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Autore: Miaw    11/08/2013    1 recensioni
L'amore è qualcosa di assolutamente misterioso e del tutto sconvolgente.
Un attimo prima ti innalza fin sopra le nuvole, un attimo dopo ti ritrovi sotto terra tra le nodose radici del tuo cuore.
Meglio lasciar fare alla propria anima, che il cuore va spesso in confusione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lasciare il bel clima mediterraneo della Sicilia Sud-Orientale, e trasferirsi nella piovosa, umida, appiccicosa e fredda Gran Bretannia era costato un po’ ad Andrea. Abituarsi a quel paesaggio così diverso, al clima così noioso e grigio, sarebbe stato impossibile se di fondo non ci fosse stato un valido motivo, quale la Magia.
La Magia era l’unica cosa che importava ad Andrea, la sola cosa che a legava al suo passato così lontano, alla sua famiglia, a sua madre. Si perchè, il passato di Andrea, della bella Serpeverde con lo sguardo deciso, era un passato fatto di miti, di intrighi, di vendette, era un passato triste, duro, difficile per una ragazza di soli 17 anni.

“ Solo l’amore potrà spezzare il tuo vivere eterno, e solo quello vero riuscirà a mutare il tuo aspetto e riaccendere il tuo cuore”

Era quello che aveva detto l’oracolo, nel lontano 583 a.C. Ma lei non l’aveva mai cercato, l’amore vero s’intende. Non le importava vivere una patetica vita da mortale, prestando attenzione a ogni comportamento, schiava della morte e padrona di un niente effimero come la sua anima.
Di natura, la nostra strega era abbastanza particolare: non era molto incline all’affetto, riteneva sciocco e umiliante dedicarsi a un’altra persona, regalare l’unico possedimento –l’anima- a qualcuno con il suo stesso destino, ma la cosa che maggiormente sorprendeva di lei, era il distacco glaciale che aveva con il suo cuore. Lo considerava morto sul serio, lo considerava nullo, niente, inesistente. Provava dolore raramente, e la tristezza come così la gioia,lo stupore, la felicità, la grinta, la nascondeva nel profondo del suo stomaco, ben alla larga da occhi indiscreti, ben alla larga dai suoi stessi occhi. Lei non era affatto debole, Andrea non si rialzava, perchè Andrea Hohenstaufen non cadeva mai. O almeno, fino ad allora non era mai caduta.

