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Autore: Reo    15/08/2013    2 recensioni
Allen, costretto a scappare dalla sua vecchia vita e in cerca di risposte, si ritroverà a fare il maggiordomo nella villa del misterioso Conte del Millennio, e tutto per un solo obiettivo: scoprire il mistero legato alla sua nascita.
[Raiting sempre più rosso con il proseguimento della storia]
[LavixAllen, TykixLavi, Tykix?]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Rabi/Allen
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dance in the alley of sin. 
Tutti i diritti sui personaggi a Katsura Hoshino,che ringrazio profondamente per aver creato uno dei manga più belli di questo decennio. 

Dovrei postrarmi ai piedi di tutti quelli che aspettavano da tempo questo capitolo, davvero, ho rimandato per giorni la stesura del quinto capitolo usando scuse varie e inutili, diciamo che i principali motivi per cui il capitolo l'ho pubblicato solo ora sono: il caldo, e la poca voglia di accendere il cervello. Poi ho avuto l'illuminazione che poi ho dimenticato, ma per fortuna è tornata, quindi eccoci qui! Voi con un nuovo capitolo, io più esaurita del solito perché la storia sta arrivando ad un punto importantissimo, ed io sono un'idiota con la laurea. 
Come al solito ringrazio tutti quelli che hanno recensito, messo trai i preferite/seguite/ricordate, o semplicemente letto questa ff.
Vi lascio da soli, ma in buone mani (spero!) 
Alla prossima! 




Lenalee si lasciò scivolare fino a toccare il pavimento. 
L'ennesima discussione con suo fratello. 
Aveva raggiunto il limite. 
Si accorse di non aver smesso nemmeno per un attimo di piangere, e pensare che mentre urlava, credeva di sembrare forte e sicura delle sue parole. 
Eppure credeva che stesse andando tutto per il meglio, nessuno si era accorto del suo cambiamento, nessuno l'aveva sentita o vista di notte mentre piangeva e si dimenava, stava mentendo alla perfezione. 
Invece era bastata una domanda di suo fratello per far crollare tutto. 
"Riguardo al matrimonio, a te va bene?" 
No. 
Non andava per niente bene. Avrebbe dovuto sposare il suo migliore amico, un fratello per lei, ma per cui non provava nessun sentimento che si potesse avvicinare all'amore. 
Suo fratello si era scusato con lei, ormai era in età da matrimonio e Kanda era la scelta migliore, il ragazzo aveva già accettato e molti già li davano per prossimi sposi. 
Solo che nessuno aveva calcolato un particolare. Linalee non avrebbe mai sposato qualcuno che non amava, neanche sotto costrizione, avrebbe lottato fino all'ultimo. 
Ma sembrava che a nessuno importasse se lei fosse consenziente o meno, aveva provato a parlarne con suo fratello, che aveva sempre evitato l'argomento come la peste, con la sua vecchia cameriera, che le aveva consigliato di accettare la proposta perché Kanda era ricco e avvenente, non c'era di meglio sul mercato. Ed infine, aveva provato a parlarne con Kanda, che le aveva detto di fare come le pareva, a lui non cambiava nulla in fondo. 
Non voleva arrendersi, solo non riusciva più a combattere, si sentiva schiacciata del peso dell'aspettative di tutti. 
Anche mentre insultava il fratello sperava che lui la fermasse, l'abbracciasse e la confortasse. Invece il fratello le aveva dato della bambina viziata, per poi darle uno schiaffo. Uno di quelli leggeri, dati per la rabbia, subito dopo si era scusato e aveva tentato di toccarla. 
Lenalee aveva evitato qualsiasi altro contatto fisico con Komui, e poi era scappata in camera sua. 
Ed ora era lì, stesa sul pavimento, immobile, solo le lacrime scivolavano giù dai suoi occhi scuri. 
Solo un'altra volta aveva pianto così tanto, il giorno della morte dei suoi genitori. 
Credeva di non aver mai provato un dolore grande come quello, ma quello che le stava accadendo ora era quasi peggio. 
La sua dignità in quanto persona e il suo volere venivano calpestati da una società basata su matrimoni di convenienza. 
Suo fratello era un diretto dipendente della casata reale, scienziato di corte, così l'avevano soprannominato i suoi superiori, e conduceva un progetto segreto per la sicurezza dell'intera Inghilterra, ciò non bastava a garantirle una buona reputazione nell'alta società. 
Ma a Lenalee non interessava per niente essere popolare o guadagnare il rispetto di quei maiali travestiti da nobili. 
Invece il fratello voleva solo il meglio per lei, voleva risparmiarle una vita miserabile additata da tutti come la "zitella". 
Forse doveva solo accettare il tutto, dimenticare il suo sogno, e sposare Kanda, avere una vita normale, insomma. 
Lenalee tirò un pugno allo specchio che aveva in camera, il quale prima di rompersi in tanti pezzi rifletté per l'ultima volta il suo riflesso, Lenalee non piangeva più, nemmeno per il dolore che la ferita alla mano le dava. 
Prese un pezzo appuntito di specchio. 
Lo avvicinò al suo viso. 
- Scusami fratellone, Io non mi arrenderò. - 
Prese i suoi lunghi capelli di cui suo fratello andava tanto fiero, e li tagliò. 
Le ciocche nere cadevano inermi sul pavimento, come ad andare a sostituire la stessa Lenalee che fino a qualche minuti prima era stesa lì. 
Si tolse anche il lungo vestito rosso e nero, restando solo con una sottoveste bianca. 
Uscì fuori dalla suo stanza, non badando a niente, non le interessava nemmeno di essere vista. 
Il sangue che le usciva dalla mano le sporcò in poco tempo l'unico indumento che indossava e dava alla ragazzo un'aspetto macabro. 
Entrò nella stanza del fratello, rimosse gli ultimi indumenti, e prese alcuni abiti maschili, quelli meno pregiati e piccoli che trovò. 
Stracciò un pezzo di stoffa dalle tende e si fasciò la mano, poi gettò giù dalla finestra la sottana bianca. 
Ritornò in camera sua e riempì una valigia con pochi averi: qualche soldo, un quaderno, una sciarpa che un tempo era di suo padre ed infine i due fermagli con cui era solita legare i capelli. 
Ora non le servivano più, eppure ci era comunque legata, gli erano stati regalati da una vecchia amica di sua madre, il ricordo di quella donna era ancora vivido nella mente di Lenalee, una donna forte, che era andata contro il volere di tutti e si era ribellata. 
Quella donna ora abitava in Giappone, Lenalee sarebbe andata lì da lei. 
Ora era pronta ad abbandonare tutto. 
Ora era pronta a realizzare il suo sogno. 
Legò tutte le coperte e le tende che riuscì a trovare insieme, e scrisse un veloce biglietto al fratello, aiutandosi con la fune improvvisata che aveva creato scese giù in giardino, e ricordandosi di un passaggio scoperto da piccola arrivò al cancello della villa. 
- Addio. - 
Sussurrò prima di essere inghiottita dalle tenebre della notte.






