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Autore: Whitelips__    15/08/2013    1 recensioni
Prese la sua grande borsa a fiori e ne estrasse un pacchetto, porgendomelo.
Lo scartai delicatamente, facendo attenzione a non danneggiare il contenuto.
Erano lettere.
Tante, tantissime lettere.
“Quante sono?”
“Beh, almeno un centinaio.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                           A te, che, nonostante tutti i pianti, mi fai anche    
                                                                                                                                          sorridere, rendendo le mie giornate migliori. Grazie.                                                                                                                                                                                             

 

“Senti.. Io, davvero, non ci riesco.. Ci provo, tanto.
Ma poi ti guardo negli occhi, e mi crolla il mondo addosso. Non riesco a parlare, ad esprimermi. Scusami davvero, Lou.”
Dio, com’era bella. Una dea.Quei suoi capelli lunghi e biondi che ricadevano sulla spalla sinistra, gli occhi nocciola da cerbiatta, leggermente umidi, che mi fissavano.“Forse è meglio che vada..” aggiunse con voce leggermente roca, in tono basso.
Non potevo lasciare che andasse via.
Lei era la mia Reb, avevo il compito di aiutarla e di proteggerla, sempre.
“Reb, aspetta.” La richiamai in tono dolce.
“Ho un’idea.” Aggiunsi, probabilmente avendo un’ espressione piuttosto pensierosa, dato che mise su un sorrisetto sghembo, guardandomi negli occhi.
“Scrivimi.” Dissi.
Ci fu un attimo di silenzio, usato da lei per elaborare quanto le avevo appena detto.
“Stai scherzando.” Rispose lei, più come una affermazione che come una domanda.
“Non sto affatto  scherzando, Reb. Scrivimi. Scrivimi delle lettere, per esempio.
Tutto quello che vorresti dirmi, ma che non riesci a dire. Tutto quello che ti passa per la mente su di me, tutto Reb, voglio sapere tutto.”
Sul suo delizioso volto si fece spazio un’espressione corrucciata, continuando a non distogliere il suo sguardo nocciola dal mio color mare.
“Sei davvero sicuro che possa funzionare? Che soltanto l’idea di consegnarti le lettere mi metta preoccupazione?”
“Tu non pensarci.” Risposi d’istinto.
“Fa finta che tu stia scrivendo ad un vecchio amico, questo ti faciliterà le cose.” Sorrisi.
“Perché fai tutto questo?” chiese, cambiando argomento, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere.
Mi avvicinai, prendendole delicatamente il viso tra le mani.
Se la dolcezza avesse un nome, sarebbe quello di Rebecca Stewart.
“Cerchi di aiutarmi, quando sono solo una codarda..” mormorò, abbassando il capo.
“E’ questo che si fa con le persone a cui si vuole bene.
Per te non faccio nessuna eccezione, sappilo biondina.” Mormorai a mia volta, stampandole un bacio sulla fronte.
Amava quando la chiamavo così.
La faceva sentire ancora una bambina, nonostante i suoi 18 anni.
“Pensaci, ti chiedo solo questo.” Le dissi all’orecchio, annusando il suo dolcissimo profumo, nonostante non lo portasse.
Lo riteneva da “vanitose”.
Un altro aspetto per cui l’amavo;  era diversa.
Diversa da tutte le altre, diversa perché ad un paio di scarpe con il tacco a spillo di 12 centimetri preferiva delle sneakers comode, o, ancora meglio, le sue amate ciabatte con le mucche.
Diversa perché morirebbe per vedersi un film con me sul divano, mangiando una pizza, invece che scatenarsi in disco e ubriacarsi, rimanendo fuori casa fino a notte fonda.
 
“Lo farò, Lou. Cioè, ci penso.” Sorrise.
Avrei voluto vederla sempre così, sorridente, radiosa.
Annuii in segno si comprensione, facendole segno con la mano per salutarla.
Sorrise di nuovo.
In quel momento l’unica cosa che il mio cervello riusciva ad elaborare era se avrebbe accettato o no la mia proposta.

