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Autore: NSNcourage    16/08/2013    4 recensioni
Baby!Kurtbastian
Sebastian Smythe alle prese con uno sport in cui non eccelle, e Kurt che fa di tutto per rassicurarlo.
Tanto tanto fluff!
Dal testo:
"Ma il delfino, quello proprio non faceva per lui. Non riusciva a muovere il bacino su e giù in maniera adeguata, non riusciva a darsi la spinta, non riusciva a coordinarsi con le braccia, non riusciva a respirare abbastanza aria per resistere mentre era sott’acqua, proprio non ci riusciva."
"Non come il suo amico Kurt, lui si che era bravo. Kurt era veramente un delfino. Kurt sapeva eseguire quasi perfettamente i quattro stili, ma nel delfino era a dir poco perfetto."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NdA: buon pomeriggio a tutti!
Questa è la mia prima Fanfiction in assoluto, per cui sono molto emozionata nel pubblicarla. E' una baby, perché di baby non ce ne sono mai abbastanza, e c'è bisogno di più baby in questo mondo. E' anche una Kurtbastian, perchè Kurt e Sebastian sono la mia OTP, e siccome non posso averla Canon in Glee mi sono detta 'proviamo a scrivere qualcosa?'.
Detto questo ringrazio chi la leggerà e magari la vorrà commentare, sarebbe meraviglioso.
Ogni riferimento a ACITW è voluto! :)
Baci baci, Giulia (@NSNcourage su Twitter per informazioni)


 


COME UN DELFINO

 
 
“I, I wish I could swim
Like the dolphins, like dolphins can swim”

David Bowie - Heroes
 
A Sebastian non piaceva per niente la piscina.

Non gli piaceva indossare la cuffia di lattice che tirava i capelli, non gli piaceva l’odore di cloro che pizzicava le narici, non gli piaceva quando entrava l’acqua nel naso e si sentiva mancare il respiro, non gli piaceva dover aspettare per fare la doccia sempre affollata quando a casa sua aveva un bagno tutto per sé, non gli piaceva dover indossare il costumino olimpionico che metteva in mostra le sue gambe magroline e tutti i suoi nei.

Per questi motivi non aveva per nulla voglia di andarci quel giorno, nonostante sapesse che doveva farlo, perché era l’ultima lezione del corso che la sua scuola elementare aveva organizzato e dopo si sarebbe tenuta una festa a cui tutti i suoi amici avrebbero partecipato. Sua madre aveva già preparato la sera prima la torta alle pere e al cioccolato, la sua preferita, quindi era proprio fuori ogni discussione saltare l’evento.

Sebastian era anche un po’ nervoso perché era arrivato il momento del test finale, che premiava i bambini più bravi che avevano imparato i quattro stili di nuoto con una coccarda.

Coccarda d’oro a chi li avesse imparati tutti e quattro, coccarda d’argento a chi avesse imparato lo stile libero, il dorso e la rana e infine coccarda di bronzo per chi avesse imparato solo lo stile libero e il dorso. Erano coccarde che avevano preparato le bambine del corso di arte, le sue amiche Santana, Brittany e Sugar, che frequentavano la sua stessa scuola. Sapeva quanto si erano impegnate perché sua cuginetta, Sugar appunto, gli aveva mostrato tutta orgogliosa in anteprima quella che sarebbe stata la coccarda d’oro.

“Questa la vinceranno solo i più bravi perché è fatta di polvere d’oro! Non è per tutti!”, gli aveva spiegato la cugina la settimana prima.

Non la prenderò mai”, pensò il bambino.

Lui sapeva di riuscire abbastanza bene nello stile libero e nel dorso, aveva imparato a respirare correttamente, bracciata dopo bracciata. Era persino relativamente veloce, ma questo lo doveva anche alla sua altezza. Era, infatti, uno dei bambini più alti della sua classe. Nella rana se la cavava, anche se non piegava correttamente le ginocchia e non sempre si ricordava di tenere i piedi a martello.