                                                                         ***************

 
“ Oh, e dai Lunasorta! Non venire a farmi la morale! È giovane, è bella, troverà qualcun’altro a cui regalare le sue moine”
“Si ma tu non hai rispetto, Sirius, per nessuno! E dovresti imparare ad averne: non sei un dio, non puoi permetterti di fare ciò che vuoi con chi vuoi!”
“Perchè no? Mi riesce così bene!”
“Avresti bisogno di qualcuno che ti tratti al tuo stesso modo, che ti faccia provare quello che tu hai fatto provare a quella ragazza... Ma dubito possa accadere: ti ami troppo per amare davvero.”
Sirius Black era un ragazzo di grande fascino. Era il tipico romantico, bello e tenebroso, con l'eleganza tipica della sua famiglia, e per quanto il suo migliore amico, James Potter, fosse di per se di bell’aspetto non avrebbe mai potuto eguagliare il giovane Black, che in quella giornata primaverile se ne stava all’ombra di un albero in compagnia dei Malandrini, sdraiato con le mani dietro la nuca e gli occhi rivolti alle fronde ombrose. Ascoltava i rimproveri di Remus a proposito del suo comportamento riguardo all’amore: Sirius accoglieva questo sentimento, ci giocava un po’, poi lo accartocciava e lo gettava nel cestino degli “Storia vecchia”.
Era proprio uno spaccone il nostro Sirius, e Remus non perdeva occasione per ricordarglielo.
“Mi piacerebbe ascoltare le tue storie, Remus, ma James e io abbiamo da fare” Disse interrompendo il monologo dell’amico e lanciando un’occhiata di intesa al giovane Ramoso,  che si alzò in piedi e salutò il gruppo.
I due amici si allontanarono, percorrendo la distanza tra il castello e il Lago Nero.
Quello era il posto che preferivano per parlare, scherzare e starsene per i fatti loro. Fu James a cominciare il dialogo.
“Allora sei entrato nel record, 5 ore e tre quarti di storia e poi fine..!” Disse ridacchiando.
“Che ci vuoi fare, le ragazze muoino per me!” Rispose pavoneggiandosi e ridendo di gusto.
“Già, mi chiedo proprio che ci vedano in te! Insomma guarda me: Come si fa a resistermi?!”
“Sai James, esperienza, fascino, savoir faire.. tutte doti che a te manc- Fermi tutti. Chi è quella?”
Ridendo e scherzando erano arrivati in prossimità del Lago, ma Sirius si era fermato di colpo mettendo una mano davanti a James e costringendolo a farmersi.
In piedi, a riva del Lago Nero, che tirava sassolini nell’acqua c’era una ragazza. Alta quanto basta, capelli lunghi, mossi e castani, pelle olivastra, occhi neri, bella, molto bella anche da lontano.
La gonna grigia della divisa di Hogwarts era bordata di verde, così come gli intervalli di colore della sua cravatta argento.
“Guarda e impara” Disse Sirius e si avvicinò alla ragazza con passo spavaldo e con una chiara espressione da “ho tutto sottocontrollo”.
Quando fu abbastanza vicino, si schiarì la gola
“Questo verde non si addice a una bellezza così raggiante. Piacere mis...?”
La ragazza dal canto suo lo guardò divrtita, e increspò le labbra in un sorriso laterale, il suo sguardo deciso si posò sugli occhi verdi e profondi del Grifondoro. “ Il piacere è mio.” Disse sottovoce, avvicinando il suo viso a quello di Sirius. Esitò un istante, sentendo affanarsi il respiro del ragazzo. Sorrise nuovamente e se ne andò, con una non chalance incedibile, come se non fosse successo niente, come se tutto ciò fosse all’ordine del giorno.
Camminò soddisfatta su per la collina e incrociando James, che intando scendeva verso Sirius, lo salutò compiaciuta che avesse assistito alla scena e proseguì per la sua strada.
“Ho guardato, Felpato, ma mi spieghi cosa dovrei imparare?” Disse James all’amico ridendo della sua espressione imbambolata. “Andiamo Sir, è Andrea. Quella strana, di Serpeverde! Non dirmi che non la conosci!” continuò notando che Sirius era rimasto impassibile alla sua provocazione.
“Scusami, come hai detto che si chiama? Andrea? Tu la conosci?”
“Si che la conosco, e anche tu! Frequenta pozioni con noi, sveglia..” Ma Sirius non stava ascoltando, era lontano. Stava guardando ancora quegli occhi neri, stava assaporando quel profumo di arancio così inusuale, sorrideva senza motivo apparente e tutta la realtà la sentiva distante, come se fosse chiuso dentro una bolla... “Si chiama Andrea...la conosci pure tu” Continuava a risuonargli nelle orecchie, finchè James non lo scrollò riportandolo alla realtà.
 “Oh! Ma mi stai ascoltando?!” Disse.
“Si si, certo. Andiamo dai.” Rispose Sirius, e inseme all’amico risalì la collina verso il castello.

                                                                                      **************

Il mattino seguente, Sirius era ancora più strano del solito: si alzò presto e fu pronto in pochi minuti, lavato, profumato e vestito, capelli disordinati –come al solito- e sorriso beffardo stampato in faccia. Tuttavia il suo attggiamento spavaldo era rimasto quello di sempre. Nella Sala Grande per la colazione, James aveva fatto spesso riferimento a quanto accaduto il giorno prima facendo ridere Peter e incuriosire Remus, ma Sirius era riuscito a far cadere il discorso quasi sempre con chiere allusioni al rapporto tra James e Lily e al suo comportamento da rammollito in presenza della rossa.
I Malandrini si salutarono quando James,Sirius e Petere andarono verso i sotteranei per la lezione di pozioni e Remus si diresse nell’aula di Aritmansia.
Qual giorno la lezione del professor Lumacorno fu alquanto particolare, assegnò alla classe un lavoro da fare a coppie. cosa che mai si era sentita in aula di Pozioni, ma quale occasione migliore per il nostro Black?! Non appena Lumacorno finì di spiegare il compito, si girò immediatamente verso gli ultimi banchi e trovando con gli occhi Andrea le si andò a sedere vicino.
“Ciao bellezza!” Esordì.
“Ciao bellezza!” Rispose Andrea senza staccare gli occhi dal quaderno nel quale stava prendendo appunti.
All’apparenza stupito da quella risposta, Sirius la trovò abbastanza positiva – e alquanto ovvia,pensò da narcisista ridendo di se stesso a mente- e continuò
“Oggi è la tua giornata fortunata! Avrai l’occasione di passare del tempo con il Grifondoro più affascinante che ti potesse capitare!” Disse terminando la frase con un sorriso compiaciuto.
“Davvero?” Disse lei, spostando lo sguardo sul suo viso e bloccandolo sugli occhi profondi. Esitò. Poi continuò dicendo “Pensavo che James Potter facesse coppia con il piccoletto che gli sta sempre dietro.” E concluse con una risatina sarcastica.
Del tutto spiazzato, Sirius rise con lei, poi si fece più serio.
“Allora, ti andrebbe di fare coppia con me?”
“Lavoreremo alla pari?”
“ è naturale! Solo che, se verrai distratta dalla mia bellezza non posso farci nulla”
“Va bene, bellezza farò del mio meglio!” Disse Andrea, raccogliendo i libri e lasciando i sotteranei.
Jams si avvicinò all’amico “Mi considera affascinante...” Disse scherzosamente
“Già, strano eh?!” rispose lui, e uscirono seguiti da Peter che trotterellava in silenzio.

