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Autore: Euterpe_12    19/02/2008    7 recensioni
“-Non ci credo Ichigo. Perchè non puoi dirmi che tutte le volte che ti sfioro questo brivido, questo bellissimo brivido, lo sento solo io. Non puoi dirmi che anche tu non vedi l'immenso nei miei occhi, perchè io nei tuoi lo vedo bene. E non puoi raccontarmi che quando ci siamo baciati quello non è stato il momento più bello della tua vita. Io non ci credo Ichigo, non ci credo!- inerme. Immobile. Incredula. Pareva che le avesse letto nel pensiero, un pensiero che nemmeno lei fino a quel momento era stata in grado di codificare e tradurre in un qualche modo. Lo amava? Vedeva davvero l'immenso nei suoi occhi?” Biagio Antonacci si chiede che differenza c’è tra amare e farsi male… forse se lo chiedono anche i protagonisti di questa storia: guerra e sangue. Cattivi che tanto cattivi non sono, e amori che non sarebbero mai dovuti nascere. Una KisshuxIchigo&RyouxIchigo piena di intrighi, in un mondo mangiato e consumato dalla guerra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ^__^ lo so, sono piena di lavori questo periodo, ma se voi mi conoscete anche solo un pochino sapete che la testa di Ichi-chan è completamente andata ma tuttavia estremamente produttiva

 

 

Salve a tutti ^__^ lo so, sono piena di lavori questo periodo, ma se voi mi conoscete anche solo un pochino sapete che la testa di Ichi-chan è completamente andata ma tuttavia estremamente produttiva! Questa volta mi lancio in una fanfiction parecchio particolare... estremamente triste ed anche un po’ violenta (non troppo XD), esce un pochino dai miei soliti canoni. Come già detto nell’introduzione non vi so ancora dire quale sarà la coppia dominante... è importante tuttavia che sappiate che darò ampio spazio sia al nostro biondino preferito (il mio bellissimo Ryou XD) sia all’alieno che in tanti amano (Kisshu-chan ^__^). Una fanfiction per tutti i gusti insomma, dove mai nulla andrà per scontato.

Tuttavia è giusto che dica alcune cosine, in modo tale da potervi mettere in chiaro le idee:

1-La fanfiction è un’AU quindi è ambientata in un “universo alternativo” di conseguenza le storie dei nostri personaggi sono un pelino diverse. Da dire tuttavia che non ho alcuna intenzione di cadere nell’ooc, quindi non preoccupatevi ^__^

2-La storia è ambientata in una Tokyo devastata dalla guerra. Quelli che noi chiamiamo “Alieni” nella storia originale, qua si chiamano “Stars” poiché ritenevo giusto dar loro un vero e proprio nome di razza. Perché? Per il semplice fatto che in questa storia i nostri “alieni” sono legittimi abitanti del pianeta Terra. Ma per qualche insano motivo (inizialmente non molto chiaro agli umani) il loro nuovo governatore dichiarerà guerra agli umani, compromettendo la convivenza tra le due razze. Non c’è un vero e proprio possessore della terra quindi.

3-In questa mia storia il padre di Ryou è vivo. Ma dato che non conosco il suo nome (l’ho cercato, ma non riesco proprio a scoprire come si chiama ç__ç) ho deciso di chiamarlo Kaze Shirogane. Idem per la madre, che nella storia si chiamerà Katy.

E’ meglio che non dica altro, anche perché comprometterei solo la vostra lettura. Spero che vi piacerà. Un bacione a tutti!

p.s: Commentate per favore! 

 

Disclaimer: I personaggi utilizzati appartengono a Mia Ikumi, ed a lei soltanto.

 

 

EVERYTHING BURNS

 

 

1-Innocence

 

Una goccia di pioggia si poggiò sul freddo asfalto. Era nuda, sola. Così piccola nell’immensità di quella grande terra. Di quella triste Tokyo. Una città che allora fu splendente come il sole e che ora piange alla ricerca della salvezza. E per quanto sia triste parlare in questo modo della propria città, Ichigo non poteva che pensare ad essa che sotto un tale aspetto. Come un luogo dove è facile vedere il sangue di un innocente sgorgare sul freddo asfalto, quasi fosse un fiume in piena. Dove le bombe esplodono. Dove le battaglie impazzano. Dove anche chi non vorrebbe, si trova a combattere.

