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Autore: Lere    12/08/2013    0 recensioni
La storia narra di due ragazzi, Hayley: http://img.pandawhale.com/51152-Emma-Stone-classy-gif-KR8j.gif e Louis: http://images5.fanpop.com/image/photos/30600000/Louis-louis-tomlinson-30698761-500-355.gif
Sono innamorati l'uno dell'altro senza saperlo e non potranno mai stare insieme... Perché? Lei sta per conoscere la famiglia di Jonathan, suo futuro sposo e lui sta per affrontare un grandissimo tour mondiale per il quale starà via più di un anno... Cosa accadrà in questa notte?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Nel grande schema della vita, quanto può contare una notte? 

Hayley era distesa nel letto, sveglia, con gli occhi fissi su un raggio di luna che disegnava ul suo percorso sul soffitto. 
Aveva i nervi ancora troppo tesi per gli eventi della giornata e non riusciva a dormire. Jonathan le aveva chiesto davanti a tutti i loro amici di andare a conoscere i suoi genitori cosi poi si sarebbero potuti sposare, lei non sapeva cosa rispondere, era molto affezzionata a lui ma non lo amava. Era innamorata di Louis, un loro grande amico, nessuno sapeva del suo sentimento nei confronti del ragazzo, anche se pensava che lui sospettasse qualcosa, si era sempre comportato stranamente nei suoi confronti, a volte gli sembrava quasi di piacergli, ma poi si ricredeva, infatti, Hayley era convinta solo di una cosa, Louis la odiava, comunque nonostante tutto, dopo quella proposta la prima cosa che fece fu guardare lui, come se si aspettasse qualcosa da lui, che la fermasse forse o che si congratulasse con loro, non sapeva neanche lei cosa, ma era sicura la sua espressione in quel momento non se la sarebbe mai scordata per il resto della sua vita, sembrava come sorpreso, deluso o semplicemente come il resto delle persone nella stanza si stava chiedendo come mai lei ancora non avesse fatto alcun cenno di risposta, non sapeva cosa dire, così rimase in silenzio. Quando fu sola in casa si fece coraggio e decise di accettare la sua proposta, appena sarebbe tornato a casa glielo avrebbe detto, d'altronde lui era la sua unica possibilità per andar via da quel posto, da quelo posto che tanto odiava, anche se era piena di dubbi. 
Di certo non l'aiutava il fatto che Jonathan non fosse rientrato per la cena, né dopo cena. 
Era ansiosa, lui non rispondeva al cellulare e cosi non avendo nient'altro da fare, lei era andata a letto, ma il sonno continuava ostinatamente a sfuggirle. 
Ci fu un fruscio vicino alle tende e un'improvvisa ondata di luce lunare si riversò nella stanza. Hayley balzò a sedere sul letto, cercando qualcosa con cui difendersi sul comodino.
- Va tutto bene. - Una mano si posò sulle sue; una mano sottile, familiare. - Sono io.
Hayley trasalì e lui ritrasse la mano. - Louis! - esclamò. - Che ci fai, qui? Cos'è successo?
Per un momento lui non rispose e Hayley si girò per guardarlo, raccogliendo le lenzuola intorno a sé. Si sentì arrossire, per il disagio di indossare solo i pantaloni del pigiama e una cannottiera leggera. Ma poi vide la sua espressione e l'imbarazzo svanì.
- Louis? - Sussurrò. Era accanto al letto, e indossava ancora gli abiti della sera prima. E non c'era niente di leggero, sarcastico o distaccato nel modo in cui la stava guardando. Era pallidissimo e i suoi occhi sembravano spiritati, ancora più chiari del solito a causa della tensione. - Stai bene?
- Non lo so - rispose il ragazzo con il tono confuso di chi si è appena risvegliato da un sogno. - Non volevo venire qui. Ho girato per tutta la notte, non riuscivo a dormire... e continuavo a ritrovarmi qui. Da te.
Hayley si raddrizzò sul letto e lasciò cadere le lenzuola intorno ai fianchi. - Perché non riuscivi a dormire? E' successo qualcosa? - gli chiese, sentendosi subito molto stupida. Che cosa non era successo?
Louis, tuttavia, sembrò a malapena aver sentito la domanda. - Dovevo vederti - disse, più a se stesso che a lei. - So che non è giusto. Ma dovevo farlo.
