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Autore: Amy__    11/08/2013    2 recensioni
Il mio nome è Hayley Singer. Mi sono appena trasferita a Beacon Hills,dopo che avevo combinato un casino con un mio vecchio professore. Sono una ragazza ribelle,a cui piace causare disagi agli altri. Ma sento che c'è qualcosa di sbagliato dentro di me,che mi sta consumando,distruggendo. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti,che veda a fondo dentro di me,e salvi quel poco di buono che è rimasto,prima che sia troppo tardi. Lo troverò? Questa è la mia storia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Pioveva quel giorno. L’atmosfera adatta,considerato che,stavamo percorrendo la strada verso casa. La nostra nuova casa. Dopo quello che era successo a scuola,i miei genitori (e il preside della scuola),avevano pensato che fosse meglio se ci fossimo trasferiti altrove (il più lontano possibile). Avrei dovuto affrontare una scuola completamente nuova,in una città sconosciuta,e farmi degli amici nuovi. “ Possibilmente non teppisti come i tuoi vecchi amici “ aveva detto papà. Si perché,il motivo per cui ce ne stavamo andando,era il mio comportamento causato dalle brutte compagnie che frequentavo,stando a quello che dicevano i miei. In realtà non capivano che erano dovuti dal loro scarso interesse verso di me. La loro unica figlia. “ Non è colpa mia se in quella notte della vostra goiventù,presi dalla passione e da una sbronza madornale,mi avete concepita,e io ho mandato in fumo tutti i vostri piani di un futuro perfetto e di una vita da stronzi altezzosi pieni di soldi,alla quale aspiravate “ . Mio padre mi aveva messo in punizione dopo questa affermazione. Mia mamma non mi aveva parlato per quasi un mese. Non potevo certo biasimarli. Deve essere dura sentirsi sbattere in faccia la realtà dalla propria figlia. Arriviamo al vero motivo per il quale ce ne stiamo andando. Una notte,io e miei amici,siamo sgattaiolati fuori casa per raggiungere la casa di Mr. Harper,il nostro professore di fisica. Io e Frank,il mio migliore amico,avevamo avuto la brillante idea di incendiargli la macchina. Il motivo? Che diamine,aveva dato A+ a quella sciacquetta di Alicia solo perche gli sbatteva le tette in faccia (lo sapevano tutti),mentre a me aveva messo una D-,per l’ennesima volta. Peccato che in quel momento stesse passando la polizia che stava facendo il suo solito giro d’ispezione,e ci abbia beccati. Ovviamente il giorno dopo,avevano convocato i nostri genitori dal preside,su richiesta di Mr. Harper che aveva raccontato tutto piangendo e con un tono da donna isterica,dicendo quanto fosse ormai spaventato dai miei comportamenti e preoccupato per il mio futuro (si,certo). Non era la prima volta che i miei venivano convocati nell’ufficio del preside,o che dovessero assistere al fatto che la loro figlioletta,venisse accompagnata a casa dalla polizia. La scuola aveva proposto ai miei di mandarmi in un’istituto correzionale,ma ovviamente i miei rifiutarono. Optarono quindi per un trasferimento. Sempre meglio far credere alla gente che ci dovessimo trasferire perché mio padre aveva ottenuto un nuovo lavoro,piuttosto che far sapere che la figlia teppista era stata mandata in un qualche istituto che avrebbe dovuto ripristinare la sua sanità mentale. Così avevamo fatto i bagagli,ed eccoci diretti alla nostra nuova vita. Mi rigirai una ciocca di capelli rosa mentre guardavo fuori dal finestrino della nostra auto,cuffie nelle orecchie. Come si chiamava quel posto in cui saremo andati a vivere? Ah giusto,Beacon Hills. Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi. Sapevo solo che il giorno successivo,avrei dovuto andare subito a scuola. Avevo provato a convincere i miei ad aspettare qualche giorno,per farmi ambientare nella città nuova. Ma avevo fallito. Finalmente vidi il cartello stradale che annunciava che eravamo arrivati a destinazione. Più ci addentravamo all’interno della cittadina,più avvertivo una strana sensazione allo stomaco. E non era la solita ansia che si prova quando si sta per fare qualcosa di veramente stupido con la consapevolezza di farlo,o quella che si prova prima di un test scolastico. Era diversa. Era come se quel posto trasmettesse qualcosa di strano,non normale… Comunque,intanto che facevo le mie riflessioni,eravamo davanti alla nuova casa. Era a due piani. Abbastanza grande. Con giardino antestante. Niente di che a dire il vero,non si discostava molto dalla nostra vecchia casa. Parcheggiammo e scendemmo dalla macchina. Mia mamma era in contemplazione. Probabilmente si stava già guardando intorno alla ricerca di qualche vicina che sarebbe diventata la sua nuova migliore amica,con cui avrebbe poi spettegolato di tutto il quartiere,facendosi i fatti altrui. Papà si avvicinò a noi e con un sorrisone stampato in faccia,disse
« Ed eccoci arrivati finalmente! Diamo il benvenuto alla nostra nuova vita! »
Mi girai a fissarlo con un sopracciglio alzato. Davvero pensava che una nuova città,e una nuova casa,mi avrebbero cambiata? Si accorse che lo fissavo,quindi disse
« Hayley,tesoro,potresti almeno fare finta di essere felice? Almeno finchè non ti abituerai ai cambiamenti,e sono sicuro che allora sarai davvero felice »
guardandomi con quegli occhi nocciola che avevo ereditato da lui, e con un sorriso speranzoso stampato in faccia. Non potei fare a meno di notare che mia madre si era avvicinata a lui,e si era messa a fissarmi con un sorriso da ebete che faceva intendere che sperasse che mi sarei trasformata in una brava bambina all’istante. Allora sfoggiai il mio sorriso migliore,e dissi sarcastica
« Ma certo! Sono così contenta di essere qui! Non è stato per niente terribile lasciare il posto in cui sono nata,gli amici d’infanzia,e tutte le mie abitudini per venire in un posto che non avevo mai sentito nominare,dove non conosco nessuno,ma soprattutto,sono convinta che cambierò il mio stile di vita e i miei ideali ancora prima di quanto voi riusciate a dire “ balle ” . Quindi si,non vedo l’ora di iniziare questa esperienza »
e andai a prendere i miei bagagli in macchina.
« Io starei attenta a quello che dici signorina. Se non vuoi cambiare da sola,ti aiuterò io a farlo. E questo non significa che userò le buone maniere »
disse mia madre,sbuffando e spostandosi indietro i suoi lunghi capelli biondi. In realtà,era proprio quel tipo di donna che non volevo diventare. Con quei suoi vestitini stretti e i tacchi che la facevano sembrare un pingiuno quando camminava,e quel portamento da “ sono meglio di voi,quindi ammiratemi,ma non parlatemi se non siete alla mia altezza “ . Chi avrebbe mai voluto essere cosi? Io no di certo. E anche se lei aveva il sogno di una figlia perfetta che fosse la sua fotocopia in miniatura,non l’avrei di certo accontentata solo per vederla vantarsi con tutti. Si vergognava di me? Perfetto. Presi i bagagli,ci dirigemmo verso la porta di legno verniciata di bianco della nostra abitazione.
