Videogiochi > Kingdom Hearts
Ricorda la storia  |       
Autore: Luly Love    14/08/2013    6 recensioni
Questo nero destrier, i cui passi
ascolto nei sogni, quando l’ombra scende,
e passando al galoppo, m’appar
della notte nelle fantastiche strade
da dove viene? Quali sacre e
terribili regioni ha incrociato, d’apparir
tenebroso e sublime tanto, e da provar
un fremito nell’agitato crine?
Un cavalier dal penetrante sguardo,
vigoroso, ma placido, all’aspetto,
di splendente armatura rivestito,
senza timor cavalca l’animale strano.
E il nero destrier dice: “Io son la Morte!”
Risponde il cavalier: “Io son l’Amore!”

Storia ambientata nella prima metà dell'800. Potrebbero (levate il condizionale) riscontrarsi alcuni cliché riguardanti Naminè. 
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naminè, Riku, Roxas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mors-Amor – Parte prima

 
Questo nero destrier, i cui passi
ascolto nei sogni, quando l’ombra scende,
e passando al galoppo, m’appar
della notte nelle fantastiche strade
da dove viene? Quali sacre e
terribili regioni ha incrociato, d’apparir
tenebroso e sublime tanto, e da provar
un fremito nell’agitato crine?
 
Un cavalier dal penetrante sguardo,
vigoroso, ma placido, all’aspetto,
di splendente armatura rivestito,
 
senza timor cavalca l’animale strano.
E il nero destrier dice: “Io son la Morte!”
Risponde il cavalier: “Io son l’Amore!”
 
 
Viveva in quella casa a Steventon* da ormai sei mesi, durante i quali le cameriere, le vicine di case e le sue cosiddette amiche, in un modo o nell’altro, avevano quasi sempre tirato in ballo l’argomento.
– Dicono sia un fantasma. –
– Io ho sentito che è un nipote dei Broden che si diverte a spaventare la gente. –
– Ma sta zitta, che dici! Quello avrà nemmeno vent’anni e questa storia me la raccontava sempre mia nonna che a sua volta l’aveva sentita da sua nonna. –
– Allora sarà una burla a conduzione familiare. –
– Mio fratello Demyx mi ha riferito che alla taverna si mormora sia uno straniero. –
Di tutto ciò di cui quelle pettegole parlavano, la storia del cavaliere dal penetrante sguardo, vigoroso, ma placido, all’aspetto era l’unica che le interessasse davvero. Ma, dato che c’erano troppi pochi dettagli su cui lavorare (diamine, quella storia impallidiva davanti alle confabulazione sulla cornificata Olette!) le conversazioni si spostavano subito su altro, per sommo dispiacere di lady Naminè.
 
 
Si era sposata a marzo, il giorno dell’equinozio, con sir Riku William Holdest, promettente avvocato. Il matrimonio, ovviamente, era combinato: i due giovani erano stati promessi quando lei aveva dodici anni e lui quindici; al momento del matrimonio, ne avevano dieci in più.
Naminè aveva passivamente accettato la cosa, consapevole che il suo destino era scritto da ben prima che nascesse e ribellarsi sarebbe stato inutile e controproducente, e anche Riku, ma per motivi diversi: lui, infatti, era troppo impegnato a crearsi una carriera per preoccuparsi di cose futili come l’amore e il matrimonio.
Tuttavia, quando aveva incontrato per la prima volta la sua futura sposa, era rimasto letteralmente folgorato: la grazia e la bellezza della giovane erano innegabili ed evidentissime; tutto di lei lo attirava, dalle movenze da ballerina alla voce vellutata, dallo sguardo che spesso si perdeva in chissà quali pensieri alle mani affusolate e pallide, pallide come del resto ogni altra parte del corpo.
Purtroppo, per Naminè non fu la stessa cosa; certo l’avvenenza e il carisma di Riku erano, anch’esse, innegabili, ma aveva capito da subito che per lui non avrebbe potuto provare nient’altro che andasse oltre la semplice e genuina amicizia. Ed essendo nella sua natura una schiettezza che alle volte poteva lasciare spiazzati, non aveva esitato a renderglielo noto.
Lui ne era sì rimasto ferito, ma aveva capito, e per affogare il dolore si era gettato a capofitto ancor più nel lavoro.
Dopo il matrimonio, erano andati a vivere in una lussuosa villa a tre piani, nel villaggio natale della madre di lui; era un posto relativamente tranquillo, che aveva quartieri ricchi e poveri. I genitori di entrambi gli sposi l’avevano definitivo perfetto per il primo anno di matrimonio, il posto ideale dove approfondire il rapporto e dove gestire una gravidanza.
Ogni volta che sentivano la parola gravidanza, Riku e Naminè sussultavano: nessuno dei due era pronto a diventare genitore, ma sapevano che, purtroppo, non avrebbero potuto evitarlo.
Tuttavia, cercavano di pensarci il meno possibile.
Nei confronti l’uno dell’altra erano amorevoli ma discreti, cercavano di non mettersi in imbarazzo a vicenda, si venivano incontro nelle cose piccole e in quelle grandi come avrebbero fatto due amici.
Ma nessuno dei due era felice, e ne erano entrambi consapevoli.
 