- Be', siediti, allora - lo invitò Hayley, spostando le gambe per fargli posto sul bordo del letto. - Perché così mi fai paura. Sei sicuro che non sia successo niente?
- Non ho detto questo. - Louis si sedette, rivolto verso di lei. Era così vicino che Hayley avrebbe potuto piegarsi in avanti e dargli un bacio.
Le si strinse il petto. - Ci sono brutte novità? E' tutto... Stanno tutti...
- Non brutte - disse Louis. - E neanche novità. Anzi, il contrario di novità. E' una cosa che ho sempre saputo e... probabilmente la sai anche tu. Dio sa se non ho nascosto tutto per bene. - I suoi occhi scrutavano il volto di Hayley, come se volesse mandarlo a memoria. - Quello che è successo - le disse esitando - è che ho capito una cosa.
- Louis - sussurrò Hayley. Per nessuna ragione apparente, aveva paura di quello che lui stava per dire. - Louis, non devi... 
- Volevo andare... in un posto - proseguì lui - ma continuavo a sentirmi trascinato qui. Non riuscivo a smettere di camminare, non riuscivo a smettere di pensare. Alla prima volta che ti ho visto e a come, da quella volta, non sono più riuscito a dimenticarti. Ho cercato, ma non ci sono riuscito. E anche allora, in quello stupido caffè, quando ti ho vista sul divanetto con Jonathan, sentivo che c'era qualcosa di sbagliato: dovevo esserci IO con te, su quel divanetto. Dovevo essere IO quello che ti faceva ridere così. Non riuscivo a liberarmi da quella sensazione. Che dovevo essere io. E più ti conoscevo, più lo sentivo. Non mi era mai successo prima. Prima succedeva che desideravo una ragazza e poi la conoscevo e poi non la desideravo più. Ma con te la sensazione era sempre più forte, fino alla notte in cui sei arrivata a quel concerto e ho capito.
   E poi scoprire il motivo per cui mi sentivo così, come se tu fossi una parte di me che avevo perduto e di cui non sapevo nemmeno di sentire la mancanza, finché non ti ho rivisto. Scoprire che era perché tu era la ragazza di Jonathan mi piarve davvero una specie di scherzo cosmico. Come se Dio mi stesse sputanto in testa. Non so nemmeno io per cosa, forse per aver pensato che potevo averti, e meritare una cosa bella come te, ed essere felice. Non riuscivo a immaginare cosa potevo aver fatto per essere punito in questo modo.
 - Se tu sei stato punito - disse Hayley - Sono stata punita anch'io. Perché tutte le cose che tu sentivi le sentivo anch'io. Ma non possiamo... Dobbiamo smettere si sentirci così, perché è la nostra unica possibilità.
Le mani di Louis erano strette ai suoi fianchi. - La nostra unica possibilità per cosa?
- Per poter continuare a vederci. Perché altrimenti non potremo più stare vicini, nemmeno nella stessa stanza. E io non potrei sopportarlo. Preferisco averti nella mia vita anche solo come un amico, piuttosto che non averti affatto.
- E io dovrei starmene seduto a guardare mentre tu esci con alti ragazzi e t'innamori di qualcun altro e ti sposi...? - Gli si indurì la voce. - Nel frattempo, guardando te, morire un pò ogni giorno.
 - No. Per allora non te ne importerà più nulla - replicò Hayley. Ma si chiese, mentre parlava, se LEI avrebbe potuto sopportare l'idea di un Louis a cui non importava. Non aveva mai pensato così in là nel tempo. Quando cercò di immaginare se stessa guardare Louis che si innamorava di un'altra e la sposava, non riuscì nemmeno a figurarselo, non vide niente se non un tunnel nero e vuoto, davanti a lei, che si allungava all'infinito. - Ti prego. Se non diciamo niente... Se fingiamo...
- E' impossibile fingere - disse Louis con assoluta chiarezza. - Io ti amo e ti amerò fino alla morte e, se c'è una vita dopo la morte, ti amerò anche allora.
Hayley trattenne il respiro. Le aveva pronunciate. Aveva pronunciato le parole da cui non si tornava indietro. Cercò disperatamente qualcosa da dire, ma non le venne niente.
- E so che pensi che io voglia stare con te solo per... per dimostrare a me stesso che razza di uomo sono - aggiunse Louis - E forse sono davvero un mostro, come dicono alcuni. Non so rispondere. Ma quello che so è che nessuno potrà mai amarti come ti amo io... 
