Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: lettym    14/08/2013    1 recensioni
Chi da piccolo non ha mai letto un fiaba?
Probabilmente tutti ne hanno letta almeno una: la classica principessa in difficoltà, la regina o la strega cattiva, il classico principe azzurro che, in calzamaglia e in sella al suo cavallo bianco, accorre a salvare la sua amata. E naturalmente il lieto fine é quasi sempre assicurato.
Siamo cresciuti con l'illusione che la vita fosse così, una fiaba. Ma che succede quando ti accorgi che non é così? Che non c'é nessuna fata buona che vedendoti piangere disperata ti asciuga le lacrime e ti aiuta?
Che nessun principe verrà a salvarti?
Questa che sto per raccontarvi é una fiaba molto particolare. La storia di una bella addormentata che non vuole essere svegliata. Una storia vera.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nessuno svegli la bella addormentata!



If this love only exist in my dreams don't wake me up
-Chris Brown, Don't Wake Me Up

 
Stava scappando, non sapeva bene nemmeno lei da cosa, correndo lungo un vicolo, che a giudicare dai muri di mattone levigati dalla intemperie, doveva essere di un centro storico di un qualche paesello.
Correva a perdifiato, quando ad un certo punto, una macchina imboccò il vicoletto, dirigendosi a tutta velocità verso la sua direzione. Non si accorse di nulla fino a quando non si trovò la macchina a meno di un metro da lei. Alzò lo sguardo terrorizzata, e in un secondo realizzò che era troppo tardi, non avrebbe fatto in tempo a spostarsi. Chiuse gli occhi istintivamente aspettando il colpo, che sapeva l'avrebbe molto probabilmente uccisa.
E il colpo arrivò,  ma non da dove si era aspettata. Sentì qualcosa sbattere contro il suo fianco sinistro e arpionarla, spingendola verso sinistra, la parte opposta della traiettoria dell'auto.
Qualcosa o qualcuno.
Barcollò e rischiò di cadere ma una stretta forte e solida non glielo permise.
Aprì gli occhi sconvolta e confusa. Trovò davanti a sé due occhi azzurri. No aspettate, non banalmente azzurri. Erano di un azzurro elettrico simile a quello dei led o di alcune lampadine. Un azzurro innaturale. Sì innaturale, perché non esisteva un azzurro così intenso e luminoso in natura
Azzurro elettrico, lei lo chiamava, ed era il suo colore preferito.
Rimase imbambolata per alcuni secondi, fino a quando lui non parlò, spezzando il silenzio.
- Stai bene?
Chiese guardandola preoccupato.
- Mm sì. Farfugliò sconvolta voltandosi per osservare l'automobile percorrere l'ultimo tratto di vicolo prima di svoltare a sinistra, senza curarsi minimamente di loro.
Poi l'immagine sfuma e scompare.
Ora si trova in un luogo poco illuminato.
Sta abbracciando lo stesso ragazzo, quello che l'ha salvata. Ha come l'impressione che sia passato molto tempo da quel giorno. Prova un forte desiderio di abbracciarlo e lo fa. Lui ricambia calorosamente, stringendola forte e sollevandola facendole intrecciare le gambe alla sua vita. Così stretta a lui, può sentire sotto i polpastrelli le sue spalle forti e vi ci si aggrappa come se il ragazzo fosse la sua ancora di salvezza, colui che non le permette di annegare in un mare in burrasca.
-Ricordi il giorno in cui ti ho salvato quando stavi per essere investita? Le chiese sprofondando il viso nei capelli della ragazza.
Annuì. -Il giorno in cui ci siamo conosciuti. Rispose.
- Stavo camminando alcuni metri dietro di te. Ti vidi e vidi la macchina. Quando capii quello che sarebbe successo di lì a pochi secondi, scattai istintivamente. Non avrei mai permesso che accadesse una cosa del genere. Non me lo sarei mai perdonato. Non un'altra volta.
- Che vuoi dire? Non ci eravamo mai visti prima, in che senso "non un'altra volta"?