Alle sette in punto Miranda bussò alla porta della camera di Allen, chiedendogli gentilmente se era sveglio. 
Il ragazzo le rispose che era quasi pronto. 
In verità era pronto da un pezzo, aveva avuto tutto il tempo di sistemare la sua divisa in maniera impeccabile, di fare qualche esercizio fisico, di rifare il letto, di disfare la valigia, e di fare un giretto per le cucine e il giardino della villa. 
Ci aveva visto giusto, quel posto era enorme, e non solo la villa, anche il giardino si estendeva per quasi mezzo chilometro, avevano addirittura un piccolo orto dove crescevano delle strane piante, per non parlare delle cantine, quasi infinite, e una moltitudine di passaggi segreti che Allen non aveva avuto il coraggio di esplorare. 
Insomma, quel posto era un vero labirinto, e visto che ci doveva lavorare doveva conoscere al più presto e possibile almeno la villa e le varie stanze, magari avrebbe chiesto a Miranda di fargli fare un giro. 
Nonostante l'ora la cucina era già in fermento, il conte adorava mangiare con i suoi vari figli, anche se la maggior parte mangiava in camera, queste erano le uniche cose che Allen per ora sapeva di quella stramba famiglia. 
La casata "Noah",  tutti conti, quasi tutti adottati dal cosiddetto "Conte del millennio", padrone della villa, e di tutti gli averi della famiglia. 
In totale ne erano tredici, ma molti erano all'estero o sparivano per interi periodi. 
Era una famiglia strana, a detta degli altri servitori, ma pagavano profumatamente e trattavano bene tutti, e non c'erano mai stati episodi spiacevoli. 
Miranda nutriva una specie di adorazione per ogni membro di quella famiglia, a cui diceva di dover la vita, visto che l'avevano tolta dalla strada e dato un lavoro, e insultarli davanti a lei era come insultare lei stessa. 
Portata la colazione in tavola, Allen si fece spiegare a grandi linee dove fosse la camera del conte Mikk, e con un vassoio ricolmo di cibo raggiunse la camera del conte. 
Bussò, e appena ricevuta risposta entrò socchiudendo la porta. 
Tyki Mikk quella mattina era indecente, i capelli sciolti ricadevano selvaggi sul viso, i cui tratti Allen non riusciva a capire se fossero francesi o spagnoli, ma la cosa peggiore fu che quando vide Allen scostò le coperte rivelando il corpo completamente nudo. 
- Avevate caldo, oppure di norma ci si spoglia la mattina? - disse Allen abbassando lo sguardo. 
- Se vuoi guardare non mi prendo collera, le cose belle si mostrano ad ogni ora del giorno, e della notte. - sussurrò il conte. 
Allen porse con violenza il vassoio su un mobiletto vicino al letto, rischiando di rovesciando il contenuto. 
Tyki rise prendendo la propria tazza di thè e assaggiandone il contenuto, poi prese un biscotto e lo morse, e involontariamente lecco via le briciole dalle proprie labbra. 
Allen che aveva guardato tutta la scena, ebbe la reazione che tutti avrebbero se dopo ore svegli senza aver mangiato niente qualcuno ti sventolasse davanti del cibo. 
- Cose questo sguardo affamato? Ti dai alla fame giù nelle cucine? - 
Allen arrossì, tentando di mascherare con dei colpi di tosse il rumore del proprio stomaco che brontolava. 
- Dai su, prendi qualcosa dal mio vassoio, tanto devo andare a fare delle commissioni e sicuramente mangerò qualcos'altro. - 
- Non è necessario, signore. - rispose Allen imbarazzato. 
- Non farti pregare. - continuò il conte porgendo al ragazzo una fetta di torta alla panna che aveva un aspetto delizioso. 
- Devo rifiutare. - e pensare che ci stava mettendo così impegno a non addentare quella torta! Doveva rimanere composto e fare il suo lavoro, non poteva prendersi certe libertà! 
- Bene, allora ti imboccherò io! - esclamò il conte, per poi cingere la vita del ragazzo con il braccio libero, e con l'altro poggiare la torta sulla bocca del ragazzo. 
Allen venne terribilmente infastidito da quel gesto, e tentò di scostarsi. 