A dispetto delle apparenze, lady Naminè era una ragazza con una fantasia senza confini; le sarebbe piaciuto molto viaggiare e divenire una scrittrice, ma, come sapeva fin troppo bene, a volte il destino ha altri piani e se infischia altamente di quello che desideriamo e sogniamo.
Per questo motivo, dunque, la storia del misterioso cavaliere la affascinava come non mai; i fantasmi l’avevano sempre attratta, forse perché se li immaginava tristi e soli come lei, o forse perché a causa del proprio aspetto e dei propri sogni morti era più fantasma lei di qualunque altro ectoplasma.
Ogni volta che poteva, perciò, dopo il tramonto, si appostava dietro la finestra e fissava il buio, ma nessun aitante e misterioso cavaliere apparve mai.
A Riku il curioso comportamento della giovane non passò certo inosservato e dopo un paio di mesi di silenzio ed ipotesi, le chiese spiegazioni. Naminè all’inizio si manteneva sul vago, aveva troppa paura di fare la figura della bambina davanti a suo marito, ma alla fine cedette.
– Un cavaliere misterioso, dite? Mia madre mi aveva raccontato qualcosa del genere... sì, ne sono sicuro, questa storia non mi è nuova. E dunque, ancora non lo avete visto coi vostri splendidi occhi? –
La ragazza, arrossendo per il complimento, fece di no con la testa, e lanciò un’occhiata alla strada.
Riku la osservò: aveva una scintilla negli occhi quando parlava del cavaliere, sembrava quasi febbricitante, e anche la voce appariva diversa. Qualcosa stava cambiando oppure era vicino a cambiare, non l’aveva mai vista così; di solito sua moglie tendeva a sopprimere ogni passione, tranne quelle che tutti si aspettavano che avesse.
Si parlava di libri? Non doveva mostrare interesse. Cucito? Doveva mostrarsi un’esperta.
Sapeva bene che per Naminè era una tortura, ma aveva paura a dirle di lasciar perdere le aspettative altrui, paura che lei finisse nei guai, che si ferisse, proprio come un bambino che impara a camminare.
– Beh, direi che questo mistero abbia bisogno di essere... scoperto, ecco. – le disse.
– E come? – chiese lei abbacchiata, continuando a fissare fuori.
– Non saprei. Forse andando incontro al nero destrier e al suo cavaliere. –
La giovane si voltò di scattò a guardarlo, gli occhi sgranati, le guance arrossate dall’eccitazione.
– I-io? Da sola? –
– Certo, perché no. Siete all’altezza di questo compito? –
Naminè gettò una rapida occhiata alla strada, poi tornò a guardare Riku, il quale rischiava di sciogliersi a causa della tenerezza che lei gli suscitava.
– Io stesso mi accerterò che le strade siano sicure, prima che voi andiate. E poi, sarete accompagnata da Flint. È un ottimo deterrente contro i malviventi, quel cane. – le assicurò lui sorridendo.
Lei ci pensò su alcuni istanti, poi annuì vigorosamente.
– Perfetto. Domenica sera può andar bene? Ci sarà la luna piena, così la visibilità sarà migliore. –
 
