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Autore: Gracedanger    15/08/2013    2 recensioni
"Dopo l’ultima dolorosa spinta e aver sentito il pianto della mia piccola che riempiva la stanza, appoggiai la testa all’indietro e guardai il soffitto.
Mi chiedevo come il tempo aveva fatto a passare così in fretta da ritrovarmi lì.
E perchè io non stavo ancora sognando quel ragazzo dai capelli lunghi che cantava S.O.S?
Il fatto è che la vita va avanti. E il mio amore si è sempre diviso in due parti. Una parte era legata alla realtà, a Mattia, alla mia piccola Sophie, alla mia casa, alla mia nuova famiglia e a tutti i momenti che ero eccitata e allo stesso tempo terrorizzata a vivere.
Ma una parte. La parte più nascosta, privata e intima del mio cuore. Quella era legata ancora a lui. Perché se Joseph Adam Jonas entra nella tua vita, non ne esce più."
Per il mio eroe nel giorno del suo ventiquattresimo compleanno. Sei una delle cose più belle che mi siano mai capitate.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're just a small bump unborn
in four months you're brought to life
You might be left with my hair
but you'll have your mother's eyes.
Hold your body in my hands
be as gentle I can
now you're a scan of my unmade plan.
A small bump
in four months you're brought to life.
I'll hold you tightly
I'll give you nothing but truth
If you're not inside me
I'll put my future in you.
Cause you are my one and only
you can wrap your fingers round my thumb
and hold me tight.
You will be alright.

Ed Sheeran "Small bump"

 


“Mammamammamammaa” mia figlia corre urlando con la sua vocina nel corridoio.
“Che c’è amore?” le dico sistemandole i codini e attraversandole i capelli con le dita.
“Oggi un bambino al parco ha fatto una cosa strana.”
“Cosa?” le dico pensando al peggio.
“Si è avvicinato e mi ha messo la bocca sulla guancia.”
A quel punto ridacchio mentre la mia bambina mi guarderà confusa.
“Beh, non è una cosa brutta.”
“Davvero?”
“Ti ha dato un bacino. Si è preso una cotta per te.”
“Anche tu e papà vi siete dati un bacino?”
Rido ancora.
“Si amore, anche io e papà.”
“Quindi papà si è preso una cotta per te.”
“Si, papà si è preso una cotta per me. E tu ti sei presa una cotta per quel bambino?”
La prendo in braccio e la faccio sedere sulle mie gambe.
“Non lo so mamma.” Mi dice guardandomi con i suoi grandi occhioni.
“Buoooongiorno.”
A interromperci è mio marito che entra nella camera e da alle sue donne un bacio sulla fronte.
“Di che parlate?”
“Della tua cotta per mamma!” esordisce entusiasta la mia bambina.
Lui mi guarda divertito.
“Ah, tua madre è stata la mia prima vera cotta lo sai?”
Prende la bambina dalle mie gambe e la fa volteggiare tra le braccia.
“E tu sei stato la prima cotta di mamma, vero?”
Mio marito smette di volteggiare e entrambi mi guardano con i sorrisi entusiasti di chi da per scontato la risposta positiva.


La mia prima cotta.

No, non è stato mio marito. Non è stato neanche un ragazzino conosciuto a scuola. Certo, è stato un ragazzo, ma non proprio conosciuto a scuola.
 