 La goccia solitaria emise un rumore sordo, appena percettibile da orecchio umano. E nonostante lei fosse completamente umana, riuscì a sentirlo. Come un campanello dall’arme. Come un suono improvviso portato dal vento. La destò a tal punto da farle aprire gli occhi. Calde perle more osservarono stupite il panorama tutt’attorno, chiedendosi probabilmente, dove fossero. Un sospiro. Poi la certezza di non essere diventata completamente matta.

-Ma...- sussurrò Ichigo Momomiya, allungando una mano verso la fronte bagnata appena dalla goccia solitaria. -Dove... dove sono?- si chiese, sapendo di non poter ricevere risposta. Intorno a sé poteva scorgere solo edifici bui e lasciati in rovina, strade rotte e quasi impercorribili. E poi cielo. Quel cielo così nero e fitto di mistero, così grande ed immenso da farle addirittura paura. Ichigo notò nel cielo una nuvola bianca, che capricciosa, aveva deciso di nascondere la tanto luminosa luna. Non appena si rese conto di non essere nel bel mezzo di un incubo si alzò in fretta in piedi. Iniziò a tremare, consapevole del fatto di essere in serio pericolo. -Dove...- si chiese ancora, facendo un passo insicuro. Lunghi capelli rosso fragola si mossero a quel semplice movimento, facendole provare un brivido. Forse di paura, forse di freddo. Ichigo Momomiya non lo sapeva, riusciva solo a comprendere che quella, non era certo una bella situazione. Fece altri passi, uno più sicuro dell’altro. Tentava di capire in quale zona della città potesse essere, ma doveva ammettere che ormai la sua Tokyo era diventata tutta uguale. Piena di palazzi diroccati, di strade impercorribili e lampi della luce pronti a cadere da un momento all’altro. Tutto pericoloso insomma, capace di rendere la vita ancora più opprimente di quanto già non fosse. Abbassò il capo rendendosi conto di non saper davvero da che parte andare. -Ma si può sapere chi diavolo mi ha portata qua?- domandò al vento, fermandosi nel bel mezzo della strada. Sapeva di rischiare davvero tanto, ma non sapeva davvero cosa fare. I non-umani avrebbero potuto tirarle un agguato in quello stesso istante, catturarla ed in seguito ucciderla.

Perché la guerra è così.

Perché è la guerra a volere tutto questo.

Abbassò lo sguardo. Se era per quello non sarebbe stata né la prima né l’ultima. Sbuffò facendo un nuovo passo, chiedendosi probabilmente, cosa sarebbe successo da un momento all’altro. Ecco: come non detto. Sentì il pavimento cedere sotto i propri piedi, e subito dopo la dura convinzione che ben presto, avrebbe potuto sentire il freddo suolo a stretto contatto con la schiena fragile. -No!- urlò, in preda alla paura. Tuttavia quella terribile sensazione non arrivò: una mano forte ed abile strinse la sua, facendo cessare quasi totalmente quell’assurdo batticuore che l’aveva presa. Osservò prima il pavimento gelido al fondo della buca in cui era precipitata. Dopo aver constatato che lei era ben lontana da là alzò lo sguardo, osservando negli occhi il proprio salvatore.

-Cosa faresti senza di me?- il suo salvatore sorrise, mostrandosi estremamente tranquillo.           

-Kisshu-chan! Ti sembra il caso di fare questo tipo di considerazioni?- domandò lei, guardandolo con aria a dir poco sorpresa. Il salvatore piegò la testa su di un lato, osservandola con aria non poco incuriosita.

-E cosa dovrei fare?- chiese, inumidendo le labbra fini.

-Tirarmi su!- tuonò la ragazza, strattonandolo forte. Kisshu fu veloce nel sollevarla: in poco la giovane dai lunghi capelli rossi era seduta sul freddo asfalto, con il fiato corto e la paura che ancora impazzava nel suo cuore. Alzò lo sguardo su quell’amico fidato che tante volte l’aveva aiutata. La pelle diafana, il sorriso furbo e malizioso; i capelli un po’ spettinati, quelle orecchie parecchio più grandi del normale. Ciò su cui tuttavia Ichigo si fermò di più furono gli occhi: splendide lamine dorate, calde come il sole, ma tristi come la solitudine. Il coraggioso Kisshu era solo, e di questo Ichigo non si era mai data una ragione.

-Allora?- disse il ragazzo, portandosi entrambe le mani ai fianchi.

