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Autore: Tairi Soraryu    16/08/2013    0 recensioni
Kyou ha incontrato Kagura, la prima volta, mentre disegnava con un bastoncino nella terra. Ma non ha sempre usato un bastoncino...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyo Soma
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Fruits Basket e i suoi personaggi sono proprietà di Natsuki Takaya e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: argomento del giorno: cucchiai.
Non avrà molto senso per chi non legge il manga di Furuba. Se non lo sapete, Kyou è un bambino, qui. Nel giorno in cui incontra Kagura, sta disegnando 'uova fritte' (a me sembrano cerchi) nella terra. Quindi ho pensato... forse gli piacerebbe giocare con i cucchiai?

DIGGING TO FREEDOM
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly

Gli occhi color rubino di Kyou erano spalancati per l'interesse mentre si avvicinava al grosso bancone che torreggiava sulla sua testa. Non era molto lontano, davvero, se ci pensava, e sapeva di poterci arrivare se ci provava davvero...

La punta della lingua affiorò tra le sue labbra mentre si alzava sulle punte dei piedi, infilando una mano nel cassetto lasciato distrattamente aperto, e frugandoci dentro. Fredde e lisce posate di metallo incontrarono le sue dita, ed emise piccoli e lamentosi suoni per lo sforzo mentre si allungava il più possibile, data la sua statura limitata, e finalmente chiuse le dita intorno al manico piatto e liscio di quella che sperava fosse la posata giusta.

Ritirando la mano, con un profondo sospiro mentre rilassava i muscoli tesi, Kyou si permise un sorriso trionfante di segreta vittoria.

Un cucchiaio.

Luccicava pigramente nella luce di tarda mattina che entrava dalla finestra sul lavandino, e lo voltò, ammirando la pulita superficie argentea, la lisca concavità del cucchiaio, il manico senza macchie che terminava con un leggera decorazione incisa proprio in fondo, dove si allargava per una migliore presa.

Era perfetto.

Mise via attentamente il cucchiaio nella tasca anteriore della sua semplice felpa verde scuro, assicurandosi che nessuna parte rimanesse esposta mentre sporgeva con cautela la testa oltre l'angolo della cucina e sbirciava in corridoio. Poteva sentire i rumori che faceva sua madre muovendosi nel soggiorno, e camminò scalzo sul pavimento di legno spoglio per allungarsi e tirarle leggermente la gonna.

"Okaasan." Lei lo guardò, e Kyou represse il brivido che lo percorse alla vista di quegli occhi, quei vuoti occhi senza vita. "Okaasan, voglio andare fuori a giocare. Posso andare fuori per un po'? Solo fuori, sul retro? Voglio giocare vicino agli alberi."

Il suo sguardo era vacuo, e lo terrorizzava. Kyou sentì il corpo irrigidirsi in un rifiuto istantaneo mentre sua madre gli passava una mano sui capelli arancio fuoco, mentre faceva scorrere la mano lungo il suo braccio sinistro per controllare il juuzu che indossava sempre al polso.

"Certo, piccolo Kyou," mormorò, sorridendo quel sorriso privo di significato, da donna morta. "Certo. Fa' attenzione adesso, o farai preoccupare Okaasan. E non vuoi che Okaasan si preoccupi, vero? Okaasan ti ama, Kyou, quindi non farla preoccupare..."

Kyou corse fuori dalla casa, risucchiando profondi respiri di aria fresca mentre si affrettava verso il retro del loro piccolo cortile, sul vasto terreno. Le mura della casa principale Souma sorgevano intorno a lui, torreggiando, come i confini di una prigione - Kyou ne aveva vista una, una volta, in tv, prima che sua madre la spegnesse - che lo rinchiudevano all'interno senza alcuna via di fuga. Che cosa c'era là fuori? si chiese, mentre si chinava per terra all'ombra del fogliame degli alberi sopra di lui. Guardiani verdi di pace e solitudine. Testimoni del fatto che, nonostante qualsiasi altra cosa accadesse tra quelle quattro mura dell'edificio Souma, la vita fioriva.