Lui sospirò. - Ecco devo raccontarti una cosa sul mio passato. In pochi conoscono questa storia.
Trattenne il respiro in attesa che iniziasse a raccontare, aveva la sensazione che questa storia fosse molto dolorosa per lui.
-Vale ed Ele erano i miei due migliori amici. Ci conoscevamo da quando avevamo cinque anni. Noi tre eravamo inseparabili. Siamo cresciuti insieme, il nostro motto era "Uno per tutti e tutti per uno!" come i tre moschettieri.
Sorrise tristemente, aveva gli occhi fissi davanti a se come se guardasse qualcosa che agli altri era impossibile vedere. Riprese a parlare.
- Stavamo tornando da una festa, era tardi. Io ed Ele eravamo un po' brilli, Vale invece non aveva toccato alcool perché sapeva di dover guidare. Stavamo scherzando e ridendo come al solito. Non mi accorsi di nulla. Mi ricordo solo un forte fracasso e il buio. Quando riaprii gli occhi vidi che la nostra auto era distrutta. Nella parte anteriore dell'auto, dove viaggiavano Vale ed Ele la lamiera era ripiegata su se stessa.
Vale morì sul colpo, Ele invece poco dopo. Le sue gambe erano incastrate nella lamiera, quando la tirarono fuori molto tempo dopo per lei non c’era più nulla da fare. Emorragia.
La ragazza aveva gli occhi lucidi e non sapeva cosa dire.
-Io...é terribile...
-Scoprii che il guidatore dell'auto che si era schiantata contro la nostra, era sotto effetto di stupefacenti. Io non avrei permesso che qualcun altro morisse sotto i miei occhi sempre per colpa di una stupida auto, senza far nulla.
-Capisco...
Si sentiva triste e strana, sapeva in qualche modo, che quella era l'ultima volta che si sarebbero visti. Era un addio. Lo baciò, trasmettendogli tutte le emozioni che sentiva. Quando si staccarono, lui la guardò con quei suoi meravigliosi occhi azzurri:
-Voglio che questa la tenga tu. Le disse togliendosi una collana con una placchetta simile a quella che avevano i militari. La aiutò a metterla e lei osservò meglio l'incisione sulla placchetta. "Vale ed Ele" recitava, c'era anche una data, sembrava fosse 10/02/10 ma non ne era molto sicura.
-Me la regalarono loro per il mio diciottesimo compleanno insieme ad una marea di altre cose. Penso che a loro farebbe piacere se la tenessi tu. È una parte di me, della mia vita, del mio passato.
-Grazie. Disse piena di gratitudine perché sapeva che per lui quella collana era molto preziosa.
La baciò un'ultima volta e se ne andò.
Mi svegliai rendendomi conto che tutto quello era solo un sogno. Che strano sogno! Non ne avevo mai fatto uno così reale. Sentivo ancora l'affetto, o amore non saprei dire bene, che provavo verso quel ragazzo, la tristezza per il suo passato e la sensazione delle sue labbra sulle mie. Io che non avevo mai baciato un ragazzo in vita mia! Cercai con la mano la collanina ma naturalmente di essa non c'era traccia.
Eppure ero sicura di aver sentito il freddo del metallo contro la mia pelle durante il sogno.
Mi alzai confusa da quello strano sogno. Decisi di non pensarci e di lasciar stare, in fondo era solo uno stupido sogno. Mi lavai e mi vestii per andare a scuola. Su Aurora, ti aspetta un'altra entusiasmante giornata! Sí certo, figuriamoci…
 
 
Questa è la prima storia che pubblico su efp. L’idea è venuta da un mio sogno, e ho deciso di iniziare a scrivere. Che ne pensate? Accetto anche critiche, purchè costruttive.
 Ditemi se secondo voi ne vale la pena, altrimenti la cancello perché non ne sono molto soddisfatta e c’ho impiegato molto tempo prima di decidere di pubblicarla.
La storia non è ancora iniziata del tutto quindi vi consiglio di leggere anche il prossimo capitolo prima di giudicarla. Ok ho già parlato troppo, vi lascio. Bacii

 
 
.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lettym