-Allora cosa?- Ichigo si alzò in piedi, osservando il venticello di marzo muovere appena i capelli dell’interlocutore.

-Bè... non mi ringrazi?- affermò, mentre la vedeva incamminarsi verso un punto che neanche lei avrebbe saputo definire con un minimo di esattezza.

-Grazie Kisshu-chan!- proferì semplicemente, senza neanche voltarsi verso di lui. La guardò percorrere ancora qualche passo, perdendosi nell’ondeggiare di quei lunghi capelli color passione. Avrebbe voluto correre verso di lei e sentire il profumo di quei lunghi e lisci fili di seta. Toccarli, sfiorarli e farli suoi come tutto il resto del suo corpo. Scosse il capo a quel piccolo pensiero, intuendo che l’ora tarda gli stava dando davvero alla testa . O è la venere davanti a me a farmi perdere la testa? Non aveva una vera e propria risposta, tuttavia decise di risponderle.

-Come siamo ingrate...- proferì semplicemente, serrando gli occhi dorati. Ichigo si fermò a quell’affermazione, tentando di riunire le idee. Questa volta si voltò verso di lui, indignata.

-E cosa dovrei dirti? Grazie perché mi hai salvato la vita... te l’ho detto no?- affermò, incrociando le braccia. Kisshu sorrise, facendo di no con il capo.

-Io desidero qualcosa di più concreto!- socchiuse gli occhi, osservandola.

-Tipo?- fece un passo in avanti, trovandosi praticamente di fronte a lei. Pochi centimetri li separavano, ma Ichigo non sembrava esserne minimamente toccata.

-Avanti... lo sai...- un sorriso malizioso gli colorò le labbra fini, mentre la mano diafana carezzava veloce la gamba della ragazza. In quello stesso istante Ichigo ebbe un sussulto, un sussulto tale che quasi avrebbe gridato. Non ne ebbe neanche il tempo poiché un secondo dopo ecco quella stessa mano a stretto contatto con la propria coscia. Si sentì tirare in avanti con forza, cosicché il proprio bacino sfiorasse quello del proprio interlocutore. -La tua pelle sulla mia... la tua lingua nella mia bocca... i miei occhi nei tuoi... proprio come adesso.- le sussurrò ad un orecchio, andando poi a spostare il proprio sguardo sugli occhi scuri della giovane. Ella rimase qualche istante interdetta, forse stupita dalle parole inaspettate che Kisshu aveva appena proferito.

-Ma...- il ragazzo avvicinò il volto in maniera improvvisa. Così improvvisa che Ichigo ebbe appena il tempo di scansarsi e protestare di fronte ad un tale comportamento. -Odio quando fai così! Saranno sedici anni che tento di fartelo capire: tra noi due non ci potrà mai essere nulla!- esclamò, indietreggiando velocemente di qualche passo. Un solo istante dopo eccola percorrere il marciapiede a grande velocità, pronta a cercare la strada di casa.

-Menti.- Kisshu rimase dietro alle sue spalle. Le mani in tasca, gli occhi perennemente incollati alla figura di lei. Era troppo bella. Voleva farla arrabbiare per farsi travolgere. Così come fa una pioggia estiva. Una folata di vento fresco. Il suo sguardo, dolce ed infinito. I piedi di Ichigo si fermarono nuovamente, facendo poi in modo che la sua figura si voltasse verso Kisshu. Gli occhi socchiusi, i lunghi capelli color passione leggermente mossi dopo quel movimento.

-No. E’ la pura verità.- disse semplicemente, prima di tornare sui propri passi. Il ragazzo ricominciò a seguirla silenziosamente, senza emettere alcuna parola. Un silenzio quasi imbarazzante, ma che Ichigo avrebbe preferito a qualunque parola.

-Tu vorresti stare con me... ma hai troppa paura degli altri.- sussurrò semplicemente, colpendo molto Ichigo. Le si fece accanto, mantenendo un passo lento e a dir poco inquietante. Avrebbe voluto stringerla. Avrebbe voluto baciarla. Avrebbe voluto farla sua. Ma naturalmente, lei non voleva. E la ragione, secondo lui, era sempre la stessa.              