                                                                                                *****************

Andrea era una ragazza puntuale, spesso in anticipo. Si era data appuntamento con Sirius al Lago per iniziare a lavorare sul compito di Pozioni, ed era già arrivata. Era sola, seduto sotto un albero, con la schiena appoggiata al tronco di quest’ultimo con lo sguardo duro fisso su un punto per terra, dove l’acqua accarezzava la ghiaia e la lucidava, dove il Lago trovava la sua essenza abbracciando i sassolini perchè sa che senza di loro, lui non esisterebbe, e d’impovviso le balerano davanti quegli occhi verdi che l’avevano rapita la mattina nell’aula del professor Lumocorno, le labbra sottili. Un bacio, a questo pensò senza farci caso, senza volerlo, così semplicemente, senza un briciolo di razionalità Andrea stava pensando a Sirius. E ci pensava profondamente, ci pensava con un qualcosa il gola, non il cuore, lei non aveva un cuore, con l’anima, senza ammetterlo.
“Scusa il ritardo! Ci vuole tempo per essere bello come me!” Disse Sirius rompendo il silenzio e richiamandola alla realtà. La strega sbettè le palpebre allontanando quei sogni e si alzò in piedi. “Certo..” disse fingendosi accondiscendente.
Il pomeriggio passò più in fretta del previsto: i due ragazzi svolsero gran parte del compito tra una battutina e l’altra, tra mezzi complimenti, mezze bugie e mezze verità si erano più volte detti che si piacevano entrambi ma ognuno dei due, forse per umiltà forse per timore, aveva sorvolato e fatto finta di non capire.
“Guarda, il sole sta tramontando, abbiamo studiato abbastanza per oggi” Disse Sirius dopo un po’, sdraiandosi sull’erba fresca.
“Va bene, basta miscele e radici, hai ragione!” Continuò Andrea che si sdraiò a sua volta, appoggiandosi al gomito piegato vicino a Sirius.
Continuarono a chiaccherare finch’è il cielo non si scurì quasi del tutto, arrivando anche a discorsi piuttosto intimi essendo quella la terza volta che si vedevano.
“Un bacio, insomma, che cos’è mai un bacio? Un apostrofo rosa fra le parole t’amo..” Disse a un certo punto del dialogo Sirius.
“Si, parole che non mi sentirai dire mai..” Proseguì Andrea. Spostando lo sguardo alle sue mani.
Senza sapere perchè, come, quando, dove, Sirius allungò il braccio e posò delicatamente le dita sulla guancia della giovane Serpeverde, che non oppose resistenza ma puntò gli occhi neri nei suoi verdi smeraldo. Accarezzò la guancia e rimase in silenzio... Poi ritrasse la mano lentamente, e riprese a respirare. Dopo un attimo di tensione, Andrea decise di fare di testa sua, senza curarsi di Sirius e di ciò che avrebbe detto, fatto o pensato, avvicinò la bocca all’orecchio del ragazzo “Paura?..” sussurrò, e prima di dargli il tempo di metabolizzare, prima ancora di fargli capire cosa fosse successo, prima che il suo cuore si fermasse di nuovò lo baciò. Lo baciò, appoggiando le labbra su quelle di lui, cercandone il sapore, chiuse gli occhi e lo baciò, come non aveva mai baciato nessuno prima. Fu un bacio silenzioso, rispettoso, non c’era fretta, non v’era timore nè preoccupazione, nessuna razionalità. Fu uno di quei baci profondi, fu uno di quei baci semplici, fu uno di quei baci che provocano una scossa da capo a piedi.

                                                                                                                  ****************

“ ...Non è colpa tua, non sei tu.
Non possiamo continuare così, a vederci a stare insieme come se niente fosse.
Basta lasciamo stare, sono stati due mesi intensi ma chiudiamola qua.
Ci vediamo in giro, Andrea.”