- Conte, mi lasci subito. - minacciò quasi l'altro. 
- Il tuo stomaco brontola! Cadrai per terra come una pera se non mangi qualcosa. - 
- No, è una questione d'orgoglio. - 
- Con l'orgoglio non ti sfami, ragazzino. - 
Vista da fuori poteva sembrare qualcosa di ardentemente erotico, ma la verità era che per i due era uno scontro sul far cedere la volontà dell'altro, quasi come una madre che cerca di dar da mangiare al proprio piccolo e dispettoso figlio. 
- Avanti su, apri la bocca, è molto buono, fidati. - 
- Mai, non posso accettarlo, caro il mio conte. - 
La porta si spalancò e Lavi ci scivolò dentro nell'atto di dire qualcosa, ma poi alla vista che ne conseguì si blocco sul posto, fermo come una statua. 
- Ehm, io... - tentò di riprendersi. 
Allen spalancò la bocca tentando di difendersi, ma Tyki ne approfittò per infilargli metà torta in bocca. 
- Caro fratellino, un uomo adulto a volte deve fare cose che gli altri non si aspetterebbero mai. -  disse Tyki. 
- Come far mangiare a qualcuno una torta nudo? - urlò Allen, una volta inghiottita la torta, che alla fine era davvero ottima. 
- Anche. - rispose vestendosi. 
- Ehm, ero venuto a svegliarti, non pensavo di trovarvi.. così - disse Lavi. 
- Ma che così e così, io vado, tornerò dopo a prendere le tazze, se avete bisogno chiamate, arrivederci, addio, figli maschi, e tante belle  cose. - esclamò Allen dandosi una sistemata ad uscendo dalla stanza. 
Lavi tirò un sospiro gettandosi su una poltrona. 
- Mi chiedo che opinione si sia fatto di me. - disse passandosi una mano sul volto. 
- Sicuramente migliore della mia. - esclamò Tyki facendo il nodo della cravatta. 
Lavi rise prendendo il pacchetto di sigarette da un cassetto del comodino. 
- Fumi ancora questa robaccia? - 
- I sigari per quanto raffinati lasciano un odore terribile, con queste sono al sicuro dai cattivi odori sui vestiti. - rispose prendendo una sigarette dal pacchetto. 
Lavi prese un fiammifero e lo accese porgendo la fiamma dorata all'altro, mentre bruciare un po' di sigaretta si rivolsero uno sguardo d'intesa carico di elettricità. 
- Quando metterai la testa apposto? Hai diciannove anni, va bene divertirsi però dovresti pensare al tuo futuro, i tempi sono cambiati. - 
Lo sguardo di Lavi perse luminosità. 
- Parla per te, sei sulla soglia dei trent'anni ed ancora rifiuti di prendere moglie. - 
- Per me è diverso, io aiuto il conte in altri modi, e poi ho già avuto abbastanza richieste di matrimonio da dar moglie all'intera città. Mi basterebbe scegliere chi più mi aggrada. - 
- Oh, il grande Mikk che va in pensione, conosco persone che darebbero un occhio per farsi che questo non accadi. - 
- Tu sei fra quelle? - rise Tyki indicando l'occhio buono dell'altro. 
Lavi si mise una mano sulla benda, cambiando espressione, da beffarda e scherzosa a quasi ferita. 
- Dai su non prendertela, so della tua "cottarella", ma per me tu sei solo un carinissimo fratellino con molti segreti. - disse Tyki dando un lieve bacio sulla nuca al ragazzo. 
- Quindi la scommessa non vale più. - 
- Voglio ritirarmi con il gran finale, quindi no, la scommessa vale, nonostante tutto. - 
Tyki si inginocchiò vicino al fratello, e gli mise le mani sulle ginocchia.
- Prima o poi troverai la persona giusta, forse inizialmente sarai confuso ma poi scoprirai che è quella giusta, e allora tutto quello che hai passato, tutto il dolore, tutte le lacrime, tutto avrà senso, troverai qualcuno che forse non cancellerà il tuo passato, ma renderà migliore qualsiasi cosa. - 
Lavi scostò le mani dell'altro. 
- Cazzate sparate da un vecchiaccio. - disse uscendo via dalla camera. 
Tyki si concesse un tiro più lungo degli altri. 
Dopo qualche secondo una cameriera entrò nella camera. 
- Ho visto il conte Lavi, uscire furioso da qui, posso far qualcosa? - 
- Ehi, pensi che io sia un vecchiaccio? - 







