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Autore: Desperate Housewriter    11/08/2013    7 recensioni
Prova ad immaginarti la scena. Trovi una lettera molto lunga, c'è scritto sopra che è vietato leggerla. Con la coda dell'occhio riesci a leggere questa frase:
"Nascondo un segreto che non ho mai detto a nessuno, ma finchè non lo svelerò sarò rinchiusa qui dentro. Tutti nella vita abbiamo un piano A, come uno B, uno C e come ultimo uno D. Ecco, io sono stata costretta a portare a termine l'ultimo. Ho esagerato. Capisco che è giunto il momento di confessare. Ecco perchè ti sto raccontando tutto questo."
Continueresti a leggerla?
Se decidi di farlo, pian piano scoprirai il motivo per cui Sisi è andata in prigione, o, meglio, perchè ha voluto andare in prigione. Sí, perchè per una serie di problemi ha dovuto cercare di farsi beccare dalla polizia.
Perchè mai avrebbe voluto?
E tu, caro intruso, sei pronto a scioccarti?
"Un giorno tutti mi ameranno. Un giorno tutti verranno da lontano per sentire la mia voce. Un giorno tutti faranno a gara per starmi accanto. Ma non oggi."
Oh, dimenticavo, È ASSOLUTAMENTE VIETATO LEGGERE QUESTA LETTERA.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le notti in cui abbiamo dormito è come se non fossero mai esistite. Restano nella memoria solo quelle in cui non abbiamo chiuso occhio: notte vuol dire notte insonne. Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973
Luca Angelici, Racconti



100 MODI PER FARSI BECCARE
Capitolo 9- I veri e propri Rompi Capo




Mi giravo, mi rigiravo e respiravo nervosamente. Capovolgevo il cuscino in modo da appoggiare la mia testa sudata in qualcosa di più fresco. Poi mi giravo, mi rigiravo e respiravo nervosamente. Subito dopo capovolgevo il cuscino.
E anche i sentimenti miei per sè giravano anch'essi in una stessa ruota, balzavano dall'alto al basso alla stessa velocità stando alle regole.
Durante queste mie scene isteriche, a volte, mi capitava di bloccarmi a fissare il vuoto e cambiare rotta con i pensieri. Mi ripetevo che qualunque fosse stato il problema in quella casa io non c'entravo nulla e che non dovevo preoccuparmi, il mio compito era solo completare la mia missione. Allora facevo un respiro profondo e mi mettevo comoda sdraiata nella vasca, ma non passavano neanche due secondi che il mio famoso procedimento di rigiramento riprocedeva.
Non riuscivo a non pensare a quelle discussioni, sapevo tutte le loro frasi a memoria parola per parola e le ripassavo attentamente per catturare indizi. Come biasimarmi, non ci sarei mai potuta arrivare. Dovevo essere a conoscenza di verità più nascoste, più lontane, più buie.
Neanche tu, Mr. Absolute, ci saresti mai potuto arrivare, anche con la qualifica di poliziotto.

- Diciamo che non sono della tua specie... Sta alla larga da loro. -

Che voleva dire Arkiel con questo? Perchè voleva che stessi lontana da quelle persone? Viveva forse con degli assassini? E lui faceva parte di quel gruppo? E io che avrei dovuto fare, restare lì? Forse sì, se era l'unica opzione.

- Si è fatto le ossa a stare qui con noi. -

Blake parlava di Dewey. Dov'erano i suoi genitori? Dicendo qui con noi sembrava che intendesse qualcuno che si era unito più tardi al gruppo. E che cosa lo costringevano a fare, dicendo si è fatto le ossa ? Cosa era costretto a subire, a sopportare?
E le parole mi rimbombavano ancora, ancora e ancora.

- No, non lo farò mai, Deryl! Tu e Blake avete avuto un'idea immatura e troppo pericolosa! -

Immatura e troppo pericolosa. Immatura e troppo pericolosa.
Uccidire qualcuno? Magari me?