Louis si alzò, mosso da una sorta di furia improvvisa, e si avvicinò alla finestra. Sembrava smarrito.
- Louis?  - Quando lui non rispose Hayley, allarmata, si alzò, lo raggiunse e gli poso una mano sulla spalla. Louis continuò a guardare fuori dalla finestra. I loro riflessi nel vetro erano quasi trasparenti, i fantasmi di un ragazzo alto e di una ragazza più piccola, con la mano stretta ansiosamente sulla manica di lui. - Che cosa succede?
- Non avrei dovuto parlarti cosi - ribattè Louis. - Mi dispiace. Probabilmente è troppo da assorbire tutto insieme. Sembravi... Sconvolta. La tensione che si percepiva nella sua voce era come elettricità. 
- Lo ero - confermò Hayley. - Ho passato  questi ultimi giorni a chiedermi se mi odiavi. E quando ti ho visto stasera ero quasi sicura di si. 
- Odiarti? - Le fece oce Louis, stupefatto. Le sfiorò il viso con delicatezza, solo con la punta delle dita. - Ti ho detto che non riuscivo a dormire. Domani, partirò per il tour. Questa potrebbe essere l'ultima notte della nostra vita, in cui possiamo stare insieme, sicuramente l'ultima notte normale, anche se solo vagamente. L'ultima notte in cui andremo a dormire e ci sveglieremo come sempre. E tutto quello che riesco a pensare è che voglio passarla con te. 
Il cuore di Hayley fece una capriola. - Louis...
- Non in quel senso - precisò subito lui. - Non ti toccherò nemmeno con un dito, se non vuoi. So che è sbagliato... Dio, è tutto così sbagliato... Ma voglio solo sdraiarmi con te e svegliarmi con te, una volta sola, una volta sola nella vita. - C'èra disperazione nella sua voce. - Solo questa notte. Nel grande schema della vita, quanto può contare una notte?
Pensa a come ci sentiremo domanimattina. Pensa a quanto sarà più difficile fingere che non c'importi niente l'uno dell'altra davanti a tutti, dopo che avremo passato la notte insieme, anche se sarà solo per dormire. Sarà come assaggiare una drogs: ci farà solo desiderare di averne ancora.
Ma era per questo che Louis le aveva detto tutto ciò, capì Hayley. Perché non era così, non per lui: non c'era niente che potesse peggiorare ancora le cose, come non c'era niente che potesse migliorarle. Quello che sentiva Louis era definitivo come una condanna all'ergastolo. E lei? Poteva forse dire che era molto diverso, per lei? e anche se sperava che potese esere diverso, anche se sperava di potersi un giorno convincere, con il tempo o con la ragione, o per progressivo logoramento, di non provare più quei sentimenti, non importava. Non c'era niente che avesse mai desiderato nella vita più di quella notte insieme a Louis.
- Allora chiudi le tende, prima di venire a letto - gli disse. - Non riesco a dormire con tutta questa luce nella stanza. 
L'espressione che pervase il viso di Louis era di pura incredulità. Non si era aspettato di ricevere un sì, si rese conto Hayley con sorpresa. Un attimo dopo Louis la prese e la strinse in un abbraccio, affondando il volto nei suoi capelli ancora arruffati dal sonno. - Hayley...
- Vieni a letto - gli disse lei dolcemente. - E' tardi. - 
Si staccò da lui e tornò verso il letto, vi sgattaiolò dentro e tirò su le lenzuola fino alla vita. Viste così le cose, Hayley riusciva quasi a immaginare che fossero diverse, che fossero già passati molti anni, che loro due fossero insieme da tanto tempo e avessero ripetuto mille volte gesti come quelli, che ogni notte appartenesse a loro. Appoggiò il mento alle mani e lo guardò: Louis chiuse le tende, poi si tolese la giacca bianca e l'appese allo schienale della sedia. Sotto aveva una magliatta grigio chiaro e i suoi tatuaggi che s'intrecciabano sulle braccia nude brillarono, mentre si sganciava la cintura e l'appoggiava a terra. Si slacciò le scarpe e se le sfilò avvicinandosi al letto. Si distese con cautela accanto ad Hayley. 
Sdraiato sulla schiena, girò la testa verso di lei. Dai bordi delle tende filtrava nella stanza un filo di luce, appena sufficiente perché lei distinguesse il profilo del suo viso e il bagliore dei suoi occhi.
- Buona notte, Hayley - le disse.
