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Autore: NonViDiroIlMioNome    10/08/2013    2 recensioni
Il mezzo arrivò in una delle tante stazioni, fermandosi per lasciar salire e scendere i passeggeri. Una cosa normale, all’ordine del giorno, ma ciò che i due fratelli videro non era, invece, usuale. Entrambi, infatti, furono attratti da qualcosa che potevano chiaramente vedere dal finestrino posto loro di fronte e che dava sulla fermata...
Genere: Demenziale, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal finestrino di una metropolitana
 

 

Una sera due ragazzi, fratello e sorella, si trovavano su una metropolitana, uno seduto accanto all’altra. Chiacchieravano allegramente, diretti al loro locale preferito in centro. Mancavano poche fermate alla loro meta, quando il mezzo arrivò in una delle tante stazioni, fermandosi per lasciar salire e scendere i passeggeri. Una cosa normale, all’ordine del giorno, ma ciò che i due fratelli videro non era, invece, usuale. Entrambi, infatti, furono attratti da qualcosa che potevano chiaramente vedere dal finestrino posto loro di fronte e che dava sulla fermata: vi era una ragazza, in piedi, sola, stretta in un impermeabile grigio, con lo sguardo fisso davanti a sé, un’espressione infastidita in volto e le lacrime agli occhi che cercava di combattere passandosi, stizzita, la mano sulle guance. Poco dopo le porte della metro si chiusero e il mezzo riprese la sua corsa. I due giovani erano rimasti profondamente colpiti da ciò che si erano trovati davanti. Quasi simultaneamente si voltarono l’uno verso l’altra e si guardarono, capendo dall’espressione sul viso del familiare che entrambi avevano notato la stessa “stranezza”.
«L’hai vista?» esordì lei nonostante conoscesse già la risposta.
«Si» rispose laconico il fratello.
«Secondo te, perché quella ragazza piangeva?»
«Non ne ho idea… Secondo te?»
«Non lo so… Uhm… » la giovane ci pensò un po’ su. «Magari è stata lasciata dal ragazzo!» esclamò, poi, come colpita da un’illuminazione.
«Dici? A me sembrava proprio sofferente!»
«Che vuol dire? Si può star male anche per amore!»
Ormai, i due, erano presi dall’ipotizzare i motivi di quel pianto: qualcosa di grave, probabilmente, per piangere in un luogo pubblico in quel modo! Magari una brutta notizia improvvisa (la scomparsa di un parente, forse?) O anche qualcosa di più profondo e personale… E se soffrisse di depressione? Non voleva buttarsi sotto uno dei treni, vero?
E continuarono così, a lungo.

***


Una ragazza con un impermeabile grigio stava ritta, con lo sguardo fisso davanti a sé in una stazione della metropolitana. L’ennesimo mezzo era arrivato e ripartito davanti a lei che, ancora con un’espressione corrucciata in viso, passò (forse per la ventesima volta in pochi minuti) la mano sulle guance per asciugare le lacrime sfuggite dai suoi occhi. Un uomo sulla sessantina le si avvicinò mettendole poi una mano sulla spalla.
«Il treno che porta più vicino all’aeroporto arriva tra circa cinque minuti» le disse in una lingua straniera agli abitanti del posto.
«Cinque minuti? Sia ringraziato il cielo! Non vedo l’ora di tornare a casa! Qui il clima è… Troppo primaverile! E siamo in città!» ribatté la giovane usando la stessa lingua dell’uomo.
«Cosa pretendi? Siamo in primavera!»
«Ed io odio la primavera, papà! Da noi non si sente così tanto! Qui invece sembra che ogni soffio di vento non faccia altro che farmi inalare polline su polline! Da quando siamo arrivati in Italia i miei occhi non hanno fatto altro che lacrimare!» concluse mettendo su un piccolo broncio.
L’uomo sorrise comprensivo cingendo con un braccio le spalle della figlia. Poco dopo un altro treno arrivò ed i due vi salirono.

 

  
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