Domenica sera, poco prima di mezzanotte, Riku rientrò in casa e sua moglie gli corse incontro.
– Allora? – chiese concitata.
– Via libera, è tutto tranquillo. Non per questo, però, dovete abbassare la guardia. –
Lei inspirò pesantemente, drizzò le spalle e gli sorrise.
– State tranquillo, caro. Sarò presto di ritorno e si spera con buone notizie. –
Fece per uscire, ma quando si trovò sulla porta ebbe un piccolo ripensamento e tornò vicino al ragazzo; lui alzò un sopracciglio e lei, in risposta, si alzò sulle punte per dargli un lieve bacio sulla guancia. Poi, seguita dall’enorme alano grigio, uscì avvolta in un mantello verde.
Insieme al cane, si aggirò per le vie principali del villaggio, incontrando solo un crocchio di ubriachi innocui e due prostitute che uscivano dalla casa del dottore ridacchiando.
Dopo tre giri, si fermò, pensando a dove avrebbe potuto trovare il cavaliere; gettò un’occhiata al cane, che stava fiutando l’aria in direzione del bosco.
Ma certo, il bosco! La prima casa che si incontra venendo da lì è quella  dei Broden, e  dopo pochi metri c’è la taverna, da dove lo hanno avvistato e dunque hanno dedotto che fosse uno straniero.
Fece schioccare la lingua e il cane abbaiò.
– Andiamo, Flint. – disse, ridendo piano.
Arrivata sulla via che conduceva dal bosco, superò il cartello in legno che recava scritto il nome del villaggio e si sedette su un masso, mentre il cane si sdraiò ai suoi piedi.
Spero non sia una lunga attesa, anche perché non voglio che Riku si preoccupi.
Dopo quella che la parve un’eternità, ma in che in verità furono solo una ventina di minuti, udì uno scalpiccio che andava avvicinandosi; Flint uggiolò e appiattì le orecchie sulla testa.
– Buono bello. – sussurrò alzandosi.
Strizzò gli occhi per vedere meglio e, dopo cinque furiosi battiti del suo cuore, scorse una sagoma imponente, riconducibile ad un uomo a cavallo, stagliarsi contro il profilo del bosco.
Trattenne il respiro, il cuore che martellava nel petto, provando ad immaginare cosa avrebbe fatto e detto il cavaliere e cosa avrebbe risposto lei; si chiese se le intenzioni di partenza del cavaliere fossero cattive o meno, augurandosi la seconda opzione.
Nel frattempo, il cavallo si era avvicinato; si fermò a tre metri da lei e un fascio di luce lunare lo colpì in pieno, lasciando la ragazza stupefatta: in sella al cavallo c’era la persona più bella che Naminè avesse mai visto.
Era biondo, i capelli dello stesso colore del grano che gli ricadevano morbidamente in un ciuffo un po’ ribelle sugli occhi di un intenso azzurro. Naminè era sicura di non aver mai visto un azzurro così,  perlomeno non nella realtà. Un colore così vivo era riuscita a vederlo solo nei suoi sogni ad occhi aperti, quando lei era la figlia di un corsaro e viaggiava in mari e oceani dello stesso colore acceso e straordinario di quegli occhi. Il viso era senza imperfezioni e i lineamenti erano decisi.
Il mento era un po’ appuntito e la pelle leggermente ambrata, ma le due cose non stonavano, anzi. Gli davano un qualcosa di ancora più... magnetico.
Ma la cosa più sorprendente era che il cavaliere dimostrava la stessa età di Naminè, ovvero poco più di venti.
– Io sono la Morte. –
La ragazza fu riportata di colpo alla realtà da una cristallina voce femminile, che veniva direttamente dalla sua testa. Si guardò attorno, confusa, quando il ragazzo parlò. La sua, di voce, era profonda e, a differenza della prima, era reale e si diffondeva nell’aria, non nel suo cervello.
– Io sono l’Amore. –
Proprio come nella poesia che mi hanno recitato le anziane del paese...
– Io, ehm, sono lady Naminè. – disse titubante.
Il ragazzo la scrutò così a lungo e così attentamente che le parve di essere nuda; assunse un’espressione più sicura possibile e attese.
– Non vedo amore in voi. – fece lui – Solo attorno a voi. Vi segue come vi ha seguita quel cane, fedele e appassionato. Ma... non è corrisposto, o sbaglio? –
Lei fece un passo indietro: le parole del cavaliere la stavano mettendo a disagio. Eppure non scorgeva nemmeno una nota di accusa nelle sua parole: la sua era una semplice, vera e amara constatazione.
– Chi siete? – gli chiese.
Lui scese da cavallo e andò a sedersi sulla roccia dove fino a pochi minuti prima era appoggiata Naminè.
– Ha importanza? – chiese di rimando. Era tristezza quella nella sua voce?