 
                                                                                                      ~
  
 
“Lou! C’è una visita per te!” sentii urlare da mia madre Johanna, e quando succedeva era meglio rispondere, per entrambi.
“Che c’è mam.. Reb.” Mi accorsi che c’era lei sulla porta, la splendida ragazza che quasi un mese prima mi aveva promesso di pensare alla mia proposta.
In quel mese ci frequentavamo, ma non molto spesso.
Che avesse deciso di scrivermi sul serio?
Uscivamo al parco qualche volta, a volte al cinema, o altre volte passeggiavamo semplicemente lungo i viali di Doncaster, d’autunno.
“Mamma, potresti..” le feci segno con il capo di andare, lei annuì comprensiva e si dileguò da qualche parte in casa Tomlinson.
“Ecco, io.. Io sono venuta per portarti una cosa..” le sue guance si erano tinte di un rosso tenue, sembrava una bimba.
Si, la mia bimba.
“Oh.. sul serio?” le chiesi retorico.
Prese la sua grande borsa a fiori e ne estrasse un pacchetto, porgendomelo.
Lo scartai delicatamente, facendo attenzione a non danneggiare il contenuto.
Erano lettere.
Tante, tantissime lettere.
“Quante sono?” le chiesi, probabilmente sorridendo come un babbeo.
“Beh, almeno un centinaio.” Rispose lei, timida.
Un centinaio. Aveva davvero scritto un centinaio di lettere, per me.
Ne presi una a caso, la numero 5.
 
Dalla lettera Numero 5:
“So cosa stai pensando adesso, Lou.
Che sono una stupida, perché per rivelare quello che provo e quello che penso di te ricorro a delle lettere, dei pezzi di carta 
Ma tu sai che lo sono sempre stata, giusto? Tu mi conosci meglio di chiunque altro.
E per quello che conosco di te posso dirti per certo che amo il modo in cui quei tuoi occhi color mare mi guardano, come quel tuo sorriso radioso possa migliorarmi un’intera giornata.
Amo di te quel fatto di essere sempre te stesso, quell’essere sempre bambino di cui non ti vergogni mai.
Sei la persona più buona di questo mondo, tanto da avermi consigliato di scriverti.”

Sfogliai veloce le altre lettere, prendendone un’altra dal mucchio.
La numero 20.
 
Dalla lettera Numero 20:
“Lou, oggi ha piovuto, tanto.
Ed è strano come questa situazione meteorologica possa abbinarsi perfettamente al mio umore.
È più di una settimana che non ci vediamo, e la vuoi sapere una cosa? Non riesco a stare senza di te.
Senza spettinare i tuoi capelli, che adoro da morire.
Senza sentire il tuo profumo.
Sai, profumi di mare.
Non so se te l’abbia mai detto nessuno, ma io adoro il mare, lo amo sul serio.
Prendi nota, magari un giorno potremo andarci insieme.
Sei l’unica persona che oggi potrebbe farmi  ridere, ma tutti i trasporti sono bloccati e mi hai detto tu stesso che non puoi raggiungermi a casa, così ti scrivo ancora, nella speranza che anche questa lettera possa farti piacere.
P.S.: ho ancora la maglia che mi hai prestato la settimana scorsa, profuma di te.
 
Non potevo credere che pensasse tutto quello su di me, che amava il mio profumo, i miei capelli, i miei occhi.
Ed improvvisamente mi sentii tremendamente in colpa per non averla raggiunta quel pomeriggio, per guardare insieme quel film che tanto adoravamo, Letters to Juliet’.
E già che ci penso era come essere nel film, solo che i ruoli si erano invertiti, era lei a scrivere a me, dichiarandosi.
Ne presi un’altra dalla piccola pila che avevo poco prima appoggiato sul mobile della cucina.
 