Ma il delfino, quello proprio non faceva per lui. Non riusciva a muovere il bacino su e giù in maniera adeguata, non riusciva a darsi la spinta, non riusciva a coordinarsi con le braccia, non riusciva a respirare abbastanza aria per resistere mentre era sott’acqua, proprio non ci riusciva. E pensare che i delfini erano i suoi animali preferiti, così sinuosi e intelligenti. Aveva tanti peluches di delfini sul suo letto, e adorava quando nei documentari si parlava di loro. Però a quanto pare lui non aveva nulla in comune con questi cetacei.

Non come il suo amico Kurt, lui si che era bravo. Kurt era veramente un delfino. Kurt sapeva eseguire quasi perfettamente i quattro stili, ma nel delfino era a dir poco perfetto. Riceveva sempre i complimenti dell’insegnante e aveva addirittura imparato a fare i tuffi da in piedi! Lui invece entrava in acqua soltanto da seduto.

Kurt era il suo amico preferito, il suo amico del cuore, abitavano l’uno accanto all’altro e i loro genitori erano molto legati, organizzavano spesso cene e uscite domenicali assieme. Era bello che si fossero trovati perché sia la famiglia Hummel che quella Smythe potevano vedere la felicità negli occhioni dei figli quando si trovavano per giocare assieme. Si ritrovavano quasi ogni pomeriggio a casa di uno o dell’altro per fare i compiti e la merenda, e il sabato sera, quando il giorno dopo non c’era scuola e potevano stare svegli fino a tardi, organizzavano dei pigiama party in cui guardavano i cartoni animati in televisione e poi si addormentavano, una volta a casa di Sebastian, l’altra a casa di Kurt.




Maman, non ci voglio andare in piscina oggi!”, sbuffò Sebastian mentre infilava nel borsone le ciabattine e gli occhialini.

“Non dire stupidaggini, Sebby, sai che oggi c’è la verifica finale e poi c’è la festa con i tuoi amici, non sei contento di giocare con loro e mangiare tutte quelle torte?” rispose la signora Smythe mentre sistemava le ultime cose e si preparava ad accompagnare il figlio.

Maman, non sono bravo e poi gli altri bambini mi prendono in giro. E ti ho già detto di non chiamarmi Sebby, sono un bambino grande oramai!” replicò Sebastian, un po’ offeso per il nomignolo nonostante fosse il modo in cui Kurt lo chiamava tutte le volte. Però era diverso sentirlo da lui, solo Kurt poteva chiamarlo in quel modo. Era come se fosse una sorta di codice segreto, loro erano Kurtsie&Sebby, e nulla e nessuno poteva mettersi in mezzo.

E Charlotte Smythe lo sapeva bene, infatti, punzecchiò il figlio con “Strano, Kurt ti chiama sempre così! E comunque non fare storie, dobbiamo andare perché ho promesso a Burt di passare a casa di Kurt, quindi prendi la borsa e muoviti!”.

Sebastian non replicò, mise le scarpe, prese il borsone e si preparò per uscire. Quando discuteva con maman, non riusciva mai ad averla vinta.

 



Durante il viaggio in macchina Sebastian era silenzioso, fin troppo silenzioso, tant’è che Kurt preoccupato chiese “Che cosa è successo, Sebby? Sei forse arrabbiato con me?”.

Sebastian si destò dai suoi pensieri e guardò Kurt negli occhi. Aveva dei bellissimi occhi color acqua. Ecco ancora l’acqua a tormentarlo. Però il colore degli occhi di Kurt gli ricordava il mare, non la piscina. Il mare dove ogni estate trascorrevano le vacanze assieme, presso la seconda casa dei signori Smythe, una villa in North Carolina.

Come poteva solo pensare che fosse arrabbiato con lui quando era proprio Kurt l’unico motivo per cui era salito in macchina in direzione della piscina?

“No, Kurtsie, non sono arrabbiato con te! Però sono un po’ agitato, perché non sono bravo a nuotare ed entrambi lo sappiamo. Ho paura che tutti ridano di me e non voglio. Ho paura che dicano che sia uno sfigato.” disse Sebastian.

Kurt sorrise nel sentire quella parola, e Sebastian si sentì leggero. Quando Kurt sorrideva anche a Sebastian veniva da sorridere, perché il piccolo aveva un modo tutto suo di sorridere, mostrando poco o niente i denti. Era carino.