-Kisshu-chan, guardami per favore.- si fermò, voltandosi verso di lui. Il volto serio, l’espressione dura e stanca di chi purtroppo, non ha più molta voglia di discutere. Il ragazzo fece come ordinato, specchiando i propri occhi dorati in quelli profondi e scuri di lei. -Secondo te io avrei paura degli altri? Se come dici tu avessi paura, allora non sarei neanche tua amica.- sorrise leggermente, prendendogli la mano. -Non mi farei aiutare ogni volta che ne ho bisogno.- un’altra pausa, seguita da una carezza sulla guancia del ragazzo. -Non ti considererei il mio più grande amico!- sorrise ancora, mentre Kisshu si preparava per quel tanto agognato bacio. Sì, è sicuro: ora mi bacia! -Tuttavia... tra noi non potrà mai esserci niente per il semplice fatto che noi due non siamo fatti per stare insieme!- lasciò la guancia diafana del ragazzo, tornando a percorrere la propria strada. In quell’istante fu Kisshu a rimanere interdetto, davvero deluso da quelle parole.

-Sono le orecchie vero?- chiese, mentre le si faceva nuovamente accanto. -Sì, non ti piacciono le mie orecchie. Ok, lo ammetto: sono un po’ più grandi rispetto alle tue, ma non puoi essere così razzista!-

-Smettila, non sono le tue orecchie.- ridacchiò la ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca. Si guardò poi intorno: la zona era ancora sconosciuta.

-La pelle chiara? Guarda che ho visto un sacco di umani qua in giro... e ti posso assicurare che avevano la pelle molto più chiara della mia!-

-Non è la pelle...- si guardò ancora intorno, chiedendosi se il proprio amico l’avrebbe potuta aiutare ancora.

-E cosa allora?- Kisshu assunse un’aria riflessiva, mentre con piglio di chi vuol sapere si portava una mano al mento.

-Kisshu-chan?- fece la ragazza, venendo completamente ignorata dal compagno.

-No no, secondo me è come penso io: tu hai troppa paura di questa guerra per stare con me. Ma non devi preoccuparti, prima opoi gli umani smetteranno di scontrarsi con la mia gente, e tu ed io potremo essere un punto di riferimento per tutte quelle coppie formate da uno stars e da un’umana.- sorrise soddisfatto. Vide tuttavia il volto della propria compagna farsi cupo, capendo che non doveva aver ascoltato con attenzione quel suo ricercato ragionamento.

-Ichigo?- disse quindi, osservandola. Pochi attimi dopo uno scoppio li colse, facendoli preoccupare non poco.

-Cos’è stato?- chiese Ichigo, in preda al panico.

-Non lo so... scappiamo!- la prese per mano, iniziando a correre. Era pericoloso rimanere per strada durante un possibile attacco delle forze umane contro i “non-umani” come li chiamavano loro.

-No, è pericoloso!- esclamò la ragazza, che a stento riusciva a tenere il passo.

-Meglio correre il rischio che morire no?- quella era più una domanda retorica che un quisito vero e proprio. Proprio per questo Ichigo non rispose, seguendo a ruota il proprio compagno. Arrivati dietro ad un grosso palazzo diroccato si guardarono intorno, notando che nella vecchia e buia Tokyo, armate di due tipi si erano schierate.          

-Cosa facciamo...- si domandò Ichigo, che non ebbe una vera e propria risposta. Si sentì tirare con forza contro un petto scolpito e muscoloso. Il profumo forte ed inebriante di Kisshu le percorse immediatamente le narici, in un viaggio silenzioso ed emozionante. Un viaggio veloce che la portò sul tetto di un palazzo non propriamente distrutto come gli altri. La rossina si trovò tra le braccia del “cavaliere” ed in breve si scansò con non poco imbarazzo. Lo fissò un solo istante, notando che ben presto il proprio interlocutore avrebbe detto qualcosa. Tuttavia, non appena osservato intorno, non gli diede il tempo di dir nulla. -Guarda... qua vicino abito io! Ma allora tu sapevi dove ci trovavamo!- esclamò quasi contenta. Tuttavia quel barlume di felicità le si spense improvvisamente non appena udì un nuovo scoppio. E da quell’esatto istante di rumore e follia, la sua vita non sarebbe stata più la stessa. -No...- sussurrò semplicemente, portandosi una mano davanti alla bocca. Osservò casa sua in piene fiamme, così alte e potenti da poter eliminare qualunque cosa. Le osservò. Gravi e maledette. Forti ed inarrestabili. Potenti e bastarde. Avevano inghiottito tutto. Come una doccia improvvisa. Come un vento freddo che ti solletica l’animo. Come quell’urlo disperato che presto sarebbe uscito dalle sue labbra. -No! Non può essere!- corse sino all’estremità del tetto, osservando di sotto. Fu tutto talmente veloce che Kisshu poteva già vedere la ragazza stremata al suolo dopo una caduta di trenta metri.