Jemas finì di leggere quel biglietto e capì a pieno lo stato d’animo che doveva pervadere Sirius.
Effettivamente, era un po’ strano, un po’ diverso dal solito ma era sempre rimasto Sirius Black: spaccone, beffardo, con la lingua tagliente e provocatore, nessuno poteva immaginare che dietro quell’animo fiero si potesse nascondere un cuore innamorato, ma era così.
“Dai, Felpato! È solo Andrea, quella strana di Serpeverde!” Disse tentando di risollevargli il morale.
“Certo..” Disse Sirius, seduto sotto l’albero con le braccia appoggiate sulle ginocciha e gli occhi sull’erba. Da due mesi a quella parte, aveva passato meno tempo con i suoi amici, con le altre ragazze, era di Andrea il suo tempo, esisteva solo lei. Andrea era decisa, Andrea era dura, Andrea sapeva cosa voleva e sapeva come ottenerlo, poteva essere se stesso con Andrea, poteva pavoneggiarsi, poteva vantarsi, poteva baciarla e poteva amarla a suo modo. Non poteva finire così. Si alzò in piedi a cominciò a camminare con passo veloce e deciso.
“Ei, ma dove stai andando?” Gli urlò James ancora sotto l’albero.
“A riprendermi ciò che mi spetta!” Urlò Sirius in risposta.
 
Andrea era in biblioteca, e lui lo sapeva. Quando aveva due minuti di tempo, Andrea si chiudeva sempre in biblioteca perchè sapeva che nei libri si celava un mondo diverso, migliore, amici di sempre che non tradiscono, amori che non riattivano il cuore, pagine ruvide che accarezzano l’anima, e sicuramente non avrebbe trovato nessuno da amare sul serio, non avrebbe trovato Sirius.
Lei era li, china su un grosso volume con la mano a reggere la bocca e le iridi a scorrere le parole.
“Ciao, bellezza” esordì, sentendo arrivare Sirius.
“Andiamo, dobbiamo parlare.” Disse lui con l’aria di chi non accetta altro se non un si.
“Andiamo...” Gli fece eco.
Uscirono dala biblioteca e si fermarono in corridoio. Non interessavano posti lontani, non interessavano posti nascosti, intressavano solo loro due ed erano entrambi lì, che si sfidavano con gli occhi per vedere chi sarebbe caduto per primo. Sirius era impassibile, arrabbiato, ferito, con una gran voglia di baciarla e tenerla stretta a se incalcolabilmente nascosta, mentre Andrea era ferma come sempre nella solita espressione neutra che non faceva capire il mix di emozioni forti che stava provando. Ma qualcosa cambiò in quel momento. In quel momento, in una frazione di secondo assolutamente imprevedibile il cuore di Andrea ebbe una strana scarica elettrica e lei cadde, per la prima volta Andrea Hohenstaufen cadde. Non fisicamente, è chiaro, ma dai suoi occhi cominciarono a fluire lacrime vere, lacrime amare, dolorose, che tagliavano le guance e bruciavano gli occhi. Sirius si addolcì e fece per abbracciarla. “No!” Urlò lei in collera. “Non capisci! No! Devi lasciarmi stare, devi lasciarmi andare Black, io non voglio niente di ciò, capisci! E non fare quella faccia pietosa! Io non ho bisogno della tua pietà, io non ho bisogno di te! Ero felice e serena, ero tranquilla, non mi serviva niente! Io ero morta, tranquilla e beata! Ma poi sei arrivato tu! E non pensare che mi abbia fatto un favore! Sei arrivato tu, con quegli stramaledettissimi occhi a fare sembrare tutto così facile, sei arrivato spavaldo convincendomi di aver battuto Ade, ma non pensare che sia quello che davvero volevo! Chi lo vuole questo amore che brucia e consuma? Chi lo vuole questo amore che innalza e rende leggeri? Chi lo vuole questo stupido amore che mi fa regalare all’altro e mi purifica l’anima? Chi? Dimmelo, Sirius, chi?! Io no! Io no!” Urlava con tutta la forza che aveva tra le lacrime amare di un dolore che sembrava liberarla, un dolore che l’aveva resa schiava e ora la stava liberando. Sirius la guardò in silenzio e lei non rispose, si limitò a singhiozzare.
“ Io ti amo,Andrea che tu lo voglia o no. E lo so che tu mi ami, lo so che hai bisogno di me, tutti hanno bisogno di un altro, tutti vogliono qualcuno da amare qualcuno che li salvi. Nessuno si salva da solo,Andrea” disse tenendola per le spalle e guardandola negli occhi.
“...Chiamami nessuno.” Rispose.
“Non oggi..” Disse Sirius, le prese il meno con due dita e la baciò. Fu un bacio rapoido, a fior di labbra, ma pur sempre un bacio che gli provocò una scossa da capo a piedi.
“..tu non capisci. Tu mi fai vivere, con un solo bacio.” Disse lei piangendo, ma quasta volta non urlava. Sorrise e poi rise. Era contenta? Sembrava di si. Poggiò le mani al collo del ragazzo e lo baciò di nuovo. E poi ancora, e di nuovo. Uno, due, sempre un’altro. E Sirius non si saziò mai di quei baci, e rimasero lì, in un corridoi qualsiasi, in un giorno qualsiasi, innamorati, con l’anima a un passo dal cuore.
  
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