- Se il mattino ha l'oro in bocca il mio ha il letam.. - Allen fu gettato per terra da qualcosa. 
Si massaggiò il fondo schiena trattenendo un paio di imprecazioni. 
La sua attenzione fu catturata da un piccolo gemito. 
- Ahia ahia ahia. -  Pochi metri più in là c'era qualcuno, una ragazzino. 
Era raggomitolata su se stessa, aveva un vestito bianco tutto fronzoli e merletti, aveva il viso rivolto verso il pavimento, e s'intravedeva solo una massa di capelli neri corti quasi tendenti ad un blu violaceo. 
- Ehi, scusami, ti sei fatta male? - 
La ragazzina si girò con le lacrime agli occhi tentando di dire qualcosa, però alla vista di Allen i suo enormi occhi dorati s'illuminarono. 
Prese le mani del ragazzo tra le sue,  e gli disse: 
- Il conte mi aveva parlato di un nuovo maggiordomo, Tyki prende sempre e solo i migliori, sembri una ragazza, immagino che te l'abbiano già detto, però davvero credevo fossi una cameriera ma ora che ti guardo vicino sei abbastanza maschile. - 
Una valanga di parole dette senza riprendere fiato, una certa malizia in ogni sillaba, e vari insulti alla sua virilità, intontirono Allen, al punto che non riuscì a rispondere e si mise a boccheggiare. 
La ragazzina si alzò in piedi e si rassettò il vestitino quasi da bambola. 
- Piacere, io sono Road Kamelot, figlia di Sheril Kamelot, a sua volta figlio del conte. - 
Porse la mano ad Allen, il quale tentò di stringerla ma fu subito tirato su con forza dalla ragazzina. 
- Questo incidente sarà il nostro piccolo segreto. - sussurrò Road facendo l'occhiolino per poi andarsene canticchiando. 
Allen ebbe un brivido, i bambini in quella famiglia crescevano con pane, latte, e malizia? 
Scosse la testa e si avviò verso le cucine. 
 
