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Autore: fann1kaoriyuki    13/08/2013    6 recensioni
Ti fa quasi ridere, tutto questo.Ti guardi attorno annaspando alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa che faccia intendere sia uno scherzo. O ancora meglio, un sogno. Ma non lo è.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note iniziali:
Ciao a tutti, sono fann1kaoriyuki e questa è una storia che ho scritto ormai un sacco di tempo fa. Visto che vi sto facendo aspettare da tipo mesi nuovi aggiornamenti di quelle ancora attive- o quasi- ho pensato intanto di ingannare l’attesa con alcune one shot o storie di brevi cap che ormai sono un po’ datate, ma spero possiate comunque apprezzare.
Fatemelo sapere :P

Prendimi con te – parte prima

 

 

Perché non mi prendi con te?

 

Ti fa quasi ridere, tutto questo.

Ti guardi attorno annaspando alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa che faccia intendere sia uno scherzo.  O ancora meglio, un sogno.

Ma non lo è.

 

Come avresti sempre voluto, a tua completa disposizione...

 

Sei appena stato al suo funerale. Il suo funerale, suo e quello di un altro centinaio di persone che, come lui, sono morte per la guerra.

Come se lui fosse uno dei tanti, e nulla di più.

E pensare che lo avevano battezzato  il Prescelto o il Salvatore.

Quanto è ingiusta la vita se non si rende onore in modo adeguato nemmeno a chi di dovere.

 

Ti piacerebbe, vero? Infierire su di me e vedermi sottomesso.

 

Sei stato lì e hai sentito snocciolare grandi parole di circostanza su quanto, tutti loro, siano stati valorosi e impavidi, su come abbiano combattuto con i denti e con le unghie per dare ai sopravvissuti una vita senza ombre di alcun genere.

Patetico.

Ti viene da pensare solo questo, mentre fissi la grande lapide su cui sono scritti decine e decine di nomi, tra cui anche il suo.

Harry Potter, figlio del fu James Potter.

Del resto, sono rimasti in pochi ad averlo realmente conosciuto, tu tra questi. Gli altri sono a loro volta soltanto un nome su quella lapide: ragazzi appena maggiorenni mandati a morire per una guerra ingiusta, dalla vita rovinata e spezzata per sempre.

 

Questa è la tua occasione. Sono tutto tuo. Portami con te e fai di me quello che ti pare.

 

Ti alzi, nel bel mezzo della cerimonia.

Sai che per questo gesto la stampa farà clamore, ma non ti importa. Semplicemente, ti alzi e te ne vai.

Non accetti di restare in un posto così pieno di ipocrisia, non sopporti di vedere la gente piangere senza nessuna ragione particolare. Non li conoscevano, per loro non sono nient’altro che nomi. Mentre per te ognuno di quei nomi è legato a un ricordo.

La porta della chiesa fa uno strano cigolio quando la apri che, contrapposto al silenzio solenne all’interno dell’edificio, non fa che attirare ancor di più l’attenzione su di te. Però non ti interessa. A te non importa di quel posto e di quella cerimonia. Hai ben altre cose a cui pensare.

 

Allora, Malfoy?

 

Va bene.

Ti dici in un sospiro come a rimarcare quel ricordo. Va tutto bene, ora.

Torni a casa, a piedi, come ormai hai l’abitudine di fare. Non ami più Smaterializzarti, fa guadagnare tempo sì, ma in questo momento vuoi camminare e pensare.

Sei triste. C’è qualcosa di profondamente triste in tutto questo; e non per il funerale, né per la vita che, innegabilmente, fa schifo.

Nessuno lo sa, Draco, il tuo segreto. E non lo dirai mai a nessuno.

Eppure in questa occasione particolare non riesci a riflettere, non importa quanto lentamente cammini.

Ti senti vuoto e vuoi solo tornare a casa. Affretti quindi il passo, presto arrivi alla tua meta.

 

Allora Malfoy?

