Questa
non è la soluzione migliore, so che lo sai.
E
alla fine di tutto questo sai già che l’unica cosa che troverai sarà un
infinito senso di solitudine.
Mentre
tu ripeti giorno dopo giorno lo stesso giorno, in questa stanza senza luce
Io
mi sgretolo lentamente, la mia voce suona e risuona.
“Non
capisco!”
E
tu…
“Mi
sono scocciato di un giocattolo che sa solo blaterare!”
{Artificial Enemy; Ene}
-
Lost Time
Memory; Shintaro Kisaragi –
È inutile che provi a capire: un
programma per computer non può comprendere le emozioni umane; semplice e
lineare, è un ragionamento che non ha bisogno di un QI al di sopra della media
per essere formulato da chiunque.
Quegli occhi
azzurri che mi fissano dall’altra parte della sottile parete di cristalli
liquidi non sono veri, solo un insieme di pixel creati ad immagine e
somiglianza di quelli umani.
Ma di umano
non hanno niente.
Niente in te
è come no, perché sei solo un programma.
E allora
perché sei così tenace? Perché ti ostini a cercare di comprendere? Cosa sei, la
creatura che vuole sorpassare il suo creatore? Il computer che si solleva sopra
l’essere umano?
Haha,
ridicolo…
Quel sorriso
che ti attraversa tutto il viso pallido e pulito, da perfetta ragazzina uscita
da un manga, che mi rivolgi ogni mattina – quando ti piace illuderti che una
notte di sonno ristoratore mi abbia convinto ad uscire di casa -, mi dovrebbe
confortare.
Ma sia quel
sorriso che quell’espressione preoccupata, quel continuo sollevarsi ed
abbassarsi delle sopracciglia e gli angoli della bocca rivolti verso il basso,
gli occhi socchiusi, come se stessi per piangere da un momento all’altro, è
falso: è una dannata illusione.
«Perché non guardi solo me?»
Perché tu
sei un’illusione. Tu non esisti.
E quando ti
ho risposto “amo le cose irreali”, era perché tutto ciò che amavo di reale lo
avevo seppellito da poco.
«Padrone?»
«Sta’ zitta…»
Forse non
intendevo dirlo veramente, quel brusco e cattivo “sta’ zitta”. È uscito spontaneo, scusami. A mia difesa posso
dire che non ti odio a causa tua, Ene, è solo che
quando il mondo è così nero sento come se l’oscurità mi inghiottisse vivo, e
quel futuro di cui tanto ti piace parlare a me sembra solo un’incognita
spaventosa che non sarò mai più in grado di affrontare senza di lei.
Secondo te sono
patetico? Credo che chiunque definirebbe patetico qualcuno che non esce di casa
da due anni, che vive ripetendo giorno dopo giorno lo stesso giorno, come in un
loop di quei videogiochi tutti uguali con cui inganno
il tempo.
E chi ci
crederebbe mai che è già il 15 agosto?
Seduto sul
letto dalle lenzuola distrattamente rifatte, sposto lo sguardo sulla finestra,
da cui filtra una luce debole ma comunque capace di farmi dolere gli occhi.
Sono due
anni che la luce del sole non mi illumina per intero, ho ormai quasi
dimenticato che cosa si prova a sentire il calore dei suoi raggi sulla pelle
scoperta.
«Quel mondo
è un inganno ben architettato…» commento a voce bassa
e roca, erosa dal poco uso che ne faccio «Sembra così luminoso e felice, e invece…»
E invece
quel sorriso instancabile si nascondeva nel buio di una classe vuota per
piangere di nascosto.
«Ayan-…!»
Afferro la
testa tra le mani, le unghie che pressano contro le tempie fanno male, tanto
male; forse facendomi male riuscirò a distrarmi, a non pensare a lei.
Quel ricordo, per quanto ho provato e riprovato, non se ne andrà mai, sento che
mi condurrà alla pazzia prima o poi.
«Sono preoccupata.»
«Neanche i miei genitori si preoccupano per me. Perché dovresti farlo
tu?» rispondo io, acido.
No, Ene, non è compito di un computer
preoccuparsi del suo padrone; smettila di imitare gli umani.
È irritante. Che scocciatura.
Fino a un
anno fa pronunciare una frase simile mi avrebbe per lo meno fatto inumidire gli
occhi o avvertire un magone in gola; adesso le parole mi escono di bocca senza
freni o ripensamenti, poiché quella è la pura verità.
Nessuno si
preoccupa più per me, forse solo Momo. È un fatto, è oggettivo, l’ho
realizzato da un anno.
Non mi va
neanche di domandarmi perché mi fa male il cuore a rifletterci bene.
Chiudo le
tende accuratamente e mi lascio cadere senza forze sul letto, dando le spalle
al computer.
