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Autore: down2theshippinghole    15/08/2013    8 recensioni
“È lui...” pensava.
Senza che se ne accorgesse, aveva cominciato a piangere, come se fosse un peccato vivere la propria vita. Come se la stesse rovinando, con quel gesto che avrebbe potuto significare tutto e niente.
Con quel bacio, proibito dal loro stesso sangue, dalla loro specie...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giroro, Natsumi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quel bacio proibito...




     Erano passate poche settimane da quando era arrivato l’ennesimo scocciatore alieno.
Lei era in camera, tranquillamente seduta sul suo letto, abbracciata al suo agognato peluche a forma di leone dalla criniera viola. E pensava...
Pensava a quell’esserino rosso che aveva scaraventato con la sua cartella fuori dalla finestra infrangendo il vetro della camera di suo fratello. E l’aveva sconfitto, armata solo di una costa di sedano, di una cartella scolastica, a quanto pare indistruttibile, e dei suoi modi poco convenzionali verso gli alieni.
Era fiera di sé stessa. Non capita tutti i giorni di battere il più in gamba del plotone di quel brutto ranocchio scansafatiche.
“...Il più in gamba?” perché aveva pensato una cosa del genere? Ah che fantasia che aveva...
Eppure... ricordava quando due giorni prima erano andati a sterminare i microbi alieni nella bocca del rospaccio verde. Lui l’aveva difesa... lui l’aveva aiutata anche più di una volta... e l’aveva risparmiata quando avrebbe potuto benissimo eliminarla... perché?
Seppure fosse un’invasore di un altro pianeta, era così bello... con la sua cintura che teneva sempre a tracolla, la pistola che ogni tanto faceva apparire come per magia nella sua mano, la cicatrice che gli solcava un occhio dandogli un’aria pericolosa e affascinante allo stesso tempo, e per finire c’era quello sguardo misterioso capace di addentrarsi nei meandri più remoti della sua anima...
Senza rendersene conto, si era distesa sul letto a braccia aperte a fissare il soffitto.
-Ma cosa diavolo mi è preso?- Si sgridò quando si rese conto su cosa andavano a finire, quei suoi pensieri che cercava inutilmente di scacciare.
-Basta! Basta! Basta!!- Urlò mentre scuoteva la testa e si tirava leggermente i codini rosa.
-Non devo pensare a lui! Lui è solo... solo..!-
“È solo u-uno stupido... e orri... e orribile invasore!” riusciva a stento a pensarlo. Ma quella maledetta frase non ne voleva sapere di uscire dalla sua bocca, per quanto lei lo desiderasse. Forse per negare ciò su cui stava riflettendo.
-Meglio che vada a mettere a posto la camera di Fuyuki, mentre lui è ancora a scuola...- Disse dirigendosi verso la stanza del fratello. Sorprendentemente era in ordine. Quella camera che solo due settimane fa aveva ospitato un assalto da parte sua e del loro ospite rosso. Ricordava che quel giorno era super-disordinata. Tutto era in un caotico mare di confusione, anche ciò che aveva in testa: non sapeva nemmeno chi fosse, quell’esserino di sessanta centimetri, e già lo aveva catapultato in giardino dal secondo piano.
In quel momento, sentiva solo che in quell’essere c’era qualcosa di strano, a parte il fatto che fosse un alieno. Non lo sapeva con certezza, era qualcosa che gli altri tre non avevano.
Mentre si guardava intorno in cerca di qualcosa da mettere in ordine per distrarsi un po’, il suo occhio cadde su una della due finestre della stanza di Fuyuki. Era ancora rotta, con i cocci seghettati che contornavano il tutto, in ricordo di quella volta.
Si sporse leggermente da essa, senza ferirsi con i bordi taglienti dei vetri rotti. In giardino vide la tenda rosso bordeaux nella quale lui vi si era rifugiato per non dover vivere nella stessa dimora di loro umani. Era lì, davanti all’ingresso della capannetta, seduto su un blocco di cemento, intento ad arrossire un paio di patate dolci sul fuoco. Si accorse di essere osservato, e alzò lo sguardo. La ragazza, appena si rese conto che stava per guardare dalla sua parte, si abbassò di scatto, sperando che non l’avesse vista. E sempre abbassata, se ne andò dalla stanza. Quando finalmente fu fuori, tirò un sospiro di sollievo.
Era strano... quell’esserino rosso, era in grado di far sprizzare qualcosa di nuovo dentro di lei, qualcosa che non aveva mai provato fino a quando lui non le era corso incontro armato di pistola e non aveva fatto uno di quei buffi versetti che ogni tanto scappavano anche ai suoi amici alieni. “GIRO!” urlava mentre con una mano brandiva la pistola e con l’altra si appoggiava al pavimento, credendo di essere il migliore in fatto di armi.
Era stato solo qualche giorno fa, ma già le mancava quell’insolito urlo di battaglia, e la sua faccia sorpresa quando lei era entrata dalla porta della stanza sfoderando un gambo di sedano bruciacchiato dalle esplosioni.
Era bello avere la certezza di essere la migliore, ma allo stesso tempo, era anche... noioso... non avere quel pizzico di rivalità che ti spinge a perfezionare ancora ciò che sai fare.
Eppure lo sapeva. Una parte di lei lo sapeva.
Era come se ci fossero due Natsumi. La forte e tenace guerriera Pekoponiana pronta a far fuori qualsiasi alieno le si fosse parato davanti, e la dolce ragazzina sognatrice che crede ancora nelle favole e nell’amore a prima vista.
“C-cosa stavo pensando? A-amore a prima vista? C-cos’è?” la risposta le venne quasi in automatico, quasi senza che se ne rendesse conto. Come se la sapesse da tempo, e proprio adesso si decideva a venir fuori...
-È lui... è Giroro...- Sussurrò fra sé e sé, non accorgendosi di stare piangendo. Non capiva il motivo di quel gesto, ma non riusciva a smettere.
Ma ora era decisa. Ora avrebbe capito. Non importava se aveva scelto un modo poco ortodosso... voleva, anzi doveva sapere.
E quindi, andò da lui. Lui di cui quei giorni era stata nemica, ma che ora, tutto d’un tratto, aveva cambiato idea riguardo a quell’esserino dello stesso colore del sangue... dello stesso colore dell’amore...
-Hey Giroro!- Lo chiamò abbassandosi alla sua altezza, cercando di apparire più spensierata possibile.
-O-oh... Lady... Lady Natsumi...- Esclamò dopo un attimo di insicurezza, ma poi come per incanto si ritrasformava nel soldato orgoglioso e per certi versi strafottente, che era sempre stato -Cosa vuoi?-