 

Vieni accolto dai tuoi servitori. Non li consideri molto: quasi gli lanci il tuo cappotto e ti allontani in fretta verso la stanza.

Quella stessa che nasconde il tuo segreto: l’unica dove vorresti stare, anche rinchiuso per sempre, ma ti starebbe bene se dentro vi fosse anche quel segreto che tanto celi agli occhi del mondo e che tieni stretto maniacalmente.

E allora...

E allora apri la porta e lui alza gli occhi su di te, affatto sorpreso dalla tua “mancanza di educazione” che ti ha permesso che dimenticassi anche di bussare.

Alza gli occhi e ti guarda, fisso.

- Buona sera, Padrone. - La sua voce è calma, calcolata, profonda. Parla con quell’espressione impassibile che si è dipinto sul viso quel fatidico giorno, e che non si è più tolto. E’ un sorriso fittizio, arrogante, quasi crudele.

Non puoi fare a meno di sentirti malvagio a tua volta, mentre sfoderi quel ghigno caratteristico che ti ha fatto superare anni di scuola e una intera guerra.

- Buona sera. - dici con la tua voce strascicata, chiudendoti la porta alle spalle.

Avanzi per la stanza e ti siedi sulla poltrona. E’ rossa ed è accanto al letto. Piuttosto comoda.

- Posso fare qualcosa per te? - ti fa ancora, servile.

- Oggi sono stato al tuo funerale. -

Quelle parole non lo sorprendono, né sembrano toccarlo in qualche modo; muove piano la testa, tanto che riesci a scorgere uno sprazzo della sua famosa cicatrice. Improvvisamente senti l’impulso di afferrargli il viso e sfregare contro la sua fronte qualche panno umido, nella speranza di cancellargliela, come fosse solo una traccia di inchiostro o uno scarabocchio fatto per gioco.

- E’ andato bene? -

- Certo. -

C’è silenzio ora, e tu lo senti pesante. Harry Potter è davanti a te, vivo come nessuno sa essere, ed è fermo... in attesa di un tuo ordine.

Lui adesso è tuo, Draco, e se da una parte te ne compiaci, dall’altra provi tanta pietà.

Incateni il suo sguardo e ne resti catturato.

Qualcosa urla nella tua testa, grida di lasciarti andare ma non puoi: a dispetto di come te lo ha chiesto... Harry Potter ha bisogno di aiuto.

Ti porti una mano a massaggiarti la tempia. Vagamente ti chiedi se sia giusto.

La gente lo crede morto, ed invece tu lo tieni rinchiuso in una prigione dorata.

Ma è meglio così, rispondi immediatamente, altrimenti sarebbe rimasto lì dove l’avevi trovato... per strada a vagabondare. Tanto disperato da chiedere a te, suo acerrimo nemico, di prenderti cura di lui.

Che paradosso, vero Draco?

 

Portami con te e fai di me quello che ti pare.

 

Nella testa, come un vortice, odi le sue parole.

Ricordi ancora l’espressione che aveva sul volto, fredda, disinteressata. Come se fosse vero... come se qualsiasi ordine tu gli avessi impartito lo avrebbe eseguito sul serio; certo non per fedeltà, bensì per autolesionismo.

L’hai avvertita sulla pelle, quasi bruciante, la sua volontà di sparire e autodistruggersi.

Te ne sei convinto, ormai: la sua richiesta è scaturita proprio da questo suo desiderio.

Ha scelto te perché lo odi e vuoi annientarlo, questo è ciò che pensa.

Non sa la verità. Non sa che lo ami.

Però questo suo disfattismo ti fa provare un diverso sentimento...

Vuoi distruggerlo. Semplicemente distruggerlo e farlo a pezzettini.

Per un recondito desiderio che si ribelli e che torni a fronteggiarti, che torni a essere lui o, forse, anche solo per vederlo reagire...

Ma non è successo fin’ora.