In qualche modo.

Si guardò intorno prima di tirare fuori il cucchiaio dalla felpa, seguito dalla mappa che aveva disegnato il giorno prima. Sul pezzo di carta piegato e accartocciato, aveva disegnato con succo di pianta - non aveva pensato di portare con sé una penna, ieri - il luogo del suo buco segreto.

Intendeva scavarsi la via di fuga dall'edificio Souma. Scavare così tanto da finire dall'altra parte del mondo, in Spagna. Voleva andare in Spagna, pensò mentre misurava i passi dal grosso masso accanto all'olmo piantato da poco, e si chinò per iniziare a lavorare. Voleva vedere i toros, si chiamavano, grossi, neri, con le corna, con anelli nel naso e furiosi occhi marroni. Voleva vedere una città dove la gente parlava in quella lingua veloce e straniera e mangiava cibo che sembrava così piccante e così buono.

Voleva essere da qualche parte, da qualsiasi parte, tranne che lì.

Il cucchiaio, e il braccio di Kyou fino al gomito, era coperto di terra, ma lui continuò a scavare per gioco, gettando la terra nella pila crescente ai piedi di una vecchia quercia. Si era sollevato le maniche per non sporcarle, ma non c'era nulla che potesse fare per i pantaloni. Erano rovinati.

Era nel suo buco - aveva programmato di farlo abbastanza largo da strisciarci dentro comodamente - fino alle caviglie quando sua madre lo trovò più tardi, quel pomeriggio. Kyou non aveva guardato il cielo per vedere quanto il sole fosse sceso nell'orizzonte a occidente; per sapere che era ora di sbrigarsi a tornare in casa prima che sua madre uscisse a cercarlo, e lo trovasse nel mezzo dei suoi piani di fuga.

Il suo grido lo riportò bruscamente alla realtà.

"Kyou!" Con gli occhi spalancanti per la paura della sua scoperta, guardò il viso di sua madre mentre lei correva avanti, tirandolo fuori dal buco e trascinandolo lontano come se fosse un mostro. "Kyou, cosa stai facendo? Stai facendo un disastro nel paesaggio! Che cosa avresti fatto se Akito-sama ti avesse trovato lì dentro?" Gli ripulì inutilmente i pantaloni, il braccio incrostato di terra, e poi vide il cucchiaio che teneva stretto in mano. Glielo strappò e lo sgridò, sull'orlo dell'isteria, "Kyou! Che cosa stai facendo con questo cucchiaio? Dove l'hai preso? L'hai rubato?"

Con sua totale mortificazione, Kyou sentì il pianto in fondo alla gola. "No, Okaasan," disse con voce piccola, guardando il suo buco oltre la spalla. "L'ho solo preso in prestito per... per poter scavare. Non intendevo rubarlo, volevo solo prenderlo in prestito per oggi. E forse domani. Poi lo avrei restuiito, quando avevo finito."

Sua madre stava facendo lunghi e profondi respiri come se potesse riportarsi al presente con la forza di volontà. "Kyou." Gli strinse fermamente il braccio e lo distrasse dai suoi sforzi. "Non devi scavare in giardino, capisci? Non puoi semplicementre prendere cucchiai o qualsiasi altra cosa in cucina per le tue piccole... fughe." Non gli piacque il modo in cui lo disse, ma Kyou rimane in silenzio. "Se vuoi giocare con la terra, dovrai giocare con cose che appartengono alla terra - rami, rocce, piante. I cucchiai appartengono alla cucina, non al giardino. Mi capisci?"

Lui chinò la testa e sospirò. Non si può scavare fino in Spagna con una roccia, no? "Sì, Okaasan. Capisco."

Ecco perché stava giocando con dei rami nella terra il giorno in cui incontrò Kagura...

*****
Nota della traduttrice: non conosco il fandom, spero di non aver fatto molti errori! Se ci fossero, segnalatemeli via pm tramite l'account dell'autore. Correggerò.
Come al solito, commenti e recensioni saranno tradotti ed inviati all'autrice, ed eventuali sue risposte saranno riportate qui. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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