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Autore: Francine    15/08/2013    0 recensioni
Si dice che la strada che porta al cuore di un uomo passi per il suo stomaco. E tu stesso gliel’hai detto che la sua cucina ti piace, ricordi?
Consiglio d'ascolto: La costruzione di un amore, Ivano Fossati
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UN pomodoro rosso rosso al centro del riso al vapore. Wurstel sagomati a polipo. O un pezzo di salmone alla griglia. Una volta hai trovato persino dell’anguilla. Gli ingredienti cambiano ogni giorno. Trovi quel porta pranzo sulla soglia del dojo, avvolto in un foulard albicocca, e lo prendi prima che arrivino gli altri. Lo nascondi nel tuo armadietto. Lo mangerai più tardi, quando tornerai in palestra con la scusa di allenarti. L’ultima cosa che vuoi è che si diffondano chiacchiere sul tuo conto. Potrebbero giungere alle orecchie di Anthy, e come le spiegheresti, poi, di non essere stato attento, di non aver preservato quel vostro segreto agli occhi di Tenjo? Che figura ci faresti?
Per questo lo mangerai da solo. E per questo ti guardi intorno, con il pacchetto tra le mani, per vedere se qualcuno ti stia osservando. Non vedi nessuno. Apri la porta, entri e la richiudi alle tue spalle.
Peccato che tu non sia solo. Peccato che tu non ti sia accorto che qualcuno ti ha visto ed ha spiato i tuoi movimenti da dietro una betulla. Una ragazza. Grandi occhi sinceri, mani sottili e capelli imbrigliati in uno chignon alto. Capelli castani. Una ragazza che ha spiato i tuoi movimenti e che riprende a respirare solo quando il fusuma si richiude. Un ragazza che non è Anthy. Una ragazza che sospira di sollievo. E che pensa: È andata, con il cuore che le batte forte nel petto. Poi si volta e se ne va, veloce veloce, verso l’Accademia, la cartella stretta al petto.
Non puoi vedere il sorriso che nasce dalla tranquillità di aver provveduto anche per oggi a te. Di averti dato da mangiare qualcosa di buono, di genuino, qualcosa che è stato preparato con amore e cura, non come i cibi precotti che si acquistano ai distributori automatici, o il pasto svogliato che combinano giù alla mensa.
Si dice che la strada che porta al cuore di un uomo passi per il suo stomaco. E tu stesso glielo hai detto che la sua cucina ti piace, ricordi? Non eravate seduti l’uno di fronte all’altra, tra il vapore dei tanuki udon caldi caldi, del merluzzo grigliato e la salsa di soia tra di voi, ma è la scena che hai immaginato scrivendo quelle parole su di un bigliettino verde acqua che hai lasciato all’interno del primo pacchetto. Sarai una brava mogliettina, un giorno, hai scritto, un modo gentile –hai pensato – per ringraziarla del pasto che aveva preparato per te e per dirle che ti sarebbe piaciuto che continuasse e che, un giorno non troppo lontano, ti sarebbe piaciuto vederla cucinare per te, nella vostra cucina.
Ma non sono gli occhi di Anthy quelli che hanno iniziato a brillare. E non hai capito l’equivoco, né che quella frase per lei è stata un motivo di speranza, uno spiraglio sul futuro che ha tramutato il tavolino della sua stanzetta del dormitorio nel vostro tavolo da pranzo, dove ritrovarsi la sera e raccontarsi l’un con l’altro la propria giornata.
Ed ecco perché si alza tutte le mattine mezzora prima del solito per prepararti il bento, e te lo lascia sulla soglia del dojo per poi riprenderlo furtivamente a sera, spazzolato di gusto, sul davanzale della finestra sul retro.
Ed ecco perché lei, ogni mattina, aspetta che tu lo prenda ed entri, senza farsi vedere da te. Finora le è andata bene, ma teme che un giorno tu possa scorgerla dietro quelle betulle e allora addio. Addio alle alzatacce mattutine, addio ai bento ed addio anche a te. Perché tu sei così volubile e capriccioso che tutto questo un bel giorno potrebbe finire all’improvviso, senza un reale motivo, ma solo perché è un gioco che t’è venuto a noia.
Ed ecco perché lei, ogni giorno, s’inventa qualcosa di nuovo per il giorno successivo. Qualcosa che, se il vostro fragile legame dovesse spezzarsi valga la pena che avvenga lì, tra le tue mani, quelle stesse mani forti che lei vorrebbe la stringessero, poco importa che fosse sulla vita o sul collo.
È caparbia, la piccola Wakaba, della caparbietà che solo il cuore innamorato conosce, quella stessa caparbietà che spiana montagne e riempie vallate, e che spinge i suoi graziosi piedini fino al Dormitorio Est dove Utena Tenjo – sì, sempre lei – si sta vestendo, e dove Anthy Himemiya è già in piedi, l’aspetto fresco, lo sguardo gentile e quella scimmietta pulciosa – sì, sempre lei – sulla spalla.
Non sai che il giorno avanti la piccola Wakaba le ha chiesto un consiglio. Una ricetta. Una ricetta che spera con tutta se stessa ti piaccia.
Una ricetta che a lei riesce molto bene, ma che non sapeva se ti potesse piacere o meno.
Una ricetta che tieni tra le mani, qualcosa di caldo che ti spinge a violare il tuo iter solito e ad aprire l’involto, curioso di vedere prima del tempo che cosa la tua Anthy ti abbia preparato con tanto amore. Ti rovinerai la sorpresa, ma pazienza, passerai le ore odiose della mattina ad immaginarti quel sapore in bocca, sul palato e sulla lingua. Ed è con un sorriso che sciogli il nodo, sposti i lembi del foulard ed apri il coperchio.
Beh? Che cos’è quella faccia? Non dirmi che non ti piace il riso al curry, Saionji?!
 
   
 
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