 
Dalla lettera Numero 35:
“Lou, sono strafelice!     
La settimana scorsa ho tenuto un’audizione per la Royal Academy Of Music di Londra per dei corsi estivi, ma ho preferito non dirti nulla, per mantenere il segreto.
Beh.. mi hanno presa!
Passerò un paio di mesi a Londra questa estate, e appena finirò i corsi tornerò a Doncaster per il mio ultimo anno.
Sai una cosa? Mi mancherai da morire.
Come posso fare senza di te? Sei l’unico che riesce a farmi davvero ridere, a farmi stare bene.
Prometto che mi farò sentire, anche tutti i giorni se necessario.
E tu mi prometti che riderai alle mie battute al telefono, anche le più stupide? Amo la tua risata, amo sentirti e vederti ridere, quasi quanto amo l’odore della carta dei libri.
E tu sai quanto la adoro.”

Beh, lo sapevo bene.
Impazziva per l’odore della carta, quasi quanto io impazzivo per quello del caffè.
Morivo dalla curiosità di un’altra lettera ancora, quando la sua voce distolse la mia attenzione dai miei affollati pensieri.
“Sta cominciando a piovere, forse è meglio che vada.” Mi avvertì, stringendosi nelle spalle.
“No, ti prego. Resta ancora qui con me, solo 5 minuti.” La implorai, sorridendo.
“Beh, allora ti conviene la numero 100.” Sorrise, e avrei giurato di vederla fare l’occhiolino.
La cosa mi fece sorridere come un bambino alle prese con la prima cotta, sfilando da sotto la pila di lettere la numero 100.
 
Dalla lettere Numero 100:
“Beh, Lou, ho deciso che questa sarà la mia ultima lettera.
Direi che 100 è una discreta sommetta per delle lettere, avrai un bel po’ da leggere.
Lasciatene un po’ per quando sarò a Londra, così avrai un pezzetto di me qui, con te.
Ti starai di certo chiedendo se dopo ben 100 lettere riuscirò ad arrivare al punto finalmente.
La risposta è si, per tua fortuna.
Che vuoi sentirti dire Lou? Che non voglio lasciarti andare, perché le mie giornate senza di te non avrebbero un senso? Che il mondo mi crollerebbe addosso se tu dovessi lasciarmi da sola da un momento all’altro? Che sento la tua mancanza ogni giorno di più? 
Che ti amo? 
Perché si, io ti amo Louis.
Ti amo come amo il tramonto, le ciliegie ed il gelato ai frutti di bosco.
E sai anche perché?
Perché sei entrato nel mio cuore quando io avevo fatto di tutto per renderlo una prigione di massima sicurezza.
Impossibile da accedere, è vero, ma una volta che ci sei dentro è impossibile evaderne, e tu ne sei la prova.
Quindi adesso lo sai, anche se avrei preferito che questo accadesse di persona, e le parole che aspettavamo entrambi sarebbero uscite dalla mia bocca.
L’importante è che tu lo sappia, e che tu non lo dimentichi facilmente.”

“Beh, si, ora meglio che vada sul serio, ciao Lou..” no, non potevo permetterlo, doveva tornare lì, immediatamente.
Afferrò la sua borsa, raggiungendo la porta.
Era già fuori quando la raggiunsi, vedendola sul porticato davanti casa, mentre piano iniziava a piovere bagnando i suoi capelli biondi.
“Oh no Reb, non ti lascio più andare.” La fissai innamorato, con i miei occhi mare fissi nei suoi, nocciola.
“Ah, e per la cronaca, ti amo anche io.” Le mormorai soffiando sulle sue labbra, prendendole il viso tra le mani e abbandonandomi a quel bacio che aspettavo da mesi, ormai.
Ed eravamo lì, le sue morbide labbra premute sulle mie, mentre la pioggia ci accarezzava i volti in un sabato di Ottobre.
                                                                                     ~

  
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