« Per fortuna che abbiamo già fatto portare qui tutti i mobili,così possiamo sistemarci subito »
disse mio padre mentre inseriva le chiavi nella serratura. Appena aprì la porta,vidi la scala che conduceva al piano superiore. Diedi una rapida occhiata in giro. Alla mia sinistra,vidi quello che doveva essere il salotto. A destra invece,c’era la sala da pranzo. Entrai e vidi che dava sulla cucina. Mia madre si avvicinò a me e disse
« Allora,che ti sembra? Facciamo un giro veloce di tutte le stanze? »
Io girai sui tacchi e,diretta verso le scale,dissi
« Si si,bellissima. E no,non serve che tu mi faccia fare nessun giro turistico »
e andai al piano di sopra. Riuscii a sentire mio padre che mi urlava dietro
« La tua stanza è quella nel corridoio destro! »
Poi,rivolto a mia madre che stava sbuffando (di nuovo),disse
« Phoebe,dalle tempo di ambientarsi. Vedrai che d’ora in poi sarà diverso. Adesso non avrà più nessuna distrazione malsana »
«Come vuoi Adam. Ma giuro su Dio che,se non succede,la mando in uno di quegli istituti,come aveva proposto la scuola »
,e se ne andò a suon di tacco 15. Trovai la mia camera ed entrai. Avevano sistemato tutto: letto a destra,vicino alla finestra,scrivania sulla sinistra,e di fronte a me,c’era la mia libreria (amo leggere),con affianco il mio enorme armadio. Si,me ne vantavo nonostante non fossi una di quella newyorkesi piene di soldi alla Gossip Girl,ma sotto certi aspetti (pochi per fortuna),ero pur sempre figlia di mia madre. Posai i bagagli e mi chiusi la porta alle spalle. Mi misi di fronte al letto per accertarmi di una cosa:i miei preziosissimi (anche se piuttosto vissuti) poster dei miei gruppi preferiti. C’erano tutti per fortuna. Aprii i bagagli e inizia a sistemare i vestiti nell’armadio. Stavo per richiuderlo,quando fui trattenuta dalla mia immagine riflessa sullo specchio che ricopriva tutto l’interno dell’anta destra. Mi guardai. Questa ero io. Capelli rosa fino a sotto le spalle,pallida,trucco nero pesante,top nero,jeans neri attillati,e anfibi sempre neri fino quasi al ginocchio. Questa era Hayley Singer. E così doveva rimanere. Non sarebbe cambiata. Mai. Per niente. E per nessuno. Mi diressi verso il letto dove avevo lasciato la custodia con dentro il mio violino,e mi misi a suonare. Suonai Awake and Alive di Skillet. Avevo sempre adorato quella canzone. In cuor mio,speravo anch’io di trovare qualcuno un giorno che mi facesse sentire sveglia,e soprattutto,viva. Si,tra me Frank c’era stato qualcosa in passsto,ma rimaneva solo il mio migliore amico,e di sicuro non avrei mai potuto amarlo. Vi sembrerò sdolcinata,ma si,nonostante fossi una stronza madornale (si,mi piace definirmi così),cercavo anch’io l’amore. Forse anche per ricompensare quello che i miei genitori non mi avevano mai dato. Quando ebbi finito,posai il violino e decisi che forse avrei anche potuto uscire e iniziare ad unirmi alla nuova massa di gente di cui avrei fatto parte d’ora in poi. Tanto valeva farlo subito. Quindi presi il cellullare,ci attaccai le cuffie,e uscii dalla stanza,scendendo le scale,dirigendomi alla porta.
« Dove stai andando? »
mia madre arrivò trascinandosi dietro una scia di Chanel nr.5 così nauseante,da mandare al tappeto anche un toro inferocito.
« Vado a fare un giro. Sai,a vedere il posto,farmi un’idea…conoscere gente »
le dissi,alzando il mento. Era un comportamento che in realtà avevo ereditato da lei. Si mise le mani sui fianchi e mi guardò sospettosa,quindi disse
« Non sono sicura che sia il caso di lasciarti uscire da sola,o almeno,non subito. Prima voglio assicurarmi che tu ti riprenda e torni fra noi comuni mortali,invece di chiuderti in quel tuo universo parallelo,fatto di ribellione e auto distruzione…oltre che per gli altri »
e alzò un sopracciglio. Avrei voluto buttarla a terra. So che è brutto da dire,ma mi stava facendo innervosire. Troppo. Mi limitai a fissarla,per poi rispondere,con voce ferma
« Parli di me come se avessi una malattia. Cosa non vera. Dare fuoco a l’auto del tuo professore,e fare a pugni a scuola solo perché quella stronzetta di Leslie King ha detto che quest’anno andava di moda il rosa fragola invece del rosa pallido,riferendosi ai miei capelli,sono comportamenti da pazzi? Si,probabile. Ma sono sicura che non ho alcun bisogno che mi tratti come se avessi la peste. »
