ennesima volta in piedi dal dottore, il quale dapprima fece una faccia stranita, poi assunse la tipica espressione di chi raccoglie tutte le sue forze per poter emettere una bella e tuonante sfuriata.

"Stupida cretina, quante volte devo ripeterti che così come sei non puoi andare da nessuna parte?! Ho già fatto il possibile per farti riprendere in così poco tempo, ed ora tu..."

Dapprima leggermente spaventata per il tono duro dell'uomo, Lan Fan abbassò lo sguardo, non badando alla camicia bianca che le scivolava via dall'avambraccio destro. Lo interruppe con poche parole che letteralmente costrinsero Knox a far tacere la sua collera.

"Mi dispiace, dottore..." sussurrò solo, flebilmente. Le gambe le tremavano e sapeva che doveva tornare al suo posto da sola, ma le forze residue stavano per abbandonarla e lei si fece attrarre dalla gravità di peso, finendo in ginocchio. Si sostenne poggiando  la mano destra sul pavimento ma, nel momento in cui cercò di rialzarsi, si sentì sollevare dalle braccia forti e solide del medico e portata sotto le coperte. Lo vide allontanarsi, per poi ritornare con due buste rigide, una bianca e verde, l'altra scura, tendente al nero. Appoggiò la prima approssimativamente accanto alla soglia, e si piazzò al bordo del letto, mentre lei si alzò a sedere.

"Ecco..." borbottò Knox, gettandole la confezione degli indumenti nuovi accanto alle ginocchia. "Non ne sono convinto, ma dovrebbero andarti bene..." Dal tono si sentiva che era fortemente a disagio.

Non essendosi preso cura di nessuno in quel modo, non aveva la più pallida idea di dove cominciare. Così, aveva deciso di procurarle dei vestiti nuovi e che le stessero decentemente. Aveva provato una vergogna colossale nell'entrare in quel negozio e chiedere del vestiario femminile, ma rimediò dicendo che erano per sua figlia.

La commessa gli aveva addirittura sorriso. Valle a capire le persone...

Lan Fan intanto osservava quel pigiama da donna con aria incredula. Non poteva credere che un estraneo si occupasse di lei al punto tale da preoccuparsi di comprarle qualcosa. Di così elegante, poi.

"Laggiù ci sono altri vestiti" proseguì il medico indicando un angolo della stanza su cui era poggiata l'altra busta. "E' probabile che qualcosa ti stia più larga o più stretta, non sono pratico in queste cose. Dovrai accontentarti..."

Si accorse di averle procurato un sorriso riconoscente, ma lui cercò di fare l'evasivo, sul punto di uscire per lasciarle la sua privacy.

"Non provare ancora a scappare, mocciosetta!" ringhiò sommessamente dopo qualche secondo. "Altrimenti, ti guadagnerai un'altra botta su quella testaccia dura che ti ritrovi!". Lo avrebbe fatto se avesse ancora tentato la fuga, questo era quasi certo.

"Sei la mia prima paziente, ragazzina..."

Già, paziente. Una paziente, ovvero una persona ancora viva che aveva bisogno di cure amorevoli, e non un cadavere da smembrare pezzo per pezzo.

"...E non ti lascerò morire proprio ora."




NDA

Se qualcuno se ne fosse accorto... Sì, sono una di quei tipi che diventano fan in meno di mezzo secondo di quei personaggi burberi che poi dimostrano di avere un cuore anche più grande di quelli che fanno gli svenevoli dalla mattina alla sera. *cavoli, 'sta cosa andrebbe bene nella presentazione del mio account; ci penserò su* XD

Bando alle ciance, il dottor Knox è la prova tangibile che l'Arakawa non lascia nulla al caso durante la narrazione. Lui è uno dei pochi che, sebbene abbia un ruolo *più che marginale*, sicuramente ha dimostrato molto nell'arco di pochissime scene, soprattutto durante la scena insieme alla sua famiglia sulla soglia di casa e quella in cui intima a May e Lan Fan di non litigare fra loro.

In verità, mi piace pensare che Knox non abbia abbandonato Lan Fan neanche per un solo istante, ma la scena mi serviva. ^-^'

L'ho scritta quasi senza pensarci, perciò forse ci sono parecchie ripetizioni sulle argomentazioni trattate. Chiedo venia, ma una volta finito mi dispiaceva riprendere i paragrafi e modificarli. Ho preferito lasciare la ff con la stessa naturalezza che ci ho messo nello scriverla.

Atonement significa espiazione.

   
 
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