Di questo
mondo insensibile non voglio più saperne niente: dimenticatevi di questo
ragazzo marcio e lasciatemi chiudere gli occhi, sprofondare ancora un po’ nell’oscurità
amica che può nascondere le lacrime; lasciatemi ricordare ancora una volta il
suo sorriso caldo come l’estate, quei tempi ormai andati…
Ahh,
magari potessi addormentarmi e sognare di quei tempi, richiudermi nei miei
sogni per sempre, sui banchi di scuola che non vedo da anni, con lei seduta al
mio fianco che mi sorride.
Patetico,
direbbero, rifiutare la realtà per rinchiudersi in un sogno.
Ma loro che
ne sanno? Che ne sanno di quante volte l’ho vista cadere e frantumarsi a terra,
in mille pezzi, in una pozza di sangue e con gli occhi vitrei rivolti verso di me.
“Perché non
sei stato al mio fianco quando ho avuto bisogno di te, Shin-chan?”
Perché sono
un codardo, lo so, un vigliacco che ti ha lasciata morire.
Nonostante ciò,
ti prego, non distogliere da me i tuoi occhi…
«Non
è così che affronterai il domani, lo sai?»
Ora basta.
Ho cercato
di mantenere la mia sanità mentale in questi due anni, e non è facile farlo
quando si vive rinchiusi nella propria stanza con la sola compagnia di un
programma che parla a vanvera giorno e notte, di una pesante oscurità e di una
marea di ricordi di un tempo che non tornerà mai più.
Ahh,
cosa farei per riaverlo tra le mani, per poterlo stringere tra le dita così
forte da non lasciarlo mai andare…
«P-padrone! Non posso respi-…!»
Un mezzo
sorriso per un motivo a me ignoto si sta dipingendo sul mio viso, lo sento.
Credo sia la
prospettiva di poter riavvolgere indietro il tempo e poter ripartire da quella
sera...
«Pad…ro-…! Non… capisco…!»
Quella sera
in cui tutto è cambiato per sempre.
Quando avrei
dovuto asciugare le sue lacrime, e invece scappai via, spaventato dal pensiero
del dolore che si portava dentro e che io non avevo mai visto.
«Pa… … …»
«Mi sono
scocciato di un giocattolo che sa solo blaterare.»
E finalmente
è il silenzio in questa stanza dove rimango solo io, in piedi, davanti a un
computer che non ha niente di diverso da un qualsiasi altro.
Ho raggiunto
una realizzazione: non sono riuscito ad oppormi a quell’oscurità che mi ha
divorato vivo senza che io potessi farci niente.
Ed arrivati
a questo punto non ha più senso trattenere le lacrime, le urla, tutto quello
che dalla sua morte ho tenuto dentro di me.
E quello
schermo che mi ha tenuto compagnia ora è muto, bianco e vuoto.
Grazie per
esserti preoccupata per me quando tutti avevano smesso. Il mio odio per te non
era colpa tua. Avevo bisogno di odiare qualcosa per non
cedere alla disperazione. E ora che anche tu sei parte di un tempo perduto, non
credo di avere altro da fare che raggiungervi entrambe…
Se sto
camminando, non lo sento.
Se sto
piangendo, non lo sento.
Non sto più
male, il dolore è tutto improvvisamente scivolato via.
Mi resta
solo una cosa da fare per essere finalmente in pace.
Prendo tra
le mani le forbici, per un attimo il mio volto vi si riflette su.
Ah, allora è
vero che sto piangendo.
Zack.
Note dell’autrice:
Hey, hey!
Il mio account EFP aveva bisogno di una rispolverata, e quale migliore
occasione di un’illuminazione fulminante? Per chi mi segue e attende la
pubblicazione delle famose long di cui parlo da un anno, non disperate: ci sono
quasi! Sto finendo la prima, credo che in pochi mesi la vedrete online ^.^
Adesso, siccome non c’è nessuno che mi segue, posso tornare alla
realtà e spiegare il perché e il per come di questa fan fiction.
Innanzitutto, è ispirata a “Kagerou
Project”, una serie di canzoni di Jin cantate da IA
che stanno spopolando in Giappone, scalando le vette delle canzoni più
ascoltate del mondo dei Vocaloid. Per chiunque non lo
conosce, consiglio di informarsi, è davvero un progetto interessante.
In particolare, questa one-short è
ispirata a “Lost Time Memory”, la mia canzone preferita tra quelle fin ora
uscite, dedicata a Shintaro Kisaragi,
per il quale ho una cotta, lo ammetto. La short si concentra soprattutto sulla route XX, ovvero quella in cui Shintaro
si suicida dopo aver ammazzato (disinstallato)Ene. Se volete sentire la canzone e leggerne i sub ita, fate un click qui: http://www.youtube.com/watch?v=QxusMThGJ_U
(grazie, Ran, per questi bellissimi sub!)
Spero di essere riuscita a tenermi In Character,
erano diversi mesi che non scrivevo fan fiction.
Very well,
ecco il mio omaggio (in ritardo) al Kagerou Project
per il 15 agosto, giorno cruciale del progetto! Spero di aver fatto un lavoro
gradevole ^^!
A presto,
Sely.