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Autore: Miravel0024    16/08/2013    1 recensioni
Ciao, questa è la mia prima one - shot in questo settore, all'inizio l'avevo scritta per un compito di scuola, ma visto che mi sembra quanto meno decente ho pensato di pubblicarla, be spero che mi facciate sapere cosa ne pensate.
* Tratto dalla storia *
Davanti al camino acceso c’era una bambina, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Dal piano superiore scese una ragazza. Mi venne un colpo: era identica alla ragazza che era stata assassinata.
Genere: Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INQUIETUDINE

 
Era un pomeriggio d’estate caldo e afoso. Ero fuori a giocare a palla con le mie amiche, Jasmine ed Ella.
La palla finì nel giardino della vecchia casa abbandonata. Mi avvicinai esitante al cancello: quel posto mi aveva sempre inquietata.
Si raccontava che vi era morta una ragazza, aveva sedici anni. Quando la polizia era tornata a recuperare il cadavere, non aveva trovato nulla. i poliziotti erano convinti che l’assassino fosse tornato e lo avesse portato via, ma non c’erano prove, nessun’indizio che potesse confermare che il cadavere fosse stato rimosso: era come se si fosse volatilizzato. Alcuni erano convinti che il corpo fosse ancora li, tra quelle mura, nascosto chi sa dove. Alcuni testimoni raccontavano di avere visto il fantasma della ragazza spiarli da una delle finestre del piano superiore, gli occhi iniettati di sangue che li fissavano, mentre nella mano stringeva un coltello macchiato di sangue e con l’altra graffiava il vetro l’asciando lunghi solchi, che sparivano non appena il malcapitato osservatore voltava l’angolo, come se non ci fossero mai stati.

“Sbrigati Luna!!!”aveva gridato Ella “Sta per farsi buio, dobbiamo tornare a casa!!!”
“Si, si, vado” risposi sconsolata e terrorizzata all’idea di entrare, ma mi feci coraggio e aprii il cancello che cigolo orribilmente, facendomi  accapponare la pelle.
Entrai e mi guardai intorno. Sfortunatamente nel giardino la palla non c’era: doveva essere finita dentro casa. perfetto, la mia solita fortuna,pensai.

“Qui fuori non c’è!!!”esclamai  “Vado a vedere se per caso e finita in casa.”

“D’accordo, ma sbrigati che si sta facendo buio!!!”aveva risposto Jasmine.

Guardai in alto, il sole stava calando lentamente dietro l’orizzonte.
La casa sembrava ancora più lugubre e spaventosa al buio. Aprii la porta ed entrai.
La costruzione stava cadendo a pezzi, la carta da parati era strappata e penzolava dai muri, le porte erano scardinate e mostravano stanze e sgabuzzini con sedie, scale di legno e cianfrusaglie varie accatastate l’una sopra l’altra.
Arrivai nel salotto: doveva essere stata una stanza fantastica, mentre ora languiva nella rovina più totale. In fondo alla stanza c’erano due enormi finestre, con delle tende grandi e strappate ai lati.
I mezzo alle finestre troneggiava un gigantesco camino, ricoperto di polvere. Davanti a quest’ultimo c’era un tappeto logoro quanto bello.
Al centro della stanza c’era un tavolino di legno scuro, anch’esso impolverato. Là sotto vidi il pallone. E un divano sudicio e strappato sulla destra e un paio di poltrone altrettanto rovinate sulla sinistra.
Stranamente mi ritrovai a pensare a come doveva essere stato trascorrere in quel luogo il Natale, quando era ancora un posto abitabile.
Doveva essere stato fantastico vedere la neve scendere attraverso le finestre, seduta davanti al camino con una cioccolata calda tra le mani.
Tutto a un tratto la scena cambiò: ero sempre li, ma la stanza era diversa, più bella, le tende non erano più strappate, il divano e le poltrone erano come nuovi.
Davanti al camino acceso c’era una bambina, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Dal piano superiore scese una ragazza. Mi venne un colpo: era identica alla ragazza che era stata assassinata.

“Allora sei contenta?!?!?!?” esclamò la ragazza.

“Si tanto!!!! Non vedo l’ora di aprire i regali!!!!!!!”Esclamò la bambina, voltandosi verso quella che doveva essere la sorella.

Quando misi a fuoco il suo volto, il mio cuore si fermò, ero completamente paralizzata: quella bambina ero io.

Ero scioccata, non riuscivo a muovermi, ma uno schianto improvviso mi fece voltare verso la porta. In piedi, appoggiato allo stipite, vi era un ragazzo. Si capiva subito che aveva bevuto. Si avvicino barcollante.

 “Che cosa ci fai qui? Perché non sei venuta?”disse con voce roca.

“Che cosa ci faccio io qui? Che ci fai tu qui, piuttosto?! Questa e casa mia!!!”urlò lei.

“E’ così che accogli il tuo ragazzo???”  replicò lui con un sorriso viscido.

“Tu non sei il mio ragazzo!!!!!!” Ribatté la giovane  infuriata.

“E da quando non lo sarei più???”

“Da quando ho scoperto che andavi con la mia migliore amica, lurido porco!!!!!!!!”

Intanto la bambina si era nascosta dietro l’albero di Natale: da li osservava tutto.

“Non è stata colpa mia” si giustificò il ragazzo con finto pudore “è stata lei che mi è saltata addosso!“

“Mi fai schifo” sibilo la giovane disgustata. In un attimo lui le fu addosso e la mandò a sbattere contro il muro.

Le portò la mano alla gola e stringendo disse:

“Non ti azzardare a parlarmi così!”

“Io ti parlo come diavolo mi pare” gli rispose lei con quel poco di fiato che le rimaneva in gola. Poi gli sputò in faccia. Quel gesto lo fece imbestialire. Lo vidi estrarre dalla tasca un coltello e, senza esitazioni, il giovane pugnalo sei volte la ragazza allo stomaco.
Quando la mollò, la vidi scivolare lentamente a terra, lasciando una macchia rossa sul muro.
Alla piccola dietro l’albero scappò un gemito. Il ragazzo, che fino ad allora non l’aveva notata, scattò verso di lei e la afferrò in malo modo per un braccio e la sbatte contro il muro facendola svenire.

La scena scomparve all’improvviso e io mi ritrovai nel salotto con una nuova consapevolezza e nuovi ricordi.

Davanti a me vidi il fantasma di mia sorella.

“Ciao Mia” dissi tranquilla e rilassata.

“Ciao Luna, sono felice di rivederti” mi rispose sorridente.

“Anch’io, mi sei mancata.”

“Anche tu, adesso devi solo portarmi da Lucy, io prenderò il suo posto e noi potremmo stare di nuovo insieme, contenta???” mi chiese col sorriso sulle labbra.

“Moltissimo, non vedo l’ora.”

“Perfetto, all’ora andiamo.” disse e sentii la sua mano eterea stringere la mia.

Non mi sono mai pentita di quella scelta. Se non l’ho avessi fatto adesso non sarei qui, al fianco di mia sorella, con il mondo ai miei piedi.

 
 
 

Fine

   
 
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