Poi Kurt mise la mano su quella di Sebastian delicatamente e timidamente, intrecciando le dita, e arrossendo un poco, rispose “Non ti prenderanno in giro, ci sono io a difenderti, tranquillo!”
E poi risero, perché entrambi sapevano l’assurdità di quell’affermazione. Sì, Sebastian non era forse bravo a nuovo, ma era un campione in molti altri sport come il calcio e il basket, e inoltre fisicamente era dieci centimetri più alto di Kurt. Però era bello sapere che ci sarebbe stato qualcuno a proteggerlo. E sorrisero ancora.

Charlotte, guardando scherzare i due bambini dallo specchietto retrovisore, pensò “Non oso immaginare quando cresceranno”. Ma intanto sorrise anche lei.

 



Il test finale andò come previsto, e Kurt prese la coccarda d’oro. La prese anche Hunter, anche lui era molto bravo a nuotare e a Sebastian non stava molto simpatico. Nick, Puck e Jeff presero la coccarda d’argento mentre Sam e Sebastian presero la coccarda di bronzo.

In effetti, nessuno disse niente, anzi alcuni bambini si congratularono addirittura con Sebastian perché nello stile libero aveva fatto il miglior tempo. Però la maggior parte dei piccoli nuotatori e dei loro genitori avevano occhi solo per Kurt e Hunter. Il loro insegnante aveva detto che sarebbero potuti diventare dei bravissimi nuotatori se avessero continuato con i corsi anche alle scuole medie, e magari avrebbero partecipato a qualche gara regionale e avrebbero vinto qualche medaglia.

Quando sentì queste parole Hunter guardò Kurt e gli sorrise, poi gli strinse la mano e disse “Sarà un piacere allenarmi con te, Kurtsie!”. Kurt gli strinse la mano – che stretta forte che aveva- e sorrise, ma non disse niente. Hunter aveva degli occhi di uno strano colore, non erano né azzurri come i suoi né verdi come quelli di Sebastian.

Sebastian osservò la scena da lontano, e come si permetteva quello lì di chiamare così il suo Kurtsie? Non gli piaceva proprio.
Non che Hunter fosse un bambino cattivo, anzi, quando giocavano a pallone stavano spesso in squadra assieme. Avevano un’ottima intesa, uno in porta e l’altro in attacco, quasi come Holly e Benji. Però quando Hunter parlava con Kurt, sentiva qualcosa dentro. Qualcosa simile a protezione, a giù le mani lui è mio, però sapeva anche che questo comportamento non era corretto.

Kurt, infatti, non diceva niente quando Sebastian giocava con gli altri bambini mentre lui preferiva stare con le sue amiche Rachel, Quinn e Tina a leggere i libriccini illustrati o a raccogliere le margherite e le violette per farne delle collane che poi portava alla sua mamma. Però quando Sebastian vedeva Kurt con Hunter, era semplicemente nervoso. E non riusciva a spiegarsene il motivo. “Forse sto diventando grande?” Si chiese tra sé e sé.

 



Era immerso in questi pensieri, seduto in disparte in palestra mentre i genitori chiacchieravano e gli altri bambini giocavano, che nemmeno si accorse che Kurt si era avvicinato finché non sentì la sua manina sulla spalla.

“Ti ho trovato, perché stai qui da solo e non giochi con me e gli altri? Servirebbe un nuovo portiere, Sammy ha mangiato troppa torta e ora ha mal di pancia. Vieni con noi?” disse Kurt, accennando a un sorriso.

“Non mi va, preferisco stare qui da solo. Non voglio venire dagli altri bambini e soprattutto non voglio stare con Hunter.”. Rispose Sebastian, senza neanche capire quello che stava dicendo.

Allora Kurt si fermò un attimo a pensare, scrutò Sebastian e poi gli porse la mano. “Vieni fuori con me? Devo dirti un segreto e voglio che nessuno ci veda e ci ascolti.”.

Sebastian era confuso, non sapeva minimamente cosa volesse dirgli, ma allo stesso tempo era curioso del segreto di Kurt. Che cosa poteva essere? Loro due non avevano segreti, loro si dicevano tutto. Per questo motivo prese la manina di Kurt e si avviò con lui all’esterno della palestra dirigendosi verso il parchetto vicino.