Lei sorrise gentilmente. Era divertente osservare i suoi improvvisi cambiamenti d’umore, e anche vedere come le sue guance diventavano ancora più cremisi del normale. Lei silenziosamente studiava tutte le sfumature di rosso che nascondeva dietro il suo carattere da duro che l’aveva portata a pensare che fosse solo uno stupido alieno assetato di potere e di avere il controllo della Terra.
Eppure, in quel momento, per quanto cercasse di nasconderlo, avrebbe voluto che lei restasse lì per sempre, avrebbe voluto sentire per sempre quegli occhi color caramello addosso a lui. Lo facevano sentire protetto. Lo facevano sentire amato.
-A-allora? Cosa c’è?- Domandò ancora il ranocchio, questa volta, con un pizzico di evidente curiosità.
Lei guardò l’erba sotto i suoi piedi, e l’accarezzò dolcemente. Era così bello stare accanto a lui, e poterlo osservare fino allo sfinimento.
Avrebbe voluto farlo lì, in quell’istante, ma non poteva rischiare che qualcuno la vedesse.
-S-senti Giroro...- iniziò facendosi forza -V-verresti un attimo con me? C-c’è una cosa che devo farti vedere...-
-Eh?- Disse alzando la testa, e si accorse che la ragazza era già in piedi nell’uscio della portafinestra che divideva il giardino con il salotto. Lui la seguì senza porsi troppe domande.
Lo condusse fino alla sua camera, dove entrò titubante. Lei si sedette a gambe incrociate sul letto, e con una mano lo invitò a fare altrettanto. L’alieno ubbidì.
-C-che c’è, Lady Natsumi?- Domandò osservando il suo volto cupo e gli occhi persi nel vuoto.
Lei esitò un attimo, ma poi si riprese: -Chiamami solo Natsumi...-
-Cosa succede, N-Na... Natsumi?- Chiese di nuovo.
La rossa non rispose. Si limitava a esaminarlo con quei suoi indecifrabili occhioni color nocciola, come per voler capire ciò che stava pensando. E intanto che lo guardava, avanzava sempre di più verso di lui, mentre quest’ultimo indietreggiava, quasi spaventato dal suo atteggiamento.
-F-fermati Natsumi! Cosa stai facendo, scema!?- Si lasciò sfuggire in preda al panico.
A quell’insulto, seppur non sincero, si fermò un secondo. Scema? Forse lo era... forse non era altro... certo, chiunque si sarebbe messo in testa di fare una cosa del genere aveva il diritto di essere chiamato scemo. Ma sentirsi chiamare in quel modo da lui, le faceva credere che fosse davvero così, che lei fosse... scema. Ma non era scema come se non avesse il cervello, era scema come se avesse passato la notte ad ubriacarsi, risvegliandosi il mattino dopo con un perfetto sconosciuto. Dopo quel momento di dubbio, riprese lentamente ad avanzare verso Giroro, tanto che si dovette appoggiare sulle mani per non sbilanciarsi.
Il piccolo alieno arretrava sempre di più, fino a quando si ritrovò con le spalle al muro. Era finito il letto.
Mentre Natsumi si spingeva sempre di più verso di lui, fino a trovarsi a cinque centimetri l’uno dall’altra.
Sentiva il suo profumo nelle proprie narici: patate dolci e polvere da sparo. Un odore così dolce, e allo stesso tempo così forte e amaro. Proprio come lui...
Giroro capì di sfuggita le intensioni della ragazza: -No! C-cosa stai facendo, scema?!? I-io sono un Keroniano, e tu u-una Pekoponiana!-
Scema... riecco quella parola. E più la sentiva, più gli dava ragione. Ma in quel momento, in cui era invasa da una dolce e stravagante follia, la razionalità le era stata sottratta chissà da quanto tempo.
L’alieno si divincolava, ma per quanto avesse potuto sfuggirle facilmente, c’era qualcosa che lo teneva incollato di fronte a lei, e bloccava i suoi occhi scuri con quelli della ragazza.
Natsumi chiuse lentamente gli occhi, mentre curvava la testa da un lato, imitata dall’alieno, seppur una parte di lui lo implorava di fermarsi.
Quando le loro labbra si stettero per sfiorare, Giroro, emozionato com’era, ebbe la forza e la volontà di dire due uniche parole...
-N-non... possiamo...- Sussurrò mentre stava per realizzare il suo sogno più grande.
E poi, più niente, né un suono, né un gemito. Niente, solo loro uniti l’uno all’altro.
Sentiva le sue labbra da rana, fredde e leggermente viscide, attaccate alle sue.
Gli mise una mano dietro la testa, spingendolo ancora di più verso di sé, mentre una zampetta rossa le cingeva le spalle con fare delicato.
In quell’istante, Natsumi capì.
Lo amava...
“È lui...” pensava.
Senza che se ne accorgesse, aveva cominciato a piangere, come se fosse un peccato vivere la propria vita. Come se la stesse rovinando, con quel gesto che avrebbe potuto significare tutto e niente. Con quel bacio, proibito dal loro stesso sangue, dalla loro specie.
“Perché è proprio lui?” si lamentava mentre tentava inutilmente di sottrarsi a quel desiderio illecito. Ma quel bacio, era più forte di qualsiasi divieto avesse imposto il loro DNA.
E intanto Natsumi continuava a piangere, senza motivo. L’alieno seppur a malincuore si staccò lentamente da lei, e l’abbracciò asciugando le sue lacrime, mentre la ragazza non smetteva un attimo di singhiozzare. E per Giroro, sapere di essere il motivo di quelle lacrime lo faceva stare ancora peggio, avrebbe preferito che non l'avesse baciato, se dopo ciò, se la ritrovava fra le braccia in quelle condizioni a causa sua.
-Cosa abbiamo fatto...- mormorava la ragazza, terrorizzata e sorpresa che quel bacio le fosse piaciuto -C-come lo dirò a mia madre? E cosa farà il consiglio di Keron quando lo verrà a sapere? Tu... tu sarai per caso...?- Non riuscì a terminare la frase.
-Non lo sapranno...- la rassicurò, sorridendole dolcemente, come se stesse parlando ad una bambina impaurita -Sarà il nostro piccolo, grande segreto...- confermò guardandola dritta negli occhi -Ti starò sempre accanto... te lo prometto...-
Giroro l’abbracciò ancora più forte chiudendo gli occhi, cullato dal suo respiro, e donandole, con quelle poche parole, la forza per andare avanti in quel periodo di confusione. Anche lei si lasciò andare in quell’abbraccio, e quello fu il primo momento in cui desiderò un intervento degli altri brutti ranocchi. Avrebbe voluto fermassero il tempo senza farlo più ripartire.
Restarono ancora un po’ di tempo stretti l’uno all’altra, accompagnati solo dal suono dei singhiozzi di Natsumi, e dei battiti frenetici di Giroro.
 