Louis teneva le braccia lungo i fianchi, le mani aperte. Sembrava quasi che non respirasse. Del resto, anche Hayley non era sicura di respirare.
Fece scivolare una mano sulle lenzuola fino a sfiorare le sue dita, così leggermente che, se accanto a lei ci fosse stato un altro, forse non se ne sarebbe neanche accorta. 
Ma ora le terminazioni nervose delle dita fremettero dolcemente, come se la sua mano fosse sopra una fiamma.  Sentì Louis entrare in tensione, poi rilassarsi.
Aveva chiuso gli occhi, e le ciglia proiettavano belle ombre sulla linea degli zigomi. La bocca si curvò in un sorriso. come se percepisse lo sguardo di Hayley. 
La ragazza immaginò come sarebbe stato Louis la mattina dopo, al risveglio, coi capelli arruffati e gli occhi pieni di sono. Nonostante tutto, il pensiero le diede una scossa di felicità.
Intrecciò le duta alle sue. - Buonanotte - gli sussurò.
Tenendolo per mano, come i bambini delle favole, Hayley si addormentò al suo fianco, nel buio.





Nel momento stesso in cui Hayley si svegliò, prima ancora di aprire gli occhi, capì subito che Louis non c'era più. La sua mano, ancora tesa sul letto era vuota: non c'erano più altre dita che ricambiavano la pressione delle sue. Si mise lentamente a sedere, con una stretta al petto.
Louis doveva aver chiuso le tende prima di andarsene, perché le finestre erano aperte e brillanti fasci di luce filtravano tra le fessure del tessuto e rigavano  il letto. Hayley si chiese perché la luce non l'avesse svegliata. Dalla posizione del sole, doveva esere già pomeriggio. Si sentiva la testa pesante, intontita, gli occhi appannati. Forse era perché quella notte non aveva avuto incubi, per la prima volta da tanto tempo, e il corpo stava recuperando il sonno perso.
Solo quando si alzò notò sul comodino un foglietto ripiegato. Lo prese con un sorriso che aleggiava sulle labbra: Louis le aveva lasciato un biglietto! Quando qualcosa di pesante scivolò da sotto la carte e cadde a terra, fu così sorpresa che fece un salto indietro, pensando che fosse qualcosa di vivo. 
Vide sul pavimento una spira di metallo luminoso. Capì cos'era prima ancora di chinarsi a raccoglierlo: la canina con l'anello d'argento che Louis portava al collo. Rare volre lo aveva visto senza. E un'improvvisa sensazione di paura la travolse.
Aprì il biglietto e lesse attentamente le prime righe: "Nonostante tutto, non posso sopportare l'idea che questo anello vada perso per sempre, come non sopporto il pensiero di dover lasciare te per sempre. E se per una cosa non ho scelta, almeno per l'altra posso scegliere!" 
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Il resto della lettera sembrò sciogliersi in un'accozzaglia di parole prive di senso. Hayley dovette rileggerla molte volte, per capirci qualcosa. Quando finalmente comprese, rimase immobile, lo sguardò fisso sul foglio che fremeva al tremore della sua mano. Ora capiva perché Louis le avea detto quelle cose e perché non importava se era una sola notte. Potevi dire qualsiasi cosa, a qualcuno che pensavi di non rivedere mai più.
Non le rimase alcun ricordo, in seguito, di come o quando avesse deciso cosa fare, né di aver cercato qualcosa da indossare. In un modo o nell'altro si trovò a correre giù per le scale, la lettera in mano e la catenina con l'anello frettolosamente infilata al collo.
Doveva correre da lui...
Doveva trovarlo ad ogni costo...
Ed ad ogni costa doveva dirgli quello che davvero provava per lui...
Lei lo amava...
Lo amava da sempre e per sempre....
Non avrebbe mai sopportato neanche l'idea di perderlo...
Non poteva finire in questo modo...
Non doveva finire in questo modo...

E così corse, corse fino allo sfinimento per tutta la città ignorando qualsiasi cosa se non quello che mente e cuore continuavano a ripetergli: "Va da Louis!" 











OK, questa è la mia prima Fanfiction, spero che vi piaccia... Grazie comunque di aver letto la storia, anche nel caso vi faccia schifo... Ripeto è la mia prima FF, Siate clementi e se volete lasciate qualche recensione... :) Ciaoooooo :3


 

  
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