A quel punto mia madre,mi prese i polsi,stringendo con forza,e disse
« Hayley,io sono preoccupata. Preoccupata di quello che potresti fare a te stessa,o agli altri. Non hai idea che stai mettendo in pericolo anche te stessa. E se già ti viene in mente di dare fuoco all’auto di qualcuno per vendicarti di un brutto voto,non voglio immaginare che altro potresti fare,per motivi più seri magari! »
L’ultima frase,la disse con voce rotta,come se fosse sul punto di piangere. Ma non mi importava,non mi faceva pena,per niente. Ritrassi i polsi con forza e dissi urlando « Non sono né una pazza,né una criminale! E smettila di comportarti da stronza! A te interessa solo avere una figlia da copertina,che pensi solo ai vestiti,ad avere sempre l’acconciatura migliore,e a sposare un qualche riccone per farsi mantenere,come hai fatto tu! »
Fu un attimo. Sentì uno schiocco,poi arrivò il bruciore. Mia madre era di fronte a me,con la mano sospesa in aria,e si mordeva il labbro per cercare di non piangere. Non mi aveva mai dato uno schiaffo in tutta la mia vita. Era la prima volta. E aveva fatto male. Ma non intendo il dolore fisico. Si,anche quello,ma mi riferivo a quello emotivo. Stavo per dire qualcosa,quando arrivò mio padre dal piano di sopra,e disse
« Che succede? Ho sentito urlare,è tutto apposto? »
,sembrava seriamente preoccupato. Si passò una mano tra i capelli castani,cosa che faceva sempre quando non sapeva cosa stesse succedendo in quel momento,gesto totalmente inappropriato a quelle situazioni a mio parere. Strinsi i denti,e dissi
« Non sta succedendo niente »
,e uscii sbattendo la porta. Mi chiesi cosa gli avrebbe raccontato mia madre. Ma forse,non mi interessava poi così tanto. Completamente persa nella musica,percorsi tutto il mio quartiere,cercando di andare sempre dritta,per facilitarmi le cose con il ritorno. Non volevo certo perdermi in una stupida città in cui mi era appena trasferita,così da dover per forza socializzare per chiedere informazioni. Non ricordo cosa successe durante il tragitto,chi vidi,o altro. Mi ricordo che ad un certo punto arrivai di fronte ad una biblioteca. Ci sarei entrata subito se la situazione fosse stata diversa. Si,perché c’erano sia due ambulanze,che la polizia. Mi tolsi le cuffie,e mi avvicinai piano,per cercare di capire cos’era successo. Ero appena arrivata,e già mi trovavo ad assistere ad un incidente. Fantastico. Vidi che c’erano due donne ferite che parlavano con la polizia,e poi vidi che dei medici stavano portando fuori una barella dalla biblioteca,sulla quale giaceva un uomo ferito. Non sembrava grave per fortuna. Quello che mi colpì,furono due ragazzi che parlavano frenetici fra loro,vicini a dove erano parcheggiate le auto della polizia. Erano abbastanza appartati da non farsi sentire da nessuno. Evidentemente stavano discutendo di qualcosa che preferivano tenere fra loro. Me ne fregai alla grande,e andai diretta verso di loro. Volevo chiedere cosa fosse successo. E magari poi,avrei potuto chiedere che passatempi esilaranti offriva questa città,oltre agli incidenti in biblioteca. Quindi,con passo deciso,andai da loro. Non si erano accorti di me,e quando fui abbastanza vicina,dissi
« Hey,che è successo là dentro? »
,indicando la biblioteca con un cenno del capo. I due ragazzi si voltarono,sorpresi che fossi lì,dal momento che non si erano accorti del mio arrivo. Dovevano avere la mia età pensai,quindi probabilmente,me li sarei ritrovati a scuola il giorno successivo. E tutti gli altri giorni che avrei dovuto passare lì. Uno dei due ragazzi mi rispose
« Qualcuno,o meglio,qualcosa ha attaccato il bibliotecario là dentro. Per poco non moriva… »
,aveva dei capelli neri un po’ sparati in aria,gli occhi scuri,e un viso,direi…simpatico. Dopo aver ascoltato la sua speigazione,risposi
« E cosa avrebbe attaccato quel bibliotecario? Un animale? »
« Un leone di montagna! Non sarebbe la prima volta… »
mi rispose l’altro ragazzo,deciso. Era un po’ più basso dell’altro,anche lui capelli neri e occhi scuri,ma aveva la carnagione più scura. Mi stupii di quella affermazione.