Dopo quella meravigliosa, e straordinaria esperienza, andarono avanti con le loro vite, recitando le proprie parti. Natsumi era un’ottima attrice in quanto non far capire i suoi sentimenti verso Giroro, mentre l’alieno, talvolta arrossiva ritrovandosela davanti, o anche solo ripensando a quel giorno in cui sia la Pekoponiana che il Keroniano sfidarono le loro specie. Quel gesto inconfessabile, che fecero entrambi spinti da una piacevole pazzia. Dolce come le patate che ogni tanto dividevano davanti al fuoco.
Dolce come i rari momenti in cui nessuno li stava a guardare.
 
Il tutto, ripensando a quel momento in cui avevano condiviso la loro follia, ripensando a quel bacio segreto...



__Angolo_Autrice_____________________

Ciao! Ho scritto questa One shot tra le 22:45 e 00:35 più o meno...
Era da un po' che questa ideuzza mi ronzava nel cervello, e ora eccola quì.
A dirla tutta, erano dai tempi in cui ho visto l'episodio 38 di Keroro, che mi immaginavo che Giroro e Natsumi si siano dati da fare mentre la "telecamera" non li riprendeva. Insomma... cosa cavolo facevano questi due nei "dietro le quinte"? Poi, oggi mi è venuta voglia di scrivere, e ho messo tutto quello che mi era venuto in mente sul computer.
Che dire... io l'ho sempre sognato. E penso che le fan agguerrite della GiroNatsu fin dall'episodio 4 (come la sottoscritta) in fondo in fondo si erano immaginate una cosa del genere, dico bene?
Grazie per aver letto, e se mi fate sapere cosa ne pensate mi rendete felice ^-^
Baci


L'autrice
  
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