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Autore: lady hawke    10/08/2013    5 recensioni
Tutti noi siamo abituati a considerare i Durin, chi più chi meno, prodi guerrieri, nani adulti e barbuti, creature dalla scarsa altezza ma dallo sconfinato orgoglio. Eppure anche loro sono stati piccoli, bambini e quasi imberbi. Ed è a queste piccole creature che sono dedicate queste storie.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Cos’è Durin’s Childhood? Una raccolta di storie sui Durin, qualunque Durin, quando era ancora un piccolo nanino e non un possente guerriero. E’ una raccolta in divenire, senza aggiornamento fisso, dagli episodi piuttosto slegati. In questo primo capitolo avrete a che fare con Kili, Fili e un armadio dispettosissimo. Si ringraziano Charme, Maiwe, Medusanoir, e Rowena per essere state presenti alla nascita di questa storia di nemmeno cinquecento parole. A voi.

Armadi a sorpresa

Fili e Kili avevano sempre saputo che ficcanasare negli armadi altrui era cosa poco educata e parecchio rischiosa: la minaccia che Dìs attuava nel caso in cui venissero colti in flagrante consisteva nel dare una tirata d’orecchie capace di umiliarli e lasciarli doloranti per almeno due ore buone. Questo, però, non aveva mai impedito loro di mettere il naso negli armadi del padre, dove conservava alcune delle proprie armi, o di intrufolarsi nella forgia dello zio. Kili, a dire il vero, provava ogni tanto qualche vago senso di colpa, ma Fili, in qualità di fratello maggiore, era sempre in grado di dissipare i suoi dubbi: “Giocare con le spade di legno è una noia.”
Così si erano ritrovati, più di un pomeriggio, ad imbracciare le armi che erano state del padre e a scorrazzare liberamente in giro, certi di farla franca. Questa, almeno, erano le intenzioni. Ma è difficile per una creatura di dieci anni o giù di lì gabbarne una di oltre cento. Dìs aveva da tempo notato le strane sparizioni e le ancora più strane riapparizioni della refurtiva. Sulle prime aveva sfogato i suoi nervi e le sue preoccupazioni su di un Thorin poco propenso a darle retta, ma una volta compreso che da lui non avrebbe ricevuto altro rispetto ad un qualche grugnito mentre lavorava alla forgia, aveva deciso di giocare d’astuzia.
Così, un giorno, mentre rigovernava la cucina dopo pranzo, tese l’orecchio e si fece silenziosa. Udì i soliti bisbigli misteriosi dei due bambini che, con passo felpato, si appropinquavano verso la camera da letto e l’armadio delle meraviglie. Ridacchiò ed attese il tonfo che si aspettava.
“Ma che diavolo!” sentì urlare il suo primogenito. Con cipiglio militaresco si diresse in camera, pregustandosi lo spettacolo di Fili e Kili sommersi dalle patate di solito stipate per l’inverno in soffitta. Ci aveva messo due ore a preparare il suo agguato, ma dall’espressione dei suoi figli ne era decisamente valsa la pena.
“Mamma.” Pigolò Kili, vedendola arrivare.
“Che vi sia di lezione, mai mettere il naso nelle cose altrui, a maggior ragione se si tratta di armi pericolose da guerrieri.” Tuonò la nana, mettendo le mani sui fianchi. I bambini si rimpicciolirono, mortificati, annaspando tra le patate. “Ma se sono lame, quello che volete, ho qualcosa per voi.”
Fu con estremo sospetto che Fili e Kili seguirono la madre in cucina. E fu con estremo dolore che capirono che avrebbero passato l’intero pomeriggio con un coltello in mano a pelare patate.
“E a me neanche piacciono.” Protestò Kili, sospirando.
  
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