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Autore: Alex Wolf    17/08/2013    2 recensioni
IN IPER-REVISIONE
La mia storia è un "what if" / "missing moments".
Mi sono sempre immaginata cosa sarebbe potuto accadere se con Eragon e Borm a compiere il viaggio ci fosse stata anche una ragazza, e bhe, è venuta fuori questa fan fiction.
Aprì le ali.
Erano larghe, fatte di una membrana bianca latte e le parti in cui le ossa andavano a unirsi avevano artigli chiari, affilati e leggermente ricurvi che avevano un aria alquanto… pericolosa.
« Il mio… drago?. » borbottai chinandomi verso l’esserino.
« Esatto. » gracchiò lo zio.
Il piccolo, squamoso, drago mi si avvicinò e salì sulla mia spalla, restando in equilibrio.
« Speravo di non doverci passare di nuovo. » sospirò Brom accarezzandosi la barba ispida.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eragon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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KIRA.
 
 

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Il sole sorgeva alto sul villaggio di Carvahall, un anonimo insieme di case fatte di pietra dal tetto di legno  paglia che si trovava nella Valle Palancar. Il nostro era l’unico villaggio nelle vicinanze oltre quello di Therinsford. Entrambi erano aggirati da montagne, come la Grande Dorsale, e altre terra che qualcuno definiva meravigliose. Ma in pochi ci si avventuravano e non facevano sempre ritorno, quasi mai.

L’aria fresca era inquinata dall’odore della carne cruda che proveniva dal negozio di Sloan. Passandoci vicino mi saliva sempre in gola un conato di vomito che rigettavo indietro, ogni volta.

« Tuo padre dovrebbe decidersi a dare una bella, bellissima, ripulita a quel coso che chiama negozio.» avevo pensato di dire tante volte a Katrina ma mi ero sempre astenuta.

Non volevo rovinare l’ amicizia che avevo instaurato con lei negli anni. Avevo persino paura che magari litigandoci avrebbe chiesto al padre di avvelenare quella poca carne che compravo.  Anche se ammetto che a volte mi passava per la mente che lei sapesse ciò che pensavo. Bhe, se lo sapeva non l’aveva mai dato a vedere.

« Buon giorno Horst» canzonai, entrando nella fucina del fabbro.

L’uomo smise di battere il metallo e alzò lo sguardo scuro su di me sorridendo. Dalla scollatura della camicia che portava sotto il grembiule di cuoio graffiato s’intravedeva una foresta di peli neri, come i capelli.

«Kira.» Si asciugò la fronte sudata con un pezzo di stoffa «Come mai da queste parti? »

Mi toccai la treccia color cioccolato che mi poggiava sul collo e alzai le spalle imbarazzata.

«Baldor mi aveva chiesto di passare» ammisi diventando improvvisamente dello stesso colore del fuoco che bruciava nel forno.

« Ah capisco.» Mi fece l’occhiolino divertito e gettò la testa nella direzione alle sue spalle. « I miei ragazzi sono li.»

Alle sue spalle sentivo sferragliare vivacemente. Evidentemente Albriech e Baldor si stavano divertendo a fare qualche gara, oppure lavoravano e basta.

« Grazie mille.» Feci un passo nella sua direzione quando una voce candida mi fece bloccare sul posto.

«Mi dispiace dover disturbare, Horst» mormorò flebilmente Katrina «Ma avrei bisogno di un aiuto. Mio padre e Eragon stanno discutendo e non so come io potrei intervenire così…»

«Ci penso io.»

Il fabbro gettò da una parte gli utensili e ci sorpassò entrambe. Io e l’altra ragazza ci scambiammo uno sguardo indagatore e corremmo dietro all’uomo.

Baldor avrebbe capito… oppure peggio per lui.

Con la sua statura e le sue spalle larghe Horst non aveva problemi a farsi spazio fra la gente, che si faceva da parte e lo salutava benevola quando lo vedeva.

Mentre io e Katrina, probabilmente, venivano prese come cagnolini da compagnia curiosi.

Arrivati davanti al negozio del padre di quest’ultima Horst prese un respiro profondo e spalancò d’impeto la porta.

«Non vuole…» gracchiò Sloan ma il fabbro tuonò più forte di lui.