Ricordo la prima volta che ti vidi.
La televisione era accesa al solito canale per bambini e stavo facendo colazione, mi preparavo ad un’altra giornata di mal di testa per le urla dei bambini, i miei compagni di classe, poi sei apparso tu, che cantavi S.O.S scostandoti i lunghi capelli davanti al viso. Con quegli occhi profondi, quei lineamenti perfetti.
Il mal di testa non mi venne quel giorno.
Fu il primo giorno che fu migliorato da te. Seguito inevitabilmente da migliaia di altri.
Eri un ragazzo come gli altri, magari un po’ matto.
Hai cominciato a crescere e io ho cominciato a vedere dentro di te.
Ho visto aldilà del tuo bel viso e dei tuoi capelli.
Ho visto il tuo cuore.
La tua anima con tutta la sua emotività.
Ho studiato i movimenti delle tue sopracciglia e ho amato la tua espressione concentrata.
Ho pianto e urlato tante volte sentendo la tua voce.
Ho desiderato sfiorarti, anche solo una volta.
Sono cresciuta, ho cominciato a prendermi altre cotte, a conoscere altre persone, a illudermi tante, forse troppe volte. Eppure ho notato una cosa, ogni ragazzo di cui mi innamoravo doveva essere come te. Doveva avere almeno un po’ del tuo carattere, doveva riuscire a farmi sentire almeno un po’ come mi facevi sentire tu. Doveva avere i tuoi occhi. O qualcosa che gli somigliasse.
Niente aveva la tua stessa luce, niente aveva il tuo calore, il tuo cuore non riuscivo a trovarlo in nessun altro. E ogni notte non riuscivo a dormire, soffocavo le lacrime nel cuscino, perché sentivo che i continenti, gli oceani, le strade, e i cieli si allontanavano tra di loro sempre di più, e io che continuavo a correre senza mai arrivare a te. Con i piedi che ormai correvano da soli e le urla che si perdevano nel vento.
Volevo sollevare la terra tra le mani e strizzarla per diminuire tutte le distanze e finalmente arrivare alla linea del traguardo.
Avrei voluto attraversare l’oceano solo per dirti che io dovevo stare con te, io dovevo amarti. Non importa cosa avresti risposto, e non sapevo se fossi la donna della tua vita, ma sapevo che tu eri l’uomo della mia.
Sognavo un appuntamento, magari al cinema, tu che fai finta di stiracchiarti e metti il tuo braccio attorno a me, e io che appoggio la testa alla tua spalla senza rendermene conto.
Sognavo di passeggiare per la strada con te che all’improvviso mi prendi per mano e senza dire niente, cominci a correre tra le macchine trascinandomi dietro.
Sognavo te che mi riporti a casa e che ci soffermiamo sulla veranda, tu con le mani nelle tasche dei pantaloni, io che mi torturo le mani per l’ansia, e poi timidamente mi metti una ciocca di capelli dietro le orecchie e mi fai una carezza. Mi sorridi e a quel sorriso l’ansia sparisce e ti prendo la mano che mi accarezza la guancia e la stringo. Ti lascio avvicinare. Tu chiudi gli occhi, a me manca il respiro e sento il cuore battere come un’orchestra di tamburi, le tue labbra sfiorano le mie e tutto attorno tace.

Sarai sempre il  mio primo amore.
Sarai sempre la persona che ho amato tanto.
Il ragazzo dal cuore d’oro che avrei sempre voluto incontrare.


Ma, purtroppo, non è successo.
Incontrai Mattia sull’autobus, eravamo alla fermata, una mattina di dicembre e io che ascoltavo una delle tue canzoni, estraniata dal mondo e non mi accorsi che il pullman stava arrivando, lui si avvicinò a me, e io avevo la tua voce nelle orecchie e non sentivo le sue parole, ma non potei fare a meno di notare, che quel ragazzo che mi stava sorridendo con infinita dolcezza, aveva una luce negli occhi, non era proprio la tua, non ci si avvicinava molto, ma quando lo vidi mi fece sentire esattamente come facevi tu, solo che tu mi davi questa sensazione attraverso uno schermo di vetro e lui attraverso pochi centimetri. Mi tese la mano e io senza pensarci due volte la afferrai, solo allora mi levai le cuffie e gli feci ripetere il suo nome. Ma mentre parlavamo, il pullman era già partito. Rimanemmo tutta la mattina seduti su quella panchina alla fermata, a presentarci, a ridere insieme. Mi disse che erano giorni che mi osservava. Eppure io ero così concentrata su di te che non l’avevo nemmeno notato.

Aspettammo insieme il prossimo pullman.
Aspettammo insieme il primo appuntamento.
Aspettammo insieme il fidanzamento.
Aspettammo insieme la nostra prima notte.
Aspettammo insieme la prima vacanza all’estero.
Aspettammo insieme la nostra prima casa.
Aspettammo insieme il nostro matrimonio.
Aspettammo insieme il nostro primo figlio.
 

Quando Sophie nacque mi ricordo Mattia che nervoso faceva su e giù per il corridoio, fuori dalla sala parto. Come da copione per qualsiasi neo-papà.
E io che dopo l’ultima dolorosa spinta e aver sentito il pianto della mia piccola che riempiva la stanza. Appoggiai la testa all’indietro e guardai il soffitto. Mi chiedevo come il tempo aveva fatto a passare così in fretta da ritrovarmi lì.

E perchè io non stavo ancora sognando quel ragazzo dai capelli lunghi che cantava S.O.S?

Il fatto è che la vita va avanti. E il mio amore si è sempre diviso in due parti. Una parte era legata alla realtà, a Mattia, alla mia piccola Sophie, alla mia casa, alla mia nuova famiglia e a tutti i momenti che ero eccitata e allo stesso tempo terrorizzata a vivere.
Ma una parte. La parte più nascosta, privata e intima del mio cuore. Quella era legata ancora a lui. Perché se Joseph Adam Jonas entra nella tua vita, non ne esce più.


 
 
“Mamma?”
Ritorno a guardare i due che ora sono completamente fermi.
“Si amore, papà è stato la mia prima cotta.”
Mattia sorride, si avvicina a me e le sue labbra sfiorano dolcemente le mie. Chiudo gli occhi e tutto attorno tace.
“Blah, anche voi fate questa cosa strana!”
Entrambi ridiamo di gusto e schioccamo un bacio sulle guance rosee della nostra bambina.
E io penso di aver trovato non una, bensì altre due persone che riescono a migliorare la mia giornata.
  
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