-Ma sei impazzita?- tuonò, afferrandola da dietro le spalle. Il vento fresco della notte soffiò capriccioso sui volti stanchi, mentre con affanno Kisshu riversava il proprio fiato e la propria preoccupazione sul collo di Ichigo. -Non puoi correre così qua sopra: è pericoloso!-

-Parli di pericolo? Quella che sta bruciando è sicuramente casa mia!- rispose di rimando lei, scansandosi con forza.

-Andiamo a controllare. Con tutto questo buio non puoi esserne sicura!- tentò lui, ma non fu poi così convincente. Alzò lo sguardo sul volto sofferente della ragazza. Ella lo fissava in completo silenzio, quasi attendesse una sola frase: e cioè che quella che stava bruciando non era casa sua. Che i genitori che sarebbero morti al suo interno non erano i suoi. Ma non posso Ichigo, io questo non te lo posso dire. Vide i suoi occhi farsi lucidi, mentre con paura emetteva un singhiozzo.

-Ho paura... ma devo sapere.- abbassò lo sguardo, tirando un calcio in aria.

-Ma...-

-Portami là!- ordinò semplicemente, con voce ferma ed in fondo, preoccupata. Kisshu obbedì subito, stringendole forte la mano e sparendo poco dopo insieme a lei. Sarebbe potuta essere felice per via della scoperta che in realtà era stata tutta una farsa. O soffrire un’intera vita per la morte dei propri genitori.

Raggiunsero in breve il luogo dell’incendio. Ichigo non ci mise molto a capire che quella che stava bruciando, era davvero casa sua. Lacrime e sofferenza l’invasero tutta, facendo crollare quell’ultima briciola di sensibilità rimasta. -No! Mamma, papà!- urlò, in preda alla collera. I passi si fecero sempre più veloci, sino a diventare una corsa inarrestabile. –Vi devo salvare!- tuonò, mentre lacrime trasparenti inondavano l’asfalto. Ma non avrebbe avuto il tempo di fare ciò che avrebbe voluto. Non si sarebbe lanciata nelle fiamme nel solo intento di salvare le uniche persone che le dessero un po’ di sicurezza in quel pazzo mondo. Perché? Perché quelle mani le strinsero forte le spalle. Perché  entrò in gioco la forza infinita di quei muscoli allenati che la trattennero, facendola poi indietreggiare a grande velocità. Perché ora la propria schiena sfiorava poco convinta il petto di colui che ora, la tratteneva da un suicidio sicuro. Ma non le importava. A chi in fondo sarebbe importato?

-Lasciami, lasciami!- tuonò, dimenandosi. Per protesta iniziò a tirare calci per aria, ad agitare le braccia e la testa in maniera velocissima. Tuttavia non fu difficile per Kisshu trattenerla, e farla voltare da quel triste spettacolo. La fronte della ragazza toccò improvvisamente quello stesso petto, facendo bagnare la maglia del ragazzo delle proprie lacrime. -Fammi andare...- pregò sommessamente, mentre il rumore delle fiamme nascondeva la tristezza dei propri singhiozzi.

-Non posso... ormai non c’è più niente da fare.- proferì semplicemente, portando una mano sulla nuca rossa. Spinse il volto della ragazza a stretto contatto con il proprio petto, sperando forse, di poter assorbire in maniera almeno minima quell’assurdo dolore.

-Non è giusto...- pianse, mentre lui la stringeva forte forte a sé. Le baciò premuroso la nuca, mentre le lacrime sempre più copiose gli bagnavano la maglietta scura.

-Lo so...- ma in fondo mia bella Ichigo, cosa è giusto in questo mondo? Credo che tu non possa dirmelo in questo momento né mai. E non potrò fare altro che stringerti e consolarti, mentre tu ti disperi perché chi amavi tanto ti ha lasciata. E la strinse forte a sé, sussurrandole quanto quel mondo fosse matto ed inaspettato.

Quella fu una notte estremamente lunga. Una notte in cui Ichigo Momomiya non fece altro che piangere, mentre si rendeva conto di essere rimasta sola. Anche se forse, non completamente sola.                

 

   
 
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