« Leoni di montagna? Qui? Sul serio? »
I ragazzi mi guardarono perplessi,come se non sapessero cosa rispondere. Notando che non parlavano,decisi di continuare a parlare. Magari potevamo conoscerci e diventare amici. Sembravano dei bravi ragazzi,almeno i miei non avrebbero avuto nulla da ridire,e io avrei potuto iniziare la scuola conoscendo già più o meno qualcuno. Era un vantaggio per entrambi. Quindi mi presentai
« Comunque piacere,mi chiamo Hayley Singer,sono nuova in città »
,e tesi la mano. Il primo a rispondermi,fu il ragazzo con la carnagione più scura
« Piacere mio,mi chiamo Scott,Scott McCall »
,e mi diede la mano,sorridendo. Poi fu il turno dell’altro ragazzo,che disse,con enfasi
« Io sono Stiles Stilinski! »
,e mi diede anche lui la mano. Risi e gli dissi
« Stiles? Che nome è? »
« Non è il suo vero nome,ma gli piace farsi chiamare così »
mi disse Scott,guardando l’amico.
« Beh,è figo come nome,mi piace »
dissi io,rivolta a Stiles. Infatti fu lui a parlare
« Allora,dicevi che sei nuova in città. Da dove arrivi? »
Quel ragazzo mi trasmetteva una strana allegria.
« Vengo da Brooklyn,siamo arrivati circa un’ora fa »
gli risposi io.
« Brooklyn? E per quale motivo siete venuti a Beacon Hills? »
,fu Scott a chiedermelo. Ci pensai. Se avevo intenzione di farmeli amici,forse non avrei dovuto raccontare loro il vero motivo per il quale mi trovavo lì. Optai per l’alternativa
« Lavoro! Mio padre è stato trasferito qui,e per non dover separare la famiglia,ci siamo trasferiti tutti i »
,dissi,cercando di sfoggiare il mio sorriso migliore. Sembravo mia madre. Non ero brava con le bugie,ma non sembrarono scettici riguardo alle mie parole. Quindi,senza aspettare una loro risposta,dissi
« Voi frequentate il liceo di Beacon Hills,giusto? »
Mi risposero in coro. Poi Stiles aggiunse
« Ci vedremo spesso immagino. Se vuoi,io e il mio amico,possiamo farti da guide in questi tuoi primi giorni di scuola. Che dici Scott? »
A quel punto lui rispose
« Si certo,perché no? Comunque stai tranquilla,ti abituerai presto »
« E poi ci siamo noi due! »
,disse Stiles,dando una gomitata a Scott,il quale,lo sguadrò. Io mi misi a ridere. Si,avrei potuto andare d’accordo con quei due.
« Beh,vi ringrazio. Mi potrebbe essere d’aiuto conoscere qualcuno,decisamente »
,dissi,guardando per terra. Non ero un tipo che aveva bisogno degli altri,me la cavavo benissimo anche da sola. Ma da quando eravamo arrivati lì,e avevo avvertito quella strana sensazione allo stomaco,avevo pensato che avere qualcuno dalla mia parte,mi sarebbe stato utile. Evidentemente qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere.
« Tutto apposto? »
,mi chiese Scott,vedendo che mi ero zittita improvvisamente. A quel punto lo guardai,sorridendo,e risposi
« Si si,tutto apposto. Comunque adesso dovrei andare ,i miei si chiederanno dove sono finita »
Li salutai,e girai sui tacchi,per poi sentire Stiles che mi urlava dietro
« Allora ci vediamo domani a scuola! Ti aspettiamo all’entrata! »
Ero arrivata nella nuova città. Avevo litigato con mia madre. Avevo ricevuto uno schiaffo da lei per la prima volta nella mia vita. Avevo assistito ad un incidente. E avevo conosciuto due ragazzi,con cui avevo fatto amicizia (più o meno),che si erano proposti di aiutarmi ad ambientarmi nella nuova scuola. Tutto sommato,non era male come inizio.

SPAZIO AUTRICE
Benvenuti! Questo è il primo capitolo della mia ff su Teen Wolf. La storia si svolge nel periodo della terza stagione,e volevo precisare che probabilmente,non seguirò tutti gli avvenimenti nel dettaglio,certe cose saranno lasciate alla fantasia. Comunque questo capitolo,aveva funzione di introduzione del nuovo personaggio,e serve a spiegare il suo arrivo a Beacon Hills. Nei prossimi capitoli,arriveranno anche gli altri personaggi del telefilm a fare la loro parte. Per ora vi lascio,sperando che vi piaccia quello che ho scritto. Alla prossima! -Amy
  
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