 



- Che storia, non credevo che Nea avesse il coraggio di fare un cosa del genere. - 
esclamò un uomo elegantemente vestito, con i lunghi capelli neri. 
- Nessuno si aspettava una cosa del genere da uno come lui. - disse una donna bionda. 
- Secondo me, era già da un po' che progettava una cosa del genere. - disse ad un tratto Tyki lasciando gli altri interlocutori sorpresi. 
- Sono d'accordo con Tyki. - accordò un uomo, il più maestoso di tutti, mentre continuava a mettere zucchero nel suo té. 
- Spero che la cosa non ho avuto ripercussioni sulla nostra famiglia agli occhi della società, vero, Sheril? - chiese la donna bionda. 
- Nessuna ripercussione, è stato tutto taciuto in tempo, abbiamo messo in giro la voce che fosse tutta una messa in scena ideata da qualche nostro nemico, Lulu bell. -  rispose l'altro. 
-  E per quanto riguarda Nea, Wisely? - chiese  l'uomo continuando a mettere zollette di zucchero nel tè. 
- Sistemato, come richiesto, Conte. - sorrise sadicamente un ragazzo con i capelli bianchi con la fronte circondata da una bandana. 
- Perfetto. - il Conte lasciò cadere l'ultima zolletta nella tazza. 
 
 




- Sei rimasto tutto il tempo qui fuori? Stavi origliando? - chiese Tyki. 
- No, il conte mi aveva fatto promettere di non farlo, ed io mantengo le promesse. - rispose Lavi sorridendo. 
- Sì, certo. - Tyki prese una sigaretta e cercò il pacchetto di fiammiferi. 
- Siete rimasti per ben due ore lì dentro, non posso nemmeno sapere l'argomento principale? - chiese Lavi con una punta di rabbia nella voce. 
- Del tempo, delle mele, del diabete del Conte.. - Tyki si guadagnò un'occhiataccia dal fratello. 
Lavi sospirò. 
- Credevo che ormai queste riunioni segrete non fossero più un problema per me, avevi detto che una volta compiuti diciott'anni avrei potuto.. - 
- Lavi, non sono cose che decido io, il conte è molto volubile, non so nemmeno io cosa frulli in quel cervello pieno di zucchero, ma stai pur certo che avrà un motivo valido per non farti partecipare a queste riunioni. - 
- Però addirittura Wisely che è più piccolo di me partecipa! E anche Maitora che non dice mezza parola. - 
- Wisely è Wisely, conosci bene quello di cui è capace, e per quanto riguarda Maitora, lui ehm, è abbastanza grande, forse ha la mia età, forse. - 
- Jusdero e Debit non hanno partecipato alla riunione solo perché sono in viaggio, e Road non partecipa solo perché non capirebbe niente. - 
- Oh Road capirebbe su questo non ci piove. - ridacchiò Tyki. 
- Allora quali qualità servono per far davvero parte di questa famiglia? - 
- Lavi, tu già fai parte della famiglia. - disse Tyki mettendo una mano sulla spalla dell'altro. 
- Partecipare o meno a queste riunioni "segrete" non cambia niente, e poi ti dirò sono assurdamente noiose, non sai che scocciatura che ti scampi. - continuò ridacchiando. 
Lavi sorrise al maggiore, ma mentre tornavano alle proprie camere non riusciva a non pensare al perché lui non poteva fare cose che agli altri membri erano concesse, come visitare i sotterranei, o partecipare a queste riunioni, o prendere parte agli affari di famiglia, tutto ciò lo demoralizzava. 
 

P.s SPOILERRRRRRRRR: Wisely e Maitora sono due membri della famiglia Noah, se ne volete sapere di più consultate qui: http://dgrayman.wikia.com/wiki/Wisely
   
 
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