E la tua voglia di annientarlo aumenta. Vuoi umiliarlo, però stavolta per punizione.

Perché questa nuova versione di Potter non ti piace, non merita di esistere.

Non lo vuoi.

E ti senti male, ti senti crudele... è più forte di te.

- Che ne dici di Fido? - sorridi guardandolo, districandoti dai tuoi pensieri.

- Fido? -

- Sì, è un bel nome... per il mio fedele servitore. -

Troppo pochi sono i secondi di indecisione che seguono, riesci perfino a sentire i suoi, di pensieri, quel secco Te lo meriti che si è ripetuto tra sé e sé per convincersi ad accettare quell’ennesima umiliazione. 

- Come vuoi. - dice neutro.

Lo odi. Lo odi, ormai da troppo tempo per ricordarti di amarlo.

Odi questo nuovo lui.

Quasi ti viene da ridere.

- Alzati. - gli fai. Lui esegue.

- Salta su te stesso. - ordini. Lui esegue.

- Salta su un piede, girando. - Lui, ovviamente, esegue.

Ormai è quasi un vostro rito: gli ordini le cose più assurde solo per testare fino a che punto sia capace di spingersi. E lui si presta a tutto, probabilmente convinto che tu ti diverta dilatando così il suo bisogno di vittimismo e dolore.

Non sa che ogni ordine è, per te, un tassello in più verso un dolore più atroce della morte.

La pietà che provi per lui ti fa quasi soffocare.

Lo odi.

Vuoi ridurlo a niente.

Un pensiero ti passa fulmineo nella testa, ma lo zittisci.

E’ troppo... e lo sai. T’incupisci.

- Fermo. - quasi gridi.

Lui ora è immobile davanti a te, in attesa.

Ti porti una mano alle tempie per massaggiartele, e lo guardi attraverso le dita ossute della mano.

E’ troppo, ma non sai più cos’altro pensare.

A questo punto non ha più senso farsi scrupoli...

Senti l’adrenalina scorrerti nelle vene e un senso di terrore ti invade.

Sei spaventato, ma non per quello che stai pensando di fare né per la paura di ferirlo tanto da perderlo.

Sei tu stesso a spaventarti.

Eppure, nonostante le remore, avverti la tua voce come se neanche ti appartenesse più.

- Spogliati. -

 

Senti una lieve soddisfazione quando lui tentenna evidentemente sorpreso. Che si trasforma subito in delusione quando lo vedi portarsi le mani al collo e iniziare a slacciare la camicia, bottone per bottone.

Lo fissi, inconsapevolmente concentrato ad analizzare ogni lembo di pelle esposta.

Quando ti si presenta davanti il suo petto, trattieni un respiro senza volerlo. E’ meglio di quello che immaginavi, anche le cicatrici che lo segnano le trovi perfette sul suo corpo.

Per un attimo ti immagini a leccarle, piano, solo con la punta della lingua, rimarcandole con delicatezza.

Riprendi a respirare, poi sorridi quietamente.

Nel frattempo, lui ha spostato la propria attenzione sui pantaloni e presto anche quelli vanno via. Quando resta in mutande si ferma e ti guarda, in attesa.

- Sei ancora vestito. - gli indichi placido. Come se nulla fosse, Harry si toglie anche l’ultimo indumento.

Senti la saliva nella tua bocca azzerarsi e una contrazione nel basso, chiaro segno di una nascente eccitazione.

Per un attimo hai un attimo di ripensamento, prima che lui parli e annienti anche questa tua ultima esitazione.

- Posso fare altro per te, Padrone? -

Stringi i pugni inconsciamente e il tuo sguardo si indurisce, te ne accorgi perché senti i muscoli facciali tesi e non riesci a distenderli nemmeno facendo perno sul tuo famoso autocontrollo.

Pieghi la testa di lato come a contemplarlo.