Si sedettero sotto a un albero e all’inizio nessuno di loro due disse niente, semplicemente si godettero la brezza primaverile che anticipa l’estate. Era, infatti, verso metà maggio, la scuola sarebbe finita in due settimane.

Poi Kurt ruppe il silenzio e disse, guardando negli occhi Sebastian: “Hunter mi ha chiesto se qualche volta quest’estate vado a casa sua in piscina. Io all’inizio non volevo andarci, perché anche tu hai una piscina, e la tua è sicuramente più bella della sua, però dopo ci ho ripensato e ho detto di sì, perché così potremmo allenarci e migliorare. Gli ho chiesto se anche tu potessi venire con me, e lui ha detto di sì, che ti avrebbe insegnato addirittura la virata. È simpatico Hunter!”

Sebastian non sapeva che rispondere. Doveva essere contento che Kurt avesse pensato a lui e l’avesse invitato o doveva essere, cosa era quella parola da grandi, geloso? Doveva essere entusiasmato dal fatto che avrebbe visitato la casa di Hunter, forse ancora più grande della sua, o agitato perché Hunter si sarebbe messo in mostra e gli avrebbe rubato il suo Kurt?

Però Kurt stava aspettando una risposta, e allora disse “Non so, Kurtsie, tu vuoi che venga? Mi sento un po’ di troppo, io non sono bravo come voi e vi sarei di impiccio. Non vincerete neanche una gara se perdete tempo ad allenarvi con me.”.

“Non dire così, Sebby, saresti il benvenuto e dopo aver nuotato potremmo giocare tutti assieme alla nuova Playstation che il papà di Hunter gli ha regalato per il compleanno! Ci divertiremo! E poi non so ancora se mi iscriverò nella squadra di nuoto l’anno prossimo!”.

“Se lo dici tu Kurtsie... ” Sebastian non era convinto del tutto. Aveva vergogna a chiederlo, ma doveva saperlo. Allora si fece coraggio, prese fiato e continuò a parlare. “Però mi prometti che anche se Hunter è più bravo di me sarò sempre io il tuo preferito? Me lo prometti?” rispose Sebastian, guardando per terra.

E allora Kurt capì.
Una volta aveva visto Rachel comportarsi nello stesso modo di Sebastian quando Quinn passava meno tempo con lei perché era venuta a trovarla sua cugina e a Rachel sembrava che la bionda avesse trovato una nuova amichetta.
Allora il bambino si avvicinò un poco all’altro, facendo toccare i loro fianchi e le loro gambe, e si voltò a guardarlo. Al contatto anche Sebastian si girò verso di lui e lo guardò. Ci fu un momento di silenzio, in cui gli occhioni azzurri di Kurt si continuavano in quelli verdi di Sebastian.

Poi Kurt si avvicinò piano piano al viso dell’altro, chiuse gli occhi e poggiò le sue labbra su quelle di Sebastian.

Era un semplice bacetto a stampo, labbra contro labbra. Kurt non aveva mai baciato nessuno prima d’ora, e neanche Sebastian l’aveva fatto, per cui non sapeva come si dovesse fare, ma quello che stava facendo era bello.

Le labbra di Sebastian erano umidepensò Kurt, mentre quelle di Kurt sapevano di burro cacao alla vaniglia pensò Sebastian. Rimasero così vicini
per qualche secondo, e quando si staccarono, aprirono gli occhi, arrossirono entrambi e poi risero.

Sebastian, non riuscendo a smettere di sorridere, si leccò le labbra e chiese a Kurt “Perché l’hai fatto?”

“Non dovevo? Non ti è piaciuto?”

“Sì, mi è piaciuto, tanto, ma mi spieghi perché l’hai fatto?”

Kurt poggiò la testa sulla spalla di Sebastian, gli prese la mano, e disse “Perché, Sebby, volevo dirti che Hunter potrà anche essere più bravo di te a nuotare. Però tu sarai sempre il mio delfino preferito.”.

E Sebastian sorrise e strinse la manina di Kurt più forte.

   
 
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