«Taci.» Horst fece schioccare le nocche.

Me ne rimasi leggermente in disparte lasciando che gli uomini discutessero tra loro. A me bastava guardare Eragon perché tutto si facesse improvvisamente più leggero, meno opprimente.

«Questa è la mia bottega e faccio quello che mi pare» ululò il macellaio risvegliandomi dalla sfilza di pensieri che aveva iniziato a vorticare nella mia mente.

In quel momento Katrina si fece avanti, gettando i capelli castani dietro le spalle, consigliando al padre di accettare ciò che il cacciatore gli offriva.

Sloan gli rispose in malo modo e la cacciò via.

«Vecchio acido» sibilai seguendo la ragazza. Lui mi maledisse in modo poco garbato.

Nella sera buia e fredda – quanto tempo avevo passato con Horst e Katrina? – illuminata dalle torce accese che emanavano una luce flebile e allungavano le ombre sui muri delle case, persi di vista la sagoma della giovane.

Mi fermai nel mezzo della strada, non la chiamai neanche sapendo che tanto mi avrebbe mandato al diavolo, per quanto questo si addicesse poco a una ragazza.

«E… sono di nuovo sola.» Schioccai la lingua lanciando in alto lo sguardo.

La luna se ne stava li, in cielo, ferma dove sempre a contemplare le sciocchezze di noi comuni mortali. E le stelle erano ben felici di farle da testimone visto come brillavano. Quanto avrei voluto toccarla. Mi era sempre piaciuta l’idea di poter riuscire a volare in alto, per potermi beffare a mia volta delle misere vite umane. Ma lo sapevo, la fantasia di una ragazza è solo fantasia.

«Kira?» borbottò un uomo comparendo dal nulla.

Trattenni un urlo di spavento ma sobbalzai appena.



Il fuoco danzava sulla sua pelle che accennava ormai alla vecchiaia. Gli occhi neri si mossero sulla mia figura esaminandola dopo di che rilassò le spalle.

« Zio Brom.» Lasciai uscire l’aria dai polmoni. «Cosa ci fai in giro a quest’ora di notte?» mi avvicinai a lui poggiando la mia mano sul suo braccio. La stoffa liscia dei suoi vestiti da uomo mi rinfrescò il palmo.

«Mi stavo preoccupando per te, Kira.» I suoi occhi si fissarono nei miei senza lasciarli, come la rete che imprigiona un pesce. «Era tardi e non tornavi. Si può sapere cosa ha fatto Baldor per trattenerti tanto? »

«Nulla zio, non l’ho neanche visto» ammisi mentre ci incamminavamo verso casa. «A dire la verità mi sono soffermata a fissare la rissa sventata da Horst fra Sloan e Eragon.»

«Kira» la sua voce divenne severa. «Non è bene per una ragazza immischiarsi in certi affari, specialmente se c’è quel rintronato di Sloan in mezzo. Magari potrebbe partigli quell’unica rotella che gli è rimasta e accoltellare qualcuno» borbottò, rallentando leggermente l’andatura per permettermi di raggiungerlo.

«Sciocchezze» ribattei io con un gesto della mano tenendomi con l’altra l’orlo del vestito. La gonna era troppo lunga e io troppo impacciata per portarla come si deve. «E poi, lui dice la stessa cosa di te.» E continuai a camminare avanti alla sua figura.

Lo sentii sospirare e ricominciare a seguirmi.

«Tale e quale a tua madre» affermò.

«Anche a lei da giovane piacevano le risse?» chiesi non curante mentre armeggiavo con la porta di casa.

«Anche lei da giovane era cocciuta» borbottò lo zio tirandomi uno scappellotto sul collo. « Non ascoltava quando le si diceva qualcosa e non era in gradi di aprire una porta senza distruggerla» concluse indicando uno dei sostegni che teneva in piedi l’uscio.bEra leggermente piegato nella mia direzione e sembrava gridarmi «Colpa tua, colpa tua

«La cosa dovrebbe rallegrarti, no?» ironizzai dopo che lui aprì la porta e mi fece entrare in casa. «Almeno hai un ricordo di lei ancora in vita. Non il migliore ma è già qualcosa, non trovi?» sussurrai, ma lui non rispose.