- Fido... - inizi con voce ferma, ormai quasi non avverti più umanità in te, il tuo fedele schiavetto l’ha distrutta tutta. - Quando hai detto qualsiasi cosa... intendevi proprio qualsiasi? -

- ...Sì. -

Ridi, non riesci a evitarlo.

- Avvicinati. -

Te ne sei accorto da solo, del tono roco della tua voce.

Ogni passo che fa è un battito perso. E’ così vicino a ciò che hai sognato da tutta una vita...

Quando è abbastanza prossimo a te, d’istinto allunghi un braccio come ad afferrarlo.

Ma non appena tocchi la sua pelle qualcosa, in te, si blocca.

Un battito così forte da risuonarti nelle orecchie ti sorprende.

Una voce, la tua coscienza forse, urla per farsi sentire.

 

Non così. Non va bene.

 

Alzi gli occhi su di lui perdendoti nei suoi, smeraldini ma vuoti.

Li scruti cercando l’umanità che senti svuotata in te in quelle iridi, inutilmente. Sembra una bambola rotta.

E ti dici che così non ne vale la pena.

Apri piano la bocca per dire qualcosa, ma non trovi le parole. E’ terribile il senso di colpa che ti senti addosso improvvisamente, impregnarti fin quasi a sentirtelo nelle ossa.

Allontani la mano e scuoti la testa per allontanare altri pensieri.

Probabilmente questa è l’unica occasione della tua vita che ti si sta presentando per farlo: prendere Harry Potter e... beh... scoparlo.

Ma non lo vuoi, non così.

Tu lo ami, dopotutto.

- Rivestiti. - gli ordini con un filo di voce mentre ti riprendi la testa con una mano.

Tuttavia lui non si muove. Incuriosito, alzi gli occhi e lo vedi esitare.

Il tuo cuore perde un battito.

- Rivestiti, ho detto. - ordini più duramente, sperando in verità che si ribelli in qualche modo.

- ...Sì. - soffia piano guardandosi attorno, studiando i suoi abiti buttati alla rinfusa.

E’ solo un attimo, però te ne accorgi: rabbrividisce.

Ha freddo e la cosa ti colpisce.

Quasi senza rendertene conto afferri il mantello che non ricordavi neanche di avere, ti alzi in piedi e lo avvolgi con una dolcezza che non credevi neanche più di possedere.

Non sai più come comportarti, ti senti adatto, ma questa cosa è la prima che senti sia giusta dopo tanto tempo.

Lui alza gli occhi e ti guarda, probabilmente incredulo.

- Harry... - sussurri piano con voce bassa - Ho un ordine per te. - aggiungi.

- Dimmi. - fa immediatamente lui.

Stavolta sei tu a esitare, nella tua testa cerchi di trovare le parole giuste per far sì che lui capisca.

Ma sei consapevole anche che sarebbe soltanto un concetto vuoto, almeno senza spiegargli cosa provi per lui... o per un antico lui.

Gli sistemi bene il mantello, per tenerlo più al caldo possibile, poi sorridi avvertendo un’immensa malinconia.

Lo baci. Non sai nemmeno come sei arrivato a farlo, ma ne hai trovato il coraggio.

Premi piano le tue labbra sulle sue in un tocco leggero, affatto soddisfacente come in realtà avresti sempre voluto fare.

- Torna a essere quello di prima. - chiedi quindi - Torna te stesso, non questo surrogato senza anima a cui ti sei ridotto. -

Vedi i suoi occhi vacillare nell’incertezza, ma non ti ci soffermi più di tanto. Sorridi ancora, anche se senza un briciolo di dolcezza.

- Ora dormi se vuoi. - continui volendo solo scappare da quel tuo paradiso. - E sei anche libero... per tutto. -

Le tue mani tremano e sai che se n’è accorto. Le ritiri dal manto che gli hai donato e ti congedi.

Ti allontani il più possibile da lui.

Nessuno è a conoscenza del tuo segreto, è vero. Ma è un segreto il cui peso non riesci più a reggere.

 

Continua…

 

 

   
 
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