- Per questo stiamo chiedendo il tuo aiuto, Arkiel. Ne abbiamo bisogno. Tu sei stato istruito più di noi anche per questo. Non ti ricordi? Eri il preferito del Boss, tanto che ti aveva mandato nel "IJKL", il più determinato. Ma tu, nonostante ti avessero inculcato che la violenza fosse positiva, quel giorno hai deciso di stare dalla nostra parte. Per favore, fallo per la seconda volta. -

Ed eccola lì, la battuta più misteriosa, che mi faceva spremere le meningi, spappolare il cervello. Ogni frase, ogni parola racchiudeva un mistero. Che cos'era l'IJKL? Un club privato? "Ma tu, nonostante ti avessero inculcato che la violenza fosse positiva, quel giorno hai deciso di stare dalla nostra parte. Per favore, fallo per la seconda volta." Quindi era Arkiel quello di torto, il violento? E invece loro erano quelli che cercavano di salvarlo? Ma da che cosa?
Arkiel non me lo riuscivo ad immaginare, violento. Poteva cambiare da un umore all'altro, ma la pura cattiveria e aggressività nel volto non gliel'avevo mai letta. Ma forse non lo conoscevo abbastanza.

- Lo troverebbe, questo lo sai meglio di noi. -

Quel "lo" si riferiva a Dewey, a questo ci era logicamente arrivata.
Ma chi lo troverebbe? Il padre, la madre?
Non sembrava così banale la risposta, anche perchè, da quel che avevo capito, solo uno era a conoscenza della piena verità: Arkiel.
Una persona cercava Dewey, o forse cercava tutti. E non sembrava avere buone intenzioni.

Era inutile, non riuscivo a dormire. L'unico modo per far sonni tranquilli era scoprire la verità, o, meglio, forse. Qualcosa per aiutarla ad indagare le si sarebbe certo rivelato utile: del cibo.
E dove lo trovavo, da mangiare? Logico, esattamente dove Arkiel aveva detto di non frugare: nel frigo. Ma avevo fame, morivo di fame.
E poi, ho sempre creduto che le regole sono fatte apposta per infrangerle. Credo che tu sarai senz'altro d'accordo con me, Mr. Absolute, perchè nel bene o nel male i fuorilegge ti danno un lavoro, una paga da spendere tra cibo e famiglia, e probabilmente anche di più.
Chiudendo questa parentesi, avevo aperto quella porta su cui avevo appoggiato il mio sguardo per molto tempo e mi ero avviata in punta di piedi nel corridoio per arrivare in una grande stanza che a quanto pare faceva sia da cucina che da salotto, lo stesso luogo in cui avevo incontrato per la prima e unica volta gli amici di Arkiel.
Quatta quatta mi avvicinai al frigorifero. Si vedeva poco o niente, infatti mi muovevo a tastoni terrorizzata dal fatto che da un momento all'altro potevo inciampare da qualche parte e svegliare tutti. Non feci neanche a tempo a toccare il frigo che...

- Brutto figlio di... -

Di scatto mi girai ed ebbi l'impulso di coprirmi il viso con un braccio perchè aveva una torcia puntata in faccia. Infatti, appena vide chi ero, si interruppe e spense la pila. Credevo se ne fosse andato, ma invece accese la luce. Era Dewey.

- Scusa è che...-

- Tranquilla - mi interruppe - temevo fosse un ladro. -

- Oh - feci, senza altre idee come risposta - Tu dormi... -

- Nel divano, non ci sono abbastanza letti, facciamo ogni sera testa e croce. E questa ho perso io. - mi interuppe di nuovo, forse intuiva che ero un po' spaesata. - Fame? -

- No... -

- Dai, non prendermi in giro. Che saresti venuta qui a fare, sennò? - chiese con la risata in bocca.

- No è che... -

- Panino con prosciutto cotto, crudo, o con mortadella? - mi chiese togliendomi dall'imbarazzo.

- Qualsiasi cosa. - gli risposi con troppo entusiasmo.

- Allora hai proprio fame, eh? - mi chiese aprendo il frigo.

- Ci muoio, dalla fame. -

Lui si limitò a rispondermi solo con un sorriso e continuò nella sua cortese impresa.

Decisi che avrei potuto iniziare già ad indagare sulla questione, facendo innocenti domande al ragazzo, sarebbe stato il tempismo perfetto per un'ottima occasione.

- Allora, ehm... Sei venuto qui a Londra per la scuola? -

- Ehm.. No! Non vado a scuola. - disse porgendomi finalmente un panino.

- Grazie. E i tuoi sono d'accordo? - chiesi, ma mi maledissi mentalmente perchè mi resi conto che la domanda sembrava troppo azzardata. Allora cercai di correggerla un po', per quanto ci riuscissi. - Sei veramente fortunato. Mia madre non mi avrebbe mai lasciato restare a vivere con degli amici più grandi finchè non raggiungo i diciotto. -

- In realtà mio padre è Deryl. -

Mi aspettavo di tutto, ma non una risposta del genere. E Dewey sembrava averlo capito.