Quando il silenzio divenne insistente decisi di voltarmi per affrontare di petto la questione ma Brom era scomparso.

Espirai. Faceva sempre così.

Quando si parlava di sua sorella – ovvero mia madre, Lexie – lui scompariva come il caldo in inverno.

Ci ero abituata.

Mia madre era morta l’anno prima a causa di una malattia che l’aveva fatta delirare.

In preda alla febbre farneticava su Cavalieri che possedevano magnifici animali quali erano i draghi. Diceva che il suo fedele compagno di battaglia Tristan, un enorme drago dalle squame verdi e gli occhi grigi, era perito nella battaglia dei Cavalieri dei Draghi e che lei portava ancora il simbolo che stava a significare la loro unione il  “gedwëy ignasia” o una roba simile.

Povera mamma.

Odiavo vederla in quello stato e quando alla fine la malattia me l’aveva portata via mi ero sentita fino sollevata dal sapere che finalmente poteva riposare, come diceva lei, assieme al suo adorato Tristan. In quanto a mio padre, dopo la morte della mamma si era impiccato a causa dei debiti… più che altro l’avevano impiccato.

Era stato un duro colpo per me, ma sapevo sarebbe successo.

Faceva fatica a saldare i conti anche quando c’era la mamma ad aiutarlo, figuriamoci se ce la poteva fare da solo. Avevo provato con tutte le mie forze a cercare di arrotondare quel poco che guadagnavo e darglielo, ma il destino aveva deciso che la sua ora era giunta. Ed era giunta nel fienile.

Fatto stava a significare che lo zio Brom era l’unico familiare che mi restava.

«SEI UN IMMATURO!» gridai nella direzione del suo letto. «Immaturo e antipatico» specificai poco dopo.

Mi avvicinai alle fiamme che danzavano nel camino e mi sedetti a terra poggiando le braccia su una sedia li accanto.

Il silenzio che regnava nella nostra abitazione mi metteva i brividi.

«Zio…» mormorai.

«Cosa c’è?» grugnì lui.

Sicuramente stava dormendo e io l’avevo disturbato.

«La mamma parlava sempre di questo gedwëy ignasia.» i miei occhi scuri continuarono a fissare il rosso delle fiamme anche mentre nella mia mente si faceva strada l’immagine degli occhi castani di mia madre mentre si chiudevano. « Diceva che era il legame tra Cavaliere e Drago… » aspettai che dicesse qualcosa ma non lo fece così continuai. «Tu.. Secondo te è vero? Si, insomma questa cosa dei draghi e dei cavalieri dei draghi

«Certo che è vero, Kira.» disse deciso lui, stupendomi. «Ma sono storie vecchie che risalgono ai tempi in cui il Galbatorix prese il comando del regno uccidendo chiunque si mettesse sulla sua strada... e questo comprendeva anche i suoi alleati, i cavalieri come lui.»

Le mie orecchie ascoltavano estasiate quelle parole che fluivano dalla sua bocca come l’acqua sgorga da una sorgente. Erano, in un certo senso, ipnotizzanti.

«I tempi dei draghi e dei loro cavalieri sono lontani, dici, ma non è possibile che…» lo zio mi bloccò con un cenno esausto della mano.

«Dormi Kira, si è già fatto molto tardi e domani sarà una giornata impegnativa.» concluse rigettandosi sul letto.

«Ma zio.» protestai. «Io voglio sapere.»

«Dormi. Kira.» ordinò e non proferì più altra parola.

M’imbronciai ma non ribattei più.

Quando Borm diceva basta era basta, lo sapevo.

Con un sospiro teatrale, che feci sperando che mi sentisse, girai le testa in direzione della piccola finestra che si affacciava sull’esterno e feci vagare lo sguardo sul cielo.

Le stelle sembravano perle di una collana che è cascata a terra e ha riversato il suo splendore ovunque. E la luna, come l’occhio solitario del mondo che si ergeva sopra le nostre teste era la perla più bella di tutte.

M’immaginai ancora una volta di poter toccare le nuvole, e prendere tra le mani una di quelle perle lucenti prima di chiudere gli occhi e crollare.




 
  
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