– Chi sei, da dove vieni, chi è tuo padre, che lavoro fai, quanto guadagni... nessuno che faccia mai le domande giuste. – continuò.
– E quali sarebbero le domande giuste? – domandò curiosa.
In risposta, lui le mostrò una mano chiusa a pugno e alzò due dita.
– Dove sei diretto. Sai cos’è l’amore. Sono solo due, ma bastano. Devono bastare. –
Lei lanciò uno sguardo al cavallo, nero come la notte, chiedendosi se la voce femminile gli appartenesse.
– D’accordo, allora. Dove siete diretto? – chiese, mentre la sua pazienza arrivava al limite.
– Io sono un discorso a parte. Voi, piuttosto, dove siete diretta? –
A Naminè non potè non sfuggire uno sbuffo esasperato: quel ragazzo stava eludendo tutte le sue domande!
– Io? Io sono ferma qui, ancorata ad un uomo che mi ama ma che io non amo. E non ho via di fuga. D’altronde, è tutta una vita che giro in tondo rimanendo però ferma. –
Una piccola parte di lei si chiese perché stesse aprendo la sua anima ad un perfetto sconosciuto, ma il benessere che provava a poter parlare apertamente a qualcuno di ciò che provava soffocò in fretta quella parte.
Il ragazzo annuì, come se la capisse perfettamente, e Naminè si disse che non poteva capirla: tanto per cominciare, era un uomo e detto questo detto tutto. E poi, era un cavaliere che se andava in giro in lungo e in largo senza rendere conto a nessuno.
–  Parlano di voi, in paese. Qualcuno ha composto anche una poesia, una nenia. Un cavaliere misterioso a cavallo di una magnifica bestia. Stando a questa poesia e alle voci che girano da prima che mia suocera nascesse, siete più vecchio di come apparite. – disse tutto d’un fiato.
Lui annuì nuovamente e volse lo sguardo alle stelle.
–  Ci sono tre cose che accompagnano l’uomo sin dalla notte dei tempi: l’Amore. La Morte. La Guerra. Tre cose così vecchie e al tempo stesso sempre giovani. Scrivono la storia. Oppure la cancellano. –
Si girò a guardarla, come aspettandosi che lei rispondesse, poi si alzò.
– Se hai un sogno, non aspettare. Agisci. È una delle piccole regole della vita. E te ne dico un’altra: bisogna decidere cosa siamo disposti a rischiare. Alcuni mettono in gioco i proprio sentimenti, altri il proprio futuro. C’è poi chi deve imparare a rischiare, punto. Anche se questo significa fare il primissimo passo. –
Montò a cavallo e si guardò attorno, poi tornò a puntare lo sguardo su di lei con un sopracciglio alzato.
– Tuo marito ti lascia venire da sola per le strade a quest’ora della notte? –
– Sono venuta appositamente per vedere te. – confessò lei – Lui però prima ha controllato le strade. E poi c’è Flint con me. – aggiunse con una scrollata di spalle.
– Allora non sei messa così male. Poteva capitarti di peggio. –
Prese le redini e fece girare il cavallo, dando così le spalle a Naminè. Lei sentì l’agitazione montarle dentro, non voleva che il ragazzo se ne andasse così presto.
– Aspetta! – urlò.
Il cavaliere fece prontamente fermare il cavallo, che nel frattempo aveva iniziato a camminare verso il bosco, ma non si girò.
– Io... ho ancora due domande da farti. La prima è questa: qual è il tu nome? –
– Ho tanti nomi, ad essere sincero, ma tu mi puoi chiamare Roxas. –
– La mia seconda domanda, Roxas, è questa: sai cos’è l’amore? –
Roxas sussultò visibilmente e, quando parlò, la sua voce sembrava al tempo stesso quella di un vecchio e quella di un bambino.
– Non per esperienza personale. –
Detto questo, lui e il cavallo sparirono nel buio, lasciando Naminè sola.
 
 
*Note storiche/geografiche:
Steventon è un villaggio e una parrocchia civile dell'Hampshire, in Inghilterra. È situato 7 miglia a nord della città di Basingstoke, tra i villaggi di Overton, Oakley e North Waltham.
È nota per aver dato i natali alla scrittrice Jane Austen. Fonte: Wikipedia
 
 
Angolo autrice:
Sono viva. Sono tornata e ho poco tempo causa computer impazzito.
Lo so che è fin troppo lungo, ma non mi andava di tagliarlo prima che Naminè e Roxas parlassero. Il secondo e ultimo cap (per cui dovrete ricorrere a tutta la vostra pazienza sempre a causa del mio pc matto) sarà nettamente più corto. O forse no. Boh, dipende dall'ISPIRAZIONE.
Per favore, fatemi sapere cosa ne pensate. La poesia è di A. De Quental, Sonetos.
Un grazie particolare alla cavissima antocharis_cardamines. Non c'è bisogno di spiegazioni.
A presto (si spera) e passate un buon Ferragosto domani.
Luly 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Luly Love