Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: The queen of darkness    10/08/2013    1 recensioni
La mia infanzia fuori dal finestrino, e una corsa spericolata per sfuggirvi il più velocemente possibile. Chi sarà il vincitore?
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Dimmi che esisti e ti dirò che non è vero – sussurrai al suo orecchio.
Lui fece una risata gorgogliante, bevendo un sorso ambrato di tequila dalla bottiglia trasparente. Lo baciai a lungo sulle labbra e fu come se fossi ubriaca anch’io: la sua bocca era ancora bagnata di alcool e profumava di proibito.
Deglutii tutto il marcio e il sapore amaro del liquido sentendo subito la testa vorticare. Poi risi, quando sopraggiunsero le vertigini; in lontananza, il ritmo sfrenato delle sirene urlava al nostro indirizzo.
-Allora non te lo dirò – rispose con voce calda, - perché io non mento mai.
La presa dei suoi palmi scricchiolò contro la pelle che rivestiva il volante, e il tintinnio esasperato del portachiavi sul quadrante mi rimabalzò nel cranio come se avessi una campana in mezzo alle orecchie. Mi appiattii contro il sedile, a causa dell’alta velocità: fuori dal parabrezza c’erano solo immagini confuse.
Ecco una donna che piange, una bambina nascosta dal buio in cima alle scale, un uomo dagli occhi rossi, tante persone con dei sorrisi falsi, ragazzi imbrattati del mio stesso sangue e un sabba di insegnamenti sbagliati.
Premetti la mano fra i suoi capelli. Sembrava di toccare della sabbia.
-Non menti mai? – chiesi, disinteressata.
Lui fece un sorriso lupesco. –Mai.
Stavolta fui io a rovesciare la testa contro la pelle sintetica, emettendo rauchi versi che volevano assomigliare ad una grassa risata.
-Allora giurami che questa sarà l’ultima volta.
Lui mi guardò di traverso, ma continuò a fissare la strada, il che è comico. Andando veloce come fece lui, schiantarsi da qualche parte era solo questione di attimi, come una conclusione naturale. Riflettei per un po’ su questa frase, e la trovai molto appropriata.
-Anch’io vorrei avere la mia conclusione naturale… - dissi amaramente. Mi si chiusero gli occhi, ma le immagini che vedevo fuori dal finestrino rimasero incollate alle mie palpebre.
Le mie parole furono coperte dal potente sibilo di una sgommata. Lui sterzò bruscamente ma, cambiando idea, girò dentro una viuzza laterale ancor più affollata e proseguì dritto, con la stessa ferocia di un predatore.
-Te lo giuro! – urlò, per sovrastare il fracasso. Bevve un’altra sorsata dalla bottiglia e poi la lanciò fuori dal veicolo; io guardai la sua corsa ma il vetro, invece di frantumarsi, prese a rimabalzare. Le luci delle sirene si facevano sempre più vicine.
Ecco un drappello di gente sconosciuta ballare attorno al corpo rannicchiato della donna di prima. Piangeva.
-Ti prego, fermati! – urlai, ma lui continuò.
-Non possiamo – mi ricordò, - queste cose sono già successe.
Mi sporsi con tutto il busto fuori dall’auto: ora l’uomo che sembrava un orco aveva tirato fuori una cintura e, con mio profondo orrore, prese ad usarla sulla donna in lacrime. I presenti ridevano e lo incoraggiavano.
Allungai una mano verso la scena, ma si stava allontanando sempre di più: nella mia testa c’era un caos di suoni e rumori, le tempie mi stavano scoppiando, ma decisi di non mollare e mi allungai anora un po’, tanto che le mie costole tese sbatterono dolorosamente contro la fessura del finestrino totalmente abbassato.
-No! – gridai, disperata.
-Entra dentro – mi disse. Non sembrava più così ubriaco. –Tra poco sarà tutto finito.
-Ma io voglio aiutarla! – ribattei.
-Non puoi. Non potevi allora, non puoi adesso – concluse amaramente, e aveva ragione.
Io rientrai nell’abitacolo, in lacrime, e accellerammo ancora di più. Aveva maledettamente ragione.
-Lasciami andare – singhiozzai.
-È l’ultima volta – mi ripetè, e io gli credetti. Davanti a noi apparve un dirupo, un profondissimo crepaccio fra l’asfalto e l’orizzonte.
-Andremo laggiù? – chiesi, sbirciando oltre il parabrezza. Stranamente, il vetro non mi trattenne, e sentii la rassicurante e al tempo stesso violenta presa del vento sui capelli. Sembrava quasi che volesse strapparmeli via dalla testa.
-Sei bellissima – mi disse, senza rispondere. Io risi.
-Adesso stai mentendo.
Lui scosse forte la testa, ma non disse altro. Le sirene erano sempre più vicine a noi, ma io non volli voltarmi. Avevo paura di dover assistere di nuovo, impotente, allo scempio in atto su quella donna stranamente familiare.
-Per quanto riguarda tua madre… - disse, incerto, ma io lo interruppi con un bacio violento, poiché non lo volevo sentire. Premetti la mia bocca contro la sua e rimasi così a lungo; l’odore di liquore era del tutto sparito.
-Non voglio più vedere queste cose – mormorai.
-E non le vedrai.
Tolse le mani dal volante, impostò il cambio sulla prima marcia, lasciò il piede pigramente appoggiato ad un pedale, mi fece sedere sul mio sedile, composta. Mi mise addirittura la cintura, come se davvero servisse a qualcosa. Davanti a me, vuoto, buio e devastazione, ignoto. Dietro, una donna martoriata, un orco crudele e un branco di spettatori divertiti. Non avevo dubbi su cosa scegliere.
Piano, molto adagio, la macchina avanzò lentamente, con dei lievi sobbalzi. Il cruscotto mangiava la strada con estrema calma, senza fretta.
-È tutto un sogno, vero? – chiesi. –Questo non esiste. Io non potevo davvero fare niente.
Lui annuì semplicemente, senza dire altro. Appea distolsi lo sguardo dal suo viso, mi dimenticai com’era fatto, come se non lo vedessi da tantissimo tempo.
Ora mancavano solo pochi centimentri, eravamo sul bordo.
-Dimmi che esisti e ti dirò che non è vero – mormorai, con un filo di voce.
Ancora qualche millimetro, il telaio sfregò sulla terra polverosa, dei sassolini microscopici caddero contro le pareti a strapiombo sul nulla, un ramo s’inclinò sotto la presa dell’albero di trasmissione.
-Esisto – mi disse, con lo stesso tono.
Un suono metallico di qualcosa che si accartoccia, un’improvvisa pendenza, le ruote che artigliavano a vuoto il cielo scuro della notte. Le urla della donna rombavano ancora nelle mie orecchie, come se fossero...
Presi un profondo respiro. Come se fossero…
-Non è vero.
Come se fossero delle sirene.   
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: The queen of darkness