- Forse con il pane sta bene un po' da bere. - suggerì, e senza il mio assenso prese un bicchiere e ci fece scorrere un po' d'acqua. - Sai, fin da piccolo ci dicevano sempre che noi due non eravamo per niente simili. Nè di aspetto, nè di carattere. Lui é sempre stato calmo, buono e tranquillo e intelligente. A volte un po' isterico, sì, ma chi non ha qualche difetto? Invece io - sbuffò - completamente il contrario. Sono sempre stato una peste. Ora mi sono un po' calmato. E per fortuna che non vado più a scuola. Mi piaceva solo la matematica e, sì, non dormivo nelle lezioni di scienze. Ma per il resto... Che schifo. -

- Vuoi dire che ti fa schifo anche la letteratura? - azzardò lei. Chissà che reazione avrebbe avuto se gli avesse detto che voleva proprio andare in prigione apposta per andare a scuola.

- No, a che serve? -

- A che serve? Scopri come è nata la tua lingua, ecco a che serve. Sarebbe come a dire che la matematica non ha alcun senso perchè esiste la calcatrice. -

- Si dice calcolatrice - mi corresse un po' infastidito.

- Fa lo stesso. - risposi con un'alzata di spalle.

- No che non fa lo stesso. Calcatrice sembra un detersivo. Caalcoolaatriicee, ripeti con me. -

- Non mi trattare come una bambina. - sbuffai io, ridendo innervosita.

- Pensavo fossi tu l'esperta in lingua. -

- Per tua informazione, a differenza tua, parlo anche l'africano. -

- Africano? E chi te l'ha insegnato? - chiese stranito lui, il colore della mia pelle non dava proprio indizi evidenti del mio Paese d'origine. Rolf doveva proprio avere la pelle bianchissima.

- Sono africana. -

- Oh. - si limitò a rispondere lui, era letteralmente confuso ma potevo leggergli negli occhi che non voleva invadere sui miei fatti personali. Forse perchè in cambio si aspettava da me lo stesso. Non mi aveva chiesto niente e non me la sentivo di raccontargli la mia storia, non prima di aver conosciuto la sua.

- Lo sai, ti facevo un tipo silenzioso. - continuai io, indirizzando il nostro discorso verso un altro sentiero.

- Io? Beh, no... Cioè, non credo di esserlo. È tutta colpa del Cubo di Rubik. -

- Intendi il cubo colorato? -

- Sì, quello. È che ti prende. Finchè non lo completi non sei in contatto con il mondo. E quindi dai l'idea sbagliata alle persone che non ti conoscono e ti vedono per la prima volta lì seduto bello muto all'opera. Come mi è successo con te. - disse sorridendo.

- E come mai ti appassiona così tanto? -

- Non è che mi appassiona. È che mi prende . C'è una bella differenza. É quasi come una droga, ma neanche. Per fortuna quando finisci il gioco me ne torno tranquillo, con la droga il gioco equivale ad una vita. -

- Mi insegni? -

Dewey, onorato dalla mia richiesta, se lo prese dalla tasca e avvicinò la sua sedia alla mia.

- È molto semplice, a dire il vero. Il processo di soluzione è non lineare, nel senso che ad ogni passo bisogna esaminare più di una possibilità. - mi spiegò giocherellandoci.

- Fase numero uno: devi sistemare lo strato superiore. Per primo sistema gli angoli, dopo gli spigoli. - disse facendomi vedere - Dopo passi a sistemare gli angoli dello strato mediano. - Scagliava bene le parole una ad una, mentre le sue dita si muvevano velocissime.

- La fine è una passeggiata. - mi spiegò - devi predisporre gli angoli e poi rotarli, poi posizionare gli spigolo e rotarli. Ecco fatto, proprio così. - mi disse porgendomelo, incitandomi a controllare che ogni quadratino fosse al posto giusto. Era così.

- Ci hai capito qualcosa? - mi chiese poi, vedendomi un po' frastornata.

- Ho visto solo delle abili dita che si muovevano velocemente in un cubo, da lì mi sono persa. -

Lui sorrise. - Prova. -

- Ehm... Dov'eravamo? -

- Sennò ci sarebbe un altro modo che io non uso molto. È o per gli esperti o per i principianti, quindi fa anche al caso tuo. Sta tutto nel memorizzare otto mosse, è questo il trucco. - La mia mente si bloccò, non lo stavo più ascoltando. La mia attenzione si era porsa sul suo collo, dove c'era quella strana ferita, sembrava che qualcuno o lui stesso se la fosse incisa di proposito. Le lettere risultavano chiare, c'era una D ed una N puntate. La mia curiosità era troppa e rovinai quel bel momento.

- Come te la sei procurata, quella ferita? - lo interuppi. Lo vidi irrigidirsi d'istinto, si mise una mano sul collo per coprirla.

- Me l'ha fatto un compagno di classe alle elementari, proprio mentre eravamo in motocicletta con suo padre. Aveva un coltello nel taschino. Non l'ho più rivisto, da quel giorno. -

- E come mai proprio una D ed una N? - chiese con il sorriso più largo che riuscivo a fare, non volevo irritarlo.

- Beh, mi sembra logico. Sta a dire Dewey Neggerdrod. -

- Non ci avevo neanche pensato! - gli risposi io, forse un po' troppo forte.

- Sarebbe meglio andare a dormire, adesso, è tardi. -

- Sì, certo. Buonanotte. -

- 'Notte. - si limitò a rispondermi, buttandosi esausto sul divano.

Era logico che a quella domanda si era irritato. E c'è sempre un motivo ad ogni perchè. Oltre a quei larghi sorrisi, quella gentilezza, quella leggerezza su cui si soffermava in qualsiasi cosa non erano che una maschera, una maschera che nascondeva il volto di una persona che tiene un segreto, uno spaventoso segreto.
E dovevo scoprirlo.



'Riggio ragazze!
Va bene, ci ho provato ma non posso fare finta di nulla. Scusate. Vi avevo promesso che durante l'estate avrei aggiornato molto più frequentemente, ma non è stato così.
Non saprei neanche io il vero motivo.
Forse ero perchè ero in attesa di certe recensioni in più, convinta che arrivassero. Volevo aspettare che tutte leggeste.
Ma certe, purtroppo, si sono un po' dimenticate dell'esistenza della mia storia.
E non biasimo nessuno, sto aggiornando veramente con troppi ritardi, e dubito che al posto vostro avrei reagito in modo diverso.
Comunque, mi dispiace molto, è vero, ma non mi do per vinta.
Ripensando all'altra storia, quando gioivo anche solo per aver preso delle visite... Ora, devo essere ben felice di aver preso due recensioni nello scorso capitolo!
Quindi, ringrazio sia quelle che mi hanno letto ma si sono interrotte, sia quelle che sono state costanti nella lettura.
Ringrazio tutte per avermi seguito e motivato. Ops, forse dovrei usare il maschile perchè noto con piacere che... C'è un ragazzo che segue la mia storia!
Ora passerò più tempo in vacanza in spiaggia quindi la scrittura mi terrà compagnia, devo solo beccare Wi-Fi! (Ah... Per caso voi conoscete qualche sito che vi fa il codice HTML automaticamente?) Parlando della storia...
Dunque, Sisi sembra essere piena di dubbi. Che farà? Ho fatto un momento speciale tra Dewey e Sisi, e presto avrete modo di conoscere bene anche Deryl, Blake e Clifford. Che cosa pensate riguardo a Dewey, qualche intuizione?
In ogni caso, passiamo al nostro gioco.
Questa volta ho deciso che non farò nessuna domanda.
Sarete voi a farla una a me, sulla storia. Dovrete porvi la domanda giusta. Io non vi risponderò, ovvio, ma vi dirò se è una domanda appropriata da fare. ;)
Ah, come dimenticare! Io e una mia amica ci siamo molto impegnate e abbiamo messo insieme una storia, per adesso abbiamo fatto solo un capitolo pubblicato nel suo account, ma uno bello lungo, ve lo posso assicurare! Si chiama ire08 e la nostra storia è "Every Artist has a mask". È completamente diversa da questa, quindi non potrei sapere se fa per voi. Ma provare non costa nulla, ci rendereste molto felici! ;)
Vi do un bacione e vi ringrazio nuovamente,
Desperate Housewriter





L'Amore è come un cubo di Rubik, o perlomeno a me piace immaginarlo così... Un gioco il cui lo scopo è quello di rimettere apposto tutti i colori delle singole facciate, che in precedenza erano stati scombinati, nel minor tempo possibile e utilizzando il minor numero di mosse...
